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Gelosia ed invidia

Capitolo 3 Aglauro e l'Invidia nel secondo libro delle Metamorfosi

3.7 Gelosia ed invidia

Per poter comprendere le relazioni che legano invidia e gelosia, rendendo, in alcuni casi, difficile una loro precisa distinzione, dobbiamo partire da una caratteristica che contraddsitingue ambedue i sentimenti: la loro natura composita e complessa.

Affinché l'invidia possa innestarsi, sono necessarie tre condizioni: 1) che qualcuno (la persona oggetto di invidia) possieda un bene; 2) che qualcun'altro (chi soffre d'invidia) non possegga il bene in questione; 3) che questa situazione venga 564 Plut. Curios. 518 C.

565 Lib. Decl. 3 . 8 5 τί μοι βασκαίνεις; τί πολυπραγμονεῖς; L i b . Decl.4 5 . 5 πανταχοῦ τὰ ἐμὰ

πολυπραγμονῶν μόνα, λέγοντι πολλάκις ἐβασκαινεν.

566 M. Dickie, Malice, envy and inquisitiveness.., op. cit., p. 20.

avvertita e percepita dall'invidioso come ingiusta e sbagliata. Queste condizioni innestano un insieme di sentimenti e percezioni che connotano, appunto, la natura “complessa” dell'invidia.

Spielman568, ad esempio, ha delineato quattro componenti essenziali del livore: l'ammirazione per il bene usufruito da altri (covetousness), ferita narcisistica,

(narcissistic wound) implicante, a sua volta, senso di inferiorità e inadeguatezza rispetto all'avversario (feelings of inferiority, smallness, humiliation) forte desiderio rivolto all'oggetto invidiato, odio, moderato (resentment, ill-will) o severo (spite,

maliciousness, malevolence, a wish to harm ) nei confronti della persona invidiata.

Il britannico Joffe569 ha invece individuato sei componenti fondamentali dell'invidia: aggressione (aggression), odio (hate), risentimento (resentment),

ammirazione (admiration), desiderio (covetousness), narcisismo (narcissism); in maniera simile si sono mosse le indagini di Ben-Ze'ev570, di Parrot571, di Rosenblatt572.

Anche il sentimento della gelosia, proprio come quello dell'invidia, è dotato di una fenomenologia complessa. Lily Campbell, nel 1960573, definì la gelosia not one of

the simple or elementary passions but a derivative or compounded passion. It is a species of envy, which is in turn a species of hatred. It is this curious mingling of love and hatred with grief or fear that we see in jealousy.

Paul Elkman574 osservò che jealousy seems to have no distinctive expression, perhaps

because it is an emotion where the person fells a number of other emotions: anger with the one whose attention is lost or with the rival; sadness at the lost; fear in

568 P.M. Spielman, Envy and jealousy: an Attempt at Clarification, <<Psychoanalitical quarterly>>, 40 (1971), pp. 78-79.

569 W.G Joffe, A Critical Review of the Status of Envy Concept, <<international Journal of Psychoanalysis>>, 50 (1969), pp. 533-545.

570 Ben-Ze'ev, The Subtlety of Emotions, Cambridge 2000, p.301. Per lo scrittore israeliano l'invidia contempla tanto osilità quanto ammirazione verso l'invidiato, ed occasionalmente speranza, disperazione, autocommiserazione.

571 W.G.Parrott, The emotional Experiences of Envy and Jealousy, pp.12-15. L'autore concentra la sua attenzione sul senso di desiderio frustrato, sentimento di inferiorità (il quale può manifestarsi come tristezza,ed ansietà), risentimento, (con le varie sfumature di dispiacere, rabbia, odio). Anche nell'analisi del Parrott, comunque, trova spazio la componente di ammirazione e desiderio di emulazione come elemento costitutivo dell'invidia

572 A.D.Rosenblatt, Envy, Identification and Pride, <<Psychoanalytic Quarterly>>, 57 (1988), pp.63- 64. Per l'autore tratti distintivi dell'invidia sono un senso di inadeguatezza ed incapacità ed un senso di frustrazione e di rabbia nei confronti del contendente.

