• Non ci sono risultati.

Ricerca storica e formes de la généralisation

Nel documento Ana-logica (pagine 124-127)

PARTE PRIMA

CAPITOLO TERZO

2. Ricerca storica e formes de la généralisation

Che il diritto abbia a che fare con l’astrazione e con quella forma specifica di astrazione che viene definita ‘generalizzazione’ è cosa evidente. La peculiarità dello studio della casistica consiste nel fatto che nell’osservazione del caso singolo, spesso problematico e dalla dubbia soluzione, si viene a contatto con diversi modi di approcciare la generalizzazione. Uno fra questi è mettere in opera strumenti capaci di trascendere le situazioni singolari,150 proponendo dei modelli esplicativi che abbiano, per costruzione, una portata generale e siano applicabili a molti casi. In questo modo vengono a formarsi, fra ricerca storica e descrizione delle categorie giuridiche, dei modelli teorici trasversali che mettono in relazione la concretezza del caso da risolvere e il piano dell’astrazione (come si verifica con le diverse tipologie di generalizzazione).

All’origine delle procedure di generalizzazione messe in atto dagli storici del diritto, come vedremo a breve, c’è sempre l’esigenza di trovare modelli di comprensione, interpretazione ed esplicazione del diritto applicabili a situazioni anche molto differenti. Tali modelli sono forme immaginate fuori dal contesto delle varie scienze sociali, e costituiscono degli operatori di generalizzazione. Nell’ultimo decennio la dottrina giuridica francese si è aperta alla riflessione sui modelli di costruzione concettuale che si sono sedimentati nel corso dei secoli come forme di conoscenza valide anche oltre il momento della loro comparsa ed elaborazione.151 La fascinazione per la questione della generalizzazione non si è lasciata limitare dagli spazi disciplinari, ed ha superato la metodologia e le riflessioni metodologiche fini a se stesse, per arrivare ad assumere rilevanza anche negli studi concreti della sociologia della giustificazione.152

Questa ha infatti trovato nelle forme della generalizzazione

150 Vedremo meglio nella terza parte del lavoro (Paradigma) come Kant abbia affrontato il problema della trascendenza dei giudizi; con il giudizio riflettente egli ha superato il modello del giudizio determinante, tipico dei giudizi a priori, e ha finalmente messo in relazione concretezza ed trascendenza, singolarità ed universalità (per quanto questo fosse già avvenuto, ma secondo un modello più statico, anche con il giudizio determinante).

151 In particolare, l’opera Penser par cas ha offerto una occasione per approcciare la problematica della generalizzazione attraverso una prospettiva peculiare, costituita da un ragionamento che si appoggia sulle proprietà di una singolarità osservabile per estrarne asserzioni la cui portata eccede per sua costituzione il limite spaziale e temporale del caso singoloJean-Claude Passeron et Jacques Revel (éd.), Penser par cas, Editions de l’EHESS, “Enquête”, 2005.

152 Non soltanto la cosiddetta “sociologia della giustificazione”, ma anche più in generale lo studio del metodo nelle scienze sociali, hanno attribuito rilevanza alle procedure di generalizzazione, non soltanto in senso positivo, ma anche con un atteggiamento critico verso

125

uno strumento di esplicazione molto efficace, che permette di avvicinare la capacità costruttiva della generalizzazione con le operazioni pratiche, secondo uno schema che è stato definite di “risalita verso il generale”.153 E’ stato rilevato che la somiglianza secondo cui un individuo, per rendere comprensibile ed accettabile la sua condotta, si identifica nell’approssimarsi alle altre persone secondo modalità che gli sembrano pertinenti, è la medesima somiglianza per cui un ricercatore fa rientrare nella stessa categoria degli esseri molto differenti per spiegare i loro comportamenti secondo la medesima legge. La generalizzazione si manifesta nell’attenzione per i caratteri omologhi sui quali viene a stabilirsi una coerenza secondo un criterio; avendo ad oggetto dei criteri pragmatici fondati sulla generalizzazione di elementi di prova a partire dai casi singoli, si costruiscono i processi di risalita verso il generale, che è il superamento del ricorso esclusivo o ad un principio ordinatore trascendentale o, in alternativa, ad una logica di aggregazione.

Più ancora che il confronto fra analisi singola ed enunciati di portata generale, è la questione dell’articolazione e della comparazione che stimola nel profondo l’interesse per la generalità che si può constatare ancora nelle indagini odierne. Tutte le forme di generalizzazione, a qualunque livello e in qualunque disciplina, sono segnate da una profonda connesione con la costruzione di tracciati di rilevanza; con quest’affermazione si intende fare riferimento al fatto l’eccessivo peso attribuito alla stessa. In particolare, mi riferisco alle forti crtitiche che alla generalizzazione sono state mosse da Emile Durkheim (Règles de la méthode sociologique) e Max Weber. La metodologia weberiana e quella di Durkheim condividono un atteggiamento polemico verso il generale; per Durkheim, la dimensione della generalità nel discorso sulla storia o sulla società è riconducibile ad un universo pre-scientifico: “Ce dont nous avons présentement

besoin, c’est de travaux définis portant sur des objets détérminés et non de vastes synthèses qui embrassent toutes les questions possibles” (L’évaluation en comité. Textes et rapports de souscription au Comité des travaux historiques et scientifiques, 1903-1917, ed. Oxford-New York, 2003, p.60). Per

