• Non ci sono risultati.

Il terremoto personale: l’esperienza del sisma a Fontecchio

2.2 Il terremoto sociale

2.2.1 Il terremoto personale: l’esperienza del sisma a Fontecchio

Nel contesto di studio dove mi trovo ad operare, ovvero a Fontecchio nella media Valle dell’Aterno, cerco di raccogliere, prima di affrontare il complesso tema della ricostruzione, alcune testimonianze e racconti di quel tragico 6 aprile, al fine di comprendere ed introdurre il disastro.

Giunto da pochi giorni, i miei unici contatti e le uniche persone che conosco sono quelle con le quali ho avuto modo di condividere l’esperienza in Inghilterra, così una mattina di un nuvoloso 28 luglio, registro una conversazione con Di Giulio: uno dei responsabili dell’idea circa il progetto di ricostruzione per Fontecchio. Nonostante ad un primo sguardo la sua abitazione sembra essere stata risparmiata dal sisma, egli attualmente vive in un M.A.P. a Fontecchio in località Fuliana e, malgrado l’inagibilità, ci fa ritorno quasi sempre per lavorare; ed è proprio qui che si svolge l’intervista di cui trascrivo la parte che segue.

G.P.: Volevo chiederti, Alessio, se mi racconti come è stato l’evento del terremoto qui a Fontecchio, se me lo racconti tramite la tua esperienza personale, per dopo vedere come uscire tramite la ricostruzione partecipata..”;

Alessio: “Il mio post-terremoto è iniziato alla quattro di notte, a Fontecchio intendo, perché eravamo all’Aquila e siamo arrivati qui senza sapere nulla di cosa fosse successo e sapendo pochissimo di quello che era successo all’Aquila perché il nostro quartiere non aveva avuto visibilmente grossi danni. Siam venuti qua con tutta una nebbia lungo la strada che poi abbiamo capito essere la polvere dei paesi andati a terra.. e siamo arrivati qui e per prima cosa ci hanno accolto dei vicini che hanno detto: abbiam sentito dei rumori là sotto.. pensavamo che fosse andato tutto e invece i rumori erano le rocce.. alcune pietre che eran cadute forse anche, ma soprattutto le frane che c’erano state sul costone qua di fronte. Comunque noi, insomma, qui ho una struttura ricettiva, educativa e formativa nel centro storico del paese e noi avevamo restaurato.. io

42

Ligi, G., Antropologia dei disastri, op. cit., p.129.

personalmente ci sto lavorando da vent’anni nel senso che ho preso un pezzettino, poi si è aggiunto un altro pezzetto eccetera e poi nel 2004 ho fatto il grande salto: ho lasciato il WWF dove ho lavorato e ho messo in piedi questa attività dato che per anni e anni avevo detto agli altri che era possibile fare impresa nei parchi e ho detto.. vabbè vediamo se era vero quello che andavo dicendo! E quindi ho avuto un finanziamento dalla Regione, ci ho messo la mia liquidazione e abbiamo messo in piedi questa cosa, ampliando casa mia e aggiungendo degli altri pezzi, fino all’ultimo pezzo che avevo preso nell’autunno precedente al terremoto che è arrivato prima il terremoto del restauro.. e ci sono ancora sotto tutto le barre di ferro che dovevamo mettere. Nel 2008 tutta l’attività ricettiva era andata molto bene, eravamo soddisfatti! Poi si era aggiunta in un terzo tempo anche la mia moglie e poi dopo.. perciò era una cosa che sembrava, anche dal punto di vista dell’investimento, che funzionasse. Poi vedevo che facendo un po’ di investimenti anche sulla promozione la risposta c’era, per cui avendo io delle competenze in materia potevo spenderle abbastanza bene e nel frattempo il fatto che io avessi messo in piedi questa attività ha fatto sì che persone che sono venute qui come ospiti e dalla rete di amicizie che si è creata, ha fatto sì che diverse persone abbiano comprato casa qua! Se vogliamo considerare anche Sandro, lui è venuto qua per aiutarmi e poi ci è rimasto! Si era creato, proprio in questo angolino di paese che fino a relativamente pochi anni fa era proprio completamente abbandonato, ci è stata un po’ di rinascita”; G.P.: “Ma ci son state esperienze analoghe alla tua?”;

Alessio: “No.. che siano venuti a fare attività come la mia no, però ci son le seconde case, le han restaurate e vuol dire una presenza di persone non continuativa ma comunque.. ecco fra l’altro nessuno viene in un paesino del genere per poi dire: son stato a Fontecchio.. per cui è un posto che seleziona da sé gente di un certo tipo e quindi, mediamente, ci si trova molto bene. Si era creata una piccola comunità non continuativa ma abbastanza stabile di persone date verso il territorio, l’ambiente, il sociale.. insomma delle persone! E quindi anche il valore immobiliare delle case era salito: da pochissimo che era negli anni passati, durante l’abbandono, c’è stato un forte recupero anche proprio negli ultimi mesi prima del terremoto.. c’era stata propria una corsa! Tutti che compravano casette e casettine e se le rimettevano a posto. E questo, ovviamente, ha riqualificato parecchio molte parti del centro storico e il terremoto ha bloccato tutto ciò.. e adesso un po’ lentamente sta riprendendo ma lentissimamente. Anche perché poi c’è una specie di blocco perché la gente non sa se lo Stato gli pagherà i soldi. Si aspetta che lo Stato gli paghi qualcosa – molto spesso con le seconde case sono solo delle pie illusioni secondo me – e quindi intanto magari non vende, anche perché se vendi perdi tutto; e quindi c’è questa situazione dal punto di vista

immobiliare che si è un po’ bloccata. Quanto a noi tutta la struttura è stata danneggiata tranne la torricina – anche stare qua in teoria non potremmo – e..”;44

