Globalizzazione e vittime collettive
7.1. La globalizzazione e gli aspetti criminal
Il termine globalizzazione non indica solo un fenomeno economico ma un insieme di processi sociali relativi ad una pluralità di dimensioni quali quelle politiche, cultuali, tecnologiche, ecologiche (Waters, 2001).
La dimensione economica concerne l‟estensione e l‟intensificazione delle relazioni economiche fra realtà distanti geograficamente e culturalmente. Sul piano politico la crisi dello stato nazionale sembra essere determinato dalle sovrastrutture politiche ed economiche, dove multinazionali, mercati economici e finanziari, aggregazioni macro regionali comel‟Unione Europea, agenzie governative e ONG, determinano cambiamenti nei processi di governance (Borghini, 2003, 2009).
La dimensione culturale viene spesso identificata come un‟omogeneizzazione della popolazione mondiale in riferimento a valori, stili di vita, modelli comportamentali e di consumo, o viene contrapposta alla “glocalization” (Robertson, 1992) per cui l‟omogeneizzazione delle società non corrisponde alla scomparsa di ogni differenza, o alla cancellazione a breve delle stesse. Anzi, i flussi globali hanno permesso a tratti culturali di stampo localistico o particolaristico dimenticati di acquisire un rinnovato valore, combinandosi con i globali. Certamente i modelli culturali occidentali e americani, grazie anche ai media, forgiano una massificazione identitaria stimolandone e regolandone i desideri. La dimensione invece legata alla qualità dell‟ecosistema, che implica la qualità di vita degli uomini e dell‟ambiente, richiama denunce, grazie anche all‟impegno dei movimenti ecologisti, sulla cattiva gestione e sullo spreco delle fonti di vita quali l‟aria, l‟acqua, il cibo e il clima.
Tali dimensioni peraltro sono interdipendenti tanto che, quanto avviene in una di esse, ha riflessi o ripercussioni nelle altre. Le intrinseche caratteristiche della globalizzazione determinano l‟annullamento delle barriere e dei confini spaziali e temporali e determinano una fluidità negli scambi, dinamicità e costante capacità di rinnovamento. Quest‟ultima proprietà è in realtà considerata anche una criticità, potendo
generare instabilità ed ingovernabilità dei sistemi, oltre a permettere di eludere vincoli normativi.
Se da un lato il fenomeno della globalizzazione ha permesso l‟utilizzo di nuove e più moderne risorse, permette lo scambio e la capacità di intervenire diversamente sulle dinamiche politiche, economiche e sociali, dall‟altro ha permesso che si consolidasse lo sfruttamento della manodopera di individui e comunità intere, l‟inquinamento dell‟ecosistema, la realizzazione di diverse e più raffinate condotte criminali.
Globalizzazione per indicare quei processi che producono trasformazioni significative nell‟organizzazione spaziale delle relazioni sociali e nelle transazioni a queste connesse con caratteri di estensione, intensità, velocità, impatto. Zygmunt Bauman (1998) afferma che lo spazio si riduce ad un punto, il tempo all‟istante. Trasformazioni che anche grazie ai media e a internet permettono una interconnessione complessa che a loro volta genera flussi intercontinentali ed interregionali e reti di attività, azioni, e anche di gestione di potere (Held, McGrew, 2007). Indica quindi la creazione di nuove reti, relazioni e azioni sociali, la loro capacità di moltiplicarsi oltre i confini geografici, temporali, politici, culturali ed economici. L‟interdipendenza dei contatti ne contrassegna l‟estensione e l‟espansione, così come fondamentali sono l‟intensificazione e l‟accelerazione assunte dagli scambi sociali (Vezzadini, 2012).
