• Non ci sono risultati.

L'azione dell'Invidia

Capitolo 3 Aglauro e l'Invidia nel secondo libro delle Metamorfosi

3.9 L'invidia, Minerva, Aglauro

3.9.3 L'azione dell'Invidia

Ricevuto l'ordine di Minerva di malavoglia, perché sa che la sua azione, l'avvelenamento di Aglauro, arrecherà soddisfazione alla dea, l'Invidia, dopo aver contaminato, durante il suo passaggio in volo in direzione della rocca di Atene, case, genti, città, strappando le cime alle piante e bruciando le erbe749, raggiunge, infine la stanza della figlia di Cecrope.

Dopo essere entrata nella stanza della giovane ateniese, esegue ciò che le era stato comandato: con la sua mano color ruggine le tocca il petto e le riempie il cuore di rovi uncinati (manu ferrugine tincta/ tangit et hamatis praecordia sentibus

implet)750, le insuffla un terribile veleno, come una pece, glielo diffonde per le ossa e glielo spande dentro ai polmoni (inspiratque nocens virus piceumque per ossa/

dissipat et medio spargit pulmone venenum;)751. A questo punto Aglauro è contaminata; tuttavia, continua Ovidio, affinché gli appigli del male non restino vaghi, l'Invidia fa apparire dinnanzi agli occhi di Aglauro la visione della sorella felicemente sposata con Mercurio (neve mali causae spatium per latius errent,/

germanam ante oculos fortunatumque sororis/ coniugium pulchrae deum sub imagine ponit)752. Anche in questo caso, tuttavia, la visione provata dalla fanciulla ateniese non potrà essere che distorta e deviata: l'invidia infatti, prosegue Ovidio, calca, esagera, enfatizza le tinte della visione: cunctaque magna facit753.

I modelli letterari che avrebbero ispirato Ovidio per la descrizione dell'avvelenamento di Invidia sono stati concordemente identificati dai critici nella

747 Ov. Met. 2. 778. 748 Ov. Met. 2. 796. 749 Ov. Met. 2. 791-794. 750 Ov. Met. 2. 798-799. 751 Ov. Met. 2. 800-801. 752 Ov. Met. 2. 802-804. 753 Ov. Met. 2. 805.

Fama e nell'Aletto virgiliana754. D'altronde, proprio queste due entità, cosi come presentate da Virgilio, erano contraddistinte da un insieme di caratteristiche che ben potevano adattarsi alla presentazione allegorica del risentimento invidioso. Con Aletto, in particolare, l'invidia condivide alcune peculiarità sia in relazione al buio ed all'oscurità che le circondano755, sia, soprattutto, in relazione al loro specifico modus operandi756.

Aletto, infatti, dopo essere stata evocata dalle tenebre infernali da Giunone per scatenare guerra tra Troiani e Latini, si reca a casa di Amata imbevuta di gorgonei veleni. La dea dalla chioma livida le lancia un serpente e glielo insinua nel seno fino alle profondità del cuore (Huic dea caeruleris unum de crinibus anguem/ conicit

inque sinum praecordia ad intuma subdit)757. Il serpente strisciando tra le vesti ed il liscio petto, si snoda senza morderla, e la inganna rendendola folle (ille inter vestes

et et levia pectora lapsus/ volvitur attractu nullo fallitque furentem/ vipeream inspirans animam)758. La veste di Amata si intride di umido veleno, agita i sensi e avviluppa di fuoco le ossa (prima lues udo sublapsa venenum/ petemptat sensus

atque ossibus implicat ignem)759.

Indicativa, in ambedue i passi, la ripresa dei termini-chiave del processo di avvelenamento e infezione760, con l'utilizzo del verbo inspirare761 atto ad indicare

un veleno che viene, letteralmente, insufflato, spirato dentro Aglauro ed Amata. Il veleno che infetta Amata, inoltre, ha la peculiarità di agire lentamente: la regina dei Latini, infatti, ha ancora la possibilità, prima che la fiamma velenosa invada tutto il petto, di rivolgersi al marito Latino dolcemente, secondo la consuetudine delle madri, affinché questi non conceda in sposa la figlia Lavinia ad Enea762.

754 Cfr., in particolare, P. Hardie. The word Personified: Fame and Envy in Virgil, Ovid, Spenser, <<MD>>, 61 (2008), pp. 101-115.

