• Non ci sono risultati.

T RA UMANESIMO LETTERARIO E NAZIONALISMO EBRAICO : IL NATIONALHUMANISMUS

III. I L RITORNO A S ION DALLA SECOLARIZZAZIONE MESSIANICA ALLA SACRALIZZAZIONE POLITICA

2. T RA UMANESIMO LETTERARIO E NAZIONALISMO EBRAICO : IL NATIONALHUMANISMUS

Quest’ultimo spunto fornito da Ilia Grünberg rappresenta dunque un buon punto di partenza per interrogare il nesso tra la rinascita letteraria ebraica e il sionismo, in relazione alla secolarizzazione. Dalle fonti esaminate Grünberg non fu la sola ad aver individuato da un'ottica sionista un'anticipazione del sentimento nazionale tra gli ebrei nella nascita di una moderna letteratura ebraica. I primi teorici della nuova letteratura ebraica, nonché militanti sionisti, come Nahum Slouschz (1871-1966) e Joseph Klausner (1874-1958) si attestarono su posizioni analoghe, avvalorando l'ipotesi che la produzione letteraria moderna in ebraico, esito della ricezione della Haskalah in Austria, Galizia e in Russia, avesse promosso una prima secolarizzazione letteraria dei contenuti religiosi. In effetti, possiamo riconoscere che la «letteratura neo-ebraica», come si iniziò a definirla, promosse un progressivo distacco dagli ambienti del mondo tradizionale, specialmente quello ortodosso, mirando alla laicizzazione della lingua ebraica, per dissociarla dalla liturgia e farne così una lingua nuova e moderna. Inoltre, si laicizzò il materiale biblico, per inserirlo all’interno di narrazioni letterarie moderne e in linea con la produzione letteraria europea. Da questo processo, sembra derivare il debito contratto dal nascente nazionalismo nei confronti di questa nuova letteratura, che i sionisti si premurarono di indagare e di spiegare in termini teleologici, quale

41 S.HALKIN, Modern Hebrew Literature: trends and values, Schocken Books, New York 1950, p. 211. Simon

Halkin dedicò la sua vita alla letteratura ebraica, sia come poeta, scrittore e traduttore dall'inglese all'ebraico, sia come studioso presso l'Hebrew Union College e il Jewish Institute of Religion di New York. Vedi: E. Silberschalg, Halkin, Simon in Encyclopedia Judaica, vol. VIII, Detroit 2007, p. 276; A.J. Band,

The beginnings of modern hebrew literature: perspectives on “modernity”, «AJS Review» n. 1-2 (1988), pp. 1-26.

42 J. KATZ, The Forerunners of Zionism, in ID., Jewish emancipation and self-emancipation, The Jewish

anticipazione del futuro movimento politico.

Nei primissimi anni del Novecento uscì a Parigi uno studio critico sulla rinascita della letteratura ebraica che ben esemplifica la visione teleologica sionista verso la propria storia passata e recente. Trattasi di La renaissance de la littérature hébraïque (1743-1885) di Nahum Slouschz, il cui studio ebbe un certo successo internazionale negli ambienti sionisti dell'epoca: esso fu pubblicato a Parigi nel 1903, tradotto in ebraico nel 1906 e in inglese nel 1909 da Henrietta Szold43.

Letterato, traduttore in ebraico di Emile Zola, Guy de Maupassant e Gustav Flaubert e orientalista di origini russe, si avvicinò ai primi movimenti nazionalistici quando ancora risiedeva ad Odessa44. Qui partecipò al circolo degli Amanti di Sion, conobbe Elizer Ben Yehuda e Joseph Klausner45. Entrambi fecero infatti parte della società per la rinascita della lingua ebraica a Odessa (Safetanu Ittanu), una piccola associazione che prevedeva da statuto che i suoi membri parlassero tra loro solo in ebraico. Come molti, Slouschz si spostò per ragioni di studio in Svizzera, dove continuò a coltivare il suo interesse per la rinascita linguistica e letteraria ebraica e dove iniziò ad avvicinarsi alle posizioni di Herzl, con cui ebbe degli scambi epistolari46. L'anno del secondo congresso sionista a Basilea (1898), cui Slouschz prese parte, fu anche l'anno in cui egli si spostò a Ginevra per iniziare gli studi accademici di letteratura francese e lingua semitica. Proseguì poi la sua formazione universitaria a Parigi, all'École pratique des Hautes Études e alla Sorbona, riservando anche del tempo per lo studio delle lingue orientali47. Nel 1902 conseguì il dottorato di ricerca in

