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5.1. Natura, istinto e controllo sociale: A.J. Reiss jr., F.I. Nye

Le teorie del controllo sociale si svilupparono negli anni ‟50 del novecento e affermano che tutti per natura siamo devianti di fronte alle norme39. Il motivo del comportamento criminale va ricercato nella natura e nell‟istintualità umana. I teorici del controllo sottolineano come nella società esistano forze repressive e condizionamenti che vengono imposte agli attori e che, se vengono meno, determinano un comportamento criminale “incontrollato”. Molti soggetti non commettono crimini perché sufficientemente legati alla comunità, tenendo così sotto controllo i propri impulsi negativi. Tutti sono devianti ma spesso ciò che li ferma è il timore di danneggiare i familiari o le relazioni con gli altri più o meno significativi. Senza questi legami sociali e senza sensibilità o interesse verso gli altri chiunque corre il rischio di delinquere.

Uno dei primi studi si deve a Albert J. Reiss jr. (1951) che utilizzando una matrice psicologica nell‟analisi di un campione di delinquenti, individuò all‟origine della devianza la carenza di alcune componenti del controllo sociale. L‟Autore teorizzò tra le cause la mancanza di un adeguato autocontrollo nell‟infanzia, l‟allentamento del controllo stesso, l‟assenza di regole sociali o la loro non interiorizzazione nel contatto con i gruppi significativi (famiglia, scuola etc.) o il conflitto con esse. Quindi per l‟Autore la devianza dipende da un‟inadeguata socializzazione e da un deficit dei meccanismi di controllo interni che rendono il deviante carente di ideali e di un ego maturo.

F.I. Nye (1958) considerava gli esseri umani guidati da istinti animali e in possesso già alla nascita di una tendenza naturale a violare le norme sociali, tendenza questa tenuta sotto controllo dalla società. Anche questo Autore dette, nelle sue teorizzazioni, particolare importanza alla famiglia come agente di controllo sociale ed escluse come causa sia i comportamenti dovuti a patologie che quelli dovuti all‟appartenenza a subculture criminali. Individuò quattro fattori di controllo facilitanti o inibenti il comportamento criminale:

39 Al contrario delle teorie della tensione, delle associazioni differenziali, le subculture,

dell’etichettamento si basano sull’assunto che l’ambiente in cui si cresce crei sia le motivazioni che le opportunità per commettere azioni antisociali. Così come le teorie psicologiche e biologiche affermano l’importanza di caratteristiche bio-psicologiche per la commissione del crimine.

1. controllo interno: esercitato dalle norme interiorizzate e dai valori acquisiti dalla famiglia e da altre figure significative;

2. controllo indiretto: derivato dal rispetto e dall‟affetto per i genitori che non si vogliono ferire e questo sentimento controlla il comportamento;

3. controllo diretto: esercitato dalla famiglia, dalle istituzioni etc. attraverso disciplina, restrizioni, punizioni. Ha modalità fortemente condizionanti;

4. soddisfazione dei bisogni legittimi: è la società che esercita il controllo sulla soddisfazione dei bisogni legittimi, se questo non avviene le persone utilizzano mezzi alternativi per conseguire i propri fini.

Sostiene l‟Autore che un controllo indiretto efficace richiede un minor bisogno di controllo diretto e che un buon controllo interno determina una minore necessità di altri tipi di controllo.

5.2. La teoria dei contenitori. W.C. Reckless

Reckless, in contrasto con l‟approccio non direzionale della teoria dei coniugi Glueck, tentò, attraverso la teoria dei contenitori, di delineare in modo più specifico l‟azione dei controlli interni ed esterni sul comportamento conformista (Reckless, Dinitz, Murray, 1956). I contenitori sono rappresentati da quei fattori che favoriscono il contenimento della condotta nell‟ambito della legalità e occupano un nucleo centrale tra le pressioni e le influenze ambientali e gli stimoli interiori.

