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Governare la vita mediante la morte

La volontà di sapere sostiene quindi che la forma discorsiva di impianto “giuridico” «può

sempre meno codificare il potere o servirgli da sistema di rappresentazione»174, malgrado il

modello giuridico sia ancora ciò che ispira, anacronisticamente, la maggioranza delle interpretazioni del potere di epoca contemporanea. La sessualità può essere presa ad esempio di come il discorso giuridico funzioni ancora come principio di intelligibilità e razionalizzazione del desiderio.

Spesso pensato come estraneo al potere o anteriore a esso, il desiderio è ancora concepito «in rapporto ad un potere che è sempre giuridico e discorsivo – un potere che trova il suo elemento centrale nell'enunciazione della legge. Si resta legati ad una certa immagine del potere-legge, del potere-sovranità, che i teorici del diritto e dell'istituzione monarchica hanno definito»175, senza rendersi conto del fatto che il codice del diritto è un modello insufficiente a

172 Ivi, p. 125. 173 Ivi, p. 126. 174 Ivi, p. 80. 175 Ibidem.

tematizzare i reali rapporti di forza tra discorso e società.

Il saggio Sexual Inversions contiene una risposta butleriana a questa tesi. Il testo è rilevante da un punto di vista teorico a causa della centralità, in esso restituita, al tema della morte e, insieme ad essa, alle scoperte dell'“ipotesi repressiva” avversate da Foucault. Butler pone in risalto l'osservazione foucaultiana secondo cui l'avvento del bio-potere «non significa che la vita sia stata integrata in modo esaustivo a delle tecniche che la dominano e la gestiscono; essa sfugge loro senza posa»; inoltre «al di fuori del mondo occidentale, la carestia esiste su una scala più importante che mai; ed i rischi biologici che attendono le specie sono forse più grandi e certamente più seri di prima che nascesse la microbiologia»176. In questa parentesi

riflessiva in cui Foucault sembra considerare la possibilità di muovere a se stesso una critica di eurocentrismo, Butler ritiene di intravedere una possibile chiave di lettura del testo foucaultiano. La sua idea è che:

Foucault's historical account can perhaps be read only as a wishful construction: death is effectively expelled from Western modernity, cast behind it as a historical possibility, surpassed or cast outside it as a non-Western phenomenon. Can these exclusions hold? To what extent does his characterization of later modernity require and institute an exclusion of the threat of death? It seems clear that Foucault must tell a phantasmatic history in order to keep modernity and productive power free of death and full of sex. Insofar as the category of sex is elaborated within the context of productive power, a story is being told in which sex, it seems, surpasses and displaces death. If we accept the historically problematic character of this narration, can we accept it on logical grounds? Can one even defend against death without also promoting a certain version of life? Does juridical power in this way entail productive power as its logical correlate?177.

La morte, continua Butler, sia che la si intenda come qualcosa di cui la modernità si è ormai liberata, sia come qualcosa che affligge un “altrove” rispetto all'Europa, è da interpretarsi come la fine di una specifica forma di vita, e la vita, dal canto suo, è sempre una forma di vita

modellata normativamente. Non esistono la “vita” o la “morte” in generale, al di là di una

176 Ivi, pp. 126-127.

177 «La narrazione storica foucaultiana può forse essere letta solo come una costruzione di speranza: la morte è efficacemente bandita dalla modernità occidentale, gettata dietro le spalle come una possibilità storica, oltrepassata o lasciata fuori come un fenomeno non-occidentale. Possono reggere queste esclusioni? Fino a che punto la sua caratterizzazione della tarda modernità richiede e istituisce un'esclusione della minaccia della morte? Sembra chiaro che Foucault debba raccontare una storia fantasmatica al fine di tenere la modernità e il potere produttivo liberi dalla morte e pieni di sesso. Nella misura in cui la categoria del sesso è elaborata entro il contesto del potere produttivo, ciò che si sta raccontando è una storia in cui il sesso, a quanto pare, oltrepassa e disloca la morte. Se accettiamo il carattere storicamente problematico di questa narrazione, possiamo accettarlo sul terreno della logica? Ci si può difendere dalla morte senza promuovere al tempo stesso una certa visione della vita? Può in questo senso il potere giuridico implicare il potere

relazione con un potere. Pertanto è necessario rigettare la tesi secondo cui la vita entra nella storia nel momento in cui la morte ne esce: la morte infatti non può uscire dalla storia, così come la vita ne ha sempre fatto parte. L'una non può entrare o uscire dalla storia senza implicare l'altra come sua possibilità immanente; e del resto «life and death might be construed as the incessant entering and departing that characterizes any field of power»178.