755 Ov. Met. 2. 761-762 Domus est imis in vallibus huius/ abdita, sole carens;; Verg. Aen. 7. 325

infernisque ciet tenebris. Virgilio collocherà anche l'Invidia negli inferi, in Ge. 3.

756 J.B. Solodow, op.cit., p. 200 sottolinea la differenza tra la strongly moralized Aletto di Virgilio e le

personificazioni ovidiane whose descriptons are specifc, visible, human, immediately understood, and free from moalizing.

757 Verg. Aen. 7. 346-347. 758 Verg. Aen. 7. 349-351. 759 Verg. Aen. 7. 354-355.

760 Cfr. Ov. Met. 2. 800 virus, 801 venenum; Virg. Aen. 7. 354 veneno. 761 Ov. Met. 200; Verg. Aen. 351.

Allo stesso modo, il virus che colpisce Aglauro si insinua lentamente, provocando una lenta consunzione, secondo le modalità tipiche dell'invidia.

La figura della furia Aletto, inoltre, come messo in luce da Feeney, rivestiva già, in Virgilio, una valenza assimilabile alla personificazione, in quanto la sua presentazione, la sua, forma ed immagine, potevano valere, anche quando fisicamente descritte, come interpretazioni allegoriche della sua essenza piuttosto che come attributi effettivi e concreti di un personaggio763. L'accostamento Furia- Invidia troverà una eco anche in Stazio, il quale plasmerà l'immagine della furia Tisifone nella Tebaide, personificazione dell'invidia fraterna tra Eteocle e Polinice, riprendendo molte delle caratteristiche dell'Invidia ovidiana764.

L'Aletto di Virgilio, tuttavia, non agisce sulla vista e sulla capacità visiva di Amata. Non vi è, infatti, nell'intera descrizione dell'episodio di Amata ed Aletto un solo verbo che rimandi alla sfera visiva, mentre, come abbiamo visto, la visione distorta e, soprattutto, ingigantita ed ipertrofica è una delle peculiarità principali dell'Invidia ovidiana.

Per enfatizzare quest'ultimo aspetto è probabile che il poeta si sia ispirato ad un'altra celebre personificazione virgiliana: la Fama del quarto libro dell'Eneide. La Fama di Virgilio, infatti, è un mostro orrendo ed informe, che possiede tanti occhi, lingue, bocche, orecchi quante piume nel corpo (monstrum horrendum

ingens, cui quot sunt corpore plumae/ tot vigiles oculi subter (mirabile dictu),/ tot linguae, totidem ora sonant, tot subrigit auris)765; non chiude gli occhi al dolce

sonno, mentre di giorno siede spiando sul culmine di un tetto (nec dulci declinat

lumina somno;/ luce sedet custos aut summi culmine tecti)766. Anche in Virgilio, la vista della Fama si accompagnava ad una stortura della realtà dei fatti: la Fama, infatti, viene considerata messaggera tanto del falso e del malvagio, quanto del vero; annunzia ugualmente il reale ed il fittizio (tam ficti pravique tenax quam

nuntia veri)767. Tutto in lei è enfatizzato ed esagerato, compresa, evidentemente, la

763 D.C. Feeney, op.cit., p. 163 She (Aletto) is a creature who embodies and revels in all manner of

evil... She need not necessarily have been so. Euripide's Lyssa is an interisting case of a divine agent of madness who remains rational, emancipated from her characteristic effect, Allecto, on the other end, is her essence. Cfr. D. Lowe, op.cit., pp. 422-424.

764 Cfr. T.korneeva, op.cit., pp. 106-125. 765 Verg. Aen. 4. 181-183.

766 Verg. Aen. 4. 185-186. 767 Verg. Aen. 4. 188.

sua vista e le notizie da lei riportate768. In particolare, come sottolineato da Tissol, l'Invidia condivide con la Fama il potere dell'ἐνάργεια, la capacità, di creazione di vivide immagini, facoltà che ambedue le personificazioni sembrano condividere con il poeta: our experience as readers mirrors that of Aglauros, in that we have, just

before, witnessed the personification of Invidia as a richly detailed imago before our eyes, so to speak769. Comune all'Aletto ed alla Fama virgiliana, oltre che all'Invidia di Ovidio, è anche il contesto erotico sentimentale che fa da cornice all'insorgere delle personificazioni: La Fama permette a Iarba di venire a conoscenza dell'amore tra Enea e Didone, Aletto interviene per sconvolgere il connubio Enea-Lavinia, l'Invidia insorge e mostra ad Aglauro le nozze di Erse con Mercurio.

