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La disamina delle posizioni di Talmon, Katz, Liebman, Don-Yehiya, Aronoff e Mosse, permette di confermare la definizione di sionismo come religione secolare. Vorremmo ora concludere citando ancora alcuni studiosi che si proposero di affrontare le articolate relazioni tra sionismo, religione e secolarizzazione ebraica. La maggior parte di questi studiosi dimostrano di esser stati influenzati nella loro formazione e nel loro percorso di studi dalle riflessioni e dalle importanti ricerche degli storici precedentemente analizzati. Pensiamo soprattutto a una serie di storici del sionismo, oggi molto noti, formatisi nell'arco degli anni Settanta presso la Brandeis University e l'Università ebraica di Gerusalemme, come Jehuda Reinharz, Yosef Salmon, Paul Mendes-Flohr, Ehud Luz, Shmuel Almog e Anita Shapira. Tanto la Brandeis University, quanto l'Università ebraica di Gerusalemme furono infatti due istituzioni che nel corso di quegli anni ben recepirono il clima di studio e di interesse sviluppatosi attorno al rapporto tra sionismo, religione e secolarizzazione237, come attestato dalle ricerche accademiche dei loro allievi tra gli anni Settanta e Ottanta. Basti solo considerare le loro tesi di dottorato, alquanto indicative circa il generale indirizzo delle ricerche sulla storia delle origini del sionismo: Jehuda Reinharz conseguì il dottorato di ricerca nel 1972 alla Brandeis University con una tesi su Deutschtum and Judentum: Jewish

Liberalism and Zionism in Germany 1893-1914, proseguendo poi la sua carriera

universitaria presso la medesima istituzione238. L'anno successivo, sempre alla Brandeis University, Paul Mendes-Flohr conseguì anch'egli il dottorato con un lavoro monografico su Martin Buber dal titolo From Kulturmystik to Dialogue. An Inquiry into the Formation of

Martin Buber's Philosophy of I and you239. Egli lavorò poi assieme a Reinharz ad alcuni lavori come la raccolta e la traduzione in inglese di importanti fonti relative all'ebraismo

237 Vorremo solo ricordare che lo storico Walter Laqueur, amico di George Mosse, tra la fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta insegnò come professore di storia delle idee presso la Brandeis University (1968-1972), proprio nello stesso periodo in cui stava lavorando alla sua nota History of Zionism (1972) e in cui assieme a Mosse aveva fondato nel 1966 e diretto il «Journal of Contemporary History», una rivista che ebbe un ruolo centrale nel inaugurare gli studi sulle religioni politiche del Novecento e nel promuovere l'interesse verso miti, riti, liturgie politiche.

238 Presidente della Brandeis University dal 1994 al 2010, Reinharz è dal 2011 direttore del The Tauber Institute for the Study of European Jewry. Ha curato un volume con George Mosse in onore di Walter Laqueur. Vedi: J.REINHARZ,G.L.MOSSE, The Impact of Western Nationalisms. Essays Dedicated to Walter

Z. Laqueur on the occasion of his 70th birthday, «Journal of Contemporary History» n. 3-4 (1992).

239 La tesi venne rivista e pubblicata pochi anni dopo: P. MENDES-FLOHR, From Mysticism to Dialogue. Martin Buber's Transformation of the German Social Thought, Wayne State University Press, Detroit, 1989.

riformato, al dialogo ebraico-tedesco fino a giungere alla nascita del sionismo240. Spostandoci in Israele, nel 1974 Yosef Salmon si addottorò all'università ebraica di Gerusalemme con una tesi su The Attitude of the Haredim towards Zionism in its inception:

Russia-Poland 1882-1990. La sua vicinanza al lavoro storiografico di Jacob Katz è nota

dall'articolo dedicato al professore241. Inoltre lavorò come co-editore assieme a Shimeon Ghideoni e Jehuda Reinharz al volume Nationalism and Jewish Politics: New Perspectives,

uscito in Israele nel 1996242. Sempre nel 1974, Anita Shapira conseguì il dottorato presso la Tel Aviv University, sotto la direzione di Daniele Carpi con una tesi su The Struggle for

