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Le età della Costituzione

Ultime parole della Costituzione

1. Le età della Costituzione

Gli anniversari delle costituzioni non sono anniversari di una persona fi - sica vivente. Piuttosto sono anniversari di una persona giuridica, lo Stato costituzionale, che si considera (ri-)generata da un atto normativo contenuto in una scrittura che si considera la volontà di un popolo o insieme di cittadi- ni. La cultura dell’anniversario produce una memoria pubblica nella quale il diritto costituzionale viene necessariamente legato alla storia costituzionale. Si guarda insieme al testo e al tempo, si comincia a rifl ettere sull’età della co- stituzione. L’età di un essere vivente non si esaurisce nel numero degli anni decorsi, ma indica anche ciascuno dei periodi in cui si suole dividere la sua vita, in particolare il tempo o l’epoca storica di una generazione.

Come le buone istituzioni, anche le costituzioni possono avere una vita di più lunga durata rispetto a quella delle persone. Possono cioè durare più di una generazione, oggi peraltro notoriamente più lunga di quella calcolata da Thomas Jefferson che difendeva ancora il diritto di ogni generazione di darsi una costituzione nuova. Con i suoi settant’anni, la Costituzione italiana del 1948 ha una durata superiore alla maggior parte delle costituzioni europee, incluse quella tedesca (1949), francese (1958) e spagnola (1978), inferio- re solo a quelle di Olanda (1815), Belgio (1831), Austria (1920) e Irlanda (1937), costituzioni tuttavia frequentemente modifi cate o integrate e in gran parte riscritte.

Se si confronta questo settantennio con quello dello Statuto Albertino del 1848, le differenze delle prospettive di vita della costituzione sono notevol- mente mutate. Mentre lo Statuto fl essibile della monarchia era stato ampia- mente derogato anziché revisionato e abbandonato al “regime” fascista, la Costituzione rigida della repubblica è stata solo poco revisionata anziché de- rogata e non è stata neanche abbandonata dalle nuove forze politiche emerse negli anni della cd. transizione. Sia lo Statuto, sia la Costituzione sono state peraltro condizionate da varie riforme elettorali, ma mentre lo Statuto mo- narchico era stato mantenuto in primo luogo da quello che Gaetano Mosca denominò la classe politica, la Costituzione repubblicana è stata mantenuta forse maggiormente dai giudici, costituzionali e comuni, e dai cittadini della società civile.

Ma se la Costituzione potrà durare più dello Statuto, questo non vuol dire che la scienza delle costituzioni si possa consegnare a una self-fulfi lling-pro-

phecy di longevità. Se si guarda alla storia del costituzionalismo degli ultimi

due o tre secoli, ci rendiamo conto innanzitutto di non aver ancora strumenti cognitivi suffi cienti per prevedere la durata e per misurare le età delle costi- tuzioni. La vita delle prime carte è stata spesso più breve della vita media dei cittadini e ancora il trauma della durata breve della Costituzione di Weimar nella prima parte del secolo scorso è una memoria che ammonisce. Le costi- tuzioni europee non hanno mai preteso eternità come è stato sostenuto forse con un eccesso di entusiasmo1, sempre solo “vigore” a tempo indeterminato

e un’attività di continua attuazione e revisione tale da assicurarne longevità. Dopo settant’anni, si può nutrire qualche speranza che questa Costituzio- ne repubblicana sia più longeva delle aspettative di vita medie di una persona fi sica, peraltro fortemente cresciute anche se di incerto aumento ulteriore. Si può dire in prima approssimazione che la Costituzione e le istituzioni da essa ordinate possono essere più longeve delle persone e pertanto avere forse anche una maggiore normatività o “presa” sulla persone. Nello Stato costi- tuzionale odierno, l’ottimista moderato può azzardare la previsione che la vita di una costituzione probabilmente non terminerà più con l’instaurazione di un regime totalitario senza costituzione. Se la costituzione di uno Stato costituzionale non può che essere sostituita da un’altra, il costituzionalismo può subire certo delle regressioni, ma non l’estinzione.

Tutto questo può tranquillizzare, ma non consente una rifl essione sulla periodizzazione della vita costituzionale e sull’odierno stato della Costitu- zione repubblicana. Per l’ottimismo di una storiografi a dei successi, ad es. di un Enzo Cheli2, si potrebbe dire che la Costituzione ha superato le sue

1. Di “tensione delle costituzioni all’eternità” parla M. Luciani, Dottrina del moto delle costituzioni e vicende costituzionali della Repubblica, in G. Brunelli, G. Guzzetta (a cura di), Dalla costituzione “inattuata” alla costituzione “inattuale”?, Giuffrè, Milano, 2013, pp. 31 ss., http://www.centropgm.unifi .it/biblioteca/103/volume.pdf.

2. E. Cheli, Nata per unire. La Costituzione italiana tra storia e politica, il Mulino, Bo- logna, 2012.

malattie d’infanzia, è riconosciuta dai cittadini, attuata e presa sul serio an- che dai nuovi partiti e suffi cientemente elastica e resiliente per le sfi de del futuro, tanto da potersi considerare adulta e ben integrata nel costituziona- lismo odierno. Per il pessimismo della storiografi a del declino, si potrebbe obiettare che ancora molti principi e diritti sociali sono inattuati, che la carta appartiene solo più alla Corte e che si è arrivati alla fi ne della politica costi- tuzionale3. Per l’ottimista, più facilmente rinvenibile tra i costituzionalisti

giovani, la Costituzione sarebbe forse ancora più giovane che vecchia, co- munque ancora nei suoi anni migliori, più fonte di speranze o illusioni che di timori o delusioni. Per il pessimista, più facilmente rinvenibile tra le ge- nerazioni di costituzionalisti di età più progredita, la Costituzione è arrivata oramai alla terza età, pronta a essere congedata dalla prossima maggioranza, e sta trasformandosi dal cupro delle faldali del tetto al ferro vecchio che co- mincia ad arrugginire.

La scienza costituzionale forse non ha ancora degli strumenti culturali per misurare o diagnosticare l’età di una costituzione. In questa sede si può proporre solo un esperimento intellettuale, cioè una rifl essione su come le costituzioni affrontano il problema della propria non eternità.

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