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Dirigente Settore Ambiente e Energia del Comune di Bologna

Referente per la Piattaforma Progettuale Bologna Smart City e per il Progetto Iperbole 2020

In ragione della sua esperienza, quale è il taglio che il Comune di Bologna ha dato al progetto della Smart City?

Il Comune di Bologna ha voluto dare al progetto della Smart City un taglio rivolto al tema delle persone, intendendo con questo dare enfasi al livello di vivibilità della città metropolitana, da un lato attraverso il miglioramento delle prestazioni e dei servizi erogati al cittadino, dall’altro creando nuove occasioni di partecipazione civica, soprattutto grazie ad un uso innovativo della tecnologia.

Il Comune, nel 2012, ha firmato un protocollo di intesa con l’Università di Bologna ed ASTER, ci può dire come si è svolto questo processo?

L’Università, il Comune ed Aster hanno riconosciuto un reciproco interesse a lavorare sui temi della Smart City, mettendo a sistema le proprie conoscenze. L’Università rappresenta il mondo della ricerca avanzata e dell’educazione; Aster rappresenta il mondo del trasferimento tecnologico, ed è una delle aziende che investe di più sull’innovazione e le tecnologie applicate; il comune rappresenta in questo contesto il mondo dei nuovi bisogni. Si è, quindi, deciso di intendere questa piattaforma quale luogo di lavoro, laboratorio nel quale i tre attori dismettono i propri panni istituzionali e si impegnano verso un unico obiettivo.

Quali sono ad oggi i risultati?

La prima azione che la piattaforma ha condiviso è stata quella di incentivare la partecipazione ai bandi, in particolare al Bando Smart City and Community. Sono stati 20 i progetti presentati, di cui purtroppo solo due sono stati premiati e quindi finanziati. Uno di questi è il progetto Rigers, che riguarda l’efficienza energetica degli edifici, controllata da un sistema che gestisce in remoto i dati ambientali. Il sistema è quindi pensato per patrimoni immobiliari che hanno un unico gestore ma può essere applicato anche ad altri contesti. Il progetto è significativo perché il nostro patrimonio edilizio è vecchio e richiede interventi consistenti e molto onerosi. Poter ottenere un risultato con tecnologie smart, quindi soprattutto attraverso l’ottimizzazione della gestione delle risorse, non solo attraverso interventi di efficienza energetica, rende il progetto particolarmente interessante ed innovativo. Il progetto Rigers sarà sperimentato sull’area della bolognina, un’area a nord di Bologna, una delle periferie storiche della città, caratterizzata da

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una grande densità di residenze pubbliche e da un comparto, quello dell’ex mercato ortofrutticolo, su cui si sta realizzando un nuovo pezzo di città, dove, quindi, la potenzialità dell’intervento di riqualificazione è particolarmente significativa. La piattaforma sta attualmente lavorando sui bandi Horizon.

Alcuni dei progetti avviati grazie alla piattaforma sono stati acquisiti dalla pianificazione strategia metropolitana, ce ne può parlare?

Si, molti sono i progetti tra i 67 previsti dal PSM. Uno di questi è ad esempio il progetto Iperbole 2020, che riprende l’esperienza grandiosa del progetto degli anni ’90 e che andava ovviamente rinnovato per essere al passo con i tempi e rispondere alle nuove esigenze del’utenza. Questo è uno strumento di partecipazione attiva dei cittadini, assolutamente da estendere alla scala metropolitana.

