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La presenza degli immigrati tende a stabilizzars

Il progressivo ampliamento della pre- senza straniera in Trentino nel corso degli ultimi anni ne fa ormai un feno- meno irreversibile e strutturale, dal- l’incidenza demografica tuttora glo- balmente contenuta. L’analisi dei cambiamenti osservati nell’evoluzio- ne del fenomeno (nell’origine geo- etnica dei flussi e nella tendenziale “normalizzazione” delle strutture e dei comportamenti socio-demografi- ci) fornisce risultati che in complesso descrivono un’avanzata stabilizza- zione della popolazione immigrata, secondo modalità generalmente favorevoli a una loro futura e più completa integrazione.

Accanto agli aspetti segnalati, la pre- senza straniera in Trentino implica tuttavia anche difficoltà e aspetti pro- blematici di vario ordine e grado che occorre sottolineare. Tra di essi si è accennato, in particolare, agli impe- dimenti che gli immigrati possono incontrare, e di fatto incontrano, fin dalle fasi iniziali dell’inserimento

economico (per i problemi di tutela del lavoro e delle garanzie assicura- tive) e nel reperimento dell’alloggio, incluse le condizioni di disinforma- zione e/o di carenza normativa che in vario modo e misura precludono loro l’accesso ai servizi essenziali (sanità, istruzione, servizi religiosi e ricreativi, ecc.). La rimozione di tali fattori in un’azione programmata sul piano nazionale e locale è oggi al centro della politica di integrazione dell’Italia che, mediante la nuova legge sull’immigrazione (n. 40/98), mira essenzialmente a mettere gli stranieri nella condizione di vivere “normalmente” a pari dignità con i cittadini italiani e in condizioni eco- nomico-sociali comparabili. In Trentino, dove la legislazione provin- ciale deve essere adeguata alla nuova normativa nazionale, non mancano segni tangibili in tal senso, come mostra, ad esempio, la situa- zione nel campo degli alloggi asse- gnati agli stranieri (tab. 14), che,

grazie essenzialmente all’iniziativa di privati e di imprese, sono aumentati, tra il 1998 e il 1999, da 2.360 a 3.832 (+62%) portando il numero dei beneficiari da 5.616 a 8.921 (+59%).

Beninteso, accanto ai diversi fattori di disagio e malessere ricordati, un rilievo superiore assume la diffusione delle situazioni di irregolarità, le cui manifestazioni si estendono dall’ille- galità rispetto al soggiorno, al lavoro informale fino alle situazioni di clan- destinità, che spesso hanno sviluppi nel campo dei comportamenti devianti e della criminalità. Si è tutta- via segnalata la minore ampiezza in Trentino, rispetto alla situazione nazionale, del fenomeno delle pre- senze irregolari (livelli dimezzati in provincia) e se ne è posta in rilievo la sostanziale similarità con la diffusio- ne del fenomeno nelle province con- termini.

Tab. 14 – Stranieri e alloggi loro assegnati da parte di privati, imprese ed enti pubblici. Trentino, anni 1998 e 1999.

Fonte: elaborazione TRANSCRIME di dati SST

Alloggi assegnati da parte di

Anno Privati Imprenditori Enti Pubblici Totale

Numero Immigrati Numero Immigrati Numero Immigrati Numero Immigrati

1998 2.145 4.901 79 182 136 533 2.360 5.616

1999 3.325 7.528 367 830 140 563 3.832 8.921

Riepilogando

• L’Italia avrebbe bisogno fin d’ora di un aumento del flusso migratorio

fino a cinque volte la quota programmata solo per stabilizzare la sua forza lavoro sui livelli attuali.

• A causa della particolare rilevazione dei dati, la presenza straniera

regolare deve essere stimata: al 1° gennaio 1999 si calcola che ci fosse- ro in Italia 1 milione 234 mila immigrati. Secondo lo stesso metodo di stima i presenti in Trentino sarebbero stati 11.700.

• La presenza irregolare è meno facilmente valutabile. Stime disponibili in

base ai risultati dei provvedimenti di sanatoria portano a indicare, per l’Italia, in circa 300 mila gli stranieri privi di permesso di soggiorno o in via di regolarizzazione. In Trentino si arriva a stimare questa presenza in circa 1.050 unità. Da rilevare che la provincia di Trento ha un tasso di irregolarità per cento immigrati regolari del 15% contro un tasso nazio- nale del 29%.

• La fase più recente dell’immigrazione (1992-1999) vede il Trentino al

centro di un’onda di arrivi regolari più intensa di quella nazionale: in Italia la presenza straniera cresce del 68%, in Trentino dell’82%.