Hebrew Labor, 1929-1939. A partire dalla fine degli anni Ottanta Shapira iniziò ad

interessarsi ai rapporti tra sionismo e messianismo, come dimostra un suo articolo in ebraico,

Sionismo e messianismo politico (1989) dedicato all'argomento243; inoltre dagli anni Novanta Shapira iniziò a collaborare con Reinharz ad alcuni volumi dedicati alla storia del sionismo, come Essential Papers on Zionism (1996)244. Sotto la direzione del professore Ben Halpern, fine studioso della storia e dell'ideologia sionista, Ehud Luz conseguì il dottorato sempre alla Brandeis University nel 1976, con una tesi su Religion and Nationalism in early Zionist

Movement, pubblicata poi nel 1984 in ebraico e nel 1988 in inglese con il titolo Paralles meet: Religion and Nationalism in early Zionist Movement245. Presso l'università ebraica di Gerusalemme, nel 1978 Shmuel Almog conseguì il dottorato sotto la direzione del noto storico Shmuel Ettinger (1919-1987), su Zionist Attitude to the Jewish History (1896-1906), pubblicata poi nel 1982 in ebraico e nel 1987 in inglese con il titolo Zionism and History:

The Rise of a new Jewish Consciousness246. Il suo articolo Messianismo come sfida al

sionismo (1984) rivela l'interesse di Almog verso il complesso rapporto tra sionismo e

messianismo247.

240 J.REINHARZ,P.MENDES-FLOHR (eds.),The Jew in the Modern World - A Documentary History, Oxford University Press, Oxford, 1980. Vedi anche: J.REINHARZ,P.MENDES-FLOHR, From Relativism to Religious Faith: The Testimony of Franz Rosenzweig's Unpublished Diaries, «Year Book Leo Baeck Institute» n. 1 (1977), pp. 161-74.

241 SALMON, The Historical Imagination of Jacob Katz: on the Origins of Jewish Nationalism, op. cit.

242 J.REINHARZ,Y.SALMON,G.SHIMONI (eds.), Nationalism and Jewish Politics: New Perspectives, Merkaz

Zalman Shazar Center and Tauber Institute, Jerusalem, 1996 [ebraico].

243 A. SHAPIRA, Zionism and Political Messianism, in EAD., Walking towards the horizon, Am Oved, Tel Aviv, 1989.

244 Vedi: J. REINHARZ; A. SHAPIRA (eds.), Essential Papers on Zionism, op. cit.

245 E. LUZ, Paralles meet: Religion and Nationalism in early Zionist Movement, The Jewish Publication Society, Philadelphia, 1988.

246 S. ALMOG, Zionism and History: The Rise of a new Jewish Consciousness, The Hebrew University Magnes Press, Jerusalem, 1987.

247 S. ALMOG, Messianismo come una sfida al sionismo, in Z.BARAS (ed.), Messianism and Eschatology, The

Dalla veloce disamina appena svolta possiamo dunque constatare che tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, tra Stati Uniti e Israele si formarono una serie di studiosi, le cui ricerche si indirizzarono attorno ai rapporti tra sionismo e religione. Non sorprende dunque che gli studiosi appena citati si trovarono a collaborare assieme in occasione di pubblicazioni o convegni. L'esempio più evidente è offerto dal convegno

Zionsim and Religion, tenutosi presso la Brandeis University nel 1990 e organizzato dai

professori Reinharz, Shapira e Almog. I contributi presentati al convegno vennero poi raccolti e pubblicati in ebraico nel 1994 presso il Zalman Shazar Center for Jewish History, che contribuì successivamente anche all'edizione inglese uscita presso la Brandeis University Press248. Dobbiamo, infine, segnalare che dietro i lavori di tali autori e la loro pubblicazione giocò molto l'interesse del centro studi The Zalman Shazar Center. L'istituto, fondato nel 1973 dalla Società storica di Israele con l'appoggio del governo israeliano, in onore del terzo presidente dello stato (1963-1973), si dimostrò sempre molto attento e interessato alle ricerche svolte sulla convergenza tra sionismo e religione, contribuendo alla pubblicazione di numerosi articoli e lavori di studiosi israeliani inerenti tali tematiche.

