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L' INCONTRO TRA NAZIONALISMO E RELIGIONE NEL SIONISMO INGLESE

III. I L RITORNO A S ION DALLA SECOLARIZZAZIONE MESSIANICA ALLA SACRALIZZAZIONE POLITICA

6. L' INCONTRO TRA NAZIONALISMO E RELIGIONE NEL SIONISMO INGLESE

La storia del sionismo sembra svilupparsi parallelamente allo spostamento migratorio degli ebrei, il cui flusso per la prima volta dopo secoli di diaspora dalle regioni orientali europee si era progressivamente rivolto verso quelle occidentali. Analogamente il movimento sionista, cresciuto e prosperato nei paesi di lingua tedesca, si rivolse negli anni della Prima guerra mondiale verso l'Inghilterra. Se infatti fino allo scoppio della guerra la federazione sionista in Germania era la più importante dell'Europa occidentale, arrivando a contare nel 1912 circa diecimila militanti, terminato il conflitto, il quartiere generale dell'organizzazione si trasferì da Berlino a Londra176. Tale spostamento fu strategico e in continuità con la linea politica avviata già con Herzl, il quale nel 1900 aveva voluto indire il quarto congresso sionista a Londra, alla ricerca di un sostegno diplomatico britannico177. Si trattò, come informava Kressel, di una mossa politica strategica da parte di Herzl, il quale mirò a presentare ufficialmente al mondo inglese la causa sionista, al fine di trovare nella classe politica del paese un utile alleato e un forte sostenitore al progetto sionista di colonizzazione della Palestina. Tuttavia, si dovettero attendere gli anni della Prima guerra mondiale, affinché questa strategia politica portasse i suoi frutti. Sebbene non si tennero congressi durante il periodo del conflitto178, i sionisti perseguirono in Inghilterra un'assidua opera di propaganda politico-culturale. Riviste, incontri e pubblicazioni di carattere militante furono il sintomo più evidente dell'intensa attività sionista negli ambienti britannici, finalizzata a creare e diffondere il consenso verso la loro causa. Tali scritti, soprattutto quelli dell'organizzazione sionista londinese, sono interessanti per un fatto in particolare: essi non soltanto testimoniano delle intenzioni sioniste a trovare un sostegno politico-diplomatico nell'Inghilterra dell'epoca, ma informano anche circa le modalità attraverso le quali tale consenso venne cercato e raggiunto. Nell'ottica di favorire l'insediamento ebraico in Palestina, le classi politico-intellettuali sioniste insistettero sull'imprescindibile convergenza

176 BENSOUSSAN, Il sionismo, vol. I, p. 533. Sul rapporto tra sionismo e mondo anglosassone vedi: S. A.

COHEN, English Zionists and British Jews: The Communal Politics of Anglo-Jewry, 1895-1920, Princeton

University Press, Princeton, 1982.

177 G.KRESSEL, Les Congrès sionistes, Histadrouth, Tel Aviv, 1949. Ricordiamo che il quarto congresso

sionista (13-18 agosto 1900) si tenne a Londra su esplicito volere di Herzl, il quale venne aiutato a promuovere la causa sionista negli ambienti londinesi da Leon Kellner (1859-1928), che aveva diversi contatti a Londra, insegnando da diverso tempo in città.

178 L'ultimo congresso sionista, l'undicesimo, prima della guerra si svolse a Vienna ( 2-9 settembre 1913). Alla ripresa dei congressi, a Carlbald nel 1921, i sionisti avevano già ottenuto l'appoggio britannico sperato con la dichiarazione di Balfour, frutto di un inteso lavoro di avvicinamento e di propaganda che si attuò soprattutto negli anni della guerra, come lo dimostrano le pubblicazioni sioniste e le attività diplomatiche svolte.

tra nazionalismo e religione all'interno della loro produzione propagandistica. «L'ebraismo è uno e indivisibile», scriveva Harry Sacher. L'elemento nazionale non poteva dunque essere separato da quello religioso. «La nazione ebraica e il suo Dio sono inseparabili», affermava l'amico Leon Simon. E ancora, scriveva Nahum Sokolow, «la religione ebraica non può essere separata dal nazionalismo senza dover inventarsi un'altra Bibbia»179. Lunghi dall'essere posizioni isolate di singoli militanti sionisti, l'insistita inscindibilità tra nazionalismo e religione fu il tratto caratteristico della propaganda politica sionista in Inghilterra, in quanto essa fu funzionale agli obiettivi prefissatisi dalle sue classi dirigenti: convincere i vertici di potere britannici a sostenere la causa sionista in Palestina. Non è un caso che molti di questi sionisti, come Harry Sacher, Leon Simon, Albert Hyamson fino al rabbino Moses Gaster, ebbero ruoli politici decisivi nelle trattative diplomatiche che condussero alla dichiarazione di Balfour (1917), la quale testimoniò la buona riuscita di tale strategia politico-culturale sionista, fondata sulla necessaria convergenza tra religione e politica.