573 L. B. Campbel, Shakespeare's Tragic Heroines; Slaves of Passion, Magnolia 1960, p. 148. 574 Postfazione a C.Darwin, The Expression of the Emotions in Man and Animals, , Londra 1998.

anticipation of further loss; or disgust at himself or helsef for feeling jealous. Envy, a term often confused with jealousy, also does not have a unique expression. Per Sally Planalp575 jealousy is a complex emotion blended primarily from anger-, sadness-,

and fear- like feelings. La vicinanza tra il sentimento di gelosia e quello dell'invidia

ha portato gli studiosi a delineare un insieme di differenze tra le due passioni. Schematizzando i risultati di varie ricerche e studi, queste sono le principali differenze rilevate: la gelosia è un'emozione triadica, mentre l'invidia coinvolge solo due persone576; ad essere oggetto di gelosia è più frequentemente, anche se non sempre, una persona, mentre l'invidia riguarda, principalmente, dei beni materiali, ricchezza, prestigio, status sociale577; l'invidia è un'emozione che si basa sul desiderio (di possedere ciò che non si ha), mentre la gelosia si fonda sulla paura (di perdere ciò che già si possiede)578. In quest'ultima ottica, in particolare, la gelosia si costituirebbe, amcor più che l'invidia, in quello che gli studiosi brittanici definiscono un “zero sum” game.

Gleen Most, in un articolo dedicato all'analisi dell'invidia nella produzione pindarica, delinea bene le modalità di questo gioco: A and B, whether they know it orn not, are playing a game in which winning consists in monopolising X. It is a zero-sum game, since one of the rules of the game is that it is excluded that both A and B might in the end possess X: if one player wins, the other loses; the victory of the one and the defeat of the other are simultaneous, interdependent and synonymous579-

La gelosia riguarda dunque un bene unico, il sentimento e l'affetto di una persona specifica e particolare: A feels jealousy when the X in question is a unique human

individual, but envy when the X is merely one member, human or not, among others of a class of valuable objects. If I see the woman I love walking hand in hand down

575 S. Planalp, Communicating Emotion: Social, Moral, and Cultural Processs, Cambridge 1999, p. 174.

576 Cfr., in particolare, W.L. Davidson, Envy and emulation, in J. Hastings (ed.), Encycolpedia of

Religion and Ethics, vol.4, Edinburgo 1912, p.322.; A. Ben-Ze'ev, The Subtlety of Emotions,

Cambridge 2000, p. 289, e R. Kaston, Elegiac passion: a study of jealousy in Roman love elegy, Providence 2000, p. 8.

577 L.W. Davidson, Envy and emulation, in j. Hastings, op.cit., pp. 322-323.

578 D.Lagache, La jalousie amoureuse: psychologie descriptive et psychanalyse, vol.2, Parigi 1947, p. 5; P. N. Stearns, Jealousy: The Evolution of an Emotion in American History, New York, 1989, p. 12; A. Ben-Ze'ev, op.cit., p. 262;

579 G. Most, Epinician Envies, in D. Konstan, N.K.Rutter (edd.), Envy, Spite, and Jealousy.., op.cit., p. 124.

the street (...) with some other man, I will fell not envy, but jealousy; if I see an extraordinarily beautiful woman with whom I am not in love doing the very same thing, I will fell not jealousy, but, if anything besides admiration, then envy580.

Al di là delle distinzioni teoriche, comunque, il rapporto gelosia ed invidia risulta essere complesso anche nel mondo antico581.

In un recente articolo David Konstan582 ha, ad esempio, mostrato la difficoltà nella resa del termine greco ζηλοτυπία; per quanto, infatti, il termine greco sia spesso utilizzato in un contesto di natura erotica e stia alla base della parola gelosia583,

tuttavia il concetto espresso in molti dei passi in cui il termine trova impiego sarebbe, per Konstan, non tanto quello di gelosia quanto quello di malice, spite,

covetous resentment.