43 N. SLOUSCHZ, La renaissance de la littérature hébraïque (1743-1885) essai d'histoire littéraire, Société nouvelle de librairie et d'édition G. Bellais, Paris, 1903; tr. ebr., Korot ha-Sifrut ha-Ìvrit ha-Hadasha,

Toshiah, Varsavia, 1906; tr. ingl., The Renaissance of Hebrew Literature (1743-1885), The Jewish Publication Society of America, Philadelphia, 1909. Per ulteriori informazioni sull'autore vedi: J.SCHULTE,

Nahum Slouschz (1871–1966) and his contribution to the hebrew renaissance, in J. SCHULTE, O.

TABACHNIKOVA E P.WAGSTAFF, The Russian Jewish Diaspora and European Culture,1917–1937, Brill,

Leiden-Bostan, 2012, pp. 109-26.

44 Per le traduzioni in ebraico di Slouschz vedi: E.ZOLA, Kobez sippurim [Racconti scelti], Tushiyah, Warsaw, 1899; G. DE MAUPASSANT, Ketavim nivḥarim: ʻim toldot ha-meḥaber u-temunato [Scritti scelti: con una

biografia dell'autore e una sua immagine], Tushiyah, Warsaw, 1904; G.FLAUBERT, Salambo, A. Y. Shtibl,

Warsaw, 1922. Alla traduzione di Zola seguì pure lo stesso anno un suo studio monografico in ebraico: N. SLOUSCHZ, Emil Zola: Ḥayaṿ, sefaraṿ ve-deʻotaṿ [Emil Zola: la sua vita, le sue opere e le sue opinioni],

Tushiyah, Warsaw, 1899.

45 Nel 1891 intraprese un primo viaggio in Palestina tramite il comitato palestinese di Odessa, (J.SCHULTE,

Nahum Slouschz (1871–1966) and his contribution to the hebrew renaissance, p. 110).

46 Di questi scambi epistolari abbiamo traccia da una lettera di Herzl conservata presso gli Archivi centrali sionisti CZA di Gerusalemme, nel suo fondo. La lettera è datata 27 novembre 1903 (CZA – H1\2837-19).

47 Egli è noto soprattutto per essere stato tra i primi a studiare l'origine e la storia delle comunità ebraiche nel nord Africa, in occasione di un lungo viaggio che intraprese tra il 1906 e il 1912, testimoniato dalle seguenti pubblicazioni: N.SLOUSCHZ, Etude sur l'histoire des juifs et du judaïsme au Maroc, Leroux, Paris, 1906; ID., Un voyage d'études juives en Afrique, Imprimaire national, Paris, 1909; ID., La civilisation hébraïque &

letteratura alla Sorbona con la tesi La renaissance de la littérature hébraïque (1743-1885). I presupposti teorici da cui Slouschz prese le mosse per la sua analisi sulla letteratura ebraica erano viziati dalla sua ideologia sionista di fondo, un fatto che gli costò qualche difficoltà in sede di discussione finale del suo lavoro accademico. All'uscita del libro di Slouschz, nella recensione su «Die Welt», Nordau, avendo partecipato in qualità di uditore al colloquio, ne riferì alcuni particolari, sostenendo che la difesa della tesi da parte diel suo autore fu uno spettacolo ammirevole48. La discussione durò diverse ore e gli esaminatori, digiuni di ebraismo, si congratularono con il candidato per aver portato agli occhi degli studiosi occidentali una storia niente affatto conosciuta. Tutto si sarebbe svolto senza nessun intralcio, se non fosse che nella commissione esaminatrice, oltre a quattro professori cristiani, c'era un quinto esaminatore di origini ebraiche. Quest'ultimo sollevò diverse obiezioni sul lavoro di Slouschz e redarguì i propri colleghi, facendo loro presente il problema di fondo della tesi del candidato. Egli informò infatti gli altri esaminatori che non vi era alcuna nazionalità ebraica e che la lingua ebraica non aveva alcuna vita effettiva, ma soltanto una artistica e artificiosa. Il sionismo, inoltre, era tenuto poco o niente in considerazione dai liberi ebrei occidentali, esso era solo una vaga esaltazione degli ebrei orientali49. La critica del professore toccava il nervo scoperto del lavoro di Slouschz. Un lavoro senz'altro ben fatto, ma fondato a partire da una precisa e nuova prospettiva ideologica, ancora poca nota in occidente.