Gli anni del Primo conflitto mondiale furono dunque decisivi alla sacralizzazione di Sion e alla conseguente istituzione del sionismo come una religione secolare. In Inghilterra, le classi dirigenti sioniste con Chaim Weizmann (1874-1952) in prima linea180, dimostrarono di servirsi strumentalmente della religione al fine di costruire i propri miti politici. Riallacciandosi all'antico passato, in cui il popolo ebraico godeva ancora di una propria indipendenza politica, i sionisti si lanciarono alla ricerca di una nazione storica nel loro passato biblico, mostrandosi così in linea con altri movimenti nazionalisti dell'epoca181. Accanto a ciò, notiamo il tentativo di orientare il consenso politico inglese, insistendo sul legame storico e di intenti che univa gli ebrei agli inglesi. Prima dei sionisti, erano stati soprattutto gli inglesi a sponsorizzare dei progetti di ricostruzione dell'antica patria ebraica.

179 N.SOKOLOW, Zionism in the Bible, The Zionist Organization, London, 1918, p. 8.

180 Si veda a tal proposito l'articolo di James Renton sul ruolo svolto da Weizmann e da Moses Gaster (1855- 1939), capo della comunità sefardita dell'impero britannico, negli anni 1914-1917. J. RENTON,

Reconsidering Chaim Weizmann and Moses Gaster in the Founding-Mythology of Zionism, in M. BERKOWITZ, Nationalism, Zionism and Ethnic Mobilization of the Jews in 1900 and Beyond, Brill, Leiden,

2004, 129-51.

181 «La religione costituisce un metodo tanto antico quanto ben collaudato per istituire una comunione per il tramite di una pratica comune e una sorta di fratellanza tra gente che altrimenti non avrebbe molto in comune. Alcune versioni della religione, come il giudaismo, sono particolarmente adatte a fungere da distintivo di appartenenza a comunità particolari» (E.J.HOBSBAWM, Nazione e nazionalismi dopo 1780.

Programma, mito, realtà, Einaudi, Torino, 2015, p. 77). Segnaliamo che, secondo Hobsbawm, nel proto- nazionalismo non sempre si verifica una simile convergenza, in quanto la religione spesso veniva vista con un certo sospetto dalla prospettiva nazionalistica. Essa rappresentava infatti «una forza che poteva entrare in contraddizione con la pretesa della “nazione” di monopolizzare la devozione dei suoi appartenenti» (ibid.).

Si pensi ai casi di Anthony Ashley-Cooper, conte di Shaftesbury (1801-1885) o a quello del colonnello Charles Henry Churchill (1807-1869), tra i primi a promuovere un ritorno degli ebrei nella loro patria ancestrale, oppure ancora a sir Laurence Oliphant (1829-1888), il quale si trasferì con la moglie Alice in Palestina, ad Haifa, per sostenere i primi insediamenti agricoli ebraici. Come scrive Bensoussan, la Terra santa era onnipresente nell'immaginario cristiano britannico dell'epoca182. Questo fornì una buona occasione a personaggi di spicco del sionismo come Albert Hyamson e Nahum Sokolow, i quali non si lasciarono scappare una simile opportunità, rispolverando tali progetti britannici, per dimostrare agli inglesi l'esistenza di una comunanza di intenti di lunga data. In questa direzione sembra, ad esempio, essersi mosso Hyamson, pubblicando una History of Jews in England (1908) e più tardi British Projects for the Restorations of Palestine (1917)183. Analoghe intenzioni animarono l'edizione del 1919 in due volumi di Sokolow History of Zionism (1600-1918) introdotta nientemeno che da Arthur J. Balfour, in cui la recente storia del movimento sionista trovava eco nelle passate idee cristiane di restaurazione di Israele sia in Inghilterra che in Francia, determinando così una lunga storia dell'idea sionista con lontane radici nel Diciassettesimo secolo.

