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Preludio: i primi passi dell’idea di Europa nel dopo guerra

Stefania Ninatt

1. Preludio: i primi passi dell’idea di Europa nel dopo guerra

La dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950, con cui generalmente si indica l’avvio dell’avventura comunitaria, si radicava in correnti di pensiero che avevano percorso il costituzionalismo del Novecento1 e che le due fune-

1. In realtà, già sul fi nire dell’Ottocento e poi ampiamente nel corso del Novecento la do- manda sul destino politico e giuridico dello spazio europeo si poneva con particolare intensità. In questo senso, le osservazioni del professor Johann Caspar Bluntschli – professore di diritto pubblico, internazionale e privato, originariamente a Zurigo e successivamente docente anche a Monaco e a Heidelberg – anticipano il dibattito che percorre il Novecento con un saggio del 1878 dal titolo L’Organizzazione dell’Associazione Europea di Stati (J.C. Bluntschli, Die Organisation des Europäischen Staatenvereins, Neudruck wiss. Buchgesellschaft, Darmstadt, 1878, pp. 9-10): «Il dibattito sulla Costituzione dell’Europa ha certamente per ora solo un valore accademico. Da un lato dobbiamo aspettarci che abili uomini di Stato, i quali devono assolvere compiti più precisi ed urgenti, non solo potranno non degnare di alcuna considera- zione tali rifl essioni, ma anche che, forse, sentendole, ci rideranno sopra. Dall’altro, si può capire che molti lettori intelligenti e ben pensanti, i quali si interessano anche di problemi po- litici, si porranno in modo freddo e distaccato nei confronti di siffatti disegni costituzionali». «Tuttavia» – così continua Bluntschli – «non si può negare il problema. Esso ha impegnato da sempre anche uomini seri. Ma se un giorno sarà possibile prospettare una soluzione del problema, allora potrebbe tornare utile a tal fi ne il fatto che la critica abbia già messo a nudo i difetti dei precedenti tentativi e abbia portato l’attenzione su quelle condizioni che ogni nuova impresa di questo genere non può tralasciare» (più ampiamente sul tema si veda J. Schwarze, Entwicklungsperspektiven einer Europäische Verfassung, Paper, Scuola di dottora- to dell’Università degli Studi di Milano, 12 dicembre 2001).

ste guerre sul territorio europeo avevano riportato al centro dell’attenzione: la trama nascosta del progetto di integrazione europea si poteva allora indi- viduare nel tentativo di dare forma nel tempo, tramite la famosa “politica dei piccoli passi”, ai cd. Stati Uniti d’Europa, una sorta di federazione in fi eri, in grado di assicurare la pace sul territorio europeo2. Come noto, si decide,

così, di istituire uno strumento economico – l’integrazione della produzione di certi settori – a servizio di un fi ne politico o, prendendo a prestito la nota affermazione del primo presidente della Commissione europea Walter Hall- stein, di «conseguire l’obiettivo politico passando per l’economia»3. Non è

un caso che il progetto nasca proprio attraverso il consolidamento del legame tra Francia e Germania – i due paesi al centro dei precedenti confl itti euro- pei e su cui si giocava la futura possibilità di una convivenza pacifi ca – in un settore altamente strategico e controverso quale quello della produzione del carbone e acciaio. E non è neppure un caso, come acutamente rileva Böckenförde, che il progetto trovi la sua prima realizzazione al momento dell’inizio della guerra fredda, confl itto silente che convinse gli Stati europei a passare dai proclami ai fatti: l’alleanza franco tedesca in campo carbo- siderurgico non deve, quindi, essere interpretata solo in senso «difensivo» bensì anche in senso «offensivo»4.

Accomunava i padri fondatori del progetto costituente europeo l’idea se- condo cui l’Europa con i suoi valori e principi doveva risorgere dalle ceneri delle guerre del Novecento: «per unire l’Europa c’è più da distruggere che da

2. Famoso in proposito è il discorso di Churchill a Zurigo (19 settembre 1946) con cui lo statista inglese esortava gli stati «a fondare una nuova famiglia europea», pur mantenendo poi per la Gran Bretagna una posizione distinta da quella francese e tedesca, uno dei numerosi segni del fatto che ancora mancava un consenso rispetto al passo di fondare una federazione vera e propria sul territorio europeo. G. Amato, Dall’idea di Europa alla costruzione europea, testo inedito della prolusione all’Anno Accademico 2018-2019 dell’Università di Roma La Sapienza, 17 gennaio 2019, in «Astrid», p. 2, sottolinea tuttavia che il processo che si riuscì «ad attivare non fu una costituente federalista, ma un processo di integrazione, che si sarebbe sviluppato […] via via che fosse cresciuta la solidarietà fra gli europei (realistica ammissione, quella di Schuman, di una tensione fra poli opposti che – lui pensava – solo il tempo avrebbe potuto sperabilmente cancellare). E poi nulla ci garantiva contro futuri passi indietro, giacché quel fuoco sotto la cenere continuava ad esserci».

3. W. Hallstein, Europäische Reden, Deutsche Verlags-Anstalt GmbH, Stuttgart, 1979, p. 246.

4. Ricorda E.W. Böckenförde, Dove sta andando l’Europa?, in Id., Diritto e secolarizza- zione, Laterza, Roma, 2007, p. 172, come Jean Monnet, il grande ideatore dell’integrazione europea, abbia lasciato traccia nelle sue memorie dell’insistenza del governo americano – all’acuirsi del confl itto Est-Ovest – perché la Germania contribuisse alla difesa dell’Occiden- te. Più ampiamente sul «clima allora così teso» di questo periodo storico si veda per tutti L. Bonanate, Art. 11, Carocci, Roma, 2018, pp. 39 e ss. Non è possibile in questa sede affrontare le opposte narrative con cui il fenomeno comunitario è stato letto, da una parte «elevando a mito» il processo di integrazione europea, dall’altra «degrandandolo a complotto» (più am- piamente si veda, esemplarmente, M. Dogliani, I. Massa Pinto, Elementi di Diritto costituzio- nale, Giappichelli, Torino, 2015, pp. 478-480).

edifi care. L’Europa esiste ma è incatenata»5 ebbe a dire De Gasperi. Il pro-

getto di un’Europa unita, risorta dopo la rovinosa guerra appena conclusa, nasce dunque sotto l’auspicio di ideali di profondo spessore politico quali la pace e la prosperità, funzionalmente correlati. Ad essi si lega, più in generale, la nozione di sovranazionalità, termine usato per la prima volta nell’art. 9 del Trattato della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio6 e indicativo

della volontà degli Stati membri di superare i confi ni della propria nazione per aprirsi a processi di integrazione fra Stati: proprio questo termine divie- ne, nel tempo, la parola chiave per comprendere il fenomeno comunitario.

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