Se nel periodo tra il 1906 e il 1912 Slouschz si impegnò attivamente nello studio delle comunità ebraiche del nord Africa, una volta rientrato a Parigi dai suoi lunghi viaggi di studio, riprese con altrettanta solerzia il suo impegno intellettuale nella promozione dell'ebraico quale lingua letteraria e culturale, come testimoniano la fondazione del circolo parigino Hebraea e la correlata rivista «Revue hébraïque, littéraire, historique», due iniziative che videro la figura di Slouschz in prima linea. Il circolo Hebraea era un'associazione di amici costituitasi nel maggio del 1913 a Parigi, il cui comune scopo era quello di promuovere la diffusione di tutte quelle opere e documenti che trattassero della storia letteraria dell'ebraico. L'associazione si propose così di organizzare dibatti, incontri ed esposizioni al fine di far familiarizzare l'opinione pubblica francese con la cultura ebraica. Vi era inoltre la volontà condivisa di fondare un museo letterario e una biblioteca specializzata

Rapide, Tunis, 1911; ID., Les juifs de Debou, E. Leroux, Paris, 1913.

48 M.NORDAU, Bücherwelt [a La reinassance de la litterature ebraique], «Die Welt» H. 17 (1903), pp. 12-3. Vedi anche: SCHULTE, Nahum Slouschz (1871–1966) and his contribution to the hebrew renaissance, pp. 111-2.

in ebraismo, in cui raccogliere documenti, fonti, manoscritti e riproduzioni relative alla storia e all'arte ebraica50. I primi tre fondatori del circolo furono Luncz, Raskine e Slouschz, vi era poi un delegato per la Tunisia, il giurista Alfred Valensi (1878-1944), discepolo di Nordau, e un altro per il Marocco, Léon Corcos (1868-1946) di Mogador51. Assieme all'apertura del circolo venne inaugurata una rivista trimestrale in lingua francese, la «Revue hébraïque, littéraire, historique» (1913-1914), sotto la direzione di Slouschz e con la partecipazione di importanti personalità del mondo culturale sionista, come Max Nordau, il professore Richard Gotthiel, lo storico Nahum Sokolow e molti altri. La rivista si proponeva il compito ambizioso di riempire una gravosa lacuna nella storia letteraria internazionale, facendo conoscere al grande pubblico europeo la produzione letteraria ebraica, antica e moderna. La rivista era mossa dalla volontà di diffondere la cultura letteraria e scientifica ebraica, pubblicando sia articoli informativi su opere e scrittori apparsi in ebraico, in yiddish, in ladino, accessibili così ai lettori non ebrei, sia testi letterari inediti e studi sulla storia ebraica inseriti in un apposito supplemento in lingua ebraica52. La fondazione del circolo letterario parigino Hebraea e la pubblicazione della rivista testimoniano dunque il ruolo preminente che la figura di Slouschz ebbe nei primi decenni del secolo nel diffondere e nell'istituire una moderna letteratura in ebraico all'interno del mondo culturale sionista.

Dalla disamina della tesi di dottorato di Slouschz emerge un dato interessante: la centralità della sintesi tra umanesimo letterario e nazionalismo ebraico. Per Slouschz le «aspirazioni umanistico-universali» che animarono pensatori e scrittori ebrei tra Settecento e Ottocento furono decisive per la promozione del «risorgimento ebraico» di matrice sionista. Si tratta di una delle tesi fondanti la sua ricerca intellettuale e politica, come egli stesso ammetteva nell'introduzione del lavoro, dichiarando di voler dimostrare «come, sotto l'influenza degli umanisti italiani, la poesia ebraica» si fosse allontanata dalla tradizione medievale e si fosse modernizzata, fornendo il «modello a tutto un movimento di rinascita

