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I nuovi obiettivi occupazionali della Strategia Europa 2020.

LA PROMOZIONE DI MANODOPERA ALTAMENTE QUALIFICATA NELLA STRATEGIA 2020 E NELLE INIZIATIVE COLLEGATE

2.1 I nuovi obiettivi occupazionali della Strategia Europa 2020.

Nonostante, come si è visto, le modifiche apportate alla Strategia di Lisbona nel 2005 1, rivista e rilanciata con un nuovo approccio semplificato e un focus più incentrato su crescita e occupazione 2, la più parte degli Stati registrava significativi ritardi nel raggiungimento degli standard: basti pensare che nel 2009 il PIL era crollato del 4%, la produzione industriale era tornata ai livelli registrati negli anni Novanta e ventitre milioni di persone risultavano disoccupate 3.

Si decise dunque di lanciare una nuova Strategia in sostituzione della prima: la Strategia Europa 2020 4, che dal 2010 costituisce il programma di interesse multinazionale più importante a livello globale 5.

I capi di Stato e di Governo dei ventisette Paesi membri, riuniti in sede di Consiglio europeo, la approvarono nel marzo 2010 6 per poi stabilirne le modalità di attuazione nel corso del Consiglio europeo del 17 giugno 2010. Nelle conclusioni si legge che “Tutte le politiche comuni, incluse la politica agricola comune e la politica di

1 Comunicazione del presidente Barroso con l’accordo del vicepresidente Verheuge al Consiglio

europeo del 2.2.2005, Lavoriamo insieme per la crescita e l’occupazione. Un nuovo slancio per la

strategia di Lisbona, COM(2005) 24 def.

2 (edited by) M. Schlachter, EU Labour Law: a Commentary, Kluwer Law International, Alphen aan

den Rijn, 2015, p. 25.

3 C. Barnard, EU Employment Law, op.cit., p. 112.

4 Comunicazione della Commissione del 3.3.2010, EUROPA 2020 Una strategia per una crescita

intelligente, sostenibile e inclusiva, COM(2010)2020 def.

5 European Commission, White Paper on the Future of Europe, Reflections and scenarios for the EU27

by 2025, Bruxelles, 2017.

coesione, dovranno sostenere la strategia” 7.

La Strategia propone un insieme di riforme strutturali con obiettivi nazionali ed europei, il cui più rilevante strumento di finanziamento sarà costituito dal bilancio UE 2014-2020 8.

L’obiettivo era aiutare gli Stati Membri a fronteggiare la crisi economica scoppiata nell’autunno 2008 fornendo loro gli strumenti più appropriati per colmare le evidenti carenze strutturali dell’Unione: un modesto tasso medio di crescita, bassi livelli di investimenti in ricerca e sviluppo, scarso utilizzo delle tecnologie, un limitato tasso di occupazione (69%). A ciò occorreva aggiungere le nuove sfide di carattere economico e sociale derivanti dal progressivo invecchiamento della popolazione 9.

L’Europa si scopre quindi decisa a rilanciare il proprio “modello” per l’economia sociale di mercato cercando di ampliarne la sostenibilità e la competitività 10. Per far ciò si decise di stabilire nuovi obiettivi, strettamente connessi fra loro, da raggiungere nel corso degli anni successivi 11: crescita intelligente: attraverso lo sviluppo di un’economia basata su conoscenza e innovazione; crescita sostenibile: da incentivare attraverso lo sviluppo di un’economia più competitiva, verde ed efficiente nell’uso delle risorse; e crescita inclusiva: incoraggiando l’innalzamento dei livelli di occupazione e di coesione sociale 12.

La Commissione Europea individuò poi, per ciascuna di queste priorità nuove linee d’intervento e sette “iniziative faro”, per meglio focalizzare l’impegno, anche finanziario, dell’Unione e dei singoli Stati 13:

- Raggiungimento del tasso di occupazione del 75% per gli adulti fra i 20 e i 64 anni; - 3% del PIL dell’UE da investire in Ricerca e Sviluppo;

- Raggiungimento dei traguardi “20/20/20”14 in materia di clima ed energia;

- Tasso di abbandono scolastico inferiore al 10%; la percentuale dei giovani laureati avrebbero dovuto invece raggiungere il 40%;

- Decremento del numero di persone a rischio povertà di almeno 20 milioni.

7 Conclusioni del Consiglio europeo del 17 giugno 2010.

8 M. Varotto, Le nuove risorse e i nuovi programmi dell’Unione Europea dal 2014 al 2020,

Azienditalia, 2011, p. 11.

9 COM(2010) 2020, p. 8.

10 G. Allulli, Dalla Strategia di Lisbona a Europa 2020, 2015, p. 21.

11 G. Michelini, Il modello sociale europeo, in (a cura di) E. Falletti, V. Piccone, L'integrazione

attraverso i diritti: l'Europa dopo Lisbona, Atti del 1. workshop in diritto dell'Unione europea e

internazionale, Venezia, Palazzo Ducale, 26-27 marzo 2010, p. 384.