Nel corso degli anni Novanta, accanto al contributo di Mendes-Flohr The Dialectic of

Secularization and Atheism in Modern Jewish Thought (1992)249, vanno segnalati i lavori di Aviezer Ravitzky, il quale a lungo si interrogò sul rapporto tra la fondazione dello stato di Israele e la religione ebraica, seguendo le orme dell'amico Leibowitz e analizzando la questione attraverso l'ausilio di numerose fonti rabbiniche di primo Novecento. Egli è innanzitutto uno studioso di Maimonide e della filosofia ebraica medievale, addottoratosi nel 1978 all'università ebraica di Gerusalemme, dove dal 1989 è professore di filosofia ebraica. Fondatore del movimento Memad, Ravitzky è tra i più eminenti esponenti della sinistra religiosa pacifista in Israele. Da qui derivano i suoi interessi sul rapporto tra sionismo e religione, sul pensiero politico ebraico contemporaneo e sul messianismo. Il suo principale

248 S. ALMOG,J.REINHARZ,A.SHAPIRA (eds), Zionut vedat, Merkaz Zalman Shazar and Tauber Institute,

Jerusalem, 1993; in inglese Zionism and Religion, University Press of New England, Hanover and London, 1998. Segnaliamo inoltre altri due convegni importanti tenutisi sempre negli Stati Uniti in questo stesso periodo. Trattasi di New Perspectives on Israeli History: The Early Years of the State tenutosi presso la Lehigh University nel maggio 1990. In tale occasione partecipò Myron J. Aronoff con un contributo dal titolo Myth, Symbols and Rituals in the Emerging of the State, in L.SILBERSTEIN (ed.), New Perspectives on

Israeli History: The Early Years of the State, New York University Press, New York-London, 1991, pp. 175-92. L'altro interessante convegno si tenne invece l'anno successivo, dal titolo Chosen People Themes in Western Nationalist Movements, 1880–1920, (June 13-16, 1991), venne organizzato dalla Harvard Divinity School e dal German Historical Institute. In tale occasione partecipò invece Paul Mendes-Flohr con un intervento dal titolo The Chosen people concept and Zionism.

249 P. MENDES-FLOHR, The Dialectic of Secularization and Atheism in Modern Jewish Thought, in M. MICHELETTI,A.SAVIGNANO (a cura di), Ateismo e società. Atti del IX Convegno internazionale di Studi di

lavoro, pubblicato in diverse lingue, è Messianism, Zionism, and Jewish Religious

Radicalism (1993)250. Avvalendosi degli studi di Katz sulla secolarizzazione, di Mendes- Florh, di Salmon e di molti altri, egli ricostruì le posizioni dei principali rabbini degli inizi del Novecento, alcuni contrari al sionismo, altri meno, altri ancora favorevoli. In tal modo Ravitzky si interrogò sulla natura dello stato israeliano e su come dover interpretare il “ritorno a Sion” promosso e raggiunto dal sionismo in relazione alla tradizione religiosa ebraica. La sua ricerca, debitrice della sua formazione filosofica e dell'attenzione per la dimensione religiosa ebraica, permette così di completare il quadro relativo alla secolarizzazione del materiale teologico in categorie politiche. Inoltre, la sua disamina delle critiche al sionismo provenienti dagli ambienti rabbinici di inizio Novecento certifica ulteriormente l'avvenuto processo attraverso il quale il movimento sionista si costituì in qualità di religione secolare.