Pressioni e influenze

Forze esterne che costringono l‟individuo a compiere atti delinquenziali (es. povertà, opportunità limitate, privazioni, esposizioni ad ambienti sottoculturali criminali etc.) Contenitori esterni

Forze di controllo esterne che rappresentano al soggetto una coerente linea di condotta morale, sistemi di controllo istituzionali o informali, opportunità di consenso, identità etc. Stimoli interni Pulsioni, frustrazioni, irrequietezza, delusioni, sentimenti di inferiorità, ostilità, scarsa autostima

Contenitori interni

Legati alle caratteristiche psicologiche dell‟individuo: autocontrollo, buon concetto di sé, alta tolleranza alle frustrazioni, forza dell‟Io, Super Io ben sviluppato etc. Se i contenitori sono deboli prevarranno le pressioni e gli stimoli che porteranno più facilmente ad agire in senso deviante. Se il contenitore esterno è debole, pressioni e

influenze ambientali dovranno essere controllate da quello interno. Viceversa se i controlli interni del soggetto risulteranno fragili, un efficace sistema di controllo esterno potrà aiutarlo a non oltrepassare i limiti della legalità. E‟ l‟autostima che può aiutare il soggetto a non delinquere anche vivendo in un ambiente criminale.

5.3. Rational Chois Perspective: T. Hirschi

La teoria della scelta razionale presuppone che gli individui adottino strategie personali libere nel compiere azioni criminali e valutino i benefici della trasgressione di una norma. Sono quindi necessari un pensiero strategico, l‟elaborazione delle informazioni e la valutazione delle opportunità, delle alternative e la decisione del deviante. Il Rational

Offender è libero ed indipendente da condizionamenti sociali esterni e con mentalità

criminale (the reasoning criminal) calcola la possibilità di avere vantaggi dalla violazione della legge, anche se non si esclude che le motivazioni a compiere il crimine abbiano radici di ordine psicologico, ambientale e sociale.

I teorici di questa prospettiva si contrappongono alla tesi della criminologia basata sull‟interpretazione patologica del crimine e sulla rigida separazione tra società onesta e gruppi criminali. Il reasoning criminal implica una natura ordinaria e non patologica di molta parte delle attività criminali.

Hirschi (1969) elabora la sua teoria basandola sul presupposto che i desideri devianti siano normali e che la maggior parte delle persone infrangerebbe le regole se non vi fossero circostanze particolari che glielo impedissero. È meno probabile che commetta atti illegali chi è strettamente legato al gruppo dei pari, alla famiglia e alla scuola. Esiste un legame tra il soggetto e la società convenzionale che se forte determinerà una più intensa interiorizzazione delle norme sociali e una meno probabile deviazione da esse.

Hirschi afferma che esistono due presupposti perché si possa parlare di scelta razionale nella sociologia della devianza: la disorganizzazione sociale e il controllo sociale (Hirschi, 1969). L‟Autore afferma che il processo di formazione della devianza è da porre in relazione, prima che con la posizione occupata dal deviante nella struttura sociale, con la “forza del legame sociale”. Un adolescente ha più probabilità di percorrere una carriera deviante quanto minore è il suo legame con gli adulti: genitori, educatori, autorità istituzionali. L‟Autore ritiene, infatti, che le spinte devianti siano normali in tutti noi ed invece di domandarsi perché si delinque, ritiene necessario indagare i fattori che

impediscono il ricorso al crimine, che individua nella trama dei rapporti sociali all‟interno dei quali avviene la socializzazione. Individua quattro fattori:

 l‟attaccamento (attachment) con altri significativi: familiari, amici, insegnanti etc. e anche il rispetto per le opinioni altrui. Il livello di attaccamento determina il grado di interiorizzazione delle norme sociali;

 l‟impegno (commitment) in attività convenzionali, in istituzioni o nella comunità, che oltre a rafforzare il legame sociale tiene la persona occupata e restringe il campo delle opportunità illecite;

 il coinvolgimento (involvement) nelle mete socialmente approvate, come conseguire un buon livello di istruzione, trovare lavoro etc., assumendosi responsabilità in uno stile di vita conforme. Maggiore è la l‟assunzione delle proprie responsabilità nel comportarsi in maniera conforme, minore sarà il rischio di devianza;

 la convinzione/fede (belief) nella validità morale delle norme sociali consiste nel credere nei valori sociali stessi.