12 A. Giannetti, A. Bonifazi, La Programmazione Europea 2014-2020: Un'occasione da non Perdere,

Finanziamenti su misura news, 2/2014.

13 A. Polloniato, L'iniziativa "Europa 2020" Dell'unione Europea E Il Suo Impatto A Livello Locale, in

Azienditalia, 12/2010, p. 862.

14 Ridurre le emissioni di gas serra del 20% rispetto ai livelli del 1990, alzare al 20% la quota di energia

Le sette “iniziative faro” (flagship initiatives), complementari e strumentali al raggiungimento degli obiettivi della Strategia, che Stati e Commissione sono chiamati ad attuare congiuntamente 15 sono invece:

L’Unione dell’Innovazione, per migliorare l’accesso ai finanziamenti indirizzati a ricerca e innovazione; Youth on the Move, per favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro; Un’agenda europea del digitale, con l’obiettivo di diffondere Internet facilitando così anche la nascita del mercato unico digitale; Un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse, con basse emissioni di carbonio, maggiore utilizzo delle energie rinnovabili e più efficienza energetica; Una politica industriale per l’era della globalizzazione, per favorire la competitività delle imprese più innovative, soprattutto tra le PMI; Un’agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro, volta alla modernizzazione dei mercati occupazionali mediante l’acquisizione di nuove competenze; La Piattaforma europea contro la povertà, per il superamento delle situazioni di disagio ed esclusione sociale 16.

Le iniziative combinano elementi innovativi con altri provenienti dalla Strategia di Lisbona 17 e confermano la volontà delle istituzioni europee di indirizzare interventi in materia occupazionale utilizzando strumenti di soft law 18, comprese relazioni sui progressi compiuti dagli Stati, con l’obiettivo di incentivarli a raggiungere una crescita più sostenibile anche dal punto di vista finanziario 19.

A livello nazionale, tra i compiti assegnati agli Stati membri, sono inclusi: l’attuazione di propri percorsi nazionali di flessicurezza, al fine di ridurre la segmentazione del mercato del lavoro e agevolare le transizioni; il monitoraggio dell’efficienza dei sistemi fiscali e previdenziali per rendere il lavoro maggiormente redditizio; la promozione del dialogo sociale; la creazione di sistemi nazionali per il riconoscimento delle qualifiche; e lo sviluppo di partenariati tra i settori istruzione/formazione e il mondo del lavoro 20.

Lo stato di avanzamento della Strategia sarà monitorato nell’ambito del Semestre europeo mediante l’Analisi annuale della crescita che punta ad analizzare le modalità di adeguamento dei programmi nazionali di riforma agli orientamenti per l’occupazione e le politiche economiche messi a punto da Consiglio e Commissione. L’ultima fase vede prima la redazione da parte della Commissione di

15 M. Cappello, Guida ai Fondi Strutturali Europei 2014-2020, Maggioli, Santarcangelo di Romagna,

2015, p. 40.

16 E. Ghera, A. Garilli, D. Garofalo, Diritto del lavoro, Giappichelli, Torino, 2013, p. 29.

17 S. Paruolo, 2020: La nuova Unione Europea, L’UE tra allargamento e vicinato, crisi, verticite,

vecchie e nuove strategie, LULU, p. 260.

18 A. Alaimo, Presente e Futuro del Modello Sociale Europeo. Lavoro, Investimenti Sociali e Politiche

di Coesione, Riv. giur. lav., 2/2103, p. 272.

19 COM(2010)2020, cit., p. 6. 20 Ivi, p. 21.

raccomandazioni specifiche per ciascun Paese e poi di una Relazione comune sull’occupazione del Consiglio 21.

Il primo bilancio della Strategia (fine 2014) non fu particolarmente incoraggiante: il tasso di disoccupazione era passato dal 7,1% del 2008 al 10,9% del 2013, e aveva colpito in particolare gli adulti oltre i 55 anni e i giovani fra i 15 e i 24, per cui il tasso di disoccupazione nell’UE era del 23,3%, con punte del 59,2% in Grecia e del 55,7% in Spagna 22. Importanti ritardi si registravano soprattutto nell’elaborazione di politiche attive per il lavoro più efficaci e inclusive e mirate alla formazione di nuove professionalità.

Non mancavano tuttavia i casi virtuosi, come quelli di Germania e Svezia che nel 2014 avevano quasi raggiunto l’obiettivo occupazionale del 75%. Alcuni Stati, tra cui Belgio e Germania, incoraggiati dai risultati ottenuti, ad esempio, decisero di fissare nuovi obiettivi nazionali in materia di occupazione femminile, oltre al generico 75% indicato nella Strategia 2020 23.