In questo senso, secondo Butler, il racconto che Foucault ci restituisce non deve essere interpretato né come il resoconto di una frattura epocale, né come una trasformazione logica all'interno della formazione del potere. La posizione epistemologica che pretende che il potere sia esclusivamente “vitale” e “produttivo” va intesa, secondo Butler, come una proiezione fantasmatica dei desideri dell'Occidente – e dello stesso Foucault179 – e, come diceva il passo

precedente, “una difesa” di quest'ultimo dalla morte “per mezzo della promozione di una certa visione della vita”. La promozione di una certa forma di vita ha lo scopo di proteggere dal timore della morte; il potere che riesca a mostrare la propria “vitalità”, una propensione al benessere dei cittadini, un'attenzione alla loro crescita, potrà meglio di prima far dimenticare il volto sanguinario della legge, la morte sempre prevista dalla pena. Il ricorso alla minaccia della sanzione e alla paura da essa suscitata non solo non vengono meno, ma rimangono centrali per la riuscita degli scopi della regolamentazione.

Poiché il desiderio di conservare la propria esistenza deve sempre venire a patti con la contingenza storica, la quale non è altro che l'intersezione di matrici di potere in un tempo e in un luogo specifici, secondo Butler non esiste potere che non imponga una forma, una direzione e una disciplina al desiderio e alla vita. Tali limitazioni, d'altro canto, per quanto possano essere concettualizzate come “produttive”, continuano a recare la possibilità della morte dentro di sé, in quanto la morte – sociale – è il destino che investirebbe colui che rifiutasse di aderire a quella normalizzazione.

Il potere, per Butler sempre giuridico, può ammantarsi del linguaggio produttivo ai fini di

178 «la vita e la morte potrebbero essere costruiti come l'incessante entrare e uscire che caratterizza ogni campo del sapere»: Ibidem.

179 In Sexual Inversions Butler sostiene che la descrizione della modernità come un'epoca storica di vita e di salute è in realtà «evidence of a phantasmatic projection and a vainly utopian faith» di cui Foucault non è riuscito a liberarsi: cfr. J. BUTLER, Sexual Inversions, cit., p. 71. Oltre a non essere effettivamente in grado di

preservare la vita, le tecnologie moderne di potere sono più spesso impegnate a condannare a morte. Questo è ciò che si è verificato a partire dagli anni '80 con l'esplosione dell'epidemia di AIDS negli Usa. In quel caso la scelta del potere è stata prevalentemente quella di marginalizzare i malati, sottrarli alla vista della maggioranza dell'opinione pubblica americana, privarli di assistenza medica adeguata, ostacolare i

finanziamenti alla ricerca scientifica. Quando, nel 1976, Foucault scriveva La volontà di sapere, non poteva prevedere che di lì a poco l'Occidente moderno sarebbe stato investito da una tragedia di proporzioni immani che avrebbe riportato la morte al centro della problematica del potere. Tale problematica consiste

nell'ambiguità della categorie che il potere utilizza: la categoria del “sesso”, ad esempio, appare costruita al servizio della vita e della riproduzione, ma in realtà si rivela funzionale a una regolamentazione e a una classificazione gerarchica delle morti: ivi, pp. 70 e ss.

celare l'inesorabile verità del proprio dominio: «that can only be in the name of some specific form of life and though the insistence on the right to produce and reproduce that way of life. At this point, the distinction between juridical and productive power appears to collapse»180.

Secondo la filosofa americana, i due modelli di potere elaborati da Foucault si presuppongono a vicenda. Il dominio che investe un soggetto – il suo assujetissement – è al contempo una delle modalità della sua generazione o della sua “scoperta”.

Non a caso, l'ingresso della sessualità nella storia moderna come oggetto di nuovo sapere, sito di potere e matrice di identità, coincide – come nota anche Foucault – con l'inaugurazione di un discorso legale e regolamentare, da Foucault denominato “ipotesi repressiva”. Solo che Foucault interpreta questo fatto erroneamente. Egli considera il discorso di sovranità come un anacronismo epistemologico, incapace di raggiungere il cuore delle reali dinamiche del potere. Al contrario, sostiene Butler, le dinamiche del potere produttivo non sono qualcosa di distinto e distinguibile rispetto a un discorso “giuridico” come quello psicoanalitico, che sta alla base della moderna interpretazione della sessualità. Anzi, è proprio la legge, secondo Butler, il modello fantasmatico atto a “produrre” il sesso: nell'occuparsi del sesso, nel monitorare il sesso e nell'assicurarsi che le sue manifestazioni rientrino nella sua griglia interpretativa, la legge costruisce il sesso come ciò che chiede di essere monitorato e che è intrinsecamente regolamentabile. Secondo le tesi psicoanalitiche esiste uno sviluppo normativo nel sesso, leggi che ineriscono al sesso stesso, e l'inchiesta che si occupa di quello sviluppo “legale” scopre nel sesso le leggi che essa stessa vi ha installato. Legge, in questo senso, significa sia indice di normalità, sia sanzione di ciò che non rientra nel modello stabilito.

Non esiste, secondo la filosofa americana, nessuna alternativa tra una forma di potere restrittiva e coartante e una forma meramente produttiva, perché la produzione è sempre coartante ed escludente, dal momento che definisce e decide ciò che sarà e ciò che non sarà un essere sessuato, chi sarà incluso e chi sarà escluso dalla sessualità propriamente umana. «This constraining production works through linking the category of sex with that of identity; there will be two sexes, discrete and uniform, and they will be expressed and evidenced in gender and sexuality, so that any social displays of nonidentity, discontinuity or sexual incoherence will be punished, controlled, ostracized, reformed»181. La razionalità disciplinare

180 «ciò può essere solo nel nome di una qualche specifica forma di vita e attraverso l'insistenza sul diritto di produrre e riprodurre quella forma di vita. A questo punto, la distinzione tra potere giuridico e produttivo sembra collassare»: ibidem.

