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Le Scuole di pensiero

Capitolo 10 Gli Autor

10.5. Ezzat Fattah

Fattah nella sua opera “La victime est-elle coupable?” (1971), dopo aver esaminato una casistica di 50 casi giudiziari di omicidio a scopo di rapina, mise in luce alcuni fattori che contribuiscono alla scelta della vittima da parte dell‟aggressore e sottolineò che la scelta della stessa avvenga in base a caratteristiche della vittima e non dell‟aggressore. Non sarebbe il caso quindi a determinare la probabilità di diventare vittima, ma peculiarità intrinseche alla vittima stessa che diviene in tal modo protagonista determinante dell‟evento al pari del criminale. La convinzione che la probabilità di diventare vittima di un crimine non sia ugualmente distribuita fra tutti gli individui e che certe persone siano “maggiormente predisposte” a subire un reato lo portò ad elaborare una classificazione secondo cui la vittima può essere portatrice di tre tipi differenti di predisposizioni specifiche facilitanti il reato:

 Biopsicologiche (età, sesso, razza, stato fisico)

 Sociali: (occupazione, condizioni economiche e finanziarie, condizioni di vita)  Psicologiche (deviazioni sessuali, desiderio di appagare il bisogno sessuale,

negligenza e imprudenza, estrema confidenza e fiducia, tratti del carattere)

Fattah ha avuto il merito della prima elaborazione delle predisposizioni vittimologiche, organizzando in un modello sistematico quella che può essere considerata la prima ricerca teorica dei fattori di rischio della vittimizzazione, di quegli attributi personali, di quelle caratteristiche della vittima che ne determinassero una vulnerabilità (Saponaro, 2004). Le predisposizioni vittimogene specifiche, coniugando gli studi empirici con le osservazioni di von Henting sulle sue vittime tipiche, hanno infatti permesso di

individuare le condizioni biologiche, psicologiche e sociali, che fanno sì che un singolo individuo o gruppo di individui sia da considerarsi particolarmente o maggiormente vulnerabile (Karmen, 2004).

Il maggior valore del concetto di “predisposizione” introdotto dall‟autore sulla classificazione di von Henting, è lo sviluppo del modello esplicativo del “rischio differenziale”. La vittimizzazione viene quindi spiegata anche in base all‟idea che il rischio di divenire vittime non è uniformemente distribuito nella popolazione, ma dipende dalla maggiore o minore vulnerabilità della vittima potenziale, in base alle sue personali caratteristiche. In una prima impostazione la predisposizione (pronesess – biologica, psicologica e sociale) impropriamente coincideva con la vulnerabilità (vulnerability) e solo successivamente, dopo numerosi studi empirici, l‟Autore ha ammesso che tali fattori non potevano coincidere, essendo la vulnerabilità sono uno degli elementi che portano alla vittimizzazione (Saponaro, 2004).

In un secondo tempo quindi l‟autore (cogliendo anche le indicazioni di Sparks del 1981) ha proposto una versione riveduta delle predisposizioni vittimogene, con la precisazione che la vulnerabilità è una caratteristica concorrente con le altre:

 Predisposizioni strutturali: sono le predisposizioni specifiche collegate a certe variabili sociodemografiche, come l‟età, il genere, la razza, lo status sociale etc. Il rischio di vittimizzazione si distribuisce nella popolazione in modo differenziale in base a tali caratteristiche

 Predisposizione connessa alla devianza: un elevato rischio di vittimizzazione è collegato all‟appartenenza a un gruppo deviante o ad attività devianti. Nel primo caso, a causa dell‟etichettamento negativo da parte del sistema, il gruppo deviante tende ad essere meno protetto dalle agenzie del controllo sociale, per cui la reazione della giustizia penale in favore della vittima è del tutto assente o lenta o non incisiva. Per quanto concerne invece la partecipazione ad attività devianti aventi ad oggetto consumo di sesso a pagamento, droghe o altri beni o servizi illeciti, essa è caratterizzata da un‟intrinseca pericolosità.

 Predisposizione occupazionale: è la vulnerabilità dovuta all‟attività professionale.  Vulnerabilità situazionale: è la vulnerabilità dipendente da situazioni o condizioni

temporanee transitorie, che rendono la persona vulnerabile alla vittimizzazione per un limitato o breve periodo di tempo.

Alla fine degli anni ‟70 l‟autore presentò una classificazione delle vittime nella quale compaiono (Fattah, 1979):

 la vittima non partecipatrice (passiva in quanto impotente o incosciente),  la vittima latente o predisposta,

 la vittima provocatrice (che può essere consenziente o meno, contribuendo a dare origine all‟evento),

 la vittima partecipante (capace di svolgere un ruolo nell‟esecuzione del fatto, assumendo modalità di comportamento attive o passive).

L‟autore riprendendo il concetto di “vittima latente” di von Hentin, elabora il concetto di vittima “predisposta” come espressione della maggior inclinazione, della maggior attitudine di alcuni individui a divenire vittime del comportamento criminale sulla base di determinati fattori (Fattah, 1991).

Questa classificazione venne poi rivista e ampliata nell‟elaborazione di un modello integrato (Fattah, 2000) che vedrà l‟introduzione di fattori situazionali specifici:

 Occasioni

 Fattori di rischio (età, sesso, alcool…)

 Assalti motivati (la vittima non è casuale ma scelta)

 Esposizione (situazioni e ambienti a rischio aumentano la possibilità di diventare vittima)

 Legami (sono più a rischio soggetti che hanno legami professionali, affettivi o sociali con delinquenti

 Ore e luoghi pericolosi

 Comportamenti pericolosi (provocazione)  Attività ad alto rischio (prostituzione…)

 Atteggiamenti difensivi e comportamenti prudenti  Predisposizione strutturale e culturale

La marginalizzazione cui sono sottoposti alcuni gruppi, o per loro attributi o per loro stile di vita, contribuisce in modo diretto al loro isolamento e di conseguenza favorisce la loro vittimizzazione. I membri di questi gruppi vengono definiti culturally legittimate

victims (vittime culturalmente legittimate) o culturally appropriate targets (obiettivi

abbastanza deplorevole da meritare condanna o indignazione. Si tratta di persone designate in misura più o meno implicita come facile bersaglio per una vittimizzazione violenta o meno. Un altro modo in cui la società incoraggia o promuove la violenza contro i membri di questi gruppi è renderli inferiori, colpevoli o condannabili agli occhi degli altri (Giannini, Nardi, 2009). Demonizzando alcuni gruppi, attribuendo loro una serie di caratteristiche negative, condannando alcuni loro tratti o comportamenti, mettendo in discussione la loro moralità, disprezzando la loro dignità e il loro ruolo e contributo al bene sociale. Le società li rende reietti e quindi la loro eliminazione diventa una cosa giusta, accettabile. Normale. (E.A. Fattah 2011).

Fattah (2003) ha elaborato il concetto di socially expendable victim (vittima socialmente sacrificabile), allacciandosi al più ampio concetto di sacrificio sociale, per descrivere un atteggiamento diffuso verso i cittadini meno fortunati che, per varie ragioni, sono considerati pericolosi, colpevoli, parassitari, fastidiosi, improduttivi: indicare gruppi come “rifiuti sociali” è il modo in cui determinati individui e gruppi vengono definiti dai sistemi culturali, economici e politici, dalle classi dirigenti o dalle élite (condannati nel braccio della morte).