La globalizzazione è anche un fenomeno facilitatore che permette la pianificazione di condotte criminose, moltiplicandone la gravità degli effetti. Infatti, accanto alla vittimizzazione come esito delle iniquità sociali e degli abusi di potere, cresce quella prodotta dalla criminalità transnazionale: il crimine organizzato, il traffico e la tratta di esseri umani, il favoreggiamento dell‟immigrazione clandestina, il traffico di droga e armi, il traffico di organi, il terrorismo internazionale, i reati informatici, i reati ambientali transfrontalieri e i focolai di infezione. I sistemi di giustizia europei, e in generale quelli mondiali, sono, di fatto, ancora impreparati per dare risposte adeguate sia in termini sanzionatori che in termini di tempi giudiziari, che procedono con lentezza rispetto ai veloci tempi dei fenomeni della criminalità. Inoltre nonostante siano stati approvati nella comunità internazionale e nella comunità europea in particolare, numerose disposizioni di contrasto alla criminalità, queste di fatto possono avere riscontro e applicabilità solo con il
recepimento da parte degli stati membri, senza il quale si ha una inefficacia, a livello di macrosistema, degli strumenti di contrasto e delle misure implementabili47.
La dimensione transnazionale di molti gruppi criminali, insieme ai processi di internazionalizzazione dei principali mercati illeciti, si scontra con una dimensione “locale” del diritto penale dei singoli Stati. Questa dimensione locale, che di fatto trascura la dimensione collettiva del rischio, è impotente a garantire sicurezza nel sistema “macro”, perché, essendo centrale nel diritto penale la responsabilità individuare, propone reali difficoltà ad individuare il singolo colpevole nella dimensione globale della criminalità (Saponaro, 2004).
Se avviene una diffusione transnazionale di certi fenomeni criminali è perché vi è una domanda interna di particolari beni e servizi illeciti, che dovrebbe quindi essere contrastata anche sul micro e meso sistema della illegalità locale e non solo pensata attraverso processi di macro contrasto. Questo meccanismo, che non coglie il radicamento localizzato di alcuni fenomeni, comporta di fatto la rimozione di certe attività criminali dai contesti politici, economici e sociali globali dove invece andrebbero interpretate (Becucci, Massari, 2003).
Le maggiori possibilità di movimento, legate al progressivo abbattimento delle frontiere e alla circolazione libera di merci, capitali e servizi, nonché l‟avvento di nuove tecnologie, hanno favorito la costruzione di nuove forme di criminalità, dove la differenza dai conosciuti fenomeni criminali, non è data solo dalla transnazionalità ma anche dalla qualità e dal numero dei collegamenti reciproci esistenti tra gruppi attivi in aree geografiche distanti (Becucci, Massari, 2003). Le nuove attività criminali si sono differenziate dai commerci criminali “tradizionali” (armi, droga, contrabbando), aggiungendo così nuove fattispecie di crimini che hanno allargato il sistema della “minaccia”. La globalizzazione ha portato nuove potenzialità lesive, come il traffico d‟organi, le frodi alimentari, l‟adulterazione di prodotti, le attività economiche illecite, l‟inquinamento ambientale, a una dimensione mondiale. La dimensione transnazionale della criminalità ha avuto notevole impulso dalla globalizzazione soprattutto per le frodi che costituiscono un classico esempio di vittimizzazione collettiva (Savona, 2002)48. La
47L’Italia è stata uno dei paesi richiamati più volte negli anni dalle istituzioni comunitarie proprio per non aver recepito negli ordinamenti civili e penali norme a tutela delle vittime della criminalità. Così come oggetto di numerosi richiami è stata la mancata attuazione nei tempi previsti delle pratiche di giustizia riparativa, soprattutto nella mediazione tra vittima e autore di reato.
48Ci riferiamo a frodi soprattutto di tipo economico dalla contraffazione di prodotti farmaceutici, dei software, alle frodi assicurative e bancarie. Savona (2002) ha osservato infatti che “il processo di
massimizzazione delle opportunità su scala transnazionale aumenta di molto la possibilità di vittimizzazione perché comporta una dimensione collettiva di vittimalità a livello globale, che è trasversale a molti Paesi anche simultaneamente e colpisce diverse fasce della popolazione.