Riguardo al rapporto tra sionismo e messianismo, Ravitzky avanzò alcune interessanti osservazioni, evidenziando da un lato la convergenza tra i due discorsi e dall'altro la necessità di una loro separazione, avvallata da entrambe le parti in causa. Sia i difensori della religione, che i promotori della politica sionista dimostrarono di avere la convenienza a «frapporre un'alta parete divisoria fra sionismo e messianismo»251. Ravitzky riconosceva così tanto le ragioni della religione, quanto quelle della politica: se i religiosi cercarono di proteggere il messianismo dal sionismo, i sionisti fecero esattamente l'opposto. Le reticenze e le disgiunzioni operate, anche da parte di studiosi importanti come Katz, Talmon, Mosse, risiedono nell'ambivalenza costitutiva tra dimensione laica e quella religiosa sulla quale si fondò lo stato di Israele. A stato fondato, una separazione tra le due sfere sarebbe stata auspicata da molti, tuttavia, Ravitzky si chiedeva se, stando così le cose, essa fosse stata possibile: «era forse possibile recidere del tutto, nella coscienza degli ebrei credenti, il

250 A. RAVITZKY, Kets ha-meguleh u-medinat ha-Yehudim, Am Oved, Tel Aviv, 1993 [ebraico]; tr. ingl.

Messianism, Zionism, and Jewish Religious Radicalism, The University of Chicago Press, Chicago-London, 1996; tr. it. La fine svelata e lo stato degli ebrei: messianismo, sionismo e radicalismo religioso ebraico, Marietti, Genova, 2007. Segnaliamo che a seguito di tale studio, Ravitzky continuò a interessarsi a tali questioni, come dimostrano una serie di pubblicazioni successive, uscite presso l'Israel Democracy Institute, un centro di studi in cui per diversi anni egli fu a capo dei progetti di ricerca incentrati sulle relazioni tra religione e politica in Israele. Tra i suoi contributi in ebraico ricordiamo: A.RAVITZKY, Religione e stato nel pensiero ebraico, Israel Institute for Democracy, Jerusalem, 1998 [ebraico]; ID., Potrebbe esserci una

teocrazia in Israele?, Israel Institute for Democracy, Jerusalem, 2004 [ebraico]. Inoltre ricordiamo un recente volume uscito in suo onore: B. BROWN, M. LORBERBAUM, A. ROSENAK, Y. Z. STERN

(eds.), Religion and Politics in Jewish Thought. Essays in Honor of Avietzer Ravitzky, The Israel Democracy Institute and The Zalman Shazar Center for Jewish History, Jerusalem, 2012 [ebraico].

legame fra l'attività storica e la speranza meta-storica?»252. Sull'impossibilità di recidere del tutto i nessi tra religione e politica l'autore si esprimeva chiaramente, riconoscendo l'interdipendenza tra i due discorsi presente nel sionismo, fin dalle sue origini253.

Più recentemente si sono moltiplicate le ricerche e gli studi incentrati sul rapporto tra sionismo e religione, anche al di fuori di Israele e degli Stati Uniti, come dimostrano i lavori del professore di storia contemporanea Yakov M. Rabkin (2004) dell'Università di Montreal in Canada, vicino alle tesi di Ravitzky e quelli della studiosa britannica Jacqueline Rose254 (2005), docente di letteratura presso la Birkbeck University of London che recuperò alcune riflessioni significative di Arendt. Accanto ad essi, parallelamente sono proseguiti gli studi negli Stati Uniti, pensiamo all'interessante contributo di Sultan Tepe (2008) e in Israele con le ricerche sul pensiero teologico politico sionista di David Ohana (2010).

Per concludere, vorremo ancora fornire alcune considerazioni che emergono da questi ultimi studi citati. Per quel che concerne il suo agile libro The question of Zion (2005), la studiosa britannica Jacqueline Rose parla esplicitamente del sionismo nei termini di un nuovo messianismo, riconoscendo la convergenza in esso avvenuta tra nazionalismo e religione.

Con la nascita di Israele, il nazionalismo è diventato il nuovo messianismo – l'aura del sacro, con tutta la sua gloria e tribolazioni, è passata allo stato. Israele non è l'unica nazione a credere nella sacralità del suo mandato. Nè tutti i suoi cittadini credono nell'autorizzazione divina della nazione. Proprio per questa ragione, a mio avviso, Israele ci offre qualcosa di una drammatica risonanza per la riflessione sul nazionalismo nel mondo moderno: una

nazione indossa, a volte opponendosi – ma spesso non riuscendoci – il mantello di Dio. Nel

corso della lenta crescita del Sionismo come spirito e come idea, il messianismo ha gettato la sua superna luce sulla nascita di Israele, lambendo i bordi del suo pensiero255.