• La presenza straniera in Trentino sembra anche radicarsi meglio rispetto

alla situazione nazionale. Lo proverebbe l’ancor più forte incremento del numero dei residenti: +174% contro +107% in Italia, fra il 1992 e il 1999.

• La proporzione tra immigrati e popolazione residente è in Italia (1,9%)

comunque contenuta rispetto alla media Ue (5,1%). In Trentino si arriva al 2,2%, ma il dato rientra nella norma del Nord Italia.

• Nel contesto locale si nota una progressiva ridistribuzione territoriale del

peso dell’immigrazione dall’area centrale dell’asta dell’Adige verso le vallate.

• Per quanto riguarda le zone d’origine dell’immigrazione, in Italia ha

assunto peso prevalente l’area europea centro-orientale (24%), con alba- nesi ed ex-jugoslavi come gruppi più rappresentati. Scende invece, in ter- mini relativi, la presenza di immigrati africani (19%). Queste tendenze sono fortemente amplificate in Trentino: dall’Europa centro-orientale giunge il 43% degli immigrati (24% dall’ex-Jugoslavia) cioè il doppio rispetto al 1992, mentre gli africani si riducono al 22% (33% nel 1992).

• In Trentino si rileva un forte aumento degli ingressi per motivi familiari

(ricongiungimenti). Tale fattore è più rilevante in provincia che nel resto d’Italia.

• L’ampiezza media della famiglia immigrata è in Trentino più elevata che

altrove. Solo nell’area milanese si ritrova una situazione simile.

• I settori economici che attraggono maggiormente gli immigrati sono turi-

• Le due grandi comunità straniere presenti in Trentino (europei centro- orientali e maghrebini) sono prevalentemente occupate nelle attività manuali e comunque meno qualificate professionalmente.

• L’aumento dei bambini nati da genitori stranieri residenti influisce in

misura rilevante sul tasso di crescita demografica della popolazione tren- tina nel suo complesso.

• Il tasso di frequenza scolastica dei figli di immigrati in Trentino è più alto

rispetto alla media nazionale.

• Nel settore abitativo, la richiesta degli immigrati è soddisfatta pressoché

esclusivamente dai privati, ma cresce la quota assegnata dagli imprendi- tori.

• Complessivamente si può parlare di un’avanzata stabilizzazione della

Il crescente bisogno di sicurezza manifestato dai cittadini e l’esigenza di attivare strategie preventive capaci di ridurre l’ammontare della crimina- lità impongono di colmare il ritardo conoscitivo che l’Italia presenta in questo settore.

Questo capitolo si propone di esami- n a re le teorie preventive elaborate in altri paesi e di considerare alcune applicazioni pratiche sperimentate a l l ’ e s t e ro per delineare un quadro di riferimento dello “stato dei lavori”. In conclusione viene presa in conside- razione la possibilità di trasferire le esperienze straniere alla realtà ita- l i a n a .

Norme e prevenzione

La visione normo-centrica, che pone al centro del sistema penale la norma e si affida alla minaccia della sanzio- ne come unico sistema per la preven- zione dei reati, ha condizionato a lungo l’approccio alla criminalità, in Italia ed in molti altri paesi.

Questa fiducia è andata scemando negli ultimi vent’anni poiché la sola minaccia di sanzione si è rivelata insufficiente a ridurre il numero di reati. La scienza penalistica e la cri- minologia hanno quindi cominciato a guardare oltre ed hanno sviluppato un concetto “integrato” di prevenzio- ne. La deterrenza fondata sulla norma penale è stata affiancata da i n t e rventi di tipo sociale che, combi- nati con i tradizionali stru m e n t i re p ressivi, raggiungono l’obiettivo complesso di ridurre l’ammontare della criminalità e aumentare la sicu- rezza. È venuto a cadere quindi il m u ro che, da sempre, divideva la p revenzione penale da quella sociale.

“Prevenzione integrata”

Per “prevenzione integrata” si inten- de la sinergia tra misure della tradi- zionale repressione penale e gli interventi attuati nell’ambito sociale per agire sulle cause della criminalità e della vittimizzazione. Quindi oltre a reprimere i comportamenti crimina- li si attuano interventi per ridurre i “fattori di rischio” ed aumentare i “fattori di protezione”.

I primi sono diretti a ridurre le condi- zioni che potrebbero, all’interno di un dato contesto, rivelarsi criminoge- ne; i secondi mirano, invece, ad abbassare la soglia di vulnerabilità dei potenziali soggetti passivi di reato.

I paesi che hanno maggiormente stu- diato e applicato la “prevenzione integrata” sono Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Canada e Paesi Scandinavi dove si è cominciato a lavorare in quest’ottica già dai primi anni ’70. L’Italia invece ha mosso ben pochi passi in questa direzione.

PARTE TERZA Capitolo 6

Prevenire la criminalità:

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