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I masnadieri e il conflitto tra amore e giustizia

brigantaggio italiano

5. Il bandito e l'amore

5.2 Conflitto interiore al bandito tra amore e vita asociale

5.2.1 I masnadieri e il conflitto tra amore e giustizia

L'opera teatrale I masnadieri (1782) di Friedrich Schiller rientra in questo secondo caso. La vita del masnadiero è incompatibile con l'amore poiché egli ha dei doveri da adempiere nei confronti dei suoi compagni e un onore da difendere così che non può più essere partecipe delle gioie dell'amore, avendo ormai scelto un cammino di odio e vendetta. Schiller, con la figura di Karl Moor, mette in luce come la coscienza, l'istanza morale presente all'interno di ogni individuo, ricordandogli i delitti compiuti, lo fa sentire indegno dell'amore. Il bandito è immeritevole dell'amore poiché esso proviene da Dio e permette all'uomo di riconciliarsi con lui.

Il drammaturgo, oltre a mettere in scena l'uomo solitario che si fa fuorilegge e giustiziere per vendicare i torti subiti e rovesciare la società, rappresenta anche l'irrazionalità

del suo eroe, facendogli prendere coscienza della discordanza tra la sua sete di giustizia e il suo essere giustiziere. La giustizia sulla terra non è un compito che spetta all'uomo ma a Dio: vestire i panni del giudice, come farà Karl, conduce l'uomo nell'abisso del male e lo allontana dalla felicità.

Questa incompatibilità tra sete di vendetta e giustizia rende impossibile anche il suo sogno d'amore, il ricongiungimento con l'amata Amalia, dopo anni di lontananza a causa degli intrighi del fratello Franz che voleva farla diventare sua sposa. Karl, infatti, si rende conto che si è macchiato di così tanti delitti da non essere più meritevole dell'amore di una donna tanto angelica: l'incontro con l'amata, nel momento in cui, travestito, ritorna al suo castello di Francoforte, e la scoperta della fedeltà di Amalia, quando ormai credeva di essere stato ripudiato da tutti, causano in lui una crisi di coscienza.

«MOOR Essa mi ama!mi ama!... Tutto il suo essere cominciava a ribellarsi, le lacrime le scorrevano rivelatrici sulle guance. Essa mi ama! Sciagurato, lo meriti forse? Non stai forse qui come un condannato davanti al ceppo fatale? Si, era ben questo il divano dove abbracciandola mi scioglievo in delizie!....»255

La crisi che domina l'animo di Karl lo porta a una scissione interna tale che egli rimane sempre in bilico tra male e bene, tra titanismo e vittimismo, con il bisogno impossibile di ritornare all'innocenza della vita precedente per rivivere un amore puro e felice con Amalia. Il ritorno al passato idilliaco è in conflitto con le promesse fatte ai suoi compagni di avventure, alla sua banda. Per queste ragioni, nel momento in cui Amalia viene a conoscenza della vera identità di Karl e, gioiosa, gli si getta al collo, lui la respinge gridando ai suoi masnadieri di assassinare lei, suo padre e lui stesso. Egli, preda del più totale delirio, grida:

«CARLO MOOR Strappatela da me! Uccidete lui, uccidete lei, uccidete me, tutti! Il mondo perisca! (Vuol 255Schiller, I masnadieri, cit., p.106

fuggire)

AMALIA Dove vai? Che vuol dire ciò? Amore, delizia, eternità... e tu fuggi?

CARLO MOOR Via, infelicissima fra tutte le spose! Guarda tu stessa, interroga, ascolta!... Infelicissimo tra tutti i padri, lascia ch'io fugga per sempre senza arrestarmi più.

AMALIA Sostenetemi, per pietà, sostenetemi... La vista mi si oscura... Egli fugge!

CARLO MOOR Troppo tardi. Tutto è vano. La tua benedizione, padre! Non mi domandare più nulla. Io sono...io ho... Oh, la tua maledizione, quella che credevano fosse la tua maledizione! Chi mi ha trascinato qui? (Slanciandosi contro i masnadieri, la spada sguainata) Chi di voi mi ha trascinato qui, creature d'abisso? Muori, dunque, Amalia, e anche tu, padre mio! Muori per mano mia per la terza volta! I tuoi salvatori sono assassini e briganti, e il tuo Carlo è il loro capitano. (Il vecchio Moor rende lo spirito)»256

Il delirio è causato dal ricordo dei suoi delitti, delle vite innocenti spezzate quando il suo animo lontano da ogni sentimento d'amore pensava solo alla vendetta. La purezza e l'innocenza del sentimento d'amore sono messe in contrapposizione con l'odio e il desiderio di vendetta che avevano mosso Karl a compiere azioni orribili con tanta freddezza. I delitti compiuti ed ordinati ritornano nella coscienza di Karl e gli impediscono di accettare l'amore di Amalia: egli sente che Dio non può perdonarlo e il suo destino sarà eternamente infelice.

