• Non ci sono risultati.

Ridare vita alla comunità

La comunità è un ambiente importan- te delle attività preventive perché è il contesto che le abbraccia e le com- prende tutte. Tutte le strategie partico- lari devono il loro successo alle caratteristiche della comunità in cui vengono poste in essere e sui cui sono destinate ad incidere. La possibilità di prevenire la delin- quenza dipende largamente dalla capacità di riformare ed informare la vita della comunità.

In questo settore il principio su cui si devono basare tutte le attività è l’a- zione sulle cause dei comportamenti criminali nella società. Non agendo efficacemente sulle cause, ma limi- tandosi a “contenere” il fenomeno o a cercare parziali risultati, si rischia di attuare interventi “tampone” con dispendio di risorse ed effetti esclusi- vamente transitori. Per sconfiggere o attenuare questi fenomeni è indispen- sabile agire alla radice ed estirpare le condizioni criminogene.

Elementi di struttura

Ci sono comunità a rischio crimina- lità che possono essere identificate attraverso i seguenti elementi: - La composizione di una comunità

ovvero le varie tipologie di persone che vivono in una determinata area. Genitori divorziati o disoccu- pati, persone povere, persone con precedenti penali vengono usual- mente identificati come soggetti la cui presenza è abbinata ad un alto tasso di criminalità in quella zona. Fino a quando le famiglie ad alto rischio sono la minoranza in una comunità la situazione si considera sotto controllo, quando diventano la maggioranza aumentano le pos- sibilità di un incremento della delinquenza.

- La struttura sociale: si diversifica dalla composizione perché indica il modo in cui le componenti della comunità interagiscono tra loro. È riconosciuto universalmente che una fitta rete di amicizie ed un’in- tensa partecipazione alle associa- zioni di volontariato contribuiscono a rafforzare notevolmente i fattori di protezione contro la delinquen- za dei giovani.

Fattori di rischio

- La “cultura opposta”. Si tratta di una sub-cultura che si genera nei quartieri ad alta delinquenza i cui abitanti si sentono esclusi dai tradi- zionali circuiti socioeconomici. Questi soggetti tendono a sviluppa- re un rigetto dei valori e delle aspi- razioni della società “normale” ela- borando un proprio sistema di valori “inverso”. L’obbedienza alla legge, all’ambiente familiare ed il sistema di valori nell’educazione vengono rovesciati.

- I “fattori criminogeni”. In date comunità la presenza di questi fat- tori è senz’altro un elemento che influenza la quantità di delinquen- za. Uso di sostanze alcoliche, di stupefacenti, facile reperibilità di armi aumentano il rischio di reati. - Il disordine fisico e sociale. Questo

f a t t o re è stato evidenziato da Wilson e Kelling quasi vent’anni fa, quando elaborarono la teoria della “ b roken window” (finestra ro t t a ) . Essi sostennero che gli atti devianti o di piccola criminalità, se non re p ressi prontamente, possono con- d u rre a gravi conseguenze.

Tr a s c u r a re atteggiamenti devianti o episodi di criminalità diffusa pro d u- ce paura nella popolazione - che non avverte come sicura e contro l- lata la propria zona - e funge da “segnale” per i criminali che perc e- piscono la zona come “fuori con- t rollo”, sia formale che informale, e tendono quindi a dirigervi i pro p r i atti perché si tratta di zone dove vi è scarsa appropriazione del terr i t o- rio da parte della popolazione.

Interventi preventivi

- Mobilitazione della comunità: sono azioni variamente configurabili che tendono ad incre m e n t a re lo svilup- po di organizzazioni interne alla comunità ed alla mobilitazione di risorse dall’esterno verso la comu- nità per risolvere i problemi locali. Gli interventi si dividono in “vert i c a- li” ed in “orizzontali”. Le strategie orizzontali si concentrano sulla vita della comunità e sulla re s p o n s a b i- lizzazione dei suoi membri per r i s o l v e re i problemi. Le strategie v e rticali invece si focalizzano sui r a p p o rti tra la vita della comunità e le decisioni prese ad un livello supe- r i o re, di un potere esterno ad essa. - Programmi comunitari di tutorag-

gio: coprono un ambito di inter- vento indeterminato ed assicurano un’azione estesa ad un’ampia fetta della popolazione. Consistono in incontri settimanali della durata di alcune ore in cui il giovane intera- gisce con un tutore.