Due furono i centri di elaborazione politico-culturale della propaganda sionista in Inghilterra: Londra e Manchester. Se la capitale britannica fu importante nel momento in cui i leader sionisti iniziarono a intessere rapporti diplomatici con i funzionari del governo inglese, la città di Manchester ebbe un peso rilevante specialmente nello sviluppo iniziale del movimento sionista in Inghilterra. Una figura forse meno nota, ma importante per i suoi rapporti con Weizmann fu quella dell'editore russo Joseph Massel (1850-1912), il quale, stabilitosi a Manchester nel 1895 dalla provincia di Vilna, proseguì qui la sua attività sionista, principalmente legata alla promozione dell'ebraico a lingua nazionale, divenendo così il vice-presidente della Manchester Zionist Association (MZA). Massel scrisse diverse poesie in ebraico, tradusse dall'inglese brani di autori inglesi classici, dimostrando di voler avvicinare i lettori ebrei alla letteratura e alla cultura inglese, come scrisse nella prefazione al volume Hebrew Poems (1897)184. Massel partecipò inoltre ai primi congressi sionisti, dove conobbe Chaim Weizmann in occasione del secondo congresso a Basilea (1898). L'anno della morte di Theodor Herzl fu lo stesso in cui Weizmann, chimico di professione, decise di

182 BENSOUSSAN, Il sionismo, vol. I, p. 28.

183 A.M.HYAMSON, History of Jews in England, Chatto and Windus, London, 1908; ID., British Projects for the Restorations of Palestine, The British Palestine Committee, London, 1917; N.SOKOLOW, History of Zionism 1600-1918, Longmans, Green and Co., London, 1919.

spostarsi in Inghilterra, principalmente per ragioni di lavoro, appoggiandosi all'aiuto del rabbino della comunità sefardita di Londra Moses Gaster, figura centrale nel sionismo inglese e decisiva nelle trattative che portarono alla Dichiarazione di Balfour. Come scrive Ben Halpern, Gaster intuì subito che la presenza di Weizmann in Inghilterra avrebbe potuto tornare utile al rafforzamento della causa sionista nel paese e dunque ne favorì il trasferimento185. Arrivato a Manchester, Massel e Charles Dreyfus (1848-1935), presidente della MZA e chimico presso la Clayton Aniline Company, introdussero Weizmann nei circoli sionisti della città. Sulla scia dei pogrom russi dei 1906 che impressionarono molto le comunità ebraico-britanniche, Weizmann decise di rinnovare l'assetto della Manchester

Zionist Association, le cui attività, come in generale quelle del sionismo inglese, erano

ancora troppo orientate ad approcci politico-filantropici, non pienamente nazionalisti186. L'abilità e gli sforzi di Weizmann nel rivitalizzare il sionismo britannico lo condussero alla fondazione della cosiddetta Manchester School of Zionism, attorno alla quale si concentrò la giovane intellighenzia sionista orientata al sostegno di un'unità tra religione e politica ebraica. Tra questi giovani intellettuali si contavano il giornalista del «Manchester Guardian» Harry Sacher187 (1881-1971), l'amico e coetaneo di Sacher da Oxford, Leon Simon (1881-1965), importante estimatore e traduttore di Ahad Ha’am, Samuel Landmann, direttore del giornale «The Zionist», Herbert Sidebotham (1872-1940), Harry Dagut (1887- 1944), Symon Massel (1887-1949), figlio di Joseph, e due importanti uomini d'affari come Israel Sieff (1889-1972) e Simon Marks (1888-1964). Gran parte di loro erano coetanei e si conoscevano da tempo, avendo frequentato la Manchester Grammar School.

Numerose furono all'epoca le attività di propaganda sionista che videro impegnati tali figure. Nel 1910 Symon Massel assieme a Joseph Louis Cohen (1890-1940) fondarono la rivista «The Zionist Banner» (1910-1914), uno tra i primi giornali sionisti inglesi, il quale divenne poi semplicemente «The Zionist» sotto la direzione di Sacher e Simon. Nel frattempo il quotidiano «Manchester Guardian», sotto la direzione di Charles Prestwich Scott, personaggio vicino al politico inglese Herbert Samuel e in contatto con Weizmann, si era da tempo indirizzato su posizioni favorevoli al sionismo, come testimonia un articolo del

185 B. HALPERN, A class of heroes:Brandeis, Weizmann and American Zionism, Oxford University Press,

Oxford, 1987, p. 42. 186 Ivi, p. 43.

187 Harry Sacher fu membro dell'esecutivo della WZO (World Zionist Organisation) e lavorò a stretto contatto con Chaim Weizmann, soprattutto negli anni venti. Tra i suoi scritti sionisti ricordiamo A Hebrew University for Jerusalem, testo che precede di ben dieci anni la futura fondazione dell'università ebraica, e Zionism and the State, entrambi raccolti e pubblicati in: H. SACHER, Zionism and the Jewish future, New York, 1916; poi in ID., Jewish emancipation: the contract myth, London, 1917.