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Esito dell’affidamento in prova al servizio sociale

La Magistratura di sorveglianza ha il compito di valutare l’andamento e l’esito dell’affidamento. La misura, infatti, può essere sospesa e revocata e, qualora terminata, deve essere pronunciato da parte del Tribunale di sorveglianza l’esito della prova. Se positivo, la pena e ogni altro effetto penale risultano estinti; se negativo, il soggetto deve riscontare in carcere il periodo trascorso in affidamento. Conoscere quindi l’esito della prova e metterlo in relazione con alcune variabili personali (sesso, età, perce- zione dei rapporti sociali), relaziona- li (comportamento, famiglia, parte- cipazione sociale) e strutturali (stu- dio, occupazione, servizi) può risul- tare molto utile ai fini di indagare i contenuti dati alla prova e la rete dei rapporti su cui sono stati sviluppati. Per esito della prova si intende il tenore della risoluzione della misura alternativa in questione, se essa cioè ha avuto uno svolgimento regolare con risultato finale positivo, oppure se è stata sospesa o revocata durante l’esecuzione, o ancora se essa si è conclusa ed ha dato adito ad un giu- dizio negativo da parte del Tribunale di sorveglianza.

Va subito detto che nel campione di persone prese in esame non figura alcun caso di esito negativo dell’affi- damento pronunciato al termine della prova, ciò significa che gli organi istituzionali del servizio socia- le penitenziario e della Magistratura di sorveglianza sono sempre interve- nuti tempestivamente laddove la prova forniva elementi negativi, segnalando le irregolarità ed, even- tualmente, sospendendo e revocando la misura nel corso dell’esecuzione. In generale la prova si conclude positivamente per più del 90% dei casi. Fra gli esiti negativi incide soprattutto la non osservanza delle prescrizioni (presentarsi al servizio sociale, dimorare in orario notturno,

non frequentare pregiudicati, non allontanarsi dal comune di residenza ed altro a seconda della situazione e delle circostanze specifiche del caso) e, in numero assai ridotto, la denun- cia per reato commesso durante la prova.

Fra i soggetti esaminati a cui è stato revocato l’affidamento, un certo peso percentuale è dato da coloro che, ai fini della nostra ricerca, si sono resi irreperibili e da quelli che hanno rifiutato l’intervista. Degli otto casi di revoca sette riguardano tossicodipen- denti (di cui uno anche alcoldipen- dente). E sette su otto sono anche gli affidamenti revocati a persone che hanno alle spalle diverse ricadute nel reato.

Le sospensioni e le revoche aumenta- no soprattutto a partire dagli anni ’90, quando viene formalmente isti- tuito l’affidamento direttamente dalla libertà, con un’osservazione scientifi- ca della personalità piuttosto parzia- le, e quando l’affidamento viene con- cesso anche sui residui di pene di media e lunga durata (oltre i tre e i quattro anni). È evidente che il venir meno di alcuni criteri selettivi e la carenza di sostegno, aiuto e control- lo di tipo individualizzato, per la mancanza di personale adeguato a far fronte all’espansione della misu- ra, non possono che produrre effetti più frequenti di fallimento della prova. Ciò vale anche con riferimen- to alle diverse esperienze comunita- rie affrontate dai soggetti tossicodi- pendenti. Infatti, per i 3/4 circa, la revoca della misura concerne affida- menti per tossicodipendenti e alcoldi- pendenti.

Un dato che suscita attenzione è la preponderanza delle donne fra le persone a cui viene revocata la misu- ra, nonostante la presenza femminile nel circuito penale si aggiri su per- centuali che variano dal 10 al 20% delle presenze totali. Questo dato,

che andrà comunque verificato sul metro dell’indagine estesa a tutta la popolazione, è, da un lato, sovrasti- mato dall’attenzione che qui si è voluto dare alla presenza femminile, dall’altro, dipende dalla situazione di tossicodipendenza che contraddistin- gue questa presenza (quasi l’80%). In realtà sembra che queste donne trovino più difficoltà dei maschi ad adattarsi alle regole di un program- ma pensato per aiutarle ad uscire dalla situazione di dipendenza ed emarginazione. Peraltro 1/4 di esse si è resa irreperibile o ha rifiutato l’intervista. Due sono decedute. La sospensione e la revoca dell’affi- damento non sono tanto connesse a difficoltà o insoddisfazioni dal punto di vista occupazionale durante la prova, mentre paiono sicuramente correlarsi con una situazione profes- sionale più precaria nel periodo sia antecedente, sia successivo all’esecu- zione della pena; revoca della misu- ra e disoccupazione tendono, infatti, a rafforzarsi a vicenda e tutto ciò, nell’attuale situazione penitenziaria, è congruente con periodi ripetuti e protratti di carcerazione.

