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I queer latinx “oltre i confini”: cenni storico-etimologic

Antonio Raimondo Di Grigoli Università degli Studi di Firenze

2. I queer latinx “oltre i confini”: cenni storico-etimologic

Il termine latinx, che si pronuncia la-TEEN-ex, è un neologismo gender

neutral apparso per la prima volta nel 2004, e usato soprattutto dalle per-

sone LGBTQIA* di origine latino-americana. Salinas e Lozano affermano che è difficile tracciare nei latinx un lignaggio sull’uso della desinenza “x” in sostituzione di “a” e “o” rispettivamente usati per il maschile e il femmi- nile (Salinas, Lozano, 2019).

Tale neologismo risale al XIX secolo quando i territori dell’America, sotto il dominio della monarchia spagnola furono liberati e, ottenuta l’in- dipendenza, divennero sedi di mescolanze europee, africane e indigene ame- ricane (Gamio, 2016). Nel 1856 venne coniata l’espressione “America Latina” per indicare in modo unificato tutte le regioni al di sotto degli Stati

Uniti liberi dal dominio spagnolo. L’uso dell’espressione “latino” venne im- piegato come termine ombrello per racchiudere tutti coloro che, a seguito delle ondate immigratorie degli anni Ottanta del XX secolo, provenivano dalla zona al di sotto degli Stati Uniti. Lo studioso afferma che a partire dagli anni Novanta, prima ancora dell’uso di “latinx” veniva adoperato “latin@” in cui la desinenza “@” indicava la fusione della desinenza ma- schile “o” e di quella femminile “a”. Tale scelta rispecchiava coloro che non si sentivano di appartenere a nessuna categoria di genere binaria e succes- sivamente, nel 2004, si approdò all’uso della “x” (Gamio, 2016).

Sull’uso della desinenza “x” alcune ricerche evidenziano che essa assume la funzione di rivendicazione identitaria nata in alcuni contesti accademici e nell’ambito dell’attivismo da parte di latine e latini (Rodríguez, 2017; Milian, 2019). Cristobal Salinas sostiene che il termine latinx trarrebbe ori- gine da un articolo di una rivista portoricana di psicologia secondo la quale la “x” indicava la volontà di sfidare i binarismi di genere presenti nella lingua spagnola. (Salinas, 2020, pp. 149-151).

Alcuni ricercatori, invece, affermano che l’uso della “x” proverrebbe dalla parola “Chicano” che nella forma scritta sarebbe “Xicano”, nell’ambito delle lotte per i diritti civili dei messicani emigrati negli Stati Uniti (Guidotti- Hernández, 2017). Per altri ancora l’espressione latinx nell’uso fatto dagli studenti della Columbia University i quali rivendicavano l’importanza di creare degli spazi nelle università che più inclusivi da un punto di vista del genere (Armus, 2015). Ma è a partire dal 2015, in concomitanza con la diffusione capillare di internet e dei social media, che l’espressione divenne di uso comune tra i giovani che appartenevano ai gruppi latini e che aderi- vano agli ideali anti-oppressivi di matrice occidentale.

3. #Embracethelatinx: queer latinx tra narrazione di sé, memoria e resistenza I social media, diventano ambienti informali attraverso i quali i giovani queer

latinx sperimentano la loro identità liquida e intersezionale, mediante forme

di apprendimento sociale, con la possibilità di poter condividere esperienze comuni che, in passato sarebbero state circoscritte e limitate se affidate a momenti di incontro negli spazi “reali”. Secondo Nicholas:

Negli ultimi anni, la memoria digitale di latinx ha visto un impulso par- ticolarmente grande per via dei molti mezzi di comunicazione social e di una cultura digitale partecipativa. I latinx si trovano nella stessa po- sizione precaria degli altri utenti di social media, avendo sia una piatta- forma per dimostrare le proprie identità e ideologie, sia facendo affidamento alle piattaforme private (come Facebook, Instagram e Twit- ter) (Nicholas, 2019, p. 2).

I queer latinx rientrano nella categoria che potrebbe essere definita “hy-

perconscious generation, la generazione dell’iperconscio dedita all’accumu-

lazione di dati digitali con l’obiettivo di vantarsi con gli altri di aver condiviso più foto” (Simoniello, 2014, p. 3), così come di aver ricevuto più

like, visualizzazioni di uno stato o di una storia.

L’utilizzo dei social media da parte dei giovani latinx non si esaurisce so- lamente con il semplice desiderio di mostrare sé stessi, dato che si legano a questa finalità anche forme di impegno, partecipazione attiva nei confronti di una società che regge sui principi della whiteness, dell’eteronormatività, del sessismo e dell’omo-bi-transfobia.

Il presente lavoro di ricerca è una parte di un corpus analitico di tipo qualitativo più ampio e in corso di svolgimento, che esamina il processo di costruzione identitaria delle giovani e dei giovani latinx attraverso l’uso di social media. A tal riguardo è riportata una rassegna preliminare della ri- cerca, in cui sono stati individuati alcuni contenuti prodotti dai latinx at- traverso l’uso di Twitter e Instagram. Una parte successiva (in fase di svolgimento) avrà l’obiettivo di condurre un lavoro di indagine di tipo et- nografico su un campione di adolescenti LGBTQIA+ latinx di età compresa tra i 16 e i 19 anni, di origine messicana e residente in California (la scelta del paese è dovuta all’alta concentrazione di adolescenti latinx rispetto ad altri paesi nordamericani).