50 B.A., Le Cercle “Hebraea” et la Revue Hébraïque, «L'universe israélite» n. 55 (26 septembre 1913), pp. 230-2.

51 Non siamo riusciti a reperire maggiori informazioni sugli altri due co-fondatori del circolo. Possiamo per ora solo avanzare alcune supposizioni. Luncz probabilmente era Abraham Moshe Luncz (1854-1918), noto soprattutto per i suoi studi geografici e storici sulla Palestina, studi condivisi dallo stesso Slouschz. Raskine, invece, potrebbe essere il professore della scuola di Betzalel di Gerusalemme, il quale successivamente partecipò al progetto del 1925 di redigere un'imponente monografia sulla Palestina. Un progetto avviato sotto la direzione di Alexander Kogan e a cui aderirono artisti e scrittori, tra cui ritroviamo anche Slouschz e Klausner. Per ulteriori informazioni vedi: J. BIELINKY, La Palestine vue par un artiste, «L'universe israélite» n. 15 (2 janvier 1925), pp. 117-9.

52 B.A., Le Cercle “Hebraea” et la Revue Hébraïque, p. 231. Segnaliamo che nel primo numero della rivista in questione uscì un importante articolo di Max Nordau sul ruolo della letteratura in ebraico.

letteraria in Germania e in Austria»53. Non è dunque un caso che nel suo studio l'iniziatore della rinascita letteraria ebraica fosse l'ebreo italiano, Mose Hayim Luzzato (1707-1746), cui l'autore dedicò l'intero primo capitolo del suo lavoro54. In questi primi anni di vita del movimento sionista vi era infatti un'idea diffusa, di probabile matrice ebraico-orientale, che mirava a far convergere le precedenti idee di emancipazione sociale e politica con le nuove pretese nazionali ebraiche, tentando di conciliare tra loro due pensieri difficilmente conciliabili: ovvero il nazionalismo e gli ideali di emancipazione ebraica, definiti attraverso generici appelli all'«umanesimo», a un «rinascimento ebraico» e alle sue correlate «aspirazioni umanistiche-universali»55. Non è un caso che il movimento sionista venisse definito in diverse fonti un «movimento nazionale-progressista», né che autori come Martin Buber e Nathan Birnbaum parlassero di una Jüdische Reinassance56.

Come abbiamo visto, George Mosse fu lo storico che dedicò una particolare attenzione a tale fenomeno di convergenza tra nazionalismo e umanesimo presente nelle fonti sioniste e definito Nationalhumanismus, riprendendo un termine usato dallo scrittore Max Brod (1884- 1968)57. Soffermandosi su tale fenomeno, Mosse colse un aspetto non secondario delle origini del sionismo e della sua storia, ovvero la ricerca di una possibile convergenza tra un ebraismo emancipato dalla religione e secolarizzato nell'idea di «vago umanesimo» – come aveva temuto Théodore Reinach58 – e la nascente politica sionista, divisa tra tendenze universaliste ed esclusiviste. Nel partire dagli ideali di emancipazione, di libertà e di eguaglianza alcuni intellettuali ebrei, prevalentemente di origine orientale, delusi dalla reazione antisemita europea, insoddisfatte le loro speranze in un'emancipazione sociale, giunsero ad abbracciare il nazionalismo ebraico, ricorrendo poi a richiami all'umanesimo – inteso come generico appello di emancipazione dalla religione –, per epurare l'ideologia

53 SLOUSCHZ, La renaissance de la littérature hébraïque, p. 7.

54 Ivi, pp. 9-17.

55 Il sintagma in questione, così come il rinvio all'umanesimo sembrano esser stati usati dai primi sionisti per definire l'emancipazione sociale e politica, perseguita dagli ebrei, a cui essi sovrapposero poi l'idea di matrice religiosa di emancipazione dell'intera umanità, quale compito precipuo dell'ebraismo.

56 Vedi: M. BUBER, Jüdische Reinassance, «Ost und West : illustrierte Monatsschrift für das gesamte Judentum» H. 1 (1901), pp. 7-10; N.BIRNBAUM, Die jüdische Reinassence Bewegung, «Ost und West» H. 9

(1902), pp. 577-84. Riguardo all'evoluzione del pensiero buberiano sul nesso nazionalismo e umanesimo vedi: H.KOHN, Humanisme juif, Les Edition Rieder, Paris, 1931, pp. 247-73.

