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Il paradigma della Smart City in Italia: i temi emergent

SMART Living In questa dimensione sono state censite quelle iniziative specificamente rivolte al miglioramento

4. Il paradigma della Smart City in Italia: i temi emergent

Dal panorama delle iniziative delineato nel corso della ricerca sono emersi una serie di spunti di riflessione su come le città metropolitane italiane stanno declinando il tema della Smart City, su quali potranno essere i prevedibili sviluppi, ma soprattutto su quali sono i principali aspetti critici da dover affrontare.

Così come del resto lo stesso acronimo della ricerca fa immaginare (GAP), il primo, e forse scontato elemento di criticità che emerge, è che anche per quanto concerne la Smart City si può parlare utilizzando un’espressione ormai abusata, di una Italia a due velocità. Le città del Nord, sebbene con alcune differenze e specificità, sono giunte ad uno stadio maturo di applicazione dell’ICT orientata al miglioramento dell’efficienza dei servizi e della qualità della vita dei cittadini tanto da potersi confrontare con le città europee che prima di altre hanno intrapreso questo percorso come Amsterdam e Copenaghen. Se in alcuni casi le iniziative in corso sembrano spinte dagli interessi di grandi gruppi imprenditoriali (come nel caso di Milano) e in altri invece è possibile individuare una regia pubblica e la sperimentazione di pratiche innovative attraverso la partecipazione a progetti europei (come nel caso di Genova), e in altri casi ancora è il settore della ricerca l’elemento propulsivo dell’innovazione (come nel caso di Firenze), le città settentrionali testimoniano di una grande vivacità di interventi “concreti” che stanno modificando il modo di fruire di alcuni servizi. Basti pensare ad esempio a come si stanno modificando le abitudini di trasporto grazie alla pervasività dei sistemi di car sharing a Milano e Torino.

Di contro nelle città meridionali non solo sono state rilevate un numero di gran lunga inferiore di iniziative, ma soprattutto va messa in evidenza la loro natura di interventi sporadici ed isolati perché non integrati all’interno di una chiara strategia di innovazione del sistema urbano che, di contro, si caratterizza per la bassa qualità della vita e la scarsa attenzione all’efficienza dei servizi rivolti ai cittadini. Ciò fa sì che anche le iniziative che potrebbero imprimere una spinta verso una trasformazione della città in un’ottica smart perdono la loro incisività.

Inoltre nelle città del Sud molti degli interventi rilevati sono stati sviluppati nell’ambito di programmi di finanziamento europei e si caratterizzano per il loro carattere di “sperimentazioni pilota” applicati a contesti di dimensioni limitate. È oggi ancora prematuro tentare di valutare se e in che tempi i prodotti di queste attività potranno dare luogo ad applicazioni concrete e a larga scala, poiché molti di questi progetti si sono conclusi solo al termine del 2015.

La natura prototipale di molti degli interventi in corso in Italia è stata richiamata da più parti ed in tal senso andrebbe approfondito, ma per questo forse è necessario che i progetti, molti dei quali ancora troppo recenti, si sedimentino ulteriormente, se e a quali condizioni possano essere “scalati” per una loro applicazione ad un territorio più ampio e ciò anche in ragione degli ingenti investimenti pubblici di cui spesso sono il prodotto. E siamo qui ad un ulteriore nodo critico: ovvero quello dell’efficacia e degli impatti dei finanziamenti pubblici18 di cui sono state oggetto le regioni convergenza soprattutto attraverso il bando Smart Cities and Communities and Social Innovation19. Ed in tal senso c‘è da chiedersi cosa succederà delle numerose iniziative che, nate sotto la spinta dei finanziamenti pubblici, dovranno a regime, confrontarsi con il mercato. Molti dei progetti finanziati all’interno di programmi europei hanno

       

18 Sul tema dell’utilizzo dei fondi pubblici per lo sviluppo di competenze e nuove tecnologie nel settore delle

Smart Communities cfr. Calderini, 2014.

19 I bandi, emanati nel marzo 2012 nell’ambito del Programma Operativo Nazionale Ricerca & Competitività

2007 - 2013, nelle regioni convergenza, hanno erogato finanziamenti pari a circa 250 milioni di euro. Per approfondimenti, cfr. http://www.ponrec.it/.