181 «Questa produzione costrittiva opera collegando la categoria del sesso a quella dell'identità; ci saranno due sessi, discreti e uniformi, e saranno espressi ed evidenziati nel genere e nella sessualità, così che ogni manifestazione sociale di non-identità, discontinuità o incoerenza sessuale sarà punita, controllata,

non è logicamente separata dalla spettacolarità dei supplizi, dalla logica della vendetta, dalla giustizia retributiva. La legalità non appare mai solo esterna o solo interna alla natura del reato: la sanzione, da Foucault concepita come il mezzo con cui un potere giuridico esterno e anteriore al soggetto colpisce chi non ha rispettato la legge, è parte integrante della stessa visione produttiva del potere-sapere, che tenta di arginare una devianza con la medesima minaccia dell'esclusione e del dolore. Secondo Butler,

what this suggests, of course, is that there is no historical shift from juridical to productive power but that juridical power is a kind of dissimulated or concealed productive power from the start and that the shift, the inversion, is within power, not between two historically or logically distinct forms of power. The category of “sex”, which Foucault claims is understandable only as the result of a historical shift, is actually, as it were, produced in the midst of this shift, this very shiftiness of power that produces in advance that which it will come to subordinate182.

Un potere simile, che produce il proprio oggetto attraverso la sua definizione e che lo disciplina proprio definendolo “disciplinabile”, agirebbe in modo «efficace, unilaterale, transitivo, generativo»183, non diversamente dal linguaggio illocutorio descritto da John

Austin. Il giudice e i rappresentanti della legge, i medici, i periti psichiatrici, gli insegnanti, i confessori religiosi sono, secondo Foucault, gli operatori di un discorso di verità assoggettante e, secondo Austin, le figure per eccellenza dell'illocuzione performativa: le parole di costoro funzionano come sentenze vincolanti e le loro interpellazioni danno origine a una serie di analoghe interpellazioni successive, attraverso le quali il criminale, il “pervertito”, il pazzo, il “negro” vengono resi tali per effetto della transitività del linguaggio. In virtù di questa “anteriorità” del potere a cui si appella, in entrambe le teorie austiniana e foucaultiana la singola enunciazione sembra godere del potere infallibile di realizzare ciò che nomina, nominandolo come l'oggetto specifico di competenza della propria disciplina. Rifiutando di sottoscrivere questa affermazione, Butler ritiene che la legge non esista al di fuori delle interpellazioni socio-culturali che concretamente la applicano. L'anteriorità della legge, la sua universalità e astrattezza, sono anzi da considerarsi una proiezione a posteriori di un discorso che, in realtà, “produce” contemporaneamente i propri oggetti e la loro norma.

ostracizzata, riformata»: ivi, p. 65.

182 «Ciò che questo suggerisce, ovviamente, è che non c'è nessuna svolta storica tra il potere giuridico e quello produttivo, bensì il potere giuridico è fin dall'inizio una sorta di potere produttivo dissimulato o nascosto e la svolta, l'inversione, ha luogo all'interno del potere, non tra due forme di potere diverse storicamente o logicamente. La categoria del “sesso”, che Foucault sostiene essere comprensibile solo come risultato di una svolta storica, è in realtà prodotto, per così dire, per il tramite di questa svolta [shift], di questa “furtività” [shiftiness] del potere che produce in anticipo ciò che andrà a subordinare»: ibidem.

Questo perché la logica disciplinante è da sempre generatrice della legge; la norma arriva a “fingersi” legge, o a comportarsi come legge, ogni volta che riesce a utilizzare la minaccia dell'esclusione e della sanzione sociale come mezzo per ottenere l'obbedienza disciplinare. Il dover-essere preventivo e correttivo non avrebbe alcuna efficacia “produttiva” senza la minaccia dell'ostracizzazione, della perdita di identità, della morte sociale.

Il modo in cui il performativo “agisce” a livello colloquiale per mezzo di speech acts espliciti e il modo con cui il potere foucaultiano “agisce” sugli individui dando loro una forma e una posizione sociale condividono la stessa terminologia metaforica che riesce a porre sullo stesso piano linguaggio e corpo, identità attribuita e desiderio reale. Solo mediante un'equivalenza retorica tra morte corporea e morte sociale – sostiene Butler – il discorso di legalità cui siamo assuefatti riesce ad affermare la convinzione che il potere “agisca” sui corpi al punto di fare di essi dei “soggetti”. Solo attraverso l'effetto affabulatorio della metonimia, il linguaggio intriso di rapporti di forza può riuscire a “materializzare” sia il corpo della prigione che il corpo del prigioniero. Tutto questo, per Butler, conferma al potere una natura duplice: giuridica nella forma e produttiva nei suoi effetti.