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I L RIGETTO DI S ION E L ' AMORE PER S ION : I DUE VOLTI DELLA SECOLARIZZAZIONE TRA OVEST ED EST

II. A MORE PER LA SCIENZA E AMORE PER LA LINGUA : I DUE VOLTI DELLA SECOLARIZZAZIONE EBRAICA

2. I L RIGETTO DI S ION E L ' AMORE PER S ION : I DUE VOLTI DELLA SECOLARIZZAZIONE TRA OVEST ED EST

Nel contesto europeo occidentale, in particolare in quello riformato tedesco, le élite ebraiche promossero dunque l'assimilazione attraverso la riforma delle pratiche religiose e lo sviluppo dei moderni studi storici e filologici. In entrambi i contesti, religioso e secolare, si assistette all'espunzione di qualsivoglia richiamo nazionalistico, presente nel passato ebraico. In tal senso, l'alleggerimento della liturgia comportò anche l'esclusione dei richiami a Sion, alla ricostruzione del Tempio e al ripristino dei sacrifici di animali per opera di un Messia personale che avrebbe posto fine all'esilio57. Per quel che riguarda il contesto secolare, anche il movimento della Wissenschaft des Judentum si mosse analogamente, fatto che si desume soprattutto dall'atteggiamento verso la questione della lingua. Come i riformatori sostituirono l'ebraico con il tedesco nelle preghiere, altrettanto fecero i maskilim promuovendo lo studio delle moderne lingue europee occidentali, a scapito dell'ebraico58.

56 Come riconobbe Arendt, per dimostrare tale fedeltà si scrissero «grossi volumi per dimostrarlo», si pagò «un'intera burocrazia per indagare il passato», si composero «dissertazioni filosofiche sull'armonia predestinata tra ebrei e francesi, ebrei e tedeschi, tra ebrei e ungheresi» (H.ARENDT, We refuges, «The Menorah Journal» n. 31 (1943), poi raccolto in EAD., The Jewish Writings, Schocken Books, New York,

2007, pp. 264-74; tr. it. Noi profughi, in EAD., Ebraismo e modernità, Feltrinelli, Milano, 1986, p. 45. Abbiamo seguito l'edizione italiana).

57 DI PORTO, Il movimento di riforma nel contesto dell'ebraismo contemporaneo, p. 275.

58 Scrive a riguardo lo storico Yerushalmi: «la Wissenschaft operò prodigi di erudizione nel dissotterrare e analizzare testi ebraici, a queste fatiche dobbiamo gran parte della conservazione della letteratura medioevale, ma se i filologi europei potevano sempre contare sulla sicurezza di possedere un linguaggio ancora parlato e valido per il futuro, gli studiosi ebrei non prevedevano né auspicavano un revival della lingua dei padri» (YERUSHALMI, Zakhor, p. 99). Rinviamo per ulteriori approfondimenti ai seguenti lavori: M.A.MEYER, The Origins of the Modern Jew. Jewish Identity and European Culture in Germany 1749-

Se tra le élite ebraiche dell'Europa occidentale si ebbe un progressivo abbandono dei retaggi etnico-nazionalistici e un allontanamento dall'ebraico, le classi intellettuali dell'Europa centro-orientale, pur animate da un medesimo afflato illuministico, si orientarono in una direzione diversa, specialmente in merito alle due questioni centrali relative all'identità etnico-nazionale e alla lingua ebraica. Accanto all'amore per la scienza storica, i maskilim orientali riscoprirono anche l'amore per l'ebraico e non rigettarono affatto la loro “nazionalità”. In tal senso, il sentimento nazionale ebraico e la secolarizzazione della lingua andarono di pari passo e in controtendenza rispetto alla strada intrapresa dai loro colleghi occidentali. Infatti, l'edificazione di una nuova intimità con la propria tradizione passata, per riprendere il termine di Edouard Gans, non andava più ricercata semplicemente nella ragione illuministica e all'esterno, nelle società europee. La riscoperta di un sentimento nazionale, di un nostalgico amore per Sion unito alla laicizzazione della lingua permisero una risposta alla secolarizzazione più moderata, che non separasse così nettamente la religione ebraica dal suo corpus etnico.