ROSARIA BATTARRA CAPITOLO 1. Le città metropolitane alla prova della Smart Governance

 

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come uno dei risultati attesi quello della messa a punto di prodotti/strumenti da fornire agli enti locali, sotto forma di linee guida, prototipi, progetti pilota per implementare la Smart City. Ma quanto di quello che si sperimenta negli ambienti di ricerca, se non supportati dalle imprese è poi trasferito nella prassi operativa? Già in alcuni casi si vedono nelle città i “resti” di tentativi di progetti avviati ma mai decollati, come ad esempio le postazioni abbandonate ̵ e che ormai mostrano segni di degrado ̵ di servizi di bike sharing. E ciò non solo perché come detto tali interventi spesso non sono inseriti all’interno di un quadro coerente di strategie, ma probabilmente perché non aderenti ad una reale esigenza/richiesta della città e non scaturiti da un’attenta valutazione delle vocazioni/risorse locali sulle quali puntare nel tentativo di attivare un processo virtuoso. Inoltre quando l’innovazione viene acriticamente innestata in un contesto arretrato diviene una sovrastruttura, un’etichetta tanto accattivante quanto superflua. Un esempio per tutti: qual è l’utilità dell’app che “in real time” informa gli utenti sui tempi di attesa ad una fermata del trasporto pubblico, quando il messaggio che viene fornito è sempre “previsioni non disponibili” perché l’attesa è superiore a 30 minuti?

Più in generale il tema è quindi quello della messa a punto di modalità di verifica dell’efficacia e degli impatti di alcuni progetti, tecnologicamente avanzati, per il conseguimento di un miglioramento delle modalità di fruizione del sistema urbano e della qualità della vita dei city users. Come emerge anche dalla letteratura, gli aspetti di cui tener conto nella misurazione dell’efficacia e degli impatti delle politiche smart sono molteplici (Cti Liguria, 2014): riduzione dei costi e dei tempi dell’espletamento dei servizi, semplificazione e innovazione della PA, miglioramento della qualità ambientale, ma anche incremento della crescita economica. Inoltre nel valutare l’efficacia dei progetti orientati alla Smart City, che come sottolineato da più parti sono connotati dalla trasversalità e dall’integrazione delle azioni messe in campo, sarà necessario prendere in esame non solo gli impatti diretti, ma anche quelli indiretti (Dameri & Garelli, 2014).

Un primo passo verso la formalizzazione del processo di valutazione dell’efficacia degli interventi è stato compiuto attraverso l’inserimento nel Decreto Sviluppo 2.0 (L. 221/2012) di specifici riferimenti alla necessità di realizzare un sistema di monitoraggio “per valutare l'impatto delle misure indicate nel piano nazionale delle comunità intelligenti”, lo strumento che annualmente redige l’Agenzia per l’Italia digitale al fine di definire strategie e obiettivi, coordinare il processo di attuazione e predisporre gli strumenti tecnologici ed economici per il progresso delle comunità intelligenti. La norma prevede che la valutazione dell’efficacia del Piano venga effettuata attraverso un sistema di misurazione basato su indicatori di contesto o di risultato relativi allo stato e all'andamento delle condizioni economiche, sociali, culturali e ambientali delle comunità intelligenti e della qualità di vita dei cittadini. I risultati dell’attività di monitoraggio devono essere accessibili, interrogabili e utilizzabili dagli enti pubblici e dai cittadini in modo che tutti possano verificare l’efficacia delle azioni messe in campo. Ciò nonostante e sebbene numerosi siano gli studi e i protocolli messi a punto, soprattutto in seno alla Comunità Europea per valutare l’efficacia degli investimenti, quello della valutazione dei benefici delle iniziative risulta un campo di studio ancora da approfondire.