Nella definizione stoica della ζηλοτυπία, infatti, il termine viene impiegato per designare il sentimento di dolore provato alla vista di una persona che sia riuscita ad ottenere un bene che che noi stessi bramavamo (indipendentemente dal fatto che siamo riusciti a raggiungerlo o meno584).

Questa concezione della ζηλοτυπία verrà ripresa da Cicerone nelle Tusculanae, laddove il termine verrà reso in latino dall'Arpinate con la parola obtrectatio, della quale verrà fornita la seguente definizione: “Obtrectatio” autem est ea quam

intellegi ζηλοτυπία volo, aegritudo ex eo, quod alter quoque potiatur eo, quod ipse concupiverit585. Come notato da Konstan, manca, nella definizione stoica e poi

ciceroniana qualsiasi riferimento all'alienazione dell'affetto, alla paura di perdere ciò che è proprio, al ruolo di una terza parte: stoic zelotupia is rather a variant in

the series of competitive emotions that includes envy, rivalrousness and even pity586. Secondo Kostan sarebbero molti i passaggi della letteratura greca in cui ζηλοτυπία manterebbe questa accezione che la avvicinerebbe all'invidia. È particolarmente

580 G. Most, op.cit., p. 125.

581 Non solo nella cultura greco-romana: H. Baumgart, Jealousy: Experiences and Solutions, Chicago 1990, p.82, rileva come, nella lingua ebraica, God's jealousy, expressed by qineah in the language

of the Bible, kinah in modern Hebrew is still semantically undifferentiated from envy.

582 D. Konstan, Before jealousy, in D. Konstan, N. K. Rutter (edd.), Envy, Spite and Jealousy, op.cit. pp. 7-27.

583 Ptol2 395.32-34; Poll. 3.68-72; Suid. Ζ 58; Cfr. E. Fantham, ΖΗΛΟΤΥΠΙΑ: a brief excursion into

sex, violence, and literary history, <<Phoenix>>, 40 (1986), pp. 45-57.

584 Cfr. Ecl. 2.97.2= fr. 414.14 SVF. 585 Cic. Tusc. 4.18.

significativo che, tra le fonti citate dallo studioso, non vi siano solamente testi di matrice storica,587 retorica588, erudita589, ma anche passaggi di natura erotico- sentimentale. Sia nel Pluto590 di Aristotele che nel Simposio di Platone591, testi che forniscono le prime due attestazioni del termine, la parola non designerebbe la paura di perdere l'affetto di qualcuno (la ricca anziana e Socrate, negli esempi citati), ma la volontà di godere del loro possesso esclusivo, anche laddove non sia indicato un effettivo pericolo di perdita del bene.

Dopo aver delineato le ambiguità semantiche della ζηλοτυπία, Konstan ha poi ribadito, nel suo articolo, come l'assenza, nel mondo greco, di un termine preciso atto a designare la gelosia nel senso moderno del termine, non implicasse, l'assenza dell'idea stessa del sentimento. Il sentimento della gelosia poteva, infatti, anche se non articolato da un punto di vista lessicale, essere tuttavia espresso ed indicato in un testo attraverso la presentazioni di uno o più di quei sentimenti che ne costituiscono la natura composita592.

Muovendo dalle stesse premesse, Ruth Caston ha constatato come, anche nell'elegia latina, l'assenza di una terminologia specificamente indicata per designare la gelosia, non debba impedire di vedere, in alcune elegie, vicende di gelosia: in the majority of cases, it is not a a word or even a cluster of words which

announces the presence of jealousy. Instead, we must rely on references to other emotions like fear and anger, which are crucial part of the jealousy complex, the poetic context, and character's behaviour593.

La poesia latina, come quella greca, ricorrerà piuttosto, in situazione chiaramente contraddistinte dalla presenza di un amante geloso, all’utilizzo di verbi come

saevire594, e dolere595, a sostantivi come timor, ad aggettivi come furibundus596

testimoniando dunque, più che la presenza di un termine chiaro e specifico per il

587 Cfr. Pol. Hist. 4.87. 1-5. 588 Aeschn. 3..211. 589 Dion. Pomp. 1.13. 590 Arist. Pl. 1013-1016. 591 Plat. Symp., 213 c8-d4. 592 D. Konstan, op.cit., pp. 21-22. 593 R. Caston, op.cit., p. 3.