Una rapporto di causa-effetto sem- bra manifestarsi fra l’esito negativo dell’affidamento e l’intervento impor- tante di più enti nel corso dell’esecu- zione della pena. Quanto più aumenta il numero di enti e servizi tanto più aumentano le revoche. Il dato va analizzato con cautela per il numero esiguo dei casi, ma potrebbe evidenziare la difficoltà di un effetti- vo lavoro di rete fra servizi in grado di rispondere positivamente alla complessa situazione di certi sogget- ti.

Tuttavia, durante l’affidamento la maggior parte dei soggetti riferisce del ruolo importante svolto da questi servizi per favorire un processo di inserimento sociale positivo. In parti- colare viene messo in primo piano il

Compiti degli operatori di Probation (in Italia assistenti sociali del CSSA)

I principali compiti riconosciuti agli operatori di “Probation”, all’interno dei differenti contesti nazionali in cui le misure sono applicate, risultano esse- re i seguenti:

- Indagine (presente soprattutto negli USA). Consiste nell’individuare le situazioni a rischio (soggetti che si trovano in difficoltà per disoccupazio- ne, stato di dipendenza da sostanze, etc.), nella logica della prevenzio- ne dei crimini (compito assente in Italia).

- Attivazione delle risorse della comunità locale (presente in molti conte- sti). L’operatore crea il contatto fra il soggetto, i servizi o le agenzie per ottenere precise prestazioni; inoltre favorisce la costituzione di una rete di risorse attorno al soggetto e alla sua situazione.

- Tutela dei diritti e della dignità del condannato (presente in molti conte- s t i ) .

- Valutazione dell’andamento della misura (funzione fondamentale del- l’operatività nel settore). Essa si esplica attraverso l’inchiesta sociale e il monitoraggio della misura alternativa, che implica anche una funzione di controllo esercitata dall’operatore circa il rispetto delle prescrizioni insite nella misura.

- Aiuto e sostegno (funzione prioritaria dell’operatore di Probation nota come counselling). Attraverso la relazione con l’operatore il soggetto viene aiutato ad affrontare le difficoltà di varia natura che incontra nel percorso di reintegrazione sociale.

- Raccolta e realizzazione di banche dati (presente in modo differenziato in molti contesti). Attività finalizzata non solo alla statistica, ma alla valutazione dei casi e alla gestione complessiva della misura. - Programmi di sviluppo comunitario (presente soprattutto nei paesi

anglosassoni e scandinavi). Partecipazione degli operatori di Probation a programmi sociali locali in cui sono direttamente o indirettamente coinvolti anche i bisogni e i problemi dei condannati in libertà (ruolo pressoché assente in Italia).

Centro di servizio sociale per adulti, istituzionalmente preposto all’esecu- zione della misura, ma un ruolo altrettanto significativo viene ricono- sciuto, data la tipologia dei condan- nati, ai servizi per le tossicodipen- denze (Ser.T. e comunità terapeuti- che) e ai servizi di alcologia. Va rile- vatao, inoltre, la funzione significati- va svolta dall’Agenzia del lavoro della Provincia Autonoma di Trento che ha contribuito all’inserimento occupazionale di nove casi. Rimane, però, cospicua la percentuale di sog- getti (più del 10%) che non riconosce alcun ruolo significativo ai servizi. Tali persone, quasi tutte di sesso maschile, hanno concluso positiva- mente l’affidamento ordinario, anche se per alcune di loro la misura è stata i n t e rrotta dall’indulto. Di età legger- mente più matura la maggioranza di questi soggetti ha una re l a z i o n a l i t à f a m i l i a re e sociale più soddisfacente e una situazione occupazionale più sta- bile. Sono probabilmente queste maggiori risorse l’elemento decisivo che fa ritenere a questi soggetti del tutto secondario l’apporto dei serv i z i anche nel corso della misura. R i t o rnando all’intero campione, la maggioranza delle revoche concern e a ffidamenti di brevissima durata (inferiori al mese) e comunque non superiori all’anno. Ciò significa che la mancata attuazione di un piano di trattamento, seguito e continuato nel tempo, può pro d u rre più facilmente ricadute nel comportamento deviante.

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