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4.7 M.A.P e C.A.S.E

4.7.2 I M.A.P a Fontecchio

Occorre premettere che il comune di Fontecchio non venne subito inserito nella lista dei comuni del

cratere, e dunque in una prima fase non ebbe diritto ai Moduli Abitativi Provvisori. Grazie ad

un’attiva protesta della comunità e un duro lavoro di concertazione, alla fine i M.A.P. per il comune di Fontecchio vengono predisposti attraverso il decreto n. 17 del 12 agosto 2009. “Fu proprio in quel momento che l’allora sindaco di Fontecchio Fiorangelo Benedetti192 si rivolse direttamente alla

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Heidegger, M., 1952, cit. in: Ingold, T., Ecologia della cultura, op. cit., p.134.

Presidenza di Facoltà per chiedere ausilio tecnico”.193 La procedura infatti prevede un lavoro congiunto tra la Protezione Civile, l’Amministrazione comunale e l’Università al fine di individuare le zone da destinare al posizionamento dei moduli provvisori. Nell’arco di qualche giorno, grazie al contatto tra il prof. Paolo Fusero194 e l’ex sindaco di Fontecchio, fu reso possibile la prima ricognizione finalizzata alla localizzazione di un ventaglio di possibili spazi per la realizzazione dei M.A.P.; operazione concretizzata in un breve lasso di tempo. Scrive Fusero: “Già da quel sopralluogo furono scartate alcune soluzioni localizzative mentre altre furono sottoposte a verifiche scientifiche di approfondimento: nel giro di una settimana si definirono i confini delle due aree idonee ad accogliere i 43 M.A.P. stimati necessari per il ricovero provvisorio degli sfollati”.195 Questa fase, che purtroppo per ovvi motivi non ho potuto documentare, rappresenta tuttavia un primo passo in cui emerge la problematicità del coinvolgimento diretto della popolazione residente nei processi decisionali che la riguardano direttamente, nonché sulla capacità di avere voce in capitolo. A circa cinque mesi dal terremoto una parte della popolazione di Fontecchio si organizzò al fine di effettuare una raccolta firme in grado di poter esprimere la propria posizione in merito alla collocazione dei M.A.P.. Si trattava, in buona sostanza, di recuperare un’area in precedenza occupata da un campeggio: una struttura turistica abbandonata da diversi anni che ha avuto come conseguenza la rinaturalizzazione parziale del sito. Trattandosi, comunque, di una zona in precedenza artificializzata parzialmente, si proponeva di riqualificare quel sito senza andare ad incidere su suolo agricolo. Tuttavia questa idea venne bocciata adducendo ad una serie di motivazioni tra cui il rischio legato agli incendi, essendo un’area prossima al bosco. Benchè tale proposta sia stata respinta, al di là del merito e delle motivazioni, da un punto di vista antropologico occorre sottolineare la sensibilità e la volontà di partecipazione della popolazione alle scelte che influiranno sulla comunità per diversi anni a venire, facendosi largo in un dibattito che spesso vede tra gli interlocutori solo i tecnici e i rappresentanti delle istituzioni rendendo difficile un concreto coinvolgimento diretto dei cittadini. Questo bisogno di partecipare all’aspetto decisionale che coinvolge la comunità, rappresenta un precedente fondamentale al fine di delineare un processo

193 Fusero, P., “Fontecchio. Una prova di innovazione”, in: Clementi, A., Fusero, P., (a cura di), Progettare dopo il

terremoto. Esperienze per l’Abruzzo, op. cit., p.208.

194 Il prof. Paolo Fusero insegna Fondamenti di urbanistica all’Università degli studi Gabriele D’Annunzio di Chieti e

Pescara presso la Facoltà di Architettura, dipartimento di Ambienti, Reti e Territorio. Gioca un ruolo importante nella ricostruzione grazie all’organizzazione di un laboratorio di ricerca, finalizzato a tesi di laurea denominato Strategie e

progetti per l’Abruzzo post terremoto. Ha lavorato alla creazione delle aree M.A.P. di Fontecchio insieme a Susanna

Ferrini e Antonio Basti.