594 Cfr. Prop. 4.8.55 fulminat illa oculis et quantum femina saevit; Ovid. A.A. 2.461 Cum bene saevierit.

595 Cfr. Prop. 2.5.15 nec tu non aliquid, sed prima nocta, dolebis; Ovid. A.A. 2.448 felicem, de quo

laesa puella dolet.

sentimento in questione, la parcellizzazione e frantumazione dello stesso nelle sue componenti fondamentali, come ira, rabbia, paura, sospetto, dolore ed, appunto, invidia verso il/la rivale, nonché una forte attenzione per le manifestazioni fenomeniche della gelosia.

Properzio, ad esempio, declina in varie forme la gelosia provata da Cinzia nei suoi confronti (e sua nei confronti di Cinzia), ora enfatizzando il dolor alimentato dal sospetto, ora la rabbia ed il risentimento per la condotta dell'amante; rabbia che diventa vero e proprio furor quando l'amato è colto in fallo597.

Per quel che riguarda, invece, le attestazioni latine dell’invidia in ambito amoroso, la Nanna ha ravvisato in Plauto il πρῶτος εὑρετής di una tradizione letteraria, in virtù della quale, nella successiva poesia d’amore, il termine invidia designerà topicamente il sentimento astioso che l’innamorato nutre nei confronti di un rivale

in amore, reale o immaginario che sia598. Provare sofferenza per i beni altrui e gioia per le altrui sofferenze, oltre ad essere sentimenti consequenziali l’uno all’altro, divengono, dunque, laddove l’altro si identifichi con il rivale in amore, vere e proprie forme di gelosia, e l’innamorato finisce col diventare invidus e malevolus

(‘’qui alieno male gaudet aliisque detrimentum afferre studet‘’)599.

Le stesse storie di gelosia delle Metamorfosi vengono connotate secondo una molteplicità di sfumature, con un’enfasi di volta in volta incentrata sull’ansietà, il dolore, la sofferenza, la rabbia, l’invidia provata dalla persona gelosa: così, la gelosia di Giunone per Io, nel primo libro, viene descritta essenzialmente come ansia, preoccupazione, timore. La dea viene, infatti, descritta intenta a fissare lo sguardo nel centro dell’Argolide, per scorgere dove fosse il marito, avendolo già colto in flagrante molte volte; anche dopo aver avuto in sorte la rivale mutata in vacca, prosegue Ovidio, la dea continuò a temere il tradimento del consorte Giove

597 Cfr Prop. 4.8.52 dove il sentimento della gelosia provata da Cinzia viene espresso con il medesimo ricorso al furore irrazionale ed impulsivo, indicato con l’aggettivo furibunda: non

operosa comis, sed furibunda decens; simile, in generale, alla presentazione della sofferenza di

Cinzia in Properzio è quella che Ovidio vuole che l’amante crei intenzionalmente nell’amata in

A.A. 445-454 fac timeat de te , tepidamque recalface mentem:/ palleat indicio criminis illa tui;/ o quater et quotiens numero conprendere non est/ felicem, de quo laesa puella dolet:/ quae, simul invitas crimen pervenit ad aures,/ excidit, et miserae voxque colorque fugit./ Ille ego sim, teneras cui petat ungue genas,/ quem videt lacrimans, quem torvis spectat ocellis, quo sine non possit vivere, posse velit.

598 F Nanna, op. cit., p.26. 599 Cfr. supra, n. 584.

(Paelice donata non protinus exuit omnem/ diva metum , timuitque Iovem et fuit

anxia furti,)600.

