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Gli elementi di problematicità della contrattazione

378. Secondo quanto rappresentato dalle principali associazioni di categoria dei fornitori, nonché dagli stessi fornitori, le relazioni contrattuali sopra descritte consentirebbero alle catene della GDO di imporre a talune categorie di produttori pratiche e condizioni fortemente penalizzanti per i produttori stessi, idonee ad impedirne un profittevole ed efficiente svolgimento dell’attività imprenditoriale.

Qui di seguito si tenterà di sintetizzare i principali elementi di insoddisfazione lamentati, i quali sono stati fatti oggetto di una specifica rilevazione campionaria (descritta nel capitolo successivo della presente indagine), proprio al fine di approfondirne e documentarne l’effettiva portata ed estensione.

379. In primo luogo le catene, sia singolarmente che attraverso le Centrali d’Acquisto, adotterebbero un sistema di contrattazione che consentirebbe loro di accumulare, oltre al margine abituale rappresentato dalla differenza tra il prezzo di vendita e il costo di acquisto, un “secondo margine” costituito dalla vendita di servizi commerciali e promozionali alle imprese fornitrici. Tale c.d. “secondo margine” avrebbe acquisito crescente importanza nel tempo, sino a diventare preponderante rispetto al primo, trasformando le Centrali di Acquisto, di fatto, in “Centrali di Vendita”, ossia in operatori attivi a tutti gli effetti anche dal lato dell’offerta.

380. Nella trattativa relativa alla vendita dei servizi promozionali, i distributori adotterebbero i seguenti comportamenti vessatori e/o “abusivi”:

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i) l’acquisto dei prodotti verrebbe di fatto condizionato alla vendita del pacchetto di servizi, comportando di fatto un obbligo per il fornitore di remunerare una serie di prestazioni non sempre richieste e non sempre effettivamente erogate;

ii) il prezzo imposto per il pacchetto di servizi “venduti” non dipenderebbe dalle caratteristiche del prodotto e delle consegne, bensì dal potere economico dell’impresa: esso risulterebbe quindi inferiore per le imprese multinazionali e i grandi fornitori nazionali rispetto alle imprese di dimensione medio-piccola, comportando un’ingiustificata discriminazione tra le imprese fornitrici;

iii) le maggiori entrate ottenute dalle catene distributive grazie all’imposizione della vendita del pacchetto sopra descritto non produrrebbero benefici al consumatore in termini di riduzione del prezzo finale di vendita, essendo anche formalmente escluse dal computo dei costi di acquisto: essere verrebbero invece utilizzate per finanziare la crescita delle catene distributive e/o per remunerare il loro specifico rischio di impresa;

iv) le richieste di contribuzione verrebbero effettuate dalle catene anche in modo retroattivo, comportando quindi una modifica unilaterale delle condizioni generali di acquisto già trattate e impedendo all’impresa una corretta programmazione economica delle proprie attività;

v) non vi sarebbe corrispondenza tra gli importi richiesti e le controprestazioni fornite, risultando peraltro tale verifica non sempre agevole per un piccolo produttore.

381. Un’ulteriore difficoltà lamentata dai produttori è quella della crescente importanza e diffusione delle supercentrali d’acquisto, che comporterebbe i seguenti ulteriori svantaggi per i produttori:

- un incremento del grado di concentrazione, e quindi del potere contrattuale, delle catene, sia come acquirenti dei prodotti che come offerenti di servizi distributivi;

- una progressiva uniformazione delle strategie commerciali delle diverse centrali, anche in considerazione dei frequenti passaggi delle catene da una centrale all’altra;

- una conseguente riduzione delle potenziali alternative per i produttori, in caso di “delisting” o di mancato raggiungimento di un accordo, essendo la stragrande maggioranza dei distributori socia di una supercentrale;

- uno scollamento tra il soggetto incaricato di effettuare le trattative, anche sui servizi di vendita, e i soggetti che dovranno concretamente acquistare e vendere i prodotti, erogando quindi anche i servizi promozionali e distributivi trattati. Ciò determinerebbe una maggiore difficoltà ad ottenere, da tutte le imprese partecipanti alla supercentrale, controprestazioni di servizi effettivamente adeguati ai corrispettivi definiti, oltre che un incremento dei tempi e della complessità della contrattazione.

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CAPITOLO III

L’INDAGINE CAMPIONARIA SUI FORNITORI

3.1. Premessa

382. Nel corso dell’indagine, si è verificata una forte carenza di rilevazioni statistiche attendibili in merito alle dinamiche contrattuali che caratterizzano i rapporti con la GDO e agli esiti effettivi delle negoziazioni, anche in termini di incidenza delle diverse voci che concorrono a determinare il costo di acquisto del prodotto da parte delle diverse catene distributive, nonché il costo di acquisto dei servizi distributivi da parte dei fornitori.

D’altro canto, la complessità e la numerosità delle voci di contrattazione sono tali da rendere sostanzialmente impossibile, da parte di un istituto di ricerca, una rilevazione sistematica e continuativa di tali informazioni, peraltro caratterizzate da estrema riservatezza.

Alcune indagini campionarie sull’incidenza dei contributi retrocessi alla GDO da parte dei fornitori, comunque di carattere saltuario, sono state effettuate soltanto da organizzazioni di categoria (quali ad es. Centromarca - associazione che riunisce le principali industrie di marca), che non possono essere considerate fonti terze ai fini dell’indagine in corso.

383. La carenza informativa descritta s’inquadra in una più generale problematica di scarsa disponibilità e affidabilità delle informazioni relative alle fasi di scambio intermedie tra la produzione e il consumo, fortemente avvertita anche a livello comunitario, di cruciale rilievo ai fini dell’analisi dei meccanismi di trasmissione dei prezzi lungo la catena agro-alimentare, e dell’individuazione degli stadi della filiera ai quali imputare le eventuali anomalie nei criteri di formazione della catena del valore.

384. Una valutazione delle pratiche “abusive” lamentate dai fornitori appare dunque particolarmente difficoltosa in tale contesto, richiedendo essa necessariamente un più ampio supporto informativo in merito all’effettiva diffusione e alle caratteristiche di tali pratiche, in termini di incidenza nell’ambito della trattativa complessiva, di corrispondenza delle controprestazioni fornite dalla GDO alle contribuzioni richieste, di pretestuosità e/o retroattività delle richieste, ecc..

A ciò si aggiunga la presenza, anch’essa riscontrata nel corso dello svolgimento del presente lavoro, di una forte ritrosia delle imprese fornitrici della GDO, soprattutto se di dimensione medio-piccola e dotate di marchi non particolarmente affermati, a fornire dettagli sulle condizioni effettivamente negoziate con i propri clienti, nonché sui presunti comportamenti vessatori subiti. E ciò per ovvi timori di ritorsione da parte delle grandi catene, in termini di esclusione dai propri punti vendita, ovvero di peggioramento delle condizioni negoziate.

385. In considerazione di quanto esposto, e con lo specifico obiettivo di acquisire direttamente dalle imprese, tutelandone le esigenze di riservatezza, un set informativo sulle

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relazioni contrattuali tra le catene distributive e i propri fornitori, si è ritenuto opportuno realizzare una rilevazione ad hoc, rivolta ad un campione molto ampio di imprese agroalimentari fornitrici della GDO. L’indagine è stata impostata e realizzata in collaborazione con l’ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare).