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L’operazione di delimitazione e la controversia su Montgenevre

Dalla storiografia alla ricerca archivistica: il Brianzonese nel regno di Francia

5. La guerra di successione spagnola ed il trattato di Utrecht

5.5 L’operazione di delimitazione e la controversia su Montgenevre

Il 2 ottobre del 1713 Vittorio Amedeo II, re di Sicilia, dava al conte Giulio Cesare Lascaris di Castellar, consigliere e senatore nel Senato di Nizza, ed a François Antoine Rusquis, consigliere di stato, le istruzioni per il regolamento dei confini con la Francia48. Ai due delegati era ordinato di dare applicazione all’articolo IV del trattato di Utrecht, stabilendo i limites naturelles tra il Piemonte, il Nizzardo ed il

47 ASTO, Corte, Materie politiche per rapporto all’interno, Storia della real casa, m. 4, categoria 5, n. 2,

Titres des états de la royale maison de SAvoie avec l’addition des brefs, et concordats entre la cour de Rome et celle de Turin, 1780 circa.

48 ASTO, Corte, Paesi, Provincia di Pinerolo, Vallée de Pragelas, m. 26, n. 21, Copie d’instruction, et

pleinpouvoir de S.M. siciliénne Victor Amé II au comte, et senateur Lascaris, et au comte, et referendaire Ruschis ses deputés, et commissaires pour aller regler avec les deputés de S.M.T.C. les limites des vallées de Pragelas, et autres cedées a Sa dicte Majesté Siciliénne par le traité d’Utrecht, et pour le lieu de Clavières de la vallée de Sezane, que la France pretendoit, n’être pas compris dans la cession de la dicte vallée, avec copie du memoire du marquis de Chateauneuf ambassadeur de France au prés des Etats generaux pour faire voire que Deulemont est de la chatellanie de Lille, dont il est fait mention dans la dicte instruction.

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Delfinato, che avrebbero dovuto essere marcati dalle cime dei monti e dalla divisione a metà delle pianure poste fra di essi. Dovevano segnare di colle in colle i confini, in modo tale che i territori situati sul versante piemontese delle Alpi, sulla base del principio delle acque pendenti, venissero confermati nei domini sabaudi. Per questo era necessario che si scegliessero delle guide locali che conoscevano le montagne e le sorgenti delle acque, e che fossero accompagnati da un ingegnere capace di disegnare una carta topografica.

L’operazione cominciò nel 1714. Le delegazioni si ritrovarono a Briançon il 22 di agosto: Nicolas Prosper Bauyn, signore d’Angevilliers e consigliere nel Consiglio del re, nonché intendente del Delfinato, era stato incaricato da Luigi XIV per procedere alla delimitazione dei confini49. Si era dunque stabilito che sarebbero stati redatti due processi verbali, uno per le valli del Brianzonese cedute al re di Sicilia, l’altro per la valle di Barcellonetta passata al re di Francia. L’individuazione dei luoghi veniva condotta da esperti militari: per parte francese il cavaliere dell’ordine di San Luigi, nonché capitano di fanteria ed ingegnere Negro, per parte sabauda l’ingegnere Audibert, capitano di fanteria, che dovevano «aller sur les lieux et dresser avec le plus d’exactitude que faire se pouvra une carte des dictes terrains en commançant par le Col de Laval qui separe la vallée de Nevache restée sous l’obeïssance de S.M.T.C., et celle de Val Étroite faisant partie de celle de Bardonéche cedée a S.M.S. et finissant au Col de Saint Veran qui separe la vallée de Quayras restée sous l’obeïssance de S.M.T.C , et celle de Chateaudaufin cedée a S.M.S.». Ma una volta recati sui luoghi, e disegnata la carta, dopo averla presentata alle delegazioni sorsero alcuni dubbi, che costrinsero le parti a recarsi di persona «dans tous les endroits principaux de la frontiere». I plenipotenziari, a questo punto, decisero di proseguire le operazioni coinvolgendo commissari che conoscevano i territori contesi: da parte francese Jean Henri Lombart de Gourdon, consigliere del re, mentre da quella sabauda Alessandro Genesi, procuratore per Vittorio Amedeo II. L’operazione permise di realizzare una carta topografica sulla quale campeggiava la linea rossa di delimitazione. Partendo dal Col di Valmeinier, che separava la Moriana dalla valle di Nevache, fino al colle de Laval, si stabiliva il punto di inizio della linea di divisione; questa veniva fatta terminare ad ovest del Monviso, presso il colle dell’Agnello, nella

49 ADI, Série C, Administration provinciale, Intendance du Dauphiné, 2 C 107, Procedure de

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valle di Château Dauphin. Il disegno mostra che si cercò di rispettare il criterio del posizionamento del confine sulle vette delle montagne, alcune delle quali vennero individuate come punti passanti50.

Figura 2. Carta topografica con la linea di divisione dal Col de Laval alla Serre de l’infernet (ASTO,

Corte, Paesi, Susa, Provincia di Susa, Valli di Bardoneschia, Cezana et Oulx, m. 6, n. 3)

50 ASTO, Corte, Paesi, Susa, Provincia di Susa, Valli di Bardoneschia, Cezana et Oulx, m. 6, n. 3, Carta

topografica delle Valli di Bardoneschia, Oulx, e Cezana, stata formata dagl’ingenieri Audibert, e Negro, ed approvata dalli rispettivi commessari del re di Sicilia, e di S.M. Xma, 1714, settembre 12.

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Figura 3. Carta topografica con la linea di divisione dalla Roc de la Sueur al Col de Serveirette

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I luoghi di Nevache, Plampinet, Cerviere, Aiguilles. Abries, Château Queyras e Molines restavano alla Francia, mentre Melezet, Cesanne, Bousson e Tures, principali insediamenti prossimi al confine, cambiavano sovranità. L’operazione non doveva portare a particolari contrapposizioni, ma soltanto su un punto si consolidarono le differenze: secondo il piano del commissario sabaudo, la linea che scendeva dal Col des Frères Mineurs doveva dividere in due l’insediamento di Montgenevre. L’istruzione del 2 agosto 1713 aveva in effetti preannunciato che da parte francese non si voleva concedere Clavieres: l’intendente del Delfinato si era mosso avvertendo gli abitanti del luogo di non riconoscere «d’autres ordres, que ceux de S.M.T.C.»; il principio di appartenenza era giustificato dalla dipendenza verso la parrocchia di Montgenevre, ma da parte sabauda si sosteneva che secondo l’articolo IV il villaggio era posizionato oltre la linea mediana nella pianura del Montgenevre, essendo peraltro compreso nel lato piemontese, sulla base del principio delle acque pendenti.

Durante l’operazione di delimitazione del 1714 il problema si spostò dunque sulla divisione del villaggio di Montgenevre, per la quale adesso la delegazione sabauda imponeva una pedissequa spartizione, sulla base del principio della divisione a metà dei pianori posti tra le sommità delle montagne. Ma da parte francese si sosteneva invece che «puisque dans le traité de paix, de l’execution du quel il s’agit, S.M.T.C. n’a point cedé la communauté du Montgenevre», e proponeva quindi di arretrare la linea divisoria attraverso il colle dello Chaberton, fino alla cappella di San Gervasio, mentre da quel punto il confine avrebbe seguito il ruscello di Gimont, incrociando il colle della Grand Colette; in questo modo non si derogava al principio delle barriere naturali: «l’on continuera au ruisseau de Gimont dont le cours servira de limite naturelle».

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Figura 5. Carta topografica con dettaglio del confine passante a Montgenevre

Da parte sabauda si ribadiva che l’obiettivo del trattato di pace era di stabilire «des limites claires, naturelles et archifinies, comme sont les sommités, eaux pendantes des Alpes et montagnes, ainsi que le tout se trouve méme avec une plaine sur le

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Montgenevre»; secondo questo principio il pianoro si doveva dividere a metà tra i due stati. I due sovrani, come si leggeva chiaramente nell’articolo IV, avevano stabilito che il principio della divisione doveva avvenire lungo le vette alpine mentre l’appartenenza territoriale si deduceva sulla base del posizionamento delle acque che discendevano dalle montagne (le eaux pendantes): «c’est un pact irrevocable entre les souverains et une loy pour leurs sujets». Per corroborare questa idea, il commissario sabaudo ricordava il caso simile della castellania d’Ypres, situata nelle Province Unite, da cui dipendeva Deullemont; avendo stabilito che la linea di confine sarebbe stato il fiume de La Lisse, mentre Yores era ceduta alle Province Unite, Deullemont restava alla Francia. Ma per parte francese, Gourdon ribadiva che la cessione di Montgenevre non era compreso nel trattato, anche perchè non dipendeva in alcun modo dalle valli cedute al re di Sicilia, in quanto faceva parte delle comunità alpine «qui sont unies entre elles sous le nom de l’escarton de Briançon», mentre «toutes les vallées et communautés situées au dela du Montgenevre, et cedées sont aussi unies sous le noms des escartons d’Oulx et de Pragelas, ce qui prouve necessairement quel la communauté du Montgenevre et son territoire en entier doivent rester sous la domination de S.M.T.C.». Questo discorso evidenzia che il concetto di limite naturale veniva utilizzato in modo strumentale, sulla base di interessi specifici. Per parte francese questo tipo di divisione doveva ricalcare il principio dell’appartenenza storica. Era però senza dubbio che i due re avevano deciso di stabilire «des limites connûes et naturels», lasciando Montgenevre al re di Francia, e Cesanne al re di Sicilia, anche perchè le due località dipendevano da giurisdizioni ecclesiastiche diverse: la prima era sotto l’arcidiocesi d’Embrun, la seconda di Torino. Ma al delegato sabaudo poco importava il senso di appartenenza storica, perché «lors des traités de paix on ne fait pas attention, a la situation d’un village ni a aucune chose qui regarde un fait particulier. L’on a eu au congrés d’Utrecht d’autre objet que de former des limites naturelles entre les Etats des deux roys, sans avoir égard aux interest des communautés ni des particuliers, mais uniquement au bien et a l’interet commun des deux couronnes». Era dunque evidente, agli occhi di Genesi, che la citazione del francese era meramente strumentale, e che quindi non sul piano dell’appartenenza locale si dovevano decidere i confini. La questione non andava poi posta dal punto di vista della giurisdizione ecclesiastica. Per sua stessa natura gli stati sabaudi erano formati da

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una pluralità di spazi regionali afferenti a diversi centri di potere ecclesiastico, mentre proprio sulle frontiere si rilevava che il possesso di beni e diritti si mescolavano ed andavano ben oltre il senso di sudditanza politica : «dans la Savoye, Piemont, Comté de Nice et dans le païs d’autres princes, les archeviques et eveques étrangeres y ont une partie de leurs diocezes ou ils exercent librement leurs iurisdictions, et que sur les frontieres les sujets des deux Etats quoique de differents diocezes, parroisses et communautés possedent des fonds respectivement sujets aux deux souverains». Vi erano sovrapposizioni giurisdizionali della diocesi di Ginevra, che estendeva proprie parrocchie in Francia, mentre quella di Grenoble aveva pertinenze in Savoia.

Il delegato sabaudo cercò comunque di spingere verso una conclusione, proponendo il piantamento dei cippi con le armi dei due stati, «en suivant la ligne rouge tirée sur la carte typografique signée et aprouvée respectivement selon ses precedentes requisitions sans s’arréter l’objectiv», mentre per parte francese si sosteneva che bisognava procedere all’approvazione solamente dopo la ratifica dei due sovrani. La conclusione di questa prima fase confermava la differenza tra le posizioni. Il 17 settembre veniva dunque siglato il processo verbale, nel quale le parti confermavano il tracciato ad eccezione del solo territorio di Montgenevre, per il quale sussistevano e si controfirmavano le divergenze. Il 16 aprile 1715 giungeva da Parigi, insieme alla lettera del presidente de Lescheraine e del senatore Lascaris, una memoria sulla contestazione dei confini, nella quale si sottolineavano le divergenze anche in merito alla valle di Barcellonette51.

La soluzione venne raggiunta e ratificata con gli accordi di Parigi del 4 aprile 1718. Il villaggio di Clavieres rimaneva compreso nei domini sabaudi, sulla base dell’articolo IV del trattato di Utrecht. Il pianoro che intercorreva con Montgenevre si divideva in due, stabilendo che la linea del confine dovesse passarvi in mezzo: «de meme que la moitié de la plaine qui est au dessus du Montgenevre a prendre la dicte moitié a une egalle distance du dict lieu de Claviere et du village de Montgenevre, celle du costé du dict village de Genevre restant au Roy très Chrestien et celle du coste des Clavieres au Roy de Sicile». Nel medesimo trattato si affrontavano le differenze sulla

51 ASTO, Corte, Paesi, Provincia di Pinerolo, Vallée de Pragelas, m. 26, n. 27, Memoire sur la

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cessione della valle di Barcellonette. È stato difatti sottolineato che Vittorio Amedeo II si rifiutava di cedere Entraunes e Saint-Martin, dipendenti dalla sua giurisdizione, ma da questa separati da una barriera di montagne; i due villaggi costituivano una testa di ponte sulla destra del Var, permettendo il controllo dei passaggi nella valle; inoltre, gli abitanti rifornivano di carni e tessuti le aree di pianura e di mercati nizzardi52. Con la convenzione di Parigi, se da un lato si consentiva alla Francia la cessione di Mas e delle sue dipendenze, dall’altro allo stato sabaudo restava il possesso dei due villaggi contesi. Il 12 settembre 1718 Pierre Negre, cavaliere dell’ordine militare di San Luigi, capitano di fanteria al reggimento di Piemonte, nominato dall’intendente del Delfinato Boucher Dorsay, e l’ingegnere Pierre Audibert, capitano di fanteria al reggimento Desportes, nominato dal cavaliere Charles Pavie, intendente generale della contea di Nizza, si recarono sui luoghi del Brianzonese per il piantamento dei cippi con le armi delle due corone, seguendo la linea rossa della carta disegnata dai commissari d’Angervilliers, Lascaris, e Rusquis nel 1714.

In una carta posteriore al trattato di Utrecht, il Delfinato venne presentato nell’antica unità (Figura 6, p. 156). Il disegno mostra le aree storiche componenti l’antico principato, di cui si davano descrizioni dei principali avvenimenti a partire dall’alto medioevo. Il Brianzonese veniva presentato nella sua antica estensione, comprendente anche il corridoio di Pinerolo, quasi a sottolineare che l’unità di questa regione alpina non potesse essere mutilata da accordi e trattati estranei alle sue ragioni storiche. Una carta del medesimo periodo mostra, diversamente, la modifica dei confini, sottolineando la parte di Brianzonese rimasta sotto la sovranità francese (Figura 7, p. 157).

52 Sulla definizione dei confini tra stato sabaudo e Francia lungo l’area del Nizzardo, si veda D.

BALANI, Dalle Alpi al Var: strategie politiche, esigenze amministrative, interessi commerciali della

monarchia sabauda nella definizione dei confini con la Francia, in «Bollettino Storico Bibliografico

Subalpino», CIII, 2005, II, pp. 445-488. EADEM, La definizione dei confini con la Francia, in Il teatro

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Figura 6. Carta del Brianzonese secondo i confini precedenti il 1713); BMG, Fonds Dauphinois, CD27,

Le gouvernement du Dauphiné, divisé par provinces par le sieur Bailleul Graveur geographe a Lyon chez Daudet grande rue merciere, post 1713). La datazione è data dalla nota descrittiva a lato, nella quale si

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Figura 7. Carta dei confini del Brianzonese successivi al 1713; BMG, Fonds Dauphinois, CD29bis, Le

Dauphiné divisé en ses principales parties nouvellement corrigé avec ses limites suivant le traité de 1713. Dressé sur les memoires les plus nouveaux par H. Jaillot geographe du roy, 1728.

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5.6 La perdita del Brianzonese nelle memorie militari francesi