6. Smart City e città metropolitana di Bologna: un percorso

incrementale

L’indagine relativa alle iniziative Smart City programmate e/o realizzate nella città metropolitana di Bologna ha messo in evidenza la stretta collaborazione tra gli enti locali e tra amministrazione ed imprese. Molte iniziative analizzate, infatti, sono il frutto di integrazione tra tecnologia ed informazione e, di conseguenza, tra aziende che sviluppano tecnologie ed enti che detengono o veicolano le informazioni. Tale realtà è conseguenza, o comunque, in linea con l’impostazione che il Comune di Bologna ha voluto dare alla costruzione della Smart City con il progetto della Piattaforma Progettuale Bologna Smart City. Il progetto è un accordo di partnership tra il Comune di Bologna, l’Università di Bologna ed ASTER, i quali si impegnano ad individuare indirizzi e temi prioritari del progetto Bologna Smart City e ad accompagnare il suo sviluppo nelle diverse fasi. Nel protocollo di intesa si legge che “le Smart City sono sistemi intelligenti e sostenibili, aree urbane che pianificano coerentemente l’integrazione delle diverse caratteristiche identitarie del proprio territorio – culturali, economiche, produttive, ambientali – in un’ottica di innovazione. Bologna ha scelto di percorrere questa strada nel solco della propria tradizione civica, attraverso un’alleanza tra mondo della ricerca ed Università, impresa e pubblica amministrazione per sviluppare soluzioni utili ad affrontare problematiche urbane e sociali, mettendo le tecnologie al servizio delle persone”. L’integrazione e/ o integrabilità delle iniziative della città di Bologna risulta particolarmente virtuosa in un momento in cui si iniziano a tirare le somme dei risultati delle politiche europee in tema di Smart City ed in Italia emerge una situazione in cui, sebbene il processo di costruzione della Città Intelligente risulti ben avviato, esso è ancora lento e settoriale. Infatti, la maggior parte dei progetti promossi e realizzati nel territorio italiano risultano chiusi e poco connessi. “Al fine di realizzare la vera Smart City, è, invece, necessario che tutti questi progetti siano scalabili ed interoperabili” (Mario Calderini). Il principale deterrente della scarsa interoperabilità tra le iniziative è la mancanza di dati, in quanto ciascun ente, soprattutto privato, detiene le proprie informazioni “e difficilmente è disposto a perdere un po' di potere nel beneficio molto più alto della collettività” (Emanuele Baldacci). Secondo Mario Calderini ed alcuni esperti ricercatori nel settore della Smart City, tale situazione è il frutto “non di mancanza di tecnologie, ma di mentalità”. A ciò si aggiunge, a livello centrale, l’assenza di strumenti finanziari ad hoc, quali ad esempio il PON Metro, “che però non sta funzionando come sperato. […] Servono strumenti innovativi, per incentivare i Comuni che non sono propensi a questo tipo di politiche [...]. In questo senso, la Smart Community dovrebbe restituire il senso del valore dell’investimento al cittadino (accountability sociale)” (Mario

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Calderini)25. Tale situazione disaggregata dei progetti emerge anche analizzando i diversi strumenti di ranking, che in Italia sono circa 150, mirati a definire come le città italiane si stiano posizionando in una fase di adattamento ai cambiamenti. Tali classifiche, infatti, sono per lo più frutto della sommatoria di progetti, di cui non si valuta né l’effettivo impatto ambientale, sociale ed economico dell’iniziativa, né tantomeno la loro capacità di integrazione e/o interoperabilità, e quindi anche la capacità di informare circa le dinamiche intraprese.

In un tale scenario, nella città di Bologna emergono iniziative che sapientemente sfruttano l’integrazione tra la tecnologia, l’imprenditoria e la comunicazione, quali ad esempio il progetto CAAB City Logistic, che mette a sistema la produzione di energia da fotovoltaico, le tecnologie della mobilità elettrica e la capacità di comunicazione ed aggregazione sociale, a servizio delle attività di logistica per la movimentazione delle merci nel centro storico bolognese; il progetto UTOPIA che, fondato su una tecnologia che sfrutta la rete come veicolo di rilevamento e comunicazione, potrebbe facilmente essere integrato con altri sistemi di informazione; il progetto delle Comunità Solari Locali, ed altri progetti di partecipazione sociale, che guardano alla costruzione della consapevolezza e di reti di comunità quale base per la costruzione della Smart City del futuro. Anche a livello territoriale, si cerca una certa integrazione tra i piani di diverso livello. Ciò vale per il Paes ed in particolare per il Piano Strategico Metropolitano, nel quale convergono la maggior parte dei progetti in tema di Smart City, alcuni dei quali nati dalla necessità di dare attuazione alle previsioni degli strumenti urbanistici. Per quanto riguarda la dimensione metropolitana delle iniziative, si rileva una concentrazione ancora comunale, per lo più con sperimentazioni Smart City nel capoluogo bolognese. Dalle analisi svolte, deriva che caratteristica comune dei progetti è la forte partecipazione sociale, sia in fase di promozione che di realizzazione dei progetti, ed una forte sensibilità ambientale. Tra le 6 dimensione di smartness, quella che meglio rappresenta Bologna è la Smart People, intesa come indicatore del coinvolgimento sociale. “Una Smart City è fatta da smart citizens” (M. Lepore). Le iniziative Smart People, insieme a quelle Smart Environment e Smart Living rappresentano, infatti, più del 70% delle esperienze analizzate. Il processo di costruzione della città intelligente è ancora lungo e richiede un cambio di mentalità e nuovi strumenti di governance a livello centrale, nonostante ciò la città di Bologna emerge nel panorama nazionale per l’integrazione e l’interoperabilità di alcuni progetti, per l’impostazione data dal comune alla realizzazione della Smart City, per gli obiettivi di coesione sociale e programmazione di lungo periodo, per l’interazione tra comune, mondo dell’impresa e della ricerca.

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25 I testi riportati tra virgolette sono tratti da alcuni interventi svolti nell’ambito di Smart City Exhibition 2014,

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