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L'esotismo nel mondo zingaro di Carmen

brigantaggio italiano

4. Bandito ed esotismo

4.5. Altri ambienti primit

4.5.4 L'esotismo nel mondo zingaro di Carmen

Il fascino di Mérimée per i mondi esotici è presente anche nella novella Carmen, sebbene essa sia ambientata in Spagna. La Spagna è considerata uno spazio altro non perché vi si trovino leggi alternative rispetto al resto d'Europa, bensì in quanto il viaggiatore si sente più libero di far fuoriuscire la parte più inconfessata e primitiva di sé. In questo spazio altro

avviene effettivamente l'incontro tra il bandito Don Josè e una donna, Carmen, appartenente ad una cultura lontana e incomprensibile per gli europei: è l'incontro con la cultura zingara che ha per tramite Carmen.

La storia ci è raccontata da un archeologo con il ruolo di giudice che, per funzione narrativa e per il carattere non esotico, rappresenta il luogo d'incontro tra lettore e autore. L'archeologo, quando non è impegnato nel suo lavoro, si comporta da turista, al pari di Miss Lydia in Colomba, ed è affascinato dalla storia che gli racconta il bandito Don Josè Navarro, prima di essere messo a morte. Nell'archeologo convivono il rispetto per lo stato moderno con le sue leggi, che tenderebbe a fargli denunciare il bandito al loro primo incontro, e quello per le leggi primitive dell'ospitalità e la credenza nella magia e superstizione, che lo farà cadere nell'inganno della zingara. Queste due istanze contrapposte possono incontrarsi solo all'interno del viaggio, dunque in una realtà diversa rispetto quella di appartenenza del narratore.

Il viaggio, percepito come allontanamento dal proprio mondo e dal proprio sistema di regole e limiti, porta con sé, il freudiano “ritorno del represso”, ovvero la manifestazione di quelle spinte dell'Io che sono state limitate dalla società: per queste ragioni, l'archeologo potrà essere adescato da Carmen, così come Don Josè diventerà, per amore di lei, bandito e zingaro, uscendo dal mondo borghese.

L'esotismo, dunque, è principalmente legato alla rappresentazione di Carmen come zingara che si rifiuta di avvicinarsi alla società europea, rivendicando fino alla morte la sua distanza da essa, la sua asocialità. La donna, non essendo soggetta ad alcuna legge, appare priva di coscienza, perché mossa solo dalla volontà di soddisfare i propri desideri: è l'Io a prevalere sul Super-io, tanto che in lei non agisce alcun limite per gli istinti e le passioni. Carmen, non rispettando le convenzioni sociali, non si cura dell'altro e dei desideri altrui:

«Carmen, agli occhi di Don Josè, finisce così per apparire sprovvista d'una coscienza: l'assenza del desiderio d reciprocità e del rispetto per quello dell'altro, la riducono a uno stato di pura animalità. Carmen è un gatto, animale sensuale, ferino, imprevedibile. Essa appare al di fuori di ogni legge, se non di quelle estremamente labili del suo popolo: è il diavolo in quanto mossa solo dal desiderio.

D'altra parte, il “rifiuto animalesco” del desiderio di reciprocità a favore del desiderio assoluto in Carmen non è soltanto una pratica silenziosa e biasimevole, ma dà voce a una rivendicazione di libertà, ulteriormente nobilitata dalla sua fermezza davanti alla prospettiva del martirio: “Come mio rom, hai diritto di uccidere la tua romi; ma Carmen sarà per sempre libera. Calli è nata e calli morirà”»225.

Carmen non è esente da qualunque codice, bensì riconosce a José il potere di decidere sulla sua morte, essendo sua moglie, come avviene nella cultura zingara:

«... Carmen ricorre a un codice che da una parte riconosce a José il potere istituzionale di decidere la sua morte, dall'altra gli nega ogni potere sulla sua vita. Può essere uccisa dal marito in quanto moglie; ma non può essere costretta a rinunciare alla propria libertà. Questa contraddizione su cui si avvita l'intera novella non è dettata solo dallo spirito irriducibilmente ribelle della zingara: si fonda sui principi di un intero popolo. E suona quindi come una conferma anticipata della condanna finale, emessa da José. “Povera bambina! La colpa è dei Calé che l'hanno educata così”. […] Carmen in quanto bambina […] non è colpevole. L'accusa agli zingari sembra spostare la responsabilità per quanto di scandaloso è stato raccontato fuori dai confini della civiltà europea, tanto stretti a quell'epoca da non comprendere certamente gli zingari.»226

I gitani pur vivendo in territori altrui rimangono fuori dall'ordine costituito e mantengono fermamente una propria cultura e delle proprie leggi, non adeguandosi mai alle leggi degli altri popoli

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«I gitani non hanno né uno stato, né una patria; e ciò nonostante continuano a conservare unità etnica, culturale e per certi aspetti linguistica. Sono al tempo stesso dentro un territorio altrui, “civile”, e fuori in quanto assoggettati a regole loro proprie, a tal punto antagonistiche da non apparire neppure regole. Rappresentano quindi un esotismo che sfugge del tutto a una connotazione geografica». 227

225 Mérimée, Carmen, cit., pp. 16-17 226 Ibid., p.17

Carmen ha una vita del tutto al di fuori della legalità, essendo ladra, contrabbandiera e assassina, senza mai alcun rimorso per quel che fa, proprio perché agisce solo secondo il proprio desiderio. La donna rappresenta un tipo di bandito lontano da quello romantico idealizzato: non ha ragioni nobili per i suoi atti criminali e non si contrappone all'ordine costituito in nome di un altro ordine più morale. Carmen è una minaccia alla legalità borghese essendo estranea a quel sistema di leggi: per la sua primitività e la sua selvatichezza, è un essere asociale che si muove dentro la società, generando un contrasto tra l'Io, la soggettività e l'ordine costituito.

