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Il brigante galantuomo e l'ingiusta morte dell'amata

brigantaggio italiano

5. Il bandito e l'amore

5.1 Perdita dell'amore come risultato del conflitto con il mondo esterno

5.1.1 Il brigante galantuomo e l'ingiusta morte dell'amata

Il primo caso esaminato è ben esemplificato da Il brigante galantuomo di Heinrich Von Kleist (1811). Il protagonista Michele Kohlhaas, prima di divenire bandito, conduce una vita familiare tranquilla con la tenera e fedele moglie Elisabetta e con i figli. Egli decide di combattere per vie legali il barone Von Tronka, avendo subito da lui alcuni soprusi su questioni mercantili: questa scelta è appoggiata dalla moglie che è rappresentata, fin dall'inizio, come una consigliera.

« Poi raccontò a Elisabetta tutto l'accaduto e quale fosse il significato vero della storia, confidandole che era ben deciso di ricorrere alla giustizia; e con sua gioia notò che la moglie condivideva in tutto e per tutto questo proposito. Infatti ella disse che altri viaggiatori, fors'anche meno pazienti di lui, sarebbero passati da quel castello; che era un'opera benedetta il mettere un freno ad angherie di tal genere, e che era disposta a concorrere nella spesa che il processo sarebbe costato: Kohlhaas osservò che ella si dimostrava sempre più la sua tenera moglie, passò quel giorno e il successivo lietamente con lei e con i bambini...»234

L'ennesimo sopruso subito però fa vacillare ancora di più l'animo di Kohlhaas che progetta di vendere la sua casa. Solo le lamentele e i pianti della moglie riescono a trattenerlo da tal proposito: i legami familiari costituiscono, dunque, un freno alla rabbia di Kohlhaas, al suo desiderio di rivalsa verso un sistema sociale che non funziona e che lo porterà a imboccare la strada che lo condurrà fuori dalla legge. Elisabetta, infatti, con la sua fede nella giustizia sociale riesce a controllare l'istinto di vendetta del marito:

«...Elisabetta cadde in ginocchio davanti al marito. - Se tu mi vuoi bene, -esclamò,- se vuoi bene a me e ai bambini che ti ho partorito, se non ci hai già scacciati dal tuo cuore per non so qual ragione, ti prego dimmi cosa significano tutti questi orribili preparativi!

[…]

– Ma perchè vuoi vendere casa? - esclamò quella levandosi con un gesto disperato. Il mercante, stringendola affettuosamente al petto, rispose: -Perché, cara Elisabetta, non voglio più stare in un paese nel quale non mi sento protetto nei miei diritti. Se debbo lasciarmi calpestare, meglio essere un cane che un uomo! Sono certo che mia moglie su questo punto la pensa come me.»235

E' chiaro dall'affermazione di Kohlhaas che i soprusi lo hanno condotto a preferire la vita asociale piuttosto che quella delle comunità create dagli uomini, che si dovrebbero distinguere da quelle delle bestie proprio perché fondate su diritti che li proteggono. Elisabetta con la sua fede nella giustizia consola il marito:

«- Ma chi ti ha detto,- chiese Elisabetta fuor di sé, - che non vogliono proteggere i tuoi diritti? […]

-Tanto meglio!- ribattè Michele. - D'altronde, se i miei timori in proposito saranno infondati, la mia casa non è ancora venduta. Il sovrano, lo so, è giusto; e se mi riuscirà di giungere fino a lui, al di là di quelli che gli stanno d'attorno, non dubito che otterrò soddisfazione, talché, prima che sia trascorsa una settimana, tornerò lietamente a te e alle mie vecchie occupazioni. Né domanderò di meglio, - aggiunse dandole un bacio,- che rimanere presso di te fino alla fine dei miei giorni. Tuttavia è più saggio, -soggiunse, - che io mi prepari ad ogni eventualità; ed è per questo che desidero, se è possibile, che tu ti allontani per qualche tempo e vada con i bambini da quella tua cugina a Schwerin, alla quale, mi sembra, è già molto che vuoi fare visita.»236

A questo punto, Elisabetta, per paura che il marito diventi un fuorilegge a cui

«occorrono solo armi e cavalli»237, si propone di andare lei in persona a consegnare la supplica del

marito al sovrano. Questa decisione si risolverà in un completo fallimento con la morte della donna: Kohlhaas, di fronte alla massima e più atroce ingiustizia subita, perderà ogni fiducia nella giustizia e anche l'ultimo freno che gli impediva di dar sfogo al suo desiderio di ribellione contro una società iniqua. La donna, cercando di avvicinare il sovrano, era stata colpita a morte da una guardia e, riportata a casa in carrozza, era spirata dopo pochi giorni senza poter proferire parola. L'unico gesto che Elisabetta era riuscita a compiere era indicare

235Ibid., p. 31 236Ibid., p. 32 237Ivi.

al marito un versetto della Bibbia in cui si chiedeva il perdono dei nemici: come ultimo gesto la donna si rivolge alla fede, ad una giustizia oltre la morte, resasi conto della sua assenza nel mondo.

È in questo momento che diviene ancora più chiaro il ruolo della donna e dell'amore in questa opera: Elisabetta è la parte spirituale, colei che con grande forza interiore continua a credere in una giustizia che, se non si verificherà in terra, esisterà dopo la morte. La fede della donna è ciò che frena Kohlhaas dal cedere ai suoi impulsi di vendetta perché questo lo condurrà a divenire a sua volta fautore del male nel mondo. L'amore è raffigurato così come forza spirituale e sublime che si contrappone a quelle demoniache dell'odio e della vendetta: è ciò che permette all'uomo di sopportare le sofferenze, la miseria e le ingiustizie.

Kohlhaas, però, una volta rimasto solo, affranto dal dolore, si ritrova privo di questa spiritualità e, in balia della sofferenza e dell'odio, inizierà una lotta senza tregua contro l'ordine costituito per avere vendetta e farsi giustizia da solo.

«...appena la fossa fu colma e la croce piantata sul terrapieno e gli ospiti che avevano preso parte alla cerimonia si furono congedati, si gettò ancora una volta sul letto ormai deserto e si accinse a compiere la sua vendetta.»238

In conclusione, l'amore costituisce in questo racconto un freno alla ribellione, un argine che pone sotto controllo il desiderio di Kohlhaas di uscire al di fuori dell'ordine sociale, col fine di raddrizzare i torti subiti. È, inoltre, la perdita della donna amata, con tutta la rabbia che essa causa in Kohlhaas, a dare la spinta decisiva che lo induce a diventare bandito, mosso dal solo desiderio di vendetta. Elisabetta viene rappresentata come una creatura forte e determinata: dapprima, è in grado di controllare i desideri di ribellione del marito per mezzo della sua fede nella giustizia sociale e, poi, nella giustizia divina. La donna

sembra essere la parte più spirituale di Kohlhaas, così che una volta morta, niente potrà più controllare i suoi impulsi primitivi di vendetta e di distruzione, di rovesciamento di una società ingiusta.