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brigantaggio italiano

5. Il bandito e l'amore

5.1 Perdita dell'amore come risultato del conflitto con il mondo esterno

5.1.2 Pasqual Bruno e l'amore negato

Un'altra trama che ha come tema narrativo la trasformazione di un uomo comune in bandito a causa della perdita della donna amata si riscontra nel racconto di Alexander Dumas, Pasqual Bruno o il bandito di Val Demona (1838).

Pasqual Bruno si presenta alla contessa Gemma per chiederle la mano della sua cameriera Teresa, fidanzata del giovane. Egli compare alla signora in tutta la sua selvaggia bellezza: i tratti estetici rimandano a un temperamento fiero e coraggioso, di chi difficilmente si piega alla volontà altrui.

«Era un giovine dai venticinque ai ventisei anni, che sembrava appartenere alla classe del popolo; portava il cappello calabrese adorno d'un largo nastro svolazzante sulle spalle, una giubba di velluto a bottoni d'argento, e brache d'eguale stoffa ed ornamenti simili; una cintura di seta rossa e ricami e frange verdi, come se ne fabbricano a Messina, ad imitazione di quelle del Levante, gli cingea le reni. Uose e scarpe di pelle compivano quel costume montanaro che non mancava d'eleganza, e sembrava adatto a far viemeglio spiccare le belle proporzioni del giovane che l'indossava. La sua fisionomia era di selvaggia bellezza: aveva i lineamenti spiccati dell'uomo di mezzodì, lo sguardo ardito e fiero, nera la barba ed i capelli, il naso aquilino e i denti da sciacallo...»239

Egli, però, di fronte a Gemma piega il suo onore per amore della sua fidanzata, in quanto la contessa può essere per lui l'ancora di salvezza, colei che può realizzare il suo sogno d'amore.

« - Dunque che posso fare per voi? soggiunse Gemma, rassicurandosi gradatamente.

– Tutto, madama, poiché tenete nelle vostre mani la mia disperazione o la mia felicità, la mia morte o la mia vita.

– Non vi capisco, spiegatevi.

– Voi avete al vostro servizio una giovanetta di Bauso. – Teresa?

– Si, Teresa, proseguì egli con voce agitata; ora, costei sta per isposare un cameriere del principe Carini, e dessa è la mia fidanzata.

– Ah! siete voi ?....

– Si, son io che doveva sposarla, allorchè ella ricevette la lettera che la chiamava presso di voi. Ella mi promise d'esser fedele, di parlarvi di me, e, se ricusavate la sua domanda di venire a trovarmi; io l'aspettai, ma tre anni scorsero senza rivederla, e, siccome non tornava, sono venuto io. Giunto qui, seppi tutto; allora pensai di gettarmi alle vostre ginocchia per chiedervi di Teresa.»240

Per amore della donna è disposto a diventare servo, sebbene l'alterigia del suo carattere lo avesse sempre allontanato da questa idea.

« - Se è a tal patto, entrerò al servizio del principe, disse il giovine con visibile ripugnanza. – Teresa m'ha detto che non volevate servire.

– E' vero! Ma, se bisogna, farò per lei questo sacrificio; però, se fosse possibile preferirei entrare ne' suoi campieri, piuttosto che far parte de' servi»241

Non solo il carattere ma anche la storia personale e le sue origini gli fanno ripudiare l'asservimento alla contessa Gemma: il bandito è, infatti, il figlio di Antonio Bruno che aveva tentato di pugnalare il padre di Gemma per vendicare il suo tentativo di disonorare la madre di Pasquale. Per queste ragioni il padre era stato condannato a morte mentre il resto della famiglia era finito in carcere per aver dato asilo al proscritto: Pasquale era cresciuto solo con la madre e sulla tomba di lei aveva giurato di vendicarsi di tutta la famiglia di Gemma. Solo l'amore per Teresa riesce a frenare il desiderio di vendetta che lo invade. La solitudine è la

240Ibid., p. 21 241Ibid., p.21-22

condizione di partenza di molti di questi eroi così che hanno come unico appiglio l'amore per porre fine alle loro sofferenze. L'amore può completare l'animo dell'uomo, dandogli armonia e purificandolo perciò gli eroi messi in scena nelle opere amano e vogliono essere riamati.

«.... Allora, madama, mi perdonerete, lo spero, allora, sulla terra smossa di fresco, giurai di vendicare tutta la mia famiglia, cui io solo sopravviveva, perché non conto più i miei zii come di questo mondo, su di voi, signora, la sola superstite della famiglia del conte. Ma che volete? M'invaghii di Teresa, abbandonai i miei monti per non vedere più la tomba alla quale sentiva di divenire spergiuro, scesi al piano, mi avvicinai a Bauso, e feci ancor più. Quando seppi che Teresa lasciava il villaggio per entrare al vostro servizio, contava entrare a quello del conte, rifuggii a lungo da tal pensiero, infine mi ci avvezzai. Giurai di vedervi, ed eccomi qui, inerme e supplice, innanzi a voi, al cui cospetto non dovea comparire che qual nemico.