Successivamente Hirschi e Gottfredson (1990) proposero un approfondimento delle condizioni che consentono il verificarsi di crimini con un approccio definito “Teoria generale della criminalità” meglio conosciuta come “teoria del basso autocontrollo”. I crimini per gli Autori sono atti di forza o frode intrapresi nel perseguimento di uno scopo individuale e quindi vanno studiati secondo caratteristiche comuni: gratificazione immediata, eccitazione, rischio, dolore o disagio procurato alla vittima. Il meccanismo fondamentale che determina il comportamento deviante deve essere individuato nel basso autocontrollo, che trova le sue radici in un difetto di socializzazione nell‟infanzia. Verrà ribadita l‟importanza della socializzazione in famiglia (Gottfredson, Hirschi, 1990) tanto che sosterranno come una carenza di socializzazione nei primi 6-8 anni di vita del bambino crei basso autocontrollo, che è dagli stessi ritenuto il meccanismo principale nella spiegazione del comportamento criminale. Gli autori individuano nella famiglia l‟agente di controllo e di supervisione o viceversa il fattore di maggiore rilievo criminogenetico.

In generale, la teoria della scelta razionale da risalto alle progressive decisioni nella carriera criminale tanto da un lato questa teoria riconosce l‟importanza degli incentivi (costi/benefici), dall‟altro l‟interpretazione “situazionale” del crimine accentua i fattori legati alle circostanze immediate, favorevoli, correlate alla decisione di delinquere. La decisione criminosa, essendo situazionale, diventa quotidiana e fa parte dell‟insieme di decisioni che comprendono anche quelle non devianti: quindi i processi decisionali

devianti sono del tutto normali. Il prevalere di una scelta deviante su un‟altra conforme alla legge non contrasta con le altre scelte.

I soggetti coinvolti in attività criminose variano molto tra di loro nelle loro motivazioni e nei metodi esecutivi del crimine. La maggior parte è costituita da individui che agiscono in base a scelte situazionali e alle opportunità che si presentano di volta in volta.

La teoria della scelta razionale si differenzia dalle teorie utilitaristiche della scuola classica per il valore dato ai fattori di contesto perché considera per ogni crimine e criminale un insieme di fattori di background quali cause alla base del crimine. Alcune proprietà a livello individuale come l‟età, il sesso, la costituzione fisica, l‟appartenenza a bande, sono variabili situazionali correlate al crimine, piuttosto che variabili criminali, cioè correlate alla criminalità.

La teoria della scelta razionale comprende elementi che si riferiscono alle politiche di prevenzione e di deterrenza nei confronti del crimine. Indipendentemente dalla volontà di un delinquente di voler commettere un reato, e dalla sua esperienza e capacità esecutiva, la prevenzione situazionale del crimine rende più difficile l‟esecuzione del crimine.

5.4. La teoria del deterrente

La teoria del deterrente si sviluppa dal 1960 ed è collocabile all‟interno dell‟insieme delle teorie del controllo sociale. Il principio su cui si basa è che la punizione rappresenta un freno efficace alle azioni criminali. In particolare indaga il rapporto tra criminalità e sistema delle pene ritenendo, sulla base di ricerche statistiche, che la frequenza dei crimini varia in modo inverso alla certezza e alla severità della pena. Anche in ambito sociologico, oltre che psicologico ed economico, quindi tutti i nostri comportamenti quotidiani sono regolati anche dalla previsione di andare incontro a sanzioni severe e certe. Più la sanzione è severa più avrà potere deterrente e quindi maggiore sarà la pena, minore sarà il numero dei reati. Inoltre la deterrenza agisce con meccanismi di tipo collettivo (dissuasione generale) e di tipo individuale (dissuasione specifica). Il primo si ha quando la conoscenza di una condanna comminata a un criminale è in grado dal disincentivare gli altri dal ripetere lo stesso reato; con una pubblicizzazione serrata anche attraverso i mass media è possibile dissuadere i potenziali devianti dal commettere quel tipo di reato; il secondo agisce sull‟individuo e lo dissuade dal commettere nuovamente quel reato grazie alla condanna subita in precedenza.

Capitolo 6