Partendo proprio dalle analogie tra Fama ed Invidia, Alison Keith ha ricollegato i rapporti tra le due entità nel secondo libro delle Metamorfosi ad un significato, extra-testuale, di rapporto diretto tra fama e gloria poetica e conseguente invidia. Questa sottolineatura è importante perché mette in luce un rapporto, gloria poetico- letteraria ed invidia, ben testimoniato dalle fonti: invidia, così come i suoi sinonimi, greci e latini, φθόνος e livor, venivano utilizzati frequentemente in

metaphorical expositions of their poetics770. Nel campo della letteratura greca un ruolo di primo piano hanno, ancora una volta, gli epinici pindarici771. Significativa anche la testimonianza del poeta di ditirambi Timoteo, il quale conclude il suo

nomos lirico Persae con una richiesta, rivolta ad Apollo, di difendere il poeta contro

il criticismo che potrebbe scatenare il suo nuovo genere poetico.

Anche le antiche Vitae dei poeti testimoniano episodi chiari di invidia letteraria e poetica tra importanti intellettuali dell'epoca772.

Riprendendo questa tradizione letteraria, Callimaco, nell'Inno ad Apollo, introdurrà il tema dello φθόνος in un contesto di riflessione ed indagine poetica.

Nel panorama della letteratura latina, Virgilio presenterà l'invidia sconfitta e relegata nell'oltretomba, in un passo, il finale del proemio del terzo libro delle

768 Ovidio riprenderà quest'immagine dell'enfatizzazione ed esagerazione della componente visiva e verbale della Fama nella sua personificazione della stessa, presentata in Met. 12. 39-65. 769 G.Tissol, op.cit., p. 67.

770 A.Keith, op.cit., p.127.

771 Cfr., e.g., Ol. 8.55, Pyth. 7.19, Isth. 7.39; Cfr., e.g., Ol. 1.47, Pyth 2.90, Nem. 8.21, Pyth 10.20, Isth. 1.44, 2.43.

Georgiche773, che è stato oggetto di numerose interpretazioni e studi dedicati

all'individuazione dell'oggetto dell'Invidia (Virgilio stesso od Ottaviano)774, ma che parrebbe non escludere istanze specificamente letterarie, anche perché inserito in un contesto che, a detta di Thomas, costituisce Virgil's most extensive statement of

literary purpose775. Lo stesso Ovidio presenterà il tema dell'invidia in relazione alla gloria letteraria nella quindicesima elegia degli Amores776, in vari passi dei Remedia

Amoris777, nei Tristia778 nonché, all'interno delle Metamorfosi, nel famoso episodio

di Minerva ed Aracne779.

Come ha mostrato Dickie, inoltre, il tema dell'invidia letteraria trovava fertile campo nelle dichiarazioni di poetica dei giambografi e poeti satirici latini: poeti come Orazio e Marziale testimoniano, infatti, le accuse, a loro rivolte, di esser stati spinti dall'invidia a comporre giambi e satire. Anche in questo caso, come abbiamo visto a proposito delle testimonianze delle fonti oratorie, la strategia difensiva consisteva nel negare a sé qualsiasi tipo di risentimento invidioso, ed, al contrario, nel vedere nell'invidia altrui la causa scatenante delle accuse a loro rivolte780. Se riconsideriamo il contesto generale in cui, nel secondo libro, è calata la personificazione dell'Invidia, in un insieme e gruppo di storie, cioè, che indaga e riflette proprio le conseguenze della narrazione di storie e dell'usus vocis, possiamo ritenere sensate le conclusioni della Keith, per la quale it is typical of Ovid's literary

sophistication to consider the specifically literary nature of “Envy” in a passage that explores the risks and the rewards of story- telling781.

773 Verg. Ge. 3.34-39. 774 Cfr. A.Keith, op.cit., p.129.

775 R.F. Thomas, Callimachus, the Victoria Berenices, and Roman Poetry, <<CQ>>, 33 (1983), p.92. 776 Ov. Am. 1.15.1-2, 39-40.

777 Ov. Rem. 365 ingenium magni livor detractat Homeri; Rem. 389 rumpere livor edax; Rem. 397

hactenus invidiae respondimus.

778 Ov. Tr. 3.4.43, 4.4.26, 5.8.24. 779 Ov. Met. 6. 1-145.

780 M.Dickie, The disavowal of Invidia in Roman Iamb and Satire, <<PLLS>>, 3 (1981), pp.183-208. 781 A.Keith, op.cit., p. 131.