195

Fusero, P., “Fontecchio. Una prova di innovazione”, in: Clementi, A., Fusero, P., (a cura di), Progettare dopo il

democratico di tipo deliberativo che, in un ambito di paese di circa quattrocento abitanti, si sta costruendo, per realizzare un reale metodo partecipativo da applicare alla ricostruzione.196

L’esito finale per quanto riguarda la realizzazione dei M.A.P. a Fontecchio ha visto inizialmente la formazione di “un gruppo di lavoro composto da docenti e dottori di ricerca che subito iniziò la progettazione dei due insediamenti (M.A.P.).197 Per questo “furono calcolate le movimentazioni del terreno necessarie, i tracciati delle infrastrutture, le localizzazioni delle urbanizzazioni e le sedi delle piastre atte ad accogliere i M.A.P.”.198 Dal punto di vista procedurale “prima fu elaborato un progetto di massima che servì per le approvazioni amministrative e per le verifiche di fattibilità economica, poi quel progetto fu approfondito fino al dettaglio esecutivo per essere consegnato alle ditte appaltatrici199”.200

Il risultato si è caratterizzato per la costruzione di prefabbricati monofamiliari monopiano, collocati nella parte alta del paese, raggiungibili percorrendo via Contrada Murata, in due aree distinte ma distanti fra loro pochi minuti a piedi; a circa duecento metri dal centro storico e a metà strada tra la sede del Comune e la frazione di San Pio, più precisamente in località dell’Aia (quattordici M.A.P.) e in località Fuliana (ventinove M.A.P.), per un totale di quarantatre moduli in grado di ospitare circa un centinaio di residenti.

In merito ai lavori di messa in opera scrive Fusero: “L’arch. Da Ros seguì in prima persona il cantiere che iniziò il 23 settembre 2009 con la movimentazione del terreno. I lavori durarono circa sei mesi e si conclusero il 18 marzo 2010 con la chiusura dei cantieri”.201 Nonostante ciò, già verso metà febbraio le prime case venivano consegnate ai residenti di Fontecchio possessori di case inagibili.

Dall’intervista all’ing. Sandro Ciancone202, geometra del Comune, apprendo le tre tipologie di M.A.P. realizzati denominati: M.A.P. 40, M.A.P. 50 e M.A.P. 70. Le denominazione si riferisce alla superficie calpestabile dei moduli i quali a seconda della metratura vengono assegnati sulla base del numero di componenti del nucleo familiare a cui spettano e, quindi, rispettivamente di: 50 mq per una persona, 60 mq per due/tre persone e 80 mq per quattro/sei persone. Così esternamente il

196 Questo tema sarà oggetto dell’ultimo capitolo. Tale tipo di processo denominato Statuto dei luoghi si ispira, nella

metodologia, ad una forma nata in Inghilterra negli anni ’90 del secolo scorso, denominata Village Design Statement. La differenza sostanziale nella sua applicazione a Fontecchio riguarda il contesto post-disastro in cui si intende inserire.

197

Fusero, P., “Fontecchio. Una prova di innovazione”, in: Clementi, A., Fusero, P., (a cura di), Progettare dopo il

terremoto, op. cit., p.208.

198 Ivi.

199 Le ditte vincitrici dell’appalto sono due: la Ricci Guido di Castel di Sangro (AQ) che ha operato in località Fuliana

(lotto A), e l’impresa CISE di Chieti in località l’Aia (lotto B). La struttura dei M.A.P., in pannelli di legno, è stata realizzata dall’impresa STEDA.

200 Fusero, P., “Fontecchio. Una prova di innovazione”, in: Clementi, A., Fusero, P., (a cura di), Progettare dopo il

terremoto, op. cit., p.208.

201

Ibidem, p.209.

riferimento per riconoscere i M.A.P. si identifica con le tre tipologie di tinte delle pareti, le quali appaiono curiosamente vivaci e varie: rosa, arancione chiaro e verde pisello. Considerando il delicato contesto territoriale nel quale vanno ad inserirsi, “gli insediamenti M.A.P. per Fontecchio sono stati progettati a partire da un sistema di spazi pubblici e pedonali, da quelli più collettivi che prevedevano la dotazione minima di un edificio di servizio a quelli più privati costituiti dalle corti verdi e dell’unità di vicinato. […] La forma dell’insediamento si pone come un impianto sensibile all’andamento del terreno, che si adatta alle curve di livello, in modo da generare una percezione variata dell’insieme”.203