Debitrice delle tesi della filosofa Hannah Arendt, a cui si richiama espressamente, Rose

252 Ivi, p. 53.

253 « Il sionismo non opera nel vuoto dal punto di vista religioso e non si muove in ambiti neutrali dal punto di vista della speranza messianica. Il sionismo invitò gli ebrei alla 'aliyah alla Terra d'Israele, come il messianismo prometteva la shivat Tzion (ritorno a Sion) e il kibbutz ha-galuyot (il raduno degli esiliati). Il sionismo cercò di ottenere l'indipendenza politica per il popolo ebraico, e il messianismo attendeva la liberazione d'Israele dal shi'bud malkhuyot (la schiavitù dei regni)» (ivi, p. 54).

254 J.ROSE, The question of Zion, Princeton University Press, Princeton, 2005.

255 Ivi, p. 8. Il corsivo è nostro. Segnaliamo inoltre l'ultima più recente pubblicazione di Rose su temi affini: J. ROSE, Proust among the nations: from Dreyfus to the Middle East, The University of Chicago Press,

giunge ad individuare tale convergenza non a seguito della fondazione dello Stato di Israele (come gli studi e l'interesse storico sviluppatosi attorno alla politica di Ben-Gurion lascerebbero intendere), ma ben più indietro, risalendo fino a Rom und Jerusalem (1862) di Moses Hess e a Der Judenstaat (1896) di Theodor Herzl256.

Spostandoci oltre oceano, negli Stati Uniti, degno di segnalazione è il lavoro comparatistico della giovane studiosa in scienze politiche Sultan Tepe dal titolo Beyond

Sacred and Secular: Politics of Religion in Israel and Turkey (2008)257. Concentratasi nei suoi studi sul rapporto tra religione e politica nel contesto medio-orientale, con particolare riguardo per la Turchia, Tepe ha analizzato nel suo studio la sacralizzazione della politica in relazione ai processi di formazione delle ideologie nazionalistiche come il sionismo e il kemalismo, le quali, a seguito dalla disgregazione dell'Impero Ottomano, hanno determinato nel corso del Novecento la formazione dello stato israeliano e turco. A detta dell'autrice, in entrambi i paesi il ruolo della religione ha giocato un ruolo centrale nei processi di costruzione nazionale258. Ricollegandosi al concetto weberiano di disincantamento del mondo, Tepe interpreta la secolarizzazione nei termini di un duplice processo: «interna secolarizzazione del religioso e sacralizzazione del secolare»259, un'interpretazione che è stata recentemente ripresa in un articolo dallo storico canadese Rabkin (2012). Secondo Tepe, questo duplice processo comporta da un lato l'assegnazione di un significato religioso a concetti politici, dall'altro determina inevitabilmente una riconfigurazione di alcuni termini religiosi sulla base delle nuove idee secolari260. A questo punto, però, l'autrice introduce un'importante distinzione tra le passate religioni politiche, come il fascismo, e le istituzioni politiche contemporanee che si avvalgono di simili processi. Scrive l'autrice: «di primaria importanza sono le idee religiose che giustificano la sacralizzazione, non le istituzioni. Tuttavia, uno stato sacralizzato non diventa la fonte ultima dell'autorità, come nel fascismo, ma semplicemente un'istituzione che che serve una causa religiosa»261. In questo modo, lo stato sacralizzato deve in una certa misura rispettare il significato religioso di cui si

256 «Il sionismo allora può essere visto come il primo movimento a raccogliere – ancor più, a far resuscitare – il motivo abbandonato. In Roma e Gerusalemme, che precede l'epocale opuscolo di Herzl Der Judenstaat – Lo stato ebraico o Lo stato degli ebrei – ben più di trent'anni, Moses Hess, socialista, proto-sionista acclama il messianismo come specifico contributo ebraico alla cultura mondiale: "il momento dell'eterna ricerca, il momento del perenne fermento" senza il quale gli ebrei sarebbero "alla stregue di fantasmi", "incapaci di vivere o di essere rianimati"» (ROSE, The question of Zion, p. 10).