- Programmi comunitari ricreativi: l’i- dea che anima queste iniziative è che l’aggregazione giovanile ridu- ce l’esposizione del giovane a fat- tori di rischio e può prevenire la criminalità. Allo stesso tempo le attività ricreative rafforzano i fattori di protezione aumentando le opportunità per i soggetti di essere coinvolti in attività pro-sociali. - Rimozione dei fattori criminogeni:

sono le “sostanze criminogene” la causa più diretta ed immediata di molti eventi criminali. Questi inter- venti hanno l’obiettivo di eliminare i fattori che possono rivelarsi “sca- tenanti” di situazioni già ad alto rischio.

Esperienza applicativa: “Neighbourhood coalition”, Montreal, Quebec, Canada

Nel 1989 un gruppo di dipartimenti municipali ed altre autorità della zona di Little Burgundi nell’area metropolitana di Montreal ha dato il via ad una “Coalizione” comprendente polizia, dipartimenti municipali e cittadini per porre un freno ai crescenti problemi di insicurezza e cri- minalità.

Le soluzioni proposte per arginare l’escalation criminale hanno mirato a rivitalizzare il territorio incentivando centri sportivi, attività commer- ciali e culturali, migliorando il servizio di trasporto pubblico e la morfo- logia dei luoghi pubblici. Un grande sforzo è stato fatto per coinvolgere i cittadini nel miglioramento della qualità della vita nel loro quartiere; il primo passo è stato la promozione di una “Settimana dell’ambiente” per incoraggiare gli abitanti del quartiere a migliorare le condizioni complessive del luogo di residenza. Contestualmente è stato creato un giornalino locale, si sono create occasioni di aggregazione sociale (festival popolari, feste) e si è spinto affinché i media sottolineassero la rinascita del quartiere piuttosto che rafforzarne lo stereotipo negativo. Il programma ha dato i seguenti risultati:

- riduzione del 46% di tutti i reati denunciati; - diminuzione del 45% dei reati violenti.

Va però precisato che questi dati non sono stati confermati da valuta- zioni scientifiche indipendenti.

Fonte: International Centre for the Prevention of Crime (http:// www.crime-prevention-intl.org/english /best/administration/cities/montreal.html)

Esperienza applicativa: i corrispondenti di notte delle “Régies de quartier”, Francia

Le “Régies de quartier” francesi (associazioni che lavorano nei quartieri “difficili” alla periferia delle grandi città e si occupano dei problemi del lavoro, della formazione e dell’inserimento dei giovani nella vita sociale e professionale) hanno creato una nuova figura di operatore, quella del “corrispondente di notte”.

Il “corrispondente di notte” è sostanzialmente un mediatore che ha il compito di rendere la sua zona più sicura. Non ha autorità né strumenti di tipo repressivo. Unica sua arma è il dialogo. Le qualità richieste a que- sti operatori sono autocontrollo, capacità di dialogare, buona conoscenza della vita dei quartieri in cui lavorano, nonché dei giovani che vi abitano. Ve ne sono 33 in Francia e sono generalmente giovani, in maggioranza maschi. Sono tutti cresciuti nei quartieri in cui lavorano e si tratta sempre di zone “difficili”.

I “corrispondenti” percorrono a piedi le vie ed i corridoi dei blocchi di con- domini. Si muovono sempre in coppia. Sono operativi ogni giorno dalle 17 alle 19 e dalle 20.30 alle 2. Durante il fine settimana dalle 14 alle 19. Sono rintracciabili in qualunque momento attraverso un telefono cellulare ed intervengono su richiesta. Le situazioni sono tra le più varie: si va dal conflitto tra vicini alla sorveglianza della macchina di un medico in visita (va chiarito che nelle periferie delle grandi città francesi ci sono quartieri dove i medici non osano più andare di notte perché vengono spesso aggrediti o derubati).

Durante il loro giro, i “corrispondenti di notte” si fermano a discutere, salutano le persone, prendono nota delle situazioni degradate affinché vengano sistemate, sensibilizzano al rispetto dei beni e delle persone, eccetera.