«CARLO MOOR (slanciandosi contro una quercia) Le anime di coloro che sgozzai perduti nell'estasi dell'amore, che trucidai immersi nel sacro sonno, che...Ah, ah,ah! Sentite la polveriera scoppiare con fragore sul letto delle partorienti? Vedete le fiamme lambire le culle dei lattanti? Questa è musica di nozze, è una fiaccolata da sposa...Oh, Egli non dimentica, Egli sa annodare insieme i diversi motivi...Perciò lungi da me la voluttà dell'amore, e che l'amore si trasformi per me in tortura. Questa è la legge del taglione!»257

La forza dell'amore è tale da fare sì che Karl, dopo molto tempo, si apra allo spirituale, ponendo in discussione tutte le azioni compiute fino a quel momento, e si renda conto che

256Ibid., pp.153-154 257Ibid., p. 154

non è possibile per lui la felicità, in quanto il fardello dei delitti compiuti lo perseguita. Egli ha imboccato la via che lo ha condotto fuori dalla legge perché non si riteneva più amato dalla sua famiglia a causa della falsa lettera di Franz. A partire da questo momento Karl ha represso tutti i suoi affetti e ogni emozione, convertendosi in pura razionalità con lo scopo di creare una nuova giustizia.

L'amore di Amalia farà vacillare questo animo così deciso conducendolo progressivamente alla crisi. Amalia è rappresentata come una donna straordinariamente forte che continua a credere all'innocenza di Karl, rifiutando il corteggiamento di Franz, anche quando le fa credere che Karl sia morto e che lui sia divenuto il nuovo padrone. La sua fede in Karl si riflette in alcuni gesti che compie come quello di strapparsi la collana di perle per rendersi degna di Karl ormai diseredato e povero, maledicendo i ricchi e i potenti. La donna, infatti, elogia i grandi di spirito e non le ricchezze e gli agi, affermando «il mondo si è dunque capovolto; i pezzenti sono re, e i re sono pezzenti! Lo sguardo con cui egli chiede l'elemosina dev'essere un grande, regale sguardo, uno sguardo che fa cadere nel nulla la pompa, la magnificenza, il trionfo dei ricchi e dei potenti» (I, 3)258. Il suo si configura subito come un amore sincero e puro, che non ha

attrazione per le ricchezze o la posizione sociale dell'uomo desiderato: rifiuta con alterigia e fierezza i valori materiali, condannando la meschinità dei ricchi e loda la purezza dell'animo. Il riferimento allo sguardo regale di Karl riprende la tradizione antica che vede negli occhi lo specchio dell'anima, delle virtù degli uomini. Un gesto ancora più simbolico e rappresentativo del suo nobile amore e della sua tenacia è alla scena prima dell'atto terzo, quando scaccia Franz rivolgendogli contro il suo stesso coltello dopo averglielo sfilato, dichiarando di preferire il convento per l'amore deluso che qualunque altra cosa al mondo259. Queste

dichiarazioni presentano Amalia come una donna del tutto protesa a Dio poiché le due vie che

258Ibid., p. 47 259Ibid., p. 91

sceglie sono quella dell'amore puro che eleva l'anima o quella del convento, la casa del Signore.

È una donna che presenta una grande concentrazione di carattere tanto da riuscire a mettere Karl di fronte alla grandezza divina, quando ormai il suo animo inaridito é caduto sotto il segno del demonio. Il critico e linguista francese Edmond Eggli osserva in proposito delle donne presenti nel teatro di Schiller:

«D'altra parte Hegel sottolinea giustamente nella sua Estetica che c'è, in certi personaggi femminili di Shakespeare e di Schiller, una straordinaria concentrazione di carattere che determina magnifiche e improvvise espansioni: “Sono principalmente, dice, di belle e nobili nature di donne per cui il mondo e le loro coscienze si aprono per la prima volta all'amore, in modo che sembrano sorgere soltanto allora alla vita spirituale”.»260

Questa idea è confermata dall'affermazione di Moor « le parole dell'amore fanno riviveranche l'amor mio»261, espressa dopo che la donna gli ha rivelato il sentimento che prova per lui, non

avendolo ancora riconosciuto. Il masnadiero non può che entrare in crisi, ritenendo il suo animo indegno di un essere così angelico, risolvendosi così di terminare la sua azione, il destino di morte e di vendetta, sebbene sia consapevole del fallimento. Il canto che recita il destino di Ettore mette in luce l'impossibilità dell'amore e la scelta della morte.