Durkheim, l’accumulazione di generalità è il corollario della assenza di definizioni degli oggetti e di determinazioni pertinenti degli stessi. Nella conclusione sulla sua opera sulla religione, Durkheim si sforza di chiarire “dans quelle mesure les résultats obtenus peuvent être généralisés” – operazione interessante, se si pensa che non si tratta più di parlaredi una estrapolazione dei risultati empirici, né di una estensione delle asserzioni seguente alla comparazione, ma di riconoscere la forma più semplice che accomuna tutti gli elementi di tutte le religioni.

D’altronde, anche Jean-Claude Passeron ha proposto una versione rinnovata della idea weberiana di “generalizzazione” nelle scienze sociali, ditinguendo, come ha fatto peraltro anche Popper, due tipi di enunciati: quelli che sono veri al di là del contesto di riferimento e quelli che invece si riferiscono ad una classe definita di elementi specifici, determinati spazio- temporalmente: “les sciences historiques concluent non pas en faisant varier des degrés de génPralité

sur l’axe vertical le long duquel se déplace une déduction ou une induction, mais en circostanciant le passage d’un cas à un autre sur l’axe horizontal d’une comparaison où la monotonie des inferences connait des paliers, des flexions et des permutations entre l’exception et la règle” (Jean-Claude

Passeron, Le raisonnement sociologique, Paris, 2006, p. 72).

126

che nella scelta degli elementi da generalizzare è sempre presente l’influenza di un contesto storico-politico che rende il sistema che si serve della generalizzazione al tempo stesso il meccanismo che la genera e la struttura da cui è influenzato. Per questa ragione, lo studio delle generalizzazioni nella soluzione di casi giuridici in prospettiva storica contribuisce ad approfondire la dimensione filosofico-linguistica del discorso giuridico, che si declina anche in questi meccanismi, nella forma di una scelta di un attributo piuttosto che di un altro, riformulando costantemente il profilo epistemologico del discorso giuridico, il quale più delle altre formazioni discorsive è segnato da una radicata e costitutiva tendenza alla riflessività. E’ il diritto a dover decidere, è il diritto a dire secondo quali procedure normativizzate la decisione vada costruita, ed è ancora il diritto a creare un’astrazione che rende paradigmatico un caso per i casi a venire.

La peculiarità del lavoro casistico consiste nell’interrelazione degli aspetti finora descritti, per la comprensione dei quali è necessaria ancora una puntualizzazione. La ricerca storica a partire dai casi induce pure a non lavorare su gradi di generalità suddivisi su di un asse verticale lungo il quale esistono sia la deduzione che l’induzione,154 ma conduce a sviluppare le questioni nella dimensione del passaggio da un caso a un altro lungo un asse orizzontale che è quello della comparazione costante, asse su cui le inferenze si misurano, e si articola secondo le inflessioni e la dialettica fra regole ed eccezioni. L’unità di misura dell’analisi è l’interazione fra caso singolo e regolarità generalizzate, attraverso passaggi successivi che conducono alle asserzioni di natura universale. Ad esempio, parlare in generale della società o di un concetto giuridico richiede che si sia postulata a priori l’esistenza di un livello d’analisi nel quale si possa parlare in generale senza che si sia costantemente messi alla prova dalla richiesta di dimostrazioni a livello

154 Va precisato che la messa in discussione dei paradigmi cosiddetti “macrologiques” ha una lunga storia in sociologia, ma è iniziata con una presa di posizione di alcuni studiosi contro la grande massa di strutturo-funzionalisti; prima di essere riconosciuta come categoria autonoma, la “microsociologie” è stata un mezzo efficace per contrastare la concezione normative dell’ordine sociale. La figura del sociologo attento allo studio critico è emersa fondandosi prima di tutto sulle critiche epistemologiche e soltanto in un secondo momento sulla critica sociale: l’uno e l’altro aspetto sono profondamente collegati – e in questa prospettiva il concetto di ordine sociale diventa giustificabile non più soltanto in una teorizzazione macrosociologica, ma anche in una microsociologica.

127

locale.155 Gli eventi, i casi e gli agenti sociali a livello locale, che sono oggetto di osservazioni metodologicamente più circoscritte, hanno in sé un potenziale che permette loro si essere trasportati, traslati fuori dal loro sito originario di studio ed osservazione, al fine di coinvolgere anche le interazioni fra questa dimensione ridotta e quella delle asserzioni generali che vengono sviluppate a partire dale considerazioni sui casi particolari.156

Nel documento Ana-logica (pagine 124-127)