La gamma delle loro azioni è quindi molto ampia e il loro lavoro è soprattutto di relazione. Gli interventi sono, nella misura del possibile, di tipo preventivo. Quando si trovano di fronte ad episodi di violenza, i cor- rispondenti di notte hanno l’obbligo di cercare il dialogo e la mediazione. Non devono mai, in teoria, fare interventi autoritari. Possono, in caso di problema grave, chiamare la polizia. Queste regole sono state definite in un quadro metodologico delineato dal “Comité National des Régies de Quartiers” - che ha inventato questa figura di operatore - e vengono insegnate ai “corrispondenti” nel loro corso di formazione che dura 15 g i o r n i .

Il lavoro non è esente da rischi. Abitare nel quartiere in cui lavorano costituisce per i “corrispondenti” un grande vantaggio in termini di legitti- mazione. Tuttavia lo stesso fatto li espone a relazioni ambivalenti, a pos- sibili minacce e rappresaglie. Ai “corrispondenti” è richiesto di mantenere un difficile equilibrio tra la loro appartenenza al quartiere – che li legitti- ma e permette loro di dialogare con gli abitanti - e la necessità di colla- borare con le istituzioni.

L’azione dei “corrispondenti” completa quella degli operatori sociali, ormai sopraffatti dalla quantità dei problemi. La completa non solo per- ché si dispiega in orari in cui gli altri servizi non funzionano, ma anche perché i loro metodi sono diversi da quelli tradizionali e danno risposte in tempo reale.

Thierry Bonfanti Psicologo e formatore alla mediazione, consulente del Comune di Parigi

Mercato del lavoro e criminalità hanno molteplici connessioni. Il lavo- ro può fungere da alternativa ai comportamenti criminali, ma può anche richiamare la criminalità, offrendo occasioni a chi vuol delin- quere.

Sebbene non siano chiare tutte le relazioni esistenti tra criminalità ed occupazione, un forte legame negati- vo esiste tra disoccupazione, scarse opportunità lavorative e criminalità. Alcune tipologie di reato sono gene- ralmente compiute da chi è fuori dal mercato del lavoro ed un alto tasso criminale relativo a tali fattispecie si riscontra frequentemente in zone ad elevata disoccupazione. Le zone ad alto tasso delinquenziale a loro volta scoraggiano gli investimenti perché giudicate poco sicure: si tratta di un noto circolo vizioso. Quindi per ridurre la delinquenza sono spesso richiesti interventi sulle opportunità lavorative.

Dato che esiste un nesso tra crimina- lità e crisi del mercato del lavoro si tratta di ritrovare gli interventi in grado di spezzare od indebolire que- sto legame negativo. Da notare che i programmi attuabili non hanno usualmente come scopo primario la riduzione della criminalità ma la pre- vedono come risultato indiretto.

Offerta e domanda

Gli interventi possono incidere sia sul versante dell’offerta che su quello della domanda. I primi tendono a rendere certi individui più “appetibi- li” per le imprese attraverso la forma- zione di futuri lavoratori o spostando i lavoratori verso le zone ad alta opportunità lavorativa. I secondi interventi, invece, tendono a ridurre i costi del lavoratore sopportati dal- l’imprenditore sia attraverso incentivi fiscali, sia assicurando il datore di lavoro per i danni che un lavoratore ex detenuto potrebbe arrecare. Interventi sul versante dell’offerta: - Formazione professionale ed edu-

cazione: è la base dei primi inter- venti preventivi in ambito lavorati- vo. Provvedendo ad inserire in un circuito lavorativo i soggetti a rischio, o quanto meno a fornire agli stessi le capacità professionali, si riducono le possibilità che essi cedano ad atteggiamenti criminali. Gli interventi possono essere posti in essere distintamente a seconda che i destinatari siano giovani o adulti e si concretizzano in corsi professionali, esperienze lavorative ed attività formative. Sono attività prevalentemente rivolte ai giovani secondo l’assunto che gli interventi preventivi hanno più chances di successo se intervengono precoce- mente sui soggetti.

-

Documenti correlati