[…]

– Signora contessa, voi sapete cosa sia un giuramento per un montanaro? Ebbene! Diverrò spergiuro. Voi sapete che cosa sia la vendetta per un Siciliano! Ebbene, rinunzierò alla mia vendetta...non cerco meglio che d'obliar tutto... non mi costringete a ricordarmi.»242

Il bandito, ben consapevole che la perdita dell'amore lo farà impazzire, gli farà perdere il controllo delle sue azioni ed agire contro la società, minaccia Gemma:

«- Signora contessa, voi avete amato. (Gemma sorrise sdegnosamente.) Dovete sapere allora cos'è la gelosia, dovete sapere quanto si soffra, e come si possa impazzire! Ebbene! Io amo Teresa, sono geloso di lei, e sento che perderò la testa, se mai si facesse questo matrimonio; ed allora...

- allora?

- allora...badate che non mi ricordi della gabbia ov'è la testa di mio padre, delle galere ove languono i miei zii, della tomba ove dorme mia madre. »243

La contessa non cederà e, conseguentemente, egli comparirà al matrimonio di Teresa, uccidendo il marito e costringendola, ormai del tutto attonita, a fare il primo ballo delle nozze con lui. Questi atti vengono compiuti da Pasquale in modo estremamente razionale in quanto le sue azioni sono mosse dal solo desiderio di vendetta, dalla volontà di ripristinare il suo

242Ibid., pp. 25-26 243Ibid., p. 26

onore: egli non dimostra alcuna emozione né nell'uccidere Gaetano né nell'incontro con Teresa né nel vederla svenuta, poiché l'odio mescolato al desiderio di giustizia si è ormai completamente impadronito della sua mente.

« I suonatori infine fermaronsi, e quasi la musica avesse solo sostenuta la donna, ella cadde svenuta sul corpo di Gaetano.

“Grazie, Teresa” disse il ballerino, guardandola con occhio asciutto; “è tutto quello che volevo da te. Ora se qui avvi qualcuno che volesse sapere il nome mio, per trovarmi in qualche altra parte, mi chiamo Pasqual Bruno”»244

Il suo nome, rivelato alla contessa, nel loro primo incontro, solo dopo tante insistenze e quasi con ripugnanza, adesso viene proferito da Pasquale con fierezza ed orgoglio poiché ormai il giovane è determinato nel compiere la sua vendetta, restituendo così onore al padre e alla sua famiglia. L'atto successivo è, infatti, quello di riprendersi la testa del padre, durante la festa di Bauso: atto simbolico che dà inizio alla vendetta, al processo inesorabile che condurrà al ripristino dell'onore familiare. Da questo momento in poi l'unica voce del suo cuore è quella che ripete cupamente vendetta fino alla fine dei suoi giorni.

Prima di essere giustiziato, nella cappella in cui attende l'ultima ora, viene condotta la bara di una povera pazza e Pasqual Bruno viene colto dal presentimento che si tratti di Teresa.

«D'improvviso, una rimembranza istintiva gli rammentò Teresa, da lui non più veduta dal dì che aveva spezzato ogni legame con gli uomini e con Dio; Teresa impazzita, e che da tre anni abitava quel manicomio d'onde uscivano bara e cadavere; Teresa, la sua fidanzata, che forse ritrovava appiè dell'altare, ove aveva sperato da tanto tempo di condurla, e dove in fine, per un'amara derisione della sorte, essi venivano a raggiungersi, ella morta, egli vicino a morire»245.

Quando il suo presentimento troverà conferma, Pasquale non riuscirà a dimenticare il suo desiderio di vendetta bensì esso crescerà nel suo animo: di fronte al ricordo del passato, alla

244Ibid., p. 43 245Ibid., p.112

certezza del sogno d'amore infranto, il suo odio lo condurrà a morire senza aver fatto pace con un mondo sociale ingiusto e crudele. Anche in questo caso , la presenza della bara di Teresa, può essere letta come un ultimo segno, un ricordo della spiritualità che ormai Pasquale ha dimenticato: un segno, sopravvenuto poco prima della confessione, che il bandito può scegliere di cogliere per riconciliarsi con Dio, nella speranza di accedere ad una giustizia superiore. L'amore è il canale attraverso cui giunge al bandito un anelito di spiritualità. La donna, fino a che è in vita, frena gli impulsi dell'innamorato e lo rende disponibile a rassegnarsi, ad abbassare il capo di fronte alle ingiustizie del mondo, offrendo con il suo amore uno spiraglio di felicità; invece, una volta morta, gli ricorda che esiste una giustizia superiore. Pasquale, però, non coglierà tale ultimo ammonimento, giunto attraverso la visione della donna ormai deceduta, e rifiuterà duramente di confessarsi, così che morirà nell'odio e con il desiderio di rivincita nei confronti di Gemma, simbolo dell'ingiustizia della società. Egli risponderà al sacerdote:

«- Quella donna ed io, rispose Bruno, eravamo nati per essere felici ed innocenti; ella la rese spergiura, e fece di me un assassino; ella ci guidò, questa donna per la strada della follia ed io per quella della disperazione, alla tomba, in cui oggi discenderemo entrambi...Che Dio le perdoni, se l'osa; per me, giammai!» 246

L'impossibilità dell'amore corrisponde alla perdita dell'innocenza originaria, poiché l'amore e la donna sono gli ultimi canali con cui il bandito riceve una spiritualità destinata a scomparire e ad essere soverchiata da impulsi di odio e di vendetta.

5.1.3 La badessa di Castro e l'opposizione della società all'amore