Rispetto alla prima parte della ricerca e-research (o ricerca online) si è ri- corso a dei dati generati indirettamente dal web attraverso un processo di indicizzazione di Google, in cui non è stato fatto un lavoro di campiona- mento, ma una raccolta di link che rimandavano agli sharing e ai post di piattaforme come Instagram e Twitter utilizzando come keyword #latinx. Tale scelta metodologica risponde all’obiettivo di individuare le modalità con cui le/i latinx mediante l’uso dei social media costruiscono la loro iden- tità, narrano di loro stessi.

media sul motore di ricerca Google, scorrendo tra i vari risultati di ricerca,

è stato scelto un link pubblicato da Huffpost che riportava la notizia della campagna di sensibilizzazione dell’orgoglio latinx nata nel 2017, che prende il nome di #Embracethelatinx, ad opera della ventenne portoricana Kayla Rodriguez, e in concomitanza con la ricorrenza del Pride Month del 15 giugno 2017. In un’intervista riportata dall’Huffpost Rodriguez sostiene che

#EmbraceTheLatinx means that we are celebrating and being proud of our ethnicity

In poco tempo si è registrata una serie di commenti al posto di Kayla #Embracethelatinx:

or all the latinas who told me i was too black to be a real Mexican #EmbraceTheLatinx pic.twitter.com/UAl5ZPnNaV — chillona (@cheysongbird) June 23, 2017

ur local emo queer latinx could never miss out on this tag #EmbraceTheLatinx pic.twitter.com/rdG7WMAUw7 — max (@gaynoodlehead) June 22, 2017

(https://www.huffpost.com/entry/embracethelatinx-is-an-all-inclu- sive-tribute-to-latinos-manyidentities).

Il primo retweet è esemplificativo di come l’utente volesse sottolineare che vi è bisogno di un ulteriore riconoscimento dell’identità latinx spesso soggetta a stereotipizzazioni ed esclusioni. Lo stesso vale per il secondo ret-

weet in cui un ragazzo gay si unisce alla condivisione dell’hashtag affer-

mando la sua identità queer, latinx e appartenente alla subcultura emo. Il potere dell’hashtag su Twitter o su Instagram è quello di esprimere, con poche parole, concetti chiave legati alla propria identità, una forma di nar- razione che si discosta per stile a quelle tradizionali, e che

obbligano a ridefinire il concetto tradizionale di testo (monoautorale, compiuto, […] nella direzione import dai nuovi media in cui i testi sono talora collettivi o cooperativi, spesso dialogici, estratti attivamente da una costellazione di elementi a varia granularità […], dinamici […] e dotati di intertestualità attiva (Prada, 2003, pp. 373-374)

👊🇲🇽 💓 ! 👊🇲🇽 💓 !

Un altro aspetto da mettere in evidenza nella costruzione identitaria dei

queer latinx è l’elemento della spettacolarizzazione nelle modalità con cui

agiscono e interagiscono negli spazi virtuali. Piattaforme come Instagram, in cui l’aspetto visivo è l’elemento portante, i latinx spesso condividono

selfie personali in cui, attraverso l’abbigliamento, le pose vogliono narrare

qualcosa di loro, della loro identità, la loro (non) appartenenza a nessun canone imposto dalla società.

Il selfie condiviso rientra nei processi di ridefinizione del sé e di narra- zione del proprio essere che, quindi, si discosta da alcune teorie che indivi- duano nel fenomeno del selfie esclusivamente la spasmodica attitudine a rappresentare un’immagine non veritiera della propria identità, piuttosto artefatta, che lo studioso Boccia Artieri chiama “Proessenza” (2012).

L’ultimo punto che è doveroso indicare è la dimensione di partecipazione politica e di resistenza che il tweet, l’hashtag o la foto assumono per i latinx. La narrazione mediante lo sharing diventa protesta di tipo “espressivo-sim- bolico” (Della Porta, 2003) e rientra nelle manifestazioni identitarie, con l’obiettivo di contestare valori, rapporti sociali in linea con i principi del riconoscimento identitario (etnico, sessuale, di genere) (Stella, Riva, Scar- celli, Drusian, 2018, p. 161).

4. Conclusioni

Il fenomeno dei latinx non ha una storia secolare come quella chicana che gode, al contrario, di una ricca bibliografia (De Anda, 2004). Si tratta di una narrazione della memoria in fieri, poco nota al di fuori del continente americano e che meriterebbe di uno studio sistematico, considerato che da essa si dipanano tematiche di rilevante importanza come quella identitaria e di genere, oltre al peso costituito dalla costruzione della memoria in un paese come gli Stati Uniti in cui si fatica a superare l’odio razziale apparen- temente celato da una politica della condivisione.

In questo contributo si è scelto di porre l’accento sull’importanza che rappresentano i social media nell’edificazione identitaria dei giovani latinx e più in generale gli adolescenti oggi e di come sentano il bisogno di rac- contare di sé, in una prospettiva di lotta per il raggiungimento dell’egua- glianza sociale, culturale e di genere, in una società in cui i pregiudizi stentano a dissolversi.

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