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Homoiótes: analogia nella struttura e analogia nella funzione

Nel documento Ana-logica (pagine 44-47)

PARTE PRIMA

CAPITOLO PRIMO

2. L’analogia aristotelica: il medio, la relazionalità, l’appartenenza

2.1 Homoiótes: analogia nella struttura e analogia nella funzione

A proposito di relazionalità, il discorso va ampliato anche all’idea di rapporto: nei Topici si legge infatti che la somiglianza va ricercata sempre in oggetti che appartengono a generi diversi, per notare che un oggetto è rispetto a qualche oggetto nello stesso rapporto in cui un altro oggetto è rispetto a qualche altro.43 E’ altrettanto vero che un oggetto è contenuto in qualche oggetto nello stesso modo in cui un altro oggetto è contenuto in qualche altro, per cui la relazionalità può esprimersi in un rapporto di proporzionalità quanto in una relazione contenente-contenuto; per esempio, “la visione è contenuta nell’occhio nello stesso modo in cui l’intuizione è contenuta nell’anima, ed ancora, che la bonaccia si ritrova nel mare nello stesso modo in cui la calma dei venti si ritrova nell’aria.”44 Nella ricerca delle somiglianze, è bene inoltre

43 Aristotele, Topici, I, xvii, 108a 7-17: “ad esempio, che la scienza risulta, rispetto a ciò che è conoscibile scientificamente, nello stesso rapporto in cui la sensazione è rispetto al sensibile”. 44 Aristotele, ibidem, 108a 10-15.

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esercitarsi riguardo agli oggetti assai divergenti fra loro. La somiglianza è dunque affrontata dalla logica aristotelica, ed essa trova in qualche modo una collocazione analiticamente più definita se comparata all’analogia, la quale, lo abbiamo visto, viene relegata sostanzialmente ad alternativa alla deduzione e all’induzione, ma non viene descritta compiutamente. Dal fatto che l’exemplum, o meglio l’argomentazione fondata su esempio, non costituisca il più valido, secondo Aristotele, fra gli argomenti, non consegue che sia illecito formare concetti per analogia, perché la formazione dei concetti non è considerata un problema logico, non potendosi giustificare sillogisticamente.45

Non sempre, infatti, un concetto si forma sulla scia di un’astrazione che risalga all’inverso nella specificazione sistematica dei generi:46 per astrazione, un concetto può formarsi soltanto nell’ambito di scienze fondate su una rigida classificazione di generi, in cui le specie siano definite categoricamente una volta per tutte.

La questione della formazione dei concetti è evidentemente un problema che esula dalla ripartizione delle discipline, interessando anche la formazione di quei concetti che sono applicabili a tutte le scienze, come “conseguenza”, “verificazione”, “paradigma”; questa tipologia di concetti, vista l’innata interdisciplinarietà e la trasversalità che li caratterizzano, non soggiacciono al divieto di trasgressione categorica (o di µετάβασις εἰς ἄλλο γένος). Questa tipologia di concetti è presente in ogni sistema di conoscenze, e per la loro capacità di essere applicati a tutto (e, dunque, di non descrivere nulla in maniera esclusiva) sono stati definiti dagli Scolastici come trascendentalia o anche ante- o post-praedicamenta. Per Aristotele la determinazione di questa tipologia di concetti trascendentali non può avvenire per categoria, genere e specie, ma soltanto χατ᾽ἀναλογάν. Per cui, vanno distinte due diverse modalità operative dell’analogia: da un lato, l’argomento per analogia, che è inserito e descritto negli scritti di logica, e che proprio in questi viene definito παράδειγµα (“argomentazione fondata su di un esempio”, appunto); dall’altro, la formazione analogica di un concetto, di un predicato e quindi anche di un giudizio, che è invece ἀναλογία. Quest’uso si trova in particolare nei lavori di Aristotele sulla metafisica, sull’etica e sulla biologia; in metafisica, ad esempio,

45 Peraltro sull’origine dei concetti si segnala lo splendido lavoro di Nietzsche intitolato Su verità

e menzogna in senso extramorale, trad. it. di Sossio Giametta, RCS Quotidiani, 2010.

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non essendoci alternativa alla via analogica, e dovendosi però risalire ai principi comuni a tutte le categorie, che in questo senso sono quindi extra-categoriali, la determinazione dei principi comuni trascende il piano categorico, per cui non può avvenire per genus et differentiam specificam, poiché un summus genus è impossibile per principio.47

Anche in etica non si possono applicare concetti determinati per categoria, genere e specie, poiché come la proporzione aritmetica è il principio fondativo della giustizia commutativa, così la proporzione geometrica è rappresentativa di un’idea di giustizia distributiva e più moderna, che è quella che viene proposta nell’Etica Nicomachea.48

Ancora più esteso è l’uso dell’analogia che Aristotele propone per la biologia: qui è infatti non soltanto in funzione euristica, ma come vero e proprio criterio definitorio, di astrazione e di esplicazione. Nell’Historia Animalium il principio dell’identità funzionale prevale su quello di identià elementare: la dinamica funzionale è fondamentalmente non-meccanica e teleologica, e si applica non solo alla biologia e alle scienze umane, ma anche alla fisica e alla metafisica. Per l’Aristotele biologo la natura profonda delle cose diventa accessibile per analogia; per l’Aristotele logico, persino l’uso dimostrativo dell’analogia è da dibattere: questo contrasto è interessante poiché mostra le attitudini del filosofo nei confronti della medesima forma di pensiero, in due campi differenti. Questa diversa inclinazione di Aristotele nei confronti dell’analogia è senz’altro indice di quella dialettica che lega questa forma di pensiero alla logica, e se in un caso la prima viene accolta come strumento plausibile e valido per lo sviluppo della conoscenza in un campo come la biologia, dall’altro dal punto di vista della logica essa è approcciata con un atteggiamento del tutto inverso. Per la comprensione della natura è invece strumento necessario: è ad esempio indispensabile la comparazione fra unghia e zoccolo, mano e chele, per comprendere la funzionalità di alcune parti degli animali (attraverso la comparazione e la ricerca di forme di compatibilità). Peraltro, in una dinamica del genere, in cui conta il fine ben più che la dimensione meccanica, analogia nella funzione ed analogia nella struttura (omologia, la ὄµοιν) interagiscono ad un punto tale che distinguere questi due momenti diventa pressoché impossibile, poiché la forma degli organismi

47 Aristotele, Metaphisica, Δ, vi, 1016b-1017a; Λ, iv-v; Ν, vi, 1093 b17-29. 48 Aristotele, Eth. Nicom., V, VI, 1131 a 29-32.

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animali si spiega anche con la loro capacità di adattarsi all’ambiente, e viceversa. Il pensiero aristotelico è stato interpretato sia in modo più funzionalistico, sia in modo più strutturalistico, in ragione della rilevanza assegnata ad uno o all’altro elemento della dicotomia.

Nel documento Ana-logica (pagine 44-47)