La scuola ha un ruolo importante nel- l’attuazione di strategie preventive, da una parte, perché può intervenire su soggetti negli anni dello sviluppo quando essi sono ancora “plasmabi- li” e, dall’altra, perché è in grado di riconoscere i segnali d’allarme, che evidenziano la necessità di interventi per prevenire futuri comportamenti delinquenziali.
La prevenzione a scuola interviene su problemi comportamentali tra loro spesso correlati quali l’uso di sostan- ze alcoliche o stupefacenti, compor- tamenti delinquenziali, mancata fre- quenza delle lezioni ed abbandono scolastico, problemi di condotta (scarso autocontrollo, aggressività, ribellione, mancanza di rispetto). Si tratta di comportamenti che condivi- dono cause comuni e spesso preludo- no ad atti delinquenziali in età adul- ta.
Gli interventi di prevenzione “scola- stici” sono definiti tali perché si attua- no dentro le strutture scolastiche (anche ad opera di soggetti esterni quali possono essere ad esempio gli psicologi) oppure perché vengono attuati dagli operatori scolastici.
Intervento “ambientale” e intervento “individuale”
Le iniziative preventive identificano due settori in base agli obiettivi per- seguiti: strategie di intervento
“ambientale” e strategie di intervento “individuale”.
Le strategie di intervento “ambienta- le” agiscono tutte negli spazi dove avviene la formazione scolastica dei giovani. Pur essendo il singolo, o meglio i suoi comportamenti e la sua formazione, il bersaglio di ogni inter- vento, queste strategie lavorano prin- cipalmente sull’ambiente con cui il soggetto quotidianamente interagi- sce.
Gli interventi “ambientali” includono tipologie operative assai variegate. Ecco in sintesi le più importanti: - Sviluppo delle strutture scolastiche:
interventi mirati all’aumento delle potenzialità dell’ente scuola. Gru p p i composti da rappresentanti del mondo della scuola e, talvolta, da genitori e altri membri della comu- nità esaminano i problemi di una realtà scolastica, fissano gli obietti- vi che essa deve perseguire, studia- no il modo migliore per sfruttare le ampie possibilità che la scuola offre, attuano gli interventi e valu- tano i risultati conseguiti.
- Codici di comportamento e norme di condotta: iniziative volte al rafforzamento dell’importanza del sistema di regole e del loro rispetto, attività didattiche per rinsaldare comportamenti positivi (ad esempio la promozione di campagne contro l’uso di droghe). Possono essere anche interventi tesi alla creazione di regole interne all’istituto o di codici di disciplina.
- Gestione delle classi: poiché gli stu- denti passano la maggior parte del loro tempo nelle classi, l’imposta- zione di questi micro-ambienti influenza senz’altro il clima ed i
comportamenti dentro le mura sco- lastiche e può avere serie ripercus- sioni anche sulla vita futura degli studenti. Questi interventi sono stati largamente praticati ed implicano l’uso di metodi di istruzione, anche sperimentali, finalizzati ad aumen- tare l’impegno degli studenti nel- l’attività didattica e ad aumentare di conseguenza il loro rendimento scolastico ed il loro legame con la scuola. Le attività ricomprese in questo tipo di approccio preventivo possono spaziare fino a prevedere la partecipazione di soggetti ester- ni (genitori, poliziotti, consulenti) in un’ottica di aiuto.
- Riaggregazione degli studenti: è un’attività di riorganizzazione di classi o livelli in modo da creare gruppi più piccoli di quelli usuali e da mescolarli tra loro. Può avvenire attraverso cambiamenti d’orario e dei periodi di istruzione, ma anche con lo studio di interventi specifici in base alle diverse esigenze di sin- goli gruppi e arrivare fino alla creazione di “alternative schools” (scuole alternative) per giovani sbandati. Non sono chiari gli effetti che queste strutture speciali produ- cono sui soggetti già ad alto rischio, in quanto da una parte consentono approcci specifici, dal- l’altra però contribuiscono ad una loro ghettizzazione e ad una sepa- razione dall’ambiente normale. Le strategie “individuali” si focaliz- zano su interventi più specifici, lad- dove le peculiarità comportamenta- li del singolo richiedono un
approccio ad hoc. Servono a modificare le conoscenze, le capa- cità, le opinioni, i comportamenti degli studenti o le attitudini delin- quenziali.
- Istruzione degli studenti: è la strate- gia più usata a livello scolastico. Questi interventi prevedono attività didattiche a favore degli studenti
per fornire informazioni ed avvertimenti sui rischi che presenta la società, per rafforzare il loro carattere e per insegnare loro a gestire situazioni difficili in cui potrebbero venire a trovarsi. Specifiche informative possono riguardare l’uso di sostanze alcoli- che o stupefacenti, la gestione della violenza, l’educazione alla conoscenza ed al rispetto delle norme.