57 G.L.MOSSE, Can nationalism be saved? About Zionism, Rightful and unjust Nationalism, The 1995 Annual

Chaim Weizmann Lecture in the Humanities, (29 novembre 1995); poi in «Israel Studies» n. 1 (1997), pp.157-73.

58 Vedi: T.REINACH, Juifs, in La Grande Encyclopédie: inventaire raisonné des sciences, des lettres, et des

arts, par une société de savants et de gens de lettres, tome 22, Paris 1885-1902, pp. 278-9. Come nota anche Marrus, soffermandosi sull'ultima parte della voce, Reinach prevedeva che «in avvenire, l'ebraismo si sarebbe a poco a poco trasformato in un vago umanesimo che avrebbe riunito tutte le altre religioni» (M. MARRUS, Les juifs de France à l'époque de l'affaire Dreyfus. L'assimilation à l'épreuve, Paris 1972, p. 137).

sionista dalle sue tendenze esclusiviste, le quali avrebbero negato i presupposti della loro ricerca intellettuale e politica.

In tal senso, per Slouschz la rinascita letteraria precorse e stimolò l'emergere del sionismo. Secondo la prospettiva teleologica dell’autore, i maskilim galiziani e russi, definiti non a caso «degli umanisti ebrei», predisposero il terreno alla fioritura del movimento politico. Se l'ebreo italiano Mose Hayim Luzzato (1707-1746) apriva il lavoro di Slouschz, in quanto precursore della moderna poesia ebraica, il russo Peretz Smolenskin lo chiudeva, certificando con la sua produzione letteraria la tesi centrale di Slouschz: Smolenskin, «umanista e patriota» al contempo dimostrò «con convinzione che il vero nazionalismo non si oppone alla realizzazione definitiva dell'ideale di solidarietà universale»59. Secondo Slouschz, «umanesimo» e «patriottismo» coesistevano l'uno accanto all'altro, così come già in Smolenskin religione e nazionalismo cooperavano assieme come l'olio e lo stoppino di una lampada60. Notiamo che in Slouschz i concetti di umanesimo, di solidarietà universale, di giustizia sociale sembrano configurarsi come categorie laiche desunte da concetti religiosi secolarizzati, come lo stesso autore riconosceva a proposito dell'«ideale eterno» di Smolenskin: esso rappresentava infatti nientemeno che l'ideale messianico in forma laicizzata, un ideale necessario, secondo la dicitura di Nordau, oppure un ideale presente, come scriveva Slouschz nel suo lavoro.

Pur riconoscendo che il passato storico costituisca una parte essenziale dell'esistenza di un popolo, egli [Smolenskin] ritenne molto più urgente e necessario per ciascun popolo di avere un ideale presente e delle aspirazioni nazionali future per un migliore avvenire. L'ebraismo conservava l'ideale messianico che non è insomma che la speranza della sua rinascita nazionale61.

Tanto l'idea messianica laicizzata, quanto i richiami alle nobili «aspirazioni umanistico- universali» sono elementi sintomatici del riadattamento operato dall’autore di concetti religiosi tradizionali all'interno di un nuovo discorso secolare e politico. Nel suo studio Slouschz, al pari di Nordau, riconosceva l'importanza dell'idea messianica secolarizzata in un ideale presente, cercando così di rintracciarne l'origine nella letteratura neo-ebraica, a partire dall'opera di Smolenskin 'Am 'Olam [Il popolo eterno]. A suo dire, infatti, proprio in questo

59 SLOUSCHZ, La renaissance de la littérature hébraïque, p. 182.

60 E.LUZ, Paralles Meet. Religion and Nationalism in the Early Zionist Movement, Philadelphia 1988, p. 22.

testo, per la prima volta, «il messianismo» si era separato «dalla sua componente religiosa», identificandosi con «la resurrezione politica e morale di Israele» e con «il ritorno alla tradizione profetica»62. Slouschz ammetteva pertanto il debito implicito del sionismo verso la secolarizzazione dell'idea messianica, in quanto siffatta speranza laicizzata costituiva il ponte necessario per tenere assieme nazionalità e universalismo63.