Fineo, nel quinto libro, reagirà all’unione di Perseo con la promessa sposa Andromeda con rabbia, furore ed azioni violente (inque repentinos convivia versa

tumultus/ adsimilare freto possis, quod saeva quietum/ ventorum rabies motis exasperat undis)601; Cefalo, nel settimo libro, teme che l’amata Procri possa averlo tradito (esse metus coepit, ne iura iugalia coniunx/ non bene servasset602), gli innamorati, infatti, sostiene Cefalo, hanno paura di tutto (sed cuncta timemus

amantes)603; la medesima sensazione di paura e timore verrà non a caso provata dalla stessa Procri alla notizia, non veritiera, del tradimento di Cefalo (Credula res

amor est: subito conlapsa dolore,/ ut mihi narratur, cecidit, longoque refecta/ tempore, se miseram, se fati dixit iniqui,/ deque fide questa est et crimine concita vano,/ quod nihil est metuit, metuit sine corpore nomen,)604.

I personaggi gelosi delle Metamorfosi, oltre a soffrire interiormente, sperimentano al contempo sensazioni di rabbia e furore contro gli avversari in amore, come Deianira che, alla notizia del tradimento di Eracle verrà descritta da Ovidio come oscillante tra volontà di riappropriarsi dell’amato con azioni attive e concrete (<<quid autem/ flemus?>> ait. <<Paelex lacrimis laetabitur istis!/ Quae quoniam

adveniet, properandum aliquidque novandum est)605 e, al contempo, desiderio di distruzione della rivale (<<Quid si me, Meleagre, tuam memor esse sororem/ forte

paro facinus, quantumque iniuria possit/ femineusque dolor, iugulata paelice testor?

>>)606, o come il gigante Polifemo nel tredicesimo libro, il quale, in maniera del tutto conforme alla sua natura, giungerà ad un parossismo del furor contro Aci con tratti iperbolici e snaturati, giacché, nel suo caso, non si tratterà più semplicemente di eliminare il rivale, ma addirittura di squartarlo e smembrarlo (Viscera viva

traham divulsaque membra per agros/ perque tuas spargam- sic se tibi misceat!- undas)607. 600 Ov. Met. 1. 622-623. 601 Ov. Met.5. 5-7. 602 Ov. Met. 7. 715-716. 603 Ov. Met. 7. 719. 604 Ov. Met. 7. 826-830. 605 Ov. Met. 9. 143-145. 606 Ov. Met. 9. 149-151. 607 Ov. Met. 13. 865-866.

In altri casi, tuttavia, la reazione che comporta la gelosia è molto simile a quella arrecata dall’invidia-malevolenza; paradigmatico, sotto questo aspetto, l’atteggiamento di Giunone nei confronti della morte di Atteone.

I giudizi sulla vicenda di Atteone, mutato in cervo e dilaniato dai cani per aver visto involontariamente la dea Diana nuda durante un bagno ad una fonte, furono, afferma Ovidio nel terzo libro, assai discordi (Rumor in ambiguo est, v.253). Soltanto Giunone, la consorte di Giove, non discute sull’opportunità o meno della punizione del giovane, ma, semplicemente, gode della sciagura occorsa al casato di Agenore, in virtù dell’odio maturato contro la rivale fenicia, Io (Sola Iovis coniunx

non tam, culpetne probetne,/ eloquitur, quam clade domus ab Agenore ductae/ gaudet, et a Tyria conlectum paelice transfert/ in generis socios odium)608.

A questa malevolenza-gelosia Ovidio collega immediatamente la gelosia-invidia provata dalla stessa Giunone verso Semele, anch’ella conquista del sommo Giove (Subit ecce priori/ causa recens, gravidamque dolet de semine magni/ esse Iovis

Semelen)609. Significativa anche la reazione di Giunone verso la rivale: non un attacco diretto contro Semele, ma il ricorso alla calunnia, alla maldicenza, azioni e gesta tipiche anche delle persone corrose dall’invidia. A questo esempio possiamo aggiungere quello dell’anonima ninfa che, come narrato nel quarto libro, mutò Dafni in pietra pur di sottrarlo al controllo della rivale (<<Vulgatos taceo>> dixit

<<pastoris amores/ Dalphnidis Idaei, quem nymphe paelicis ira/ contulit in saxum: tantus dolor urit amantes610) testimoniando anch’essa una forte componente di

malevolentia ed un atteggiamento assieme di gelosia verso Dafni, ed invidia nei

confronti della rivale in amore.