Il documento di review sottolinea da un lato i limiti intrinsechi degli obiettivi fissati dalla Strategia, considerati né esaurienti né vincolanti giuridicamente (ad eccezione di quanto disposto per le emissioni e l’uso delle energie rinnovabili) e poco attenti all’eterogeneità dei Paesi interessati, dall’altro ne evidenzia i vantaggi, rappresentati sia dalla fissazione di ulteriori target nazionali di riferimento sia dalla presenza di indicatori interdipendenti per la valutazione dei progressi nazionali, resa possibile dall’ampia disponibilità di dati provenienti dalle istituzioni e agenzie coinvolte. Coerentemente a quanto stabilito dagli artt. 121 e 146 TFUE secondo cui le politiche economiche e occupazionali sono da considerarsi di “interesse comune e quindi necessitano di maggiori sforzi di coordinamento” 24, i dieci orientamenti adottati a supporto della Strategia Europa 2020 sono da considerarsi “integrati”: ai primi sei indirizzi sulle politiche economiche, adottati mediante la raccomandazione del Consiglio di luglio 201025, hanno fatto seguito quelli a favore dell’occupazione, adottati con la decisione del 21 ottobre 2010 26 al fine di incrementarne le possibilità di successo mediante l’implementazione contestuale 27.

Gli orientamenti a favore dell’occupazione costituiscono la base delle raccomandazioni elaborate dal Consiglio e indirizzate agli Stati membri secondo

21 (a cura di) F. Carinci, A. Pizzoferrato, Diritto del Lavoro nell’Unione Europea, Giappichelli, Torino,

2015, p. 110.

22 Comunicazione della Commissione del 5.3.2014, Bilancio della strategia Europa 2020 per una

crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, COM(2014) 130 final, p. 8.

23 Ivi, p. 15.

24 S. Sciarra, L’Europa e il lavoro, Solidarietà e conflitto in tempo di crisi, Laterza, Lecce, 2013, p. 32. 25 Raccomandazione del Consiglio n. 2010/410/UE del 13.7.2010 sugli orientamenti di massima per le

politiche economiche degli Stati membri e dell’Unione.

26 Decisione del Consiglio n. 2010/707/UE del 21.10.2010 sugli orientamenti per le politiche degli Stati

membri a favore dell’occupazione.

27 S. Borelli, Le politiche del lavoro nazionali nell’ambito della strategia Europa 2020 e della

quanto disposto dall’art. 148, par. 4, TFUE e rafforzano il ruolo svolto dalla SEO nella realizzazione degli obiettivi della Strategia 2020.

Nello specifico, gli orientamenti in tema di mercato del lavoro sono:

Orientamento 7: incrementare la partecipazione al mercato del lavoro di donne e uomini, riducendo la disoccupazione strutturale e promuovendo la qualità del lavoro;

Orientamento 8: sviluppare una forza lavoro qualificata rispondente alle esigenze del mercato occupazionale e promuovere l’apprendimento permanente;

Orientamento 9: migliorare la qualità e l’efficacia dei sistemi d’istruzione e formazione a tutti i livelli e aumentare la partecipazione all’istruzione terziaria o equipollente;

Orientamento 10: promuovere l’inclusione sociale e lottare contro la povertà. Particolarmente interessante ai fini della presente analisi risulta l’orientamento n. 8 in cui si legge che “Un’istruzione iniziale di alta qualità e una formazione professionale attraente devono essere integrate con efficaci incentivi all’apprendimento permanente, sia degli occupati che dei disoccupati, garantendo in tal modo ad ogni adulto la possibilità di riconvertirsi o migliorare le proprie qualifiche e superare gli stereotipi di genere […] Gli sforzi si dovrebbero concentrare sul sostegno ai lavoratori con competenze professionali scarse e obsolete, aumentando l’occupabilità dei lavoratori più anziani, migliorando la formazione, le competenze e le esperienze dei lavoratori altamente qualificati, ivi compresi i ricercatori e le donne nei settori scientifico, matematico e tecnologico. Inoltre, in collaborazione con le aziende e le parti sociali, gli Stati membri dovrebbero migliorare l’accesso alla formazione, potenziare l’orientamento scolastico e professionale. Tali miglioramenti dovrebbero essere combinati con la messa a disposizione di informazioni sistematiche sulle nuove opportunità di lavoro, la promozione dell’imprenditorialità e una maggiore capacità di anticipare le esigenze in termini di competenze richieste”.

Gli ultimi orientamenti per le politiche occupazionali degli Stati membri sono stati adottati nel 2015:

Orientamento 5: rilanciare la domanda di lavoro;

Orientamento 6: rafforzare l’offerta di lavoro, le qualifiche e le competenze; Orientamento 7: rafforzare il funzionamento dei mercati del lavoro;

Orientamento 8: stimolare l’inclusione sociale, combattere la povertà e promuovere le pari opportunità 28.

28 Council Decision 2015/1848 of 5.10.2015 On guidelines for the employment policies of the Member

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