257 S.TEPE, Beyond Sacred and Secular: Politics of Religion in Israel and Turkey, Stanford University Press,

Stanford, 2008. 258 Ivi, p. 72. 259 Ivi, p. 55. 260 Ibid. 261 Ibid.

ammanta. La sacralizzazione funziona, dunque, come un freno verso possibili degenerazioni autoritarie, poiché rimane tale a patto che lo stato si conformi alla sua missione redentrice.

Sempre nel corso di questi ultimi anni in Israele troviamo un altro studioso che recentemente si è occupato del rapporto tra sionismo e messianismo, analizzando il caso israeliano attraverso la categoria di «teologia politica». Trattasi di David Ohana, addottoratosi nel 1989 all'università ebraica di Gerusalemme e debitore verso i lavori dello storico Jacob Talmon, come egli stesso riconosce in alcuni suoi contributi262. A partire dagli anni Duemila egli si è dedicato alle relazioni tra sionismo e messianismo, proseguendo lungo gli studi avviati negli anni Ottanta da Charles Liebman e Eliezer Don-Yehiya in merito alla formazione di una religione civile durante il governo di Ben-Gurion, in relazione alla sua nozione di mamlachtiut (statalismo). Ohana pubblicò alcuni lavori in ebraico sull'argomento fino a giungere agli studi più recenti usciti in inglese, come Political Theologies in The Holy

Land (2010), Modernism and Zionism (2011) e The Origins of Israeli Mythology (2012)263. Se le critiche di Rose (2005), di Tepe (2008) e di Ohana (2010) si focalizzano maggiormente sugli aspetti politici e ideologici del sionismo, riconoscendone il carattere di religione secolare e la sua intrinseca teologia politica, i recenti studi sulle radici religiose dell'ideologia sionista del professor Yakov M. Rabkin si attestano invece su posizioni analoghe a quelle dello studioso israeliano Aviezer Ravitzky, concentrandosi dunque sulle ricadute della convergenza tra religione e politica nella religione ebraica. Tali riflessioni, al centro del suo volume Au nom de la Torah. Une histoire de l'opposition juive au sionisme (2004)264, vengono più recentemente riprese e sviluppate nell'articolo Religious Roots of a

Political Ideology: Judaism and Christianity at the Cradle of Zionism (2012)265. In questo contributo Rabkin ha il merito di inserire il sionismo all'interno dei processi di

262 D.OHANA, J.L. Talmon and the Dialectic of Secular Messianism, in ID.(ed.), The Riddle of the Present and the Cunning of History, Bialik Institute, Jerusalem, 2000; ID., J.L. Talmon, Gershom Scholem and The Price of Messianism, «History of European Ideas» – Special Issue: «Jacob Talmon and Totalitarianism Today: Legacy and Revision» n. 2 (2008).

263 OHANA, Political Theologies in The Holy Land – Israeli Messianism and its Critics, op. cit.; ID., Modernism and Zionism, Palgrave-Macmillan, New York, 2011; ID., The Origins of Israeli Mythology,

Cambridge University Press, Cambridge, 2012. In merito ai suoi precedenti lavori in ebraico, vedi: ID, Messianism and Mamlachtiut: Ben Gurion and the Intellectuals between political vision and political theology, Ben-Gurion Research Institute, Sde Boker, 2003 [ebraico]; ID., Secular Messianism as Political

Theology – The case of Ben-Gurion, in C.SCHMITT,E.SHENFELD (eds.), Jewish Modernity and Political Theology, The Vaan Leer Jerusalem Institute, Tel Aviv, 2008, pp. 204-25 [ebraico].

264 Y.M.RABKIN, Au nom de la Torah. Une histoire de l'opposition juive au sionisme, Presses de l'université