- Cambiamenti comportamentali e formazione di nuove strategie di pensiero: si focalizzano diretta- mente sul cambiamento di compor- tamenti e sul monitoraggio di con- dotte specifiche nel corso del tempo. Il fine dei programmi è la modificazione dei comportamenti incoraggiando quelli desiderati e scoraggiando quelli indesiderati, insegnando a riflettere sui proble- mi per cercare soluzioni alternative alla violenza e per migliorare i rapporti interpersonali. Questi interventi sono molto promettenti perfino se attuati senza il supporto di altre strategie.
- Gruppo dei pari: sono programmi già orientati verso giovani ad alto rischio o che hanno già esperienze criminali. Normalmente sono inter- venti che consistono nella creazio- ne di gruppi la cui guida è assunta da un adulto ed a cui partecipano gli studenti. In questi incontri i gio- vani sono chiamati a prendere coscienza dei loro problemi relati- vamente a comportamenti, attitudi- ni e valori. Molto dell’effetto di questi programmi deriva dalla forza del gruppo. Studenti sono stati usati anche per la guida della prevenzione all’uso di sostanze illegali. In quest’ultimo caso l’idea è che il messaggio possa risultare molto più credibile se portato da un pari età piuttosto che da un adulto.
Esperienza applicativa: “Violenza ed aggressività”, Seattle, Washington, Stati Uniti
Il “Comitato per i bambini”, un’organizzazione indipendente non-profit che dal 1970 conduce ricerca in ambito sociale, ha attuato un program- ma di prevenzione chiamato “Second Step” (Secondo Passo). Partendo dalla considerazione che spesso i giovani dediti a comportamenti violenti e aggressivi mancano di valori sociali e comportamentali positivi di riferi- mento, il programma era indirizzato alle scuole primarie per contrastare in questa sede la carenza di strumenti di condotta.
I metodi usati per indirizzare i giovani a comportamenti pro-sociali e per aiutarli a controllare l’aggressività sono stati: a) insegnamento di tecniche per controllare i comportamenti impulsivi e violenti; b) incoraggiamento a comportamenti pro-sociali. In entrambi i casi gli insegnamenti sono stati calibrati in modo tale da essere adeguati ai destinatari e sviluppati pro- gressivamente; è stato creato un team di supporto per la guida del pro- gramma e per seguirne lo sviluppo; infine sono stati coinvolti i genitori ed è stata consegnata loro una guida per completare il programma in ambi- to familiare.
La valutazione di un anno, con l’utilizzo di un gruppo di controllo, ha dato i seguenti risultati:
- decremento del 29% delle aggressioni alla persona nel gruppo di stu- dio contro un incremento del 41% nel gruppo di controllo;
- decremento del 22% delle ingiurie contro un incremento del 22% nel gruppo di controllo;
- incremento del 10% degli atteggiamenti pro-sociali e neutrali a fronte di un incremento trascurabile degli stessi nel gruppo di controllo.
Fonte: International Centre for the Prevention of Crime (http://www.crime-prevention-intl.org/english /best/service/schools/violence-seattle.html)
- Consiglio e tutoraggio: sono inter- venti diretti all’attività di consiglio sulla delinquenza dei giovani. Si rivolgono a chi abbia una situazio- ne personale o familiare ad alto rischio, se non già di compro v a t a esperienza delinquenziale.
L’ i n t e rvento consiste nella cre a z i o n e di gruppi che dialoghino con i sog- getti a rischio, coinvolgendo anche genitori, rappresentanti della comu- nità e “crisis manager” (operatori f o rmati per la gestione di situazioni critiche). A volte sono interventi di tutoraggio personalizzati. Non sembrano essere molto pro m e t t e n t i , talvolta addirittura hanno sort i t o e ffetti negativi. La strategia del tuto- raggio in ambito scolastico consiste
nell’interazione diretta fra due sog- getti, di cui uno più anziano e con maggior esperienza che fornisce al più giovane consiglio o assistenza. Ha dato risultati molto pro m e t t e n t i nella riduzione dell’abbandono s c o l a s t i c o .
- Predisposizione di attività ricreati- ve, culturali e del tempo libero: alcune teorie preventive partono dal presupposto che la mancanza di attività e di obiettivi siano alla base della propensione dei giovani ad atteggiamenti devianti o delin- quenziali. Le attività a rischio dovrebbero essere sostituite da programmi che tengano occupati i giovani, anche oltre l’orario scola- stico.