Per quanto concerne uno degli obiettivi della ricerca, cioè quanto l’approccio smart può supportare le città nel loro processo di modifica dell’assetto istituzionale in chiave metropolitana, dal quadro delineato emerge che la gran parte delle iniziative sono state sperimentate nei comuni capoluoghi, mentre molto modesto è il numero di interventi che riguarda l’intero territorio metropolitano, come pure ancora limitati sono i progetti che vengono promossi dai comuni della cintura metropolitana. Se ciò può essere determinato da

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una difficoltà di reperimento delle informazioni relative a realtà di piccole dimensioni20, dall’altro, come dimostrato da una ricerca condotta a livello europeo (Manville et al., 2014) vi è una correlazione molto stretta tra la dimensione della città e le politiche che riesce a promuovere in tema di Smart City. In particolare lo studio citato attraverso l’analisi dei progetti in corso in 82 città europee ha verificato che sono le città più grandi (quelle con una popolazione al di sopra di 500.000 abitanti) che hanno le politiche smart più “ambiziose” e presentano un elevato numero di interventi con un alto livello di maturazione.

Non vi è dubbio però che, alla luce dei compiti che la L. 56/2014 affida alle Città Metropolitane, l’applicazione di un approccio smart e l’utilizzo di ICT potrebbe consentire una gestione più efficace soprattutto per quanto concerne:

la strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici e l’organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale;

la mobilità e la viabilità;

la promozione e il coordinamento dello sviluppo economico e sociale, anche assicurando sostegno e supporto alle attività economiche e di ricerca innovative;

la promozione e il coordinamento dei sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione. Ed è quanto si afferma anche nel PON Città Metropolitane 2014-2020 che sostiene che le sfide relative: alla riduzione del deficit con gli altri Paesi europei in tema di diffusione dei servizi di e- government; al miglioramento delle condizioni strutturali nell’accesso ad Internet; all’innalzamento delle competenze digitali diffuse nella popolazione; all’incremento della sostenibilità degli insediamenti urbani attraverso da un lato il risparmio energetico e l’uso di fonti rinnovabili e dall’altro il potenziamento della mobilità sostenibile e del trasporto pubblico; alla riduzione della “vulnerabilità e disagio abitativo o grave marginalità sociale” connessa alle difficoltà di accesso all’alloggio per le fasce di popolazione più deboli; non potranno che essere affrontate attraverso l’applicazione del paradigma Smart city “per il ridisegno e la modernizzazione dei servizi urbani per i residenti e gli utilizzatori delle città” individuando la scala metropolitana come ambito urbano idoneo alla messa a punto “di soluzioni ‘intelligenti’ per migliorare le performance, la fruibilità e la compatibilità ambientale dei servizi urbani rivolti a cittadini, imprese e city users” (Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica, 2014). Un altro aspetto della gestione della città metropolitana che potrebbe risultare più efficiente se affrontato con una logica smart è quella della omogeneizzazione e sistematizzazione della enorme quantità di dati ed informazioni che attualmente risultano frammentati tra i numerosi soggetti che hanno competenze sul territorio metropolitano: dagli enti locali alle Autorità di Bacino, dagli organismi emanazione diretta dello Stato agli enti di ricerca, solo per citare alcuni esempi. Sono ormai note e sviluppate le procedure e gli strumenti che consentono la gestione di grandi quantità di informazioni territoriali di tipo alfa-numeriche (GIS) che se, sviluppate ed implementate in un’ottica smart, potrebbero contribuire attraverso la gestione di una grande quantità di informazioni ad accrescere la conoscenza dei sistemi metropolitani e a svolgere il ruolo di strumento di supporto ai decisori in chiave operativa.

Infine un ulteriore elemento su cui interrogarsi è rappresentato dagli strumenti di governance della Smart City e dalla verifica dell’eventuale correlazione tra questi e le perfomance delle città. Dalla ricerca emerge che le 12 città metropolitane stanno adottando modelli diversificati di governance dei processi di implementazione della Smart City anche se non sembra potersi, allo stato, individuare una relazione diretta tra l’efficacia delle azioni ed il modello individuato.

       

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Ciò che però emerge e che al di là dei diversi modelli di governance che possono essere adottati, le esperienze di successo sono quelle che si sviluppano partendo da una visione chiara dell’evoluzione in chiave smart della città e che, in tale ottica, si sono dotate di una serie di strumenti che operano in questa direzione coinvolgendo, nel processo, i vari soggetti che operano nella città.

È evidente che essere dotati una struttura che coordina e mette a sistema le diverse iniziative che possono attivarsi rappresenta un fattore propulsivo nel processo verso la smart city, processo che potrà avere successo solo se saranno state precedentemente definite e formalizzate in atti di programmazione le strategie da implementare e gli obiettivi da raggiungere.

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