Don José, innamorato di lei, subisce una “metamorfosi” divenendo bandito e integrandosi nella comunità zingara, ma mantenendo a suo malgrado una coscienza e una morale ancora in parte borghesi tanto che desidererà convertire Carmen al suo mondo, vincere la sua primitività e renderla borghese. Egli, non riuscendovi, giungerà ad ucciderla, aderendo a tutti gli effetti al sistema morale zingaro, ma col prezzo di perdere se stesso e la donna amata. Nella scelta di diventare bandito per amore della gitana si attua “un ritorno del represso”, di quelle istanze dell'io che la società ha posto sotto controllo, ma che in lui non può attuarsi veramente perché rimane pur sempre legato alle sue origini.

In opposizione a lui, il desiderio di libertà della zingara è così forte che Don Josè fin da subito afferma:

«Per la gente della sua razza la libertà è tutto e appiccherebbero il fuoco a una città per evitarsi un giorno di prigione.»228

La donna è consapevole dell'estraneità sua e della sua gente all'ordine sociale, tanto che questa differenza le renderebbe impossibile una relazione con Don Josè, così che dichiara:

« Sai, piccolo mio, che credo di amarti un po'? Ma non può durare. Cane e lupo non stanno bene assieme a lungo. Forse se ti convertissi alla legge d'Egitto mi piacerebbe diventare la tua romi. Ma sono solo sciocchezze: non è possibile. […] Hai incontrato il diavolo, sì, il diavolo; non è sempre nero e non ti ha tirato il collo. […] Non pensare più a Carmencita, o ti farà sposare una vedova dalle gambe di legno»229.

La metafora del cane e del lupo coglie bene la differenza tra i due: da una parte vi è l'animale addomesticato, soggetto in qualche modo alle leggi familiari e sociali, dall'altra l'animale libero, selvatico e soggetto solo ai propri impulsi.

L'ultimo capitolo viene dedicato da Mérimée ad un approfondimento delle usanze e delle tradizioni della razza zingara e pone l'accento sul patriottismo e sull'importanza che le donne danno ai loro mariti:

«Comunque sia è certo che le Gitane mostrano ai propri mariti una dedizione straordinaria. Non vi è pericolo né miseria che non sfidino per soccorrerli nelle loro necessità. Uno dei nomi che si danno gli Zingari, Romé o gli sposi, mi pare attestare il rispetto della razza per l'istituto del matrimonio. In generale si può dire che la loro principale virtù sia il patriottismo, se così si può chiamare la fedeltà che osservano nelle relazioni con gli individui della loro stessa origine, la loro premura nell'aiutarsi a vicenda, il segreto inviolabile che custodiscono l'un l'altro negli affari compromettenti. Del resto in tutte le associazioni misteriose e al di fuori delle leggi si osserva qualcosa di simile.»230

Gli zingari mantengono sempre e comunque la loro indipendenza, la loro libertà, pur istallandosi in altri paesi: «si sentono una razza superiore per intelligenza e disprezzano cordialmente il popolo che offre loro ospitalità»231. Queste caratteristiche esotiche e primitive del mondo zingaro rendono Carmen prima, e Don José per amore di lei, due banditi, due criminali che si scontrano con l'ordine sociale, che impongono la propria soggettività senza alcuna costrizione.

229 Ibid., p.115 230 Ibid., p.169 231 Ibid., p.173

Sebbene don José, nel raccontare la sua storia all'archeologo, si mostri pentito delle azioni compiute per amore della donna, allontanandole da sé e ritornando ad un codice morale evoluto, non di meno ha subito il fascino di lei ed ha aderito alla logica zingara. Egli, alla fine, si rivolge all'archeologo, cui dà anche il compito di consegnare una medaglietta alla madre, come un rappresentante di quel codice evoluto da cui si è alienato per amore della donna e a cui vorrebbe ritornare, screditando le azioni passate. Il bandito considera la condanna a morte come il mezzo con cui redimersi dall'errore di essere passato al lato oscuro cedendo agli impulsi dell'Io. Tali impulsi riaffiorano più mostruosi che mai in don José proprio perché sono stati repressi dalla società così che lo conducono alla morte: quest'ultima ha un valore di redenzione poiché con essa l'uomo sconta il male compiuto. Nonostante questo, egli ha subito una metamorfosi, ritornando preda delle pulsioni primitive, a causa del contatto con la Spagna e con il mondo zingaro.

In conclusione, anche in Carmen, la realtà selvaggia della Spagna, il viaggio e l'incontro con il codice altro della donna, conducono il personaggio a farsi bandito, ad esprimere le sue pulsioni più recondite, più primitive, sebbene non conformi al codice sociale dei tempi. Questo mutamento, da una parte, può essere positivo poiché permette a Don Josè di tirare fuori il suo lato eroico, il suo coraggio e le sue virtù nella competizione per conquistare il cuore di Carmen, dall'altra, lo spinge al degrado morale per l'assenza di limiti della donna e del mondo zingaro con cui entra in contatto.