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La presenza straniera in Italia e nel Trentino

Evoluzione demografica, immi- grazione e problemi d’integra- zione

Il fenomeno dell’immigrazione stra- niera rappresenta il più recente degli straordinari cambiamenti demografi- ci sperimentati dall’Italia nell’ultimo trentacinquennio. Al centro di questi rivolgimenti figurano il crollo delle nascite e il persistere della fecondità su bassissimi livelli (1,2 figli per donna), fenomeni che l’Italia condivi- de con tutti i Paesi europei e occiden- tali più progrediti. Tra gli effetti inevi- tabili che ne derivano vi è non solo il calo della popolazione, ma altri cambiamenti ancor più rapidi e importanti nella vita della società, legati all’invecchiamento demografi- co, un processo cui contribuisce anche l’ininterrotto aumento della durata media di vita.

L’impatto delle variazioni demografi- che è già stato e sarà rilevante sul piano previdenziale e assistenziale o della formazione, ma non lo è meno sul piano economico e del lavoro in particolare. A tali sviluppi si raccor- da, del resto, lo stesso fenomeno della presenza straniera in Italia, che trae origine essenzialmente dai paesi in via di sviluppo, nei quali è, per contro, elevato l’accrescimento demografico e scarse le risorse e le possibilità d’occupazione.

Nel prossimo ventennio (1998-2018) è atteso un calo della popolazione italiana in età lavorativa (età da 20 a 59 anni) di 3,7 milioni di unità (-12%), dovuto a un aumento della componente in età più matura (da 40 a 59 anni) di 2,5 milioni (+17%) e a una riduzione di quella più giovane (da 20 a 39 anni) di 6,2 milioni (-35%) (tab. 1).

9 Le aree geografiche seguono la definizione Onu.

10 Le proiezioni fanno riferimento all’ipotesi di saldi migratori nulli o assai modesti fino al 2005. La contrazione dell’off e rta demogra-

fica di lavoro si concentrerà nelle regioni del Centro - N o rd (-18% contro +1% nel Mezzogiorno), nelle quali, per via dell’intensa e più pro l u n g a t a denatalità, sarà anche più incisivo il calo della popolazione più giovane (-44%; Mezzogiorno: -20%). Nel

caso del Trentino, ove la denatalità è relativamente meno pro n u n c i a t a rispetto alla media del Nord, anche il d e c remento del potenziale di lavoro sarà meno pronunciato (-13% in tota- le e -37% nelle età più giovani), ma non certo al punto da allontanare i p roblemi di ricambio incombenti.

In conseguenza, agli squilibri di tipo qualitativo già presenti nella forza lavoro italiana si affiancheranno in futuro anche forti squilibri quantitativi e territoriali, non più colmabili, come in passato, con migrazioni interne dal sud al nord. All’opposto, nei paesi d’origine dell’immigrazione, (tab. 2), la crescita del potenziale di lavoro, tra il 2000 e il 2020, si man- terrà ancora assai più intensa delle possibilità d’assorbimento del merca- to locale – l’aumento della popola- zione di 20-39 anni d’età, varierà fra il 2% e il 3% medio annuo, contro il calo del 2% dell’Italia e, in genere, dei paesi dell’Ue – cosicché è da cre- dere persisteranno le condizioni per un’elevata pressione migratoria sull’Europa.

Nonostante il previsto declino della popolazione e della forza lavoro, i paesi dell’Unione europea hanno tut- tavia assunto un atteggiamento gene- ralizzato di controllo dell’immigra- zione, restringendo a livelli modesti le quote d’ingresso. L’Italia – che, pur attraverso esperienze di regolarizza- zioni e di sanatorie ripetute, denota in merito un atteggiamento maggior- mente flessibile – necessiterebbe fin d’ora di un netto aumento dell’afflus- so solo per stabilizzare la sua forza lavoro sui livelli attuali. Per far questo il numero degli ingressi dovrebbe sfiorare i 300 mila medi annui per l’intero ventennio a venire, cioè tre volte la media del periodo 1990-98 e cinque volte la quota programmata come congrua con le capacità d’as-

sorbimento del Paese.

Se i problemi, non soltanto sociali, che un tale afflusso comporterebbe lo rendono inammissibile, confinandolo sul piano delle congetture, è pur vero, però, che le ragioni del control- lo della popolazione straniera rischiano, se accentuate anche all’in- terno, d’interferire con il processo di inserimento di quanti, regolarmente immigrati, coltivano legittime aspetta- tive d’integrazione. La forza lavoro straniera ha già dato apporti consi- stenti all’economia italiana, rivitaliz- zandone o stimolandone ampi setto- ri, in un ruolo soprattutto complemen- tare e non concorrenziale rispetto a quella nazionale. Essa è una realtà consolidata del sistema produttivo che si afferma giorno per giorno, anche se nel bilancio globale del fenomeno non sono da ignorare le sacche di attività precarie e irregolari che lo contornano, il peso dei proble- mi insediativi o degli aspetti devianti, sui quali la cronaca si sofferma spes- so in modo allarmante.