In questa direzione si spinse l'esperienza della rivista «Ha-Me'assef» (1783-1811), prima espressione in ebraico della Haskalah e dedicata alla promozione della cultura e dell'educazione tra i giovani, sponsorizzando altresì l'uso dell'ebraico quale lingua di cultura. La rivista venne fondata a Koenigsberg nel 1783 da alcuni seguaci di Mendelssohn – Isaac Eichel, Mendel Bresslau e i fratelli Simon e Zanvil Friedländer –, i quali si erano uniti in un'associazione, la «Società degli amici della lingua ebraica»59. Nella sezione letteraria del giornale uscirono poemi dedicati alle festività e alla natura, critiche contro l'oscurantismo, parabole etiche e inni di preghiera rivolti a personaggi illustri. Accanto a tali scritti, si pubblicarono anche articoli sulla lingua, sull'esegesi biblica, studi storici, biografie di ebrei famosi, recensioni e traduzioni delle maggiori opere letterarie europee. «Ha-Me'assef» fu tra le prime riviste a promuovere l'uso dell'ebraico quale lingua letteraria e di cultura, in quanto «lingua pura», perché strettamente connessa con i testi sacri, criticando dunque gli ebrei dell'Europa orientale e la loro lingua spuria, cioè lo yiddish.

L'esperienza di «Ha-Me'assef» confrontata con la nascita e lo sviluppo della

Wissenschaft des Judentums, entrambe sorte in ambito ebraico-tedesco nel corso dei primi

decenni dell'Ottocento, permette di individuare come si declinò la risposta più moderata alla secolarizzazione da parte di alcuni intellettuali ebrei emancipati. L'esperienza di «Ha-

Judentums, «Modern Judaism» n. 2 (2004), pp. 105-19.

59 M.WAXMAN, A history of Jewish Literature. From the Middle of the Eighteenth Century to 1880, vol. III,

Me'assef» e il movimento della Wissenschaft des Judentums contraddistinsero infatti le prime due risposte culturali alla secolarizzazione che le élite ebraiche emancipate elaborano nel corso del XIX secolo in ambito ebraico-tedesco. Notava lo storico Yerushalmi che fra il

«Ha-Me'assef» e il manifesto di Immanuel Wolf Über den Begriff einer Wissenschaft des

Judentums (1822) passava «un intervallo di quarant'anni, lo spazio di una generazione,

secondo la Bibbia»60. In tale lasso di tempo, per lo storico, si era determinata una netta cesura nel pensiero collettivo ebraico, posto di fronte alla secolarizzazione. Una cesura molto profonda che aveva determinato la nascita del nuovo movimento della scienza dell'ebraismo, sintomo di «un vero e proprio balzo in una nuova epoca e in concezioni radicalmente mutate»61. Tuttavia, diversamente dalle posizioni espresse qui da Yerushalmi, il recupero dell'esperienza dei me'assefim nella Haskalah austriaca e galizia rivela che la secolarizzazione più moderata, promossa da questo piccolo gruppo di intellettuali, non venne rimossa e sostituita dalla scienza dell'ebraismo. Tale analisi valse solo per il contesto ebraico-tedesco nel corso dell'Ottocento e in misura minore in altri paesi occidentali, come la Francia, l'Olanda e l'Italia.

Spostandosi, invece, ad esaminare l'impatto della Haskalah e la ricezione della scienza dell'ebraismo nei territori dell'impero austroungarico, la situazione risulta ben diversa. Se l'esperimento avviato con «Ha-Me'assef» terminò nel 1811, dopo diverse interruzioni e dopo il terzo tentativo di rilancio da parte del poeta Shalom Ha-Cohen (1772-1845), esso venne ripreso con successo, sotto un'altra veste, nel contesto austriaco viennese. L'insuccesso della rivista sorta nel ambiente ebraico-tedesco, notava Waxman, dipese fortemente dal luogo in cui la rivista era stata fondata: in Germania, infatti, «il desiderio degli studi secolari e di una vita ebraica assimilata» prevalse su qualsivoglia organo che mirasse a mantenere dei legami con la passata tradizione ebraica62. In tal senso, l'amore per la lingua ebraica e la promozione di una letteratura in ebraico mal si accordarono con i propositi di emancipazione e di assimilazione e con le richieste delle società europee di rimuovere qualsiasi connotazione etnico-nazionale ebraica. Nei territori dell'impero asburgico, invece, l'impatto della Haskalah e la diffusione della scienza dell'ebraismo produssero esiti diversi: qui l'esperienza dei

me'assefim trovò, infatti, un contesto più adatto al suo sviluppo, promuovendo la nascita di

una moderna lingua e letteratura ebraica.