Un analogo discorso riguarda l'utilizzo un po' generico delle categorie di «umanesimo», «rinascimento ebraico», «aspirazioni umanistico-universali», le quali si stavano progressivamente sostituendo ai richiami alla tradizione e alla religione ebraica, come aveva notato Reinach, secondo cui nel tempo la religione si sarebbe gradualmente trasformata in una «religione umanista», per poi infine scomparire64. La sintesi tra umanesimo e patriottismo avanzata da Slouschz sembra rientrare all'interno di tale processo, a partire dal quale la secolarizzazione dei concetti religiosi ebraici in categorie laiche rese perseguibile la sintesi tra umanesimo e nazionalismo, ovvero tra aspirazioni universali e obiettivi politici, dietro la quale sembravano celarsi i presupposti della convergenza tra religione e politica. Secondo Slouschz, Smolenskin seppe realizzare per primo tale convergenza, in virtù del richiamo a quell'«ideale eterno» e al concetto correlato di «popolo eterno». Attraverso questa interpretazione Slouschz dimostrò di condividere la ricerca di un Nationalhumanismus, tipica della nascente élite ebraico-sionista, impegnata a tenere assieme due polarità divergenti – nazionalismo e umanesimo –, senza dover rinunciare né all'uno, né all'altro65.

I presupposti teorici da cui Slouschz prese le mosse per la sua analisi sulla letteratura ebraica, sono ben sintetizzati in La langue et la littérature hébraïque (1904)66. Come altri

62 Ibid. Prosegue poi Slouschz: «Il solo ostacolo a questa rivendicazione [nazionale] era il fatto che gli ebrei avevano perduto la nozione della loro identità nazionale e il sentimento della loro solidarietà. Questa convinzione dell'esistenza di una nazionalità ebraica, questa emancipazione nazionale sognata da Salvador, Hess, Luzzato, considerata come un'eresia dagli ortodossi e come una teoria pericolosa dai liberali, ebbe infine trovato il suo profeta» (ibid.).

63 Sull'interdipendenza tra idea messianica e rinascita nazionale in Smolenskin vedi: C.H.FREUNDLICH, Peretz Smolenskin: his life and thought. A study of the Renascence of Jewish Nationalism, Bloch Publishing Company, New York, 1965, p.176.

64 T.REINACH, Juifs, pp. 278-9. Vd anche: MARRUS, Les juifs de France à l'époque de l'affaire Dreyfus, pp. 137-8.

65 Su tale interpretazione convenne anche un altro importante pensatore sionista e primo storico della letteratura neoebraica: Joseph Klausner. Nel suo primo lavoro Storia della letteratura neoebraica, scrivendo su Smolenskin, Klausner sosteneva che: «egli è il padre di quella corrente nazionale e progressiva della letteratura ebraica, che accetta tutto quanto vi è di buono nell'ebraismo tradizionale e che nel nazionalismo non vede un regresso o un ritorno al passato antiquato, né una tendenza alla separazione; ma un progresso, ma un anelito vivo verso il risorgimento e il compimento degli aspetti buoni ed essenziali per tutta l'umanità che l'ebraismo storico racchiude» (KLAUSNER, Storia della letteratura neo-ebraica, Stock, Roma, 1926, p. 70).

66 N.SLOUSCHZ, La langue et la littérature hébraïque. Depuis la Bible jusqu'au nos jours. Leçon d'ouverture à

sionisti del tempo67, l’autore riservava un posto di primo piano allo storico francese Ernest Renan (1823-1892), il quale aveva avuto il merito di «far emergere l'elemento soprannaturale della letteratura ebraica, di porlo in primo piano e di farlo accettare dal pubblico», chiarendo così l'importanza storica e letteraria della Bibbia68. Proprio per questo motivo, proseguiva Slouschz, la letteratura ebraica andava studiata dal grande pubblico nel suo insieme, nella sua continuità storica, dai tempi biblici all'epoca presente69. Una letteratura che egli non esitava a definire «prodotto letterario e psicologico ininterrotto, che abbraccia i trenta secoli della storia del popolo ebraico»70 fino a giungere alla nascita della