Alla prima fase d’impatto dell’immi- grazione e dell’emergenza sta dun- que subentrando quella dell’inseri- mento e della stabilizzazione delle comunità ospiti, come provano anche altri e significativi aspetti inerenti alla loro vita famigliare e sociale. E verso questo obiettivo un dato importante è oggi costituito dalla legge

n. 40/1998 (Disciplina dell’immigra- zione e norme sulla condizione dello straniero), la cui completa e solerte applicazione può accelerare il pro-

cesso di trasformazione dei lavorato- ri immigrati in cittadini e della società italiana in moderna società multietnica.

Un siffatto processo di integrazione sociale e culturale, però, tanto più s’avvantaggerà, per quanto attiene alla necessaria e partecipe acco- glienza della cittadinanza, quanto più validamente verrà rimosso quel senso di insicurezza, o di temuta minaccia dell’identità, con cui la pubblica opinione può percepire la nuova presenza. Se la sicurezza dei cittadini è pre-condizione irrinuncia- bile, gli squilibri nel controllo dei flus- si possono dunque determinare nel Paese una più incerta integrazione degli stranieri regolarmente presenti, a scapito delle opportunità che l’im- migrazione invece comporta in termi- ni di sviluppo e di arricchimento interculturale.

È alla luce di tali premesse che vanno inquadrati i temi della devianza e della criminalità tra la popolazione immigrata, le cui manifestazioni, si è detto, destano preoccupazione e allarme nella cittadinanza. Di tali aspetti saranno qui affrontate le con- dizioni d’insieme nelle quali si attua la presenza straniera nella provincia, il suo grado d’inserimento e le altre peculiarità che la connotano, pre- messa ad un discorso preciso sul rap- porto tra stranieri e criminalità che verrà fatto nel Terzo rapporto sulla sicurezza nel Trentino.

Fonti statistiche utilizzate e impostazione dell’analisi

Il processo di inserimento e di stabi- lizzazione della popolazione stranie- ra, in quanto concerne la larghissima maggioranza dei suoi componenti, può essere seguito dal punto di vista statistico tramite la documentazione ufficiale disponibile sull’immigrazio- ne. Le informazioni sul fenomeno – di fonte ISTAT, o relative a enti quali i Ministeri dell’Interno, degli Affari Esteri, del Lavoro, della Pubblica Istruzione, della Giustizia, e altri ancora appartenenti al sistema stati- stico nazionale – fanno infatti riferi- mento alla componente regolare del- l’immigrazione che è oggetto di rile- vazione e che ne costituisce la parte più consistente. Da questo punto di vista, un notevole apporto alla cono-

scenza del fenomeno è rappresentata dalle nuove elaborazioni dell’ISTAT, imperniate sulla ricostruzione della serie statistica dal 1992.

Il punto debole nella documentazione resta la conoscenza della componen- te irregolare dell’immigrazione (in senso lato i cittadini stranieri presenti in Italia senza un valido permesso di soggiorno), sia a livello complessivo (in tal senso si conoscono appena alcune valutazioni di carattere uffi- ciale sulla consistenza del fenome- no), sia in relazione ai fenomeni della devianza e della criminalità, nonostante almeno una delle fonti indicate (Ministero dell’Interno) sia ora in grado di specificare la riparti- zione degli addebiti giudiziari relati- vi agli immigrati, distinguendo tra quelli in regola con il soggiorno o con presenza irregolare.

Infine alle informazioni suddette sono da aggiungere le altre, non meno preziose, fornite dal Servizio Statistica della Provincia Autonoma di Trento, senza le quali alcuni approfondimenti territoriali sarebbe- ro stati impossibili.

In quanto all’impostazione della r i c e rca, si è seguito il criterio di esa- m i n a re i fenomeni via via considera- ti, inquadrando sistematicamente la situazione trentina in un contesto i n t roduttivo relativo all’Italia o ad a l t re significative realtà territoriali. È su tale falsariga interpretativa che sono state valutate analogie e diff e- renze caratterizzanti il Tre n t i n o , cogliendo nei tratti dinamici e stru t t u- rali dell’immigrazione e nelle pecu- liarità del suo inserimento gli ausili esplicativi dei problemi, della d e v i a n z a .

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