«AMALIA (canta accompagnandosi col liuto) “Vuoi dunque involarti per sempre da me, Ettore mio, e correr là dove il penetrante acciaro dell'Eacide porta a Patroclo orrendi sacrifici? […]

MOOR (prende in silenzio il liuto e si mette a cantare)

260Eggli Edmond, Schiller et le romantisme francais, vol. II, J.Gamber, Parigi 1927, p. 279; «D'autre part Hegel remarque justement dans son Esthétique qu'il ya, chez certains personnages féminins de Shakespeare et de Schiller, une extraordinaire concentration de caractére qui détermine de magnifiques et soudains

épanouissements: “Ce sont particulièrement, dit-il, de belles et nobles natures de femmes pour lesquelles le monde et leur propre conscience s'ouvrent pour la première fois dans l'amour, de sorte qu'elles semblent naître seulement alors à la vie spirituelle.» (traduzione non ufficiale)

“Cara moglie, portami la lancia di morte

e lascia che corra alla selvaggia danza di guerra.” »262

E' evidente come già qui, quando ancora Karl non ha rivelato la sua identità e portato a termine la sua vendetta, egli sia consapevole dell'impossibilità di tornare indietro, nelle braccia dell'amore e della fede. Nell'interiorità di Karl si instaura una lotta tra lo spirituale, riaffiorato in lui grazie all'amore della donna e il demoniaco a cui ha ceduto, scegliendo la vendetta. L'eroe, scisso in questi due poli, oscilla così tra felicità e disperazione.

Quando Amalia, venuta a conoscenza della vita da fuorilegge di Karl, dichiara di continuare ad amarlo, lui non riesce ad accettare tale sentimento e la scaccia poiché si ritiene indegno in quanto bandito ed emarginato dalla società. Egli considera la donna un diavolo, trasportando su di lei l'opinione che ha di sé: ritenendo se stesso sbagliato e peccatore non può accogliere il suo amore, così da definirla«serpente ingannatore» in quanto egli stesso si ritiene un essere del demonio.

«AMALIA (cadendogli fra le braccia) Assassino, demonio!...Angelo, non posso lasciarti.

CARLO MOOR (respingendola da sé) Via, serpente ingannatore, tu vuoi prenderti beffe di un pazzo che infuria, ma io sfido la sorte tiranna. Che, piangi? O astri malvagi, essa finge solo di piangere; come se un'anima potesse piangere per me! (Amalia lo abbraccia.) Cos'è questo? Essa non mi rivomita da sé, essa non mi respinge... Amalia, hai dunque dimenticato? Sai chi tu abbracci, Amalia?

AMALIA Mio unico! Mio inseparabile amico!»263

La forza dell'amore di lei è tale da far credere a Karl di poter vivere i suoi giorni con lei, di poter coronare il suo amore, di essere «puro come l'etere su in cielo»264 ed aver avuto il perdono di

Dio: l'idea della purezza dell'anima presuppone l'amore come via di sublimazione dell'anima e

262Ibid., p. 121 263Ibid., pp.154-155 264Ibid., p.155

di redenzione degli uomini. Questo è possibile fino a che i suoi masnadieri non gli ricordano i suoi doveri di capo, i suoi giuramenti, accusandolo di tradimento.

«UN VECCHIO MASNADIERO Pensa alle foreste della Boemia! Hai capito? Esiti ancora?...Ti ripeto che devi pensare alle foreste della Boemia dove sono i tuoi giuramenti, uomo senza fede? Si dimenticano dunque tanto presto le ferite? Quando rischiavamo per te la vita, l'onore e la felicità nelle trincee, quando stavamo fermi come muraglie per difenderti, quando paravamo come scudi i colpi diretti verso di te, non hai forse promesso di non abbandonarci mai, così come noi non ti abbiamo mai abbandonato?Uomo senza onore e senza fede! Spergiuro! Vorresti abbandonarci per le quattro lacrime di una sgualdrina?»265

A questo punto Karl si rende conto che non può ricongiungersi alla donna e conseguentemente a Dio tanto che afferma:

«volevo rifare a ritroso il cammino e tornare da mio padre, ma quello che sta lassù in cielo ha detto di no[...] Non ho voluto quando Egli mi cercava; ora che Lo cerco, Egli non vuole; cosa c'è di più giusto?...»266

L'inconciliabilità tra l'onore del bandito e l'amore lo spinge ad uccidere la donna amata che chiede di morire perché ormai destinata ad una vita infelice senza il suo sposo. Karl, con questo gesto, veste ancora una volta i panni del giustiziere mostrando però tutte le contraddizioni di questa giustizia di cui si è investito, tanto che il suo ultimo atto di vendetta contro la società colpisce la creatura più innocente e pura, quella che più corrisponde all'ideale di cui si è nominato fautore . L'amore di una donna angelica fa vacillare anche il più arido degli animi, indicandogli la via che conduce alla religione, al divino, ma Karl ormai è andato troppo oltre nel cammino del male e la redenzione non è possibile.

265Ivi. 266Ibid., p.156