La testimonianza più chiara, tuttavia, dell'interconnessione gelosia-invidia nelle

Metamorfosi è fornita dalla vicenda di Clitia, raccontata da Leuconoe, una delle

Minieidi, nel quarto libro.

Leuconoe racconta la storia d’amore, appassionata ed intensa, tra il Sole e la fanciulla Leucotoe: la narratrice si sofferma, con dovizia di particolari, sull’esclusività del rapporto che lega il Sole alla ragazza: proprio il dio che, più di ogni altro, dovrebbe osservare e vedere ogni cosa non fa che contemplare

608 Ov. Met. 3. 256-259. 609 Ov. Met. 3. 259-261. 610 Ov. Met.4. 276-278.

Leucotoe (quique omnia cernere debes/Leucothoen spectas)611, solo su quella vergine fissa lo sguardo a cui tutto il mondo ha diritto (et virgine figis in una/quos

mundo debes, oculus)612. L’amore per Leucotoe fa dimenticare al Sole Climene, Rodo e proprio quella Clizia che, invece, bramava fortemente di unirsi al dio, soffrendo per il disprezzo cui era soggetta (Clytie quamvis despecta petebat/ concubitus

ipsoque illo grave vulnus habebat/tempore)613.

Anche in questo caso, dunque, ci troviamo di fronte ad una situazione che sembrerebbe rimandare alla sfera della gelosia: un iniziale rapporto amoroso tra il Sole e Clizia, l’intervento di una rivale, il rischio, per Clizia, di perdere l’amore e le attenzioni del dio. Al verso 234, Ovidio, per descrivere i sentimenti provati dalla ninfa abbandonata, ricorre al verbo invidit, lo stesso verbo usato, in latino, per indicare l’azione dell’invidia.

Un’ulteriore ed importante conferma dello stretto rapporto di interdipendenza tra le due passioni è fornito dal Filocolo di Giovanni Boccaccio, il quale riprenderà puntualmente i versi dedicati da Ovidio alla descrizione della dimora e della figura dell'Invidia, per presentare e descrivere, nel suo caso, la prosopopea della Gelosia614. La presentazione della Gelosia in Lorenzo de' Medici615, Cieco da Ferrara616, Ariosto617, Giovan Battista della Porta618 confermano, come sottolineato da Refini, la natura di ipotesto che i versi ovidiani sull'Invidia assumono rispetto alle

descrizioni rinascimentali della gelosia619.

Le azioni del corvo, analizzate sotto questa prospettiva, sembrano dunque, rientrare a pieno titolo nella sfera della gelosia.

Nella vicenda che lo vede coinvolto, infatti, possiamo notare la presenza di quel rapporto a tre che costituirebbe l’elemento di caratterizzazione tipica di tale sentimento. Non a caso il corvo viene presentato da Ovidio per il tramite della perifrasi aves Phoebeius, a sottolineare il rapporto di stretta vicinanza e familiarità

611 Ov. Met. 4. 195-196. 612 Ov. Met. 4. 196-197. 613 Ov. Met. 4. 206-208.

614 G. Boccaccio, Filocolo, 3, 24, 7-8. 615 L. De' Medici, Selve, 1, 39-55. 616 C.da Ferrara, Mambriano, IV, 38-61. 617 L. Ariosto, Orlando furioso, XLII, 47-58. 618 G.B. Della Porta, La Fantesca, prol., 1-11.

619 E. Refini, Prologhi figurati: appunti sull'uso della prosopopea nel prologo teatrale del

tra il dio e l’uccello. Questo rapporto viene, però, minacciato, nella prospettiva del corvo, dall’amore appassionato che Apollo comincia a nutrire nei confronti di Coronide, amore che rischiava di allontanare il corvo stesso dall’affetto e dalla vicinanza con la sua divinità protrettice. La reazione del corvo si configura, soprattutto, come invidia nei confronti di Coronide e volontà di eliminazione della rivale.