L'analisi dell'impatto della Haskalah e della scienza storica ebraica in rapporto alla sua

60 YERUSHALMI, Zakhor, p. 94. 61 Ibid.

diffusione nei territori di lingua tedesca fa emergere così un primo dato: nel corso del secolo si svilupparono in parallelo due fronti della secolarizzazione ebraica, geograficamente disposti e non necessariamente in antitesi tra loro. Da un lato l'amore per la scienza e l'idea che l'essenza dell'ebraismo potesse essere raggiunta con lo studio e l'analisi rigorosa di testi e documenti furono pensieri elaborati specialmente nell'Europa occidentale, principalmente in ambito ebraico-tedesco; dall'altro la laicizzazione dell'ebraico, il suo impiego al di fuori della liturgia e la riscoperta tutta poetica e letteraria dell'amore per Sion furono, invece, questioni che trovarono un terreno di fertile elaborazione intellettuale tra gli eredi orientali dei me'assefim e i maskilim galiziani. Questi due volti della secolarizzazione ebraica, ben ripartiti tra ovest ed est europeo, produssero nel tempo due diversi risultati: nei paesi occidentali, come in Germania, in Francia e in Italia, l'ingresso nelle moderne società europee aprì agli ebrei la strada del nazionalismo; negli imperi centrali si avviò, invece, un recupero della componente etnico-nazionalistica ebraica e la nascita di una laica e moderna letteratura ebraica. Tale duplice processo di secolarizzazione fu determinato internamente dalla differenza di condizioni socio-economiche tra gli ebrei occidentali e quelli orientali e dal loro correlato grado di emancipazione, mentre esternamente fu decisiva la diversa configurazione politica tra i paesi occidentali, già in cammino nella riconfigurazione territoriale su base nazionale, e gli imperi centro-orientali, ovvero quello austro-ungarico e quello zarista. Questa duplice secolarizzazione ebraica, niente affatto uniforme e omogenea, generò nel corso dell'Ottocento una sorta di eterogenesi dei fini: laddove i rabbini liberali tedeschi avevano operato una riforma delle cerimonie, dei riti e delle preghiere, sostituendo progressivamente l'ebraico al tedesco e gli esponenti della scuola storica avevano promosso una simile operazione in ambito culturale, volendo impossessarsi della lingua e della cultura del luogo in cui vivevano, studiosi e letterati ebrei galiziani e russi intrapresero l'operazione inversa: riscoprirono la storia ebraica e recuperarono l'ebraico come lingua letteraria e poetica. Tale recupero fu possibile in quanto l'ebraico, prima soltanto lingua sacra, si stava progressivamente emancipando dall'ambito religioso della liturgia, grazie all'opera dell'ebraismo riformato. Trapiantata nell'Europa centro-orientale, dove risiedevano la maggioranza degli ebrei europei e dove era ancora forte il legame con la propria tradizione religiosa passata, la Haskalah e la scienza dell'ebraismo assunsero un'altra configurazione, attraverso la quale si secolarizzarono a scopi meramente culturali la lingua ebraica e il suo passato nazionalistico. Il ricordo di Sion, liberato dal ristretto ambito religioso, poté così essere riattualizzato in una nuova veste laica, che animò le prime esperienze letterarie e

poetiche in ebraico.

Il sionismo nacque, come vedremo, dall'incontro tra questi fronti della secolarizzazione ebraica, a seguito della forte emigrazione degli ebrei dall'est all'ovest e sotto la spinta dell'antisemitismo: i valori del nazionalismo europeo, introiettati dalla intellighenzia ebraica occidentale che aveva rigettato Sion, si sovrapposero così all'amore per Sion e alla riscoperta di un vago sentimento nazionale ebraico, promosso dagli intellettuali ebrei orientali. Senza una convergenza tra il nazionalismo europeo delle classi intellettuali ebraiche occidentali e il sentimento nazionale ebraico riscoperto dall'intellighenzia ebraica orientale difficilmente il sionismo sarebbe potuto nascere e diffondersi come idea tra le giovani generazioni ebraiche di fine secolo.

3. AMORE PER LA LINGUA E NAZIONALISMO NELL'INTELLIGHENZIA EBRAICA CENTRO-