[…]

Alessio: “Siamo stati in tenda, qui, in un giardino di un amico in piazza! Degli amici inglesi che anche loro erano qua, ci siamo messi le tende di fuori. Avremmo potuto avere il posto della Protezione Civile su, nella tendopoli, ma francamente di stare in queste tende multiple..”;

G.P.: “Dove ci sono i M.A.P. adesso?”;

Alessio: “No, nel campo sportivo di fronte.. che è stato coperto di ghiaia, e infatti così è ancora, e han fatto questa grande tendopoli con la mensa, la scuolina.. Poi grazie a Dio c’era la palestra sopra, dove adesso c’è la protezione civile, che è abbandonata e l’hanno recuperata in fretta e furia e c’hanno fatto la mensa e i depositi. È stata una cosa abbastanza efficiente”;

G.P.: “Quindi non era, diciamo così, il centro militarizzato tipo all’Aquila..”;

Alessio: “Noo.. hanno messo delle transenne con dei fili di plastica ma son stati divelti rapidamente! Adesso, recentemente, dopo dai, picchia e mena, hanno legalmente ripristinato la viabilità su queste vie, sennò prima ci passavano tutti ma formalmente non si poteva passare..”; G.P.: “C’è stato un periodo di zona rossa qua?”;

Alessio: “No perché il sindaco di allora ha fatto questo intervento e c’è stata una grandissima polemica qua perché Fontecchio è rimasta fuori dal cratere. Perché probabilmente c’è stata questa ricognizione aerea per vedere se c’erano stati crolli e al colpo d’occhio han detto; qui non è successo nulla. […] Erano alla caccia di qualche Comune per dimostrare che non facevano come era successo in passato: todos caballeros.. che facevano diventare tutti terremotati! E quindi qualche Comune che insisteva di meno l’han lasciato fuori. Noi, grazie a Dio, ci siamo attivati subito con proteste dal Prefetto e il Prefetto ci ha detto: voi datemi modo per dimostrare che.. è venuto qua, gli abbiamo fatto vedere la situazione.. e quindi noi gli abbiam dato fior di scuse perché i danni ci sono, interni, e tantissime case son lesionate. Ci son stati crolli interni in tantissime case che da fuori non vedi ma dentro ci sono e tante case non sono abitabili.. e abbiam fatto un bel dossier in cui abbiam spiegato che poi non aveva senso, in una zona tutta terremotata, avere un paesino che è fuori dal cratere perché vuol dire che l’economia viene colpita ugualmente, i turisti non vengono ugualmente.. […]”45;

Il racconto di Alessio prosegue con le considerazioni sugli esiti di agibilità della abitazioni e sui metodi di attribuzione, i quali verranno trattati successivamente. Questo quadro restituisce la descrizione di alcuni tratti della situazione prima dell’abbattersi dell’evento sismico, in cui l’arrivo di quest’ultimo si innesta brutalmente e improvvisamente nella recente storia di questo splendido

44

Intervista ad Alessio, Fontecchio, 28 luglio 2011.

paesino; aggrappato sulla costa del monte e col viso affacciato sulla valle dell’Aterno, fiume a regime torrentizio seminascosto dalla fitta vegetazione, scardinando quel delicato equilibrio che si stava creando attorno al recupero e al parziale ripopolamento di una parte del centro storico del paese. Il terremoto, nell’immediato seguito, congela in negativo la situazione che ha prodotto producendo un forte senso di incertezza e di incapacità di reazione, che solo lentamente ritorna a farsi strada nelle azioni sociali e nel processo di ricostruzione.

Cap. 3

Rischio e vulnerabilità tra storia, legislazioni e prassi sociali

Qual è dunque la caratteristica fondamentale dell’approccio antropologico al rischio? L’antropologia del rischio tende a mettere in evidenza e criticare il fatto che spesso la ragione tecnocentrica è insensibile alle ragioni degli ambienti socio-culturali degli individui, perché tende a osservare un fenomeno in astratto, non immerso in un preciso contesto socio-culturale. Gianluca Ligi, Antropologia dei disastri, p.156.

Quale sarà la conseguenza pratica di siffatto studio? Voi mi direte. A che cosa gioverà questa conoscenza della direzione prevalente del piano azimutale dei terremoti ondulatori in una data regione? […] A coloro che si occupano di studi geodinamici spesso dal pubblico dotto e indotto si rivolge questa domanda: nello stadio presente della scienza si può prevedere con gli strumenti sismici, quando e dove ne accadrà un terremoto e la sua intensità? E se non si giunge a questo a che servono i vostri strumenti? Tutte le volte che l’Italia si commuove fisicamente, incutendo lo spavento in milioni di abitanti, si leggono sempre nei periodici della Penisola queste domande; perché dagli scettici e dagli ignoranti l’importanza di una scienza di misura sempre alla stregua della sua utilità materiale. Ebbene: parliamoci francamente e senza illusioni. La previsione in sismologia, o Signori, come in tutte le altre scienze sperimentali, non dipende affatto dagli strumenti, ma è un giudizio della nostra mente il quale si fonda sulle leggi che regolano le successione normale di alcuni fatti, che si presentano a noi sotto le forme di fenomeni. Cosimo De Giorgi al Primo Congresso Geodinamico Italiano, L’Aquila, 1887.