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Il brigante: l'amore come freno alla ribellione

brigantaggio italiano

5. Il bandito e l'amore

5.1 Perdita dell'amore come risultato del conflitto con il mondo esterno

5.1.4 Il brigante: l'amore come freno alla ribellione

Il brigante di Giuseppe Berto è un romanzo che, sebbene sia di più di un secolo posteriore alle opere precedentemente citate (la prima edizione è uscita nel 1951 per la casa

editrice Longanesi a Milano), mostra magnificamente l'impossibilità per i banditi di coronare il loro sogno d'amore, di mettere radici all'interno di una comunità, di crearsi una famiglia e, infine, come l'amore sia un freno per i fuorilegge [fig.10].

Il bandito Michele s'innamora di Miliella, ed è lei a riuscire ad impedirgli di compiere la sua vendetta contro Giulia Ricadi, la precedente amante di Michele che lo aveva già tradito e fatto arrestare. Egli, dopo essersi presentato a casa della famiglia di Miliella, deciso a portarsi via il fucile del padre per compiervi la sua vendetta, ha un incontro con lei che riesce ad allontanare dal suo animo l'odio, offrendogli la speranza di una vita felice e giusta. La ragazza racconta, a posteriori, al fratellino Nino quell'incontro:

« “Lui è tornato perché mi amava”, disse. “L'abbiamo capito subito che ci amavamo, quella notte che sono andata a parlargli nella stalla. Non abbiamo parlato d'amore, quella notte, ma ci siamo conosciuti, e lui disse che se non fosse morto in guerra sarebbe tornato. È tornato per me, capisci? Io l'avevo aspettato per tanti mesi, ed avrei continuato ad aspettarlo per sempre, anche se lui non fosse tornato. Non so come spiegarti, ma è così, avrei preferito aspettarlo tutta la vita senza che tornasse piuttosto che tornasse com'è tornato, e adesso si trova in queste condizioni che deve vivere come un brigante. Ma lui non immaginava che si sarebbe trovato così. Lui davvero credeva di aver pagato il suo debito con la giustizia, facendo la guerra. Perché lui non lo aveva nascosto al suo comandante, di essere scappato di prigione, e il suo comandante gli aveva assicurato che non importava, che combattevano appunto perché le cose cambiassero e ci fosse giustizia per tutti. Invece le cose non sono cambiate, e adesso lui non può stare in questi posti, deve andare via, lontano, ma fino a che io resto qui lui non vuole andar via. Per questo bisogna che vada con lui, tu mi devi capire”.»250

E', anche in questo caso, l'amore a frenare il desiderio di vendetta di Michele e a farlo cambiare, a farlo tornare a Lauzara con l'intento di essere un uomo più virtuoso, di vivere lavorando i campi sotto il segno della giustizia. Michele e Miliella speravano nell'arrivo di tempi migliori, con i quali anche loro avrebbero avuto una vita felice, e che sarebbe arrivato quello che la ragazza chiama con tanto affetto «il tempo di noi due»251 . In realtà in Michele si

250Berto Giuseppe, Il brigante, cit., p.138 251Ibid., p.103

conserva un'istanza asociale, un bisogno di modificare la società sotto il segno della giustizia tanto che, sebbene sia ritornato al paese e lavori da onesto contadino, inizia a diffondere idee sulla giustizia e sull'uguaglianza tra uomini, generando la ribellione dei poveri.

Il mancato arrivo di questi buoni tempi e le nuove ingiustizie subite da Michele, arrestato come capro espiatorio della ribellione e successivamente fuggito di prigione, spingono Miliella a raggiungerlo nelle montagne per vivere accanto a lui. I due innamorati cercano disperatamente di creare una famiglia, nonostante la loro vita di disagi e pericoli, tanto che si sposano regolarmente, in presenza di un parroco, in una chiesa abbandonata poiché la donna aspetta un figlio. Lo stesso Michele sogna una vita normale, in un luogo dove possa crescere serenamente suo figlio e mettere delle radici, come confesserà a Nino:

«...Mi hanno cacciato qui sulla montagna e ancora mi perseguitano, e non avranno pace fino a che non mi avranno preso. Così son diventato un brigante, e non me ne importerebbe niente, per me. So come difendermi e anche come attaccarli. Ma adesso non sono più solo, c'è Miliella col suo bambino che deve nascere, e io devo pensare anche a loro. Per questo ho deciso di andarmene, Nino. Sto aspettando delle carte che mi hanno promesso e poi andremo lontano in un'altra parte del mondo. Ho messo da parte abbastanza denari per vivere un anno o anche più, in qualsiasi posto. In un anno troverò sicuramente del lavoro. Mio figlio deve nascere come tutti gli altri bambini.»252

La loro vita, «tutta piena di disagi e di difficoltà, forse anche di umiliazioni»253, deve, in realtà,

fare i conti con le autorità che continuano a perseguitare Michele per essersi ribellato contro una società corrotta, per aver incitato i poveri all'occupazione delle terre incolte e per averli spinti alla ribellione contro le potenti famiglie che vivono di soprusi a discapito dei meno fortunati. Il loro amore non potrà avere un lieto fine e, infatti, sarà la donna ad essere uccisa da un compagno di Rende che l'ha scambiata per lui poiché indossava un suo cappotto. A

252Ibid., p. 178 253Ibid., p. 180

questo punto l'odio di Michele dilaga senza più il freno dell'amore, spinto solo dal desiderio di vendicarsi di tutti coloro che gli hanno reso impossibile una vita serena. Il bandito viene paragonato in questa esplosione d'odio ad un leone feroce, in quanto per lui non esistono più istanze sociali che funzionino da freno, un Super Io che controlli le sue pulsioni: egli, privato di questi limiti, è solo un animale, solo forza bruta. L'amore è per questo animo forte ciò che dà la speranza di una vita onesta e felice, come per il brigante galantuomo di Heinrich Von Kleist, così che l'impossibilità di una giustizia sociale unita alla perdita dell'oggetto d'amore, scatena l'aggressività dei briganti e li spinge alla ribellione.

«Forse non tutti avevano una colpa tanto grande da dover morire, ma lui li aveva uccisi. Come aveva ucciso i Ricadi, tutti. La vita di un uomo non doveva contare più molto, per lui. Anche lui era legato alla morte, ormai si capiva. Avrebbe sparso tutto il sangue necessario per la vendetta, poi sarebbe morto. Non avrebbe avuto più ragione di vivere, dopo. Non si poteva portare più la giustizia agli uomini con le mani sporche di tanto sangue. I poveri che aspettano la giustizia e il regno di Dio non lo avrebbero avuto certo da lui». 254

L'amore aveva avuto il merito di generare la speranza di una giustizia sulla terra e aveva spinto il brigante a lottare per essa, così che la rottura del rapporto con la donna e la morte di lei hanno come conseguenza il riaffiorare dell'odio primitivo in una forma più cruenta e feroce che si traduce nella ricerca di vendetta.