leggere la Storia per comprendere la propria storia
2. L’origine delle storie
Per poter meglio analizzare la letteratura specifica dell’ultimo ventennio è opportuno soffermarsi brevemente sulle pubblicazioni uscite nel decennio precedente l’anno 2000. Già all’inizio degli anni 90, infatti, si è vista la pubblicazione di opere piuttosto importanti che avevano come tematica la Seconda Guerra Mondiale; in particolar modo cominciarono a venire pub- blicati in Italia numerose opere provenienti dall’Inghilterra che dimostra- vano caratteristiche narrative ben definite e che con la loro freschezza e schiettezza hanno dettato i canoni per le opere che sono seguite. I romanzi inglesi che trattano della guerra dedicati ai ragazzi, infatti, prescindono da intenti didascalici o moralistici mutando il tema della guerra in una Storia
da leggere. Tra le caratteristiche di questo specifico ambito letterario vi sono
l’utilizzo dell’ironia, fino ad allora estranea al “romanzo di guerra”, una par- ticolare attenzione alle regole dell’intreccio a scapito di tesi precostituite e la capacità di trattare un passato indimenticabile ed indimenticato con con- tinui rimandi al presente, che vi si intreccia e vi si sovrappone continua- mente.
Proprio questa attenzione alle connessioni tra passato e presente, tra ra- dici e riscontri, fra immagini perdute e affreschi attuali, è il tratto distintivo principale della letteratura anglosassone dedicata all’infanzia. Autori im- portanti come Leon Garfield (1997) sviluppano infatti l’idea secondo la quale il passato altro non è che uno specchio nel quale sperimentare uno “shock da riconoscimento” che aiuta il lettore a maturare una nitida visione del presente. Altri autori come Penelope Lively, invece hanno inserito nelle proprie opere – fra cui spicca il bellissimo racconto per young adult, Going
Back (1991), romanzo dal sapore autobiografico e fruibile sia da ragazzi che
da adulti – un intenso e costante rapporto con la memoria.
Per quanto concerne l’ambito editoriale italiano, questi ha visto dal 2000 ad oggi la pubblicazione di più di 100 volumi per ragazzi aventi come am- bientazione la Seconda Guerra Mondiale. La maggior parte di queste opere hanno come tratto distintivo una narrazione che si veicola attraverso il punto di vista dei giovani; i protagonisti delle opere sono principalmente ragazzi o personaggi che lo erano al momento degli atti narrati e che rac- contano, attraverso una trama romanzata, le paure, le ansie, i giochi, le abi- tudini e le situazioni che si trovavano ad affrontare spesso per la prima volta creando un ponte col lettore che tende ad immedesimarvisi e ad attivare,
quindi, un processo conoscitivo. Spesso in questi romanzi troviamo bam- bini o ragazzi che devono convivere con bombe, granate o carrarmati, senza dover per questo rinunciare alla propria giovinezza, poiché, “quando la guerra si autodefinisce mondiale, sono in guerra tutti, non ci sono retrovie, ci sono solo prime linee” (Faeti, 2010, p.312).
A tal proposito risultano esemplari le riflessioni di Nino, il protagonista del diario Seduto nell’erba al buio di Mino Milani:
25 giugno
Ieri ho scritto dei rifugi, e della gente morta sotto le macerie delle case, e stanotte hanno bombardato Milano. È stato terribile. Chissà perché, quando le sirene hanno dato l’allarme, ho sentito che non era come le altre volte, e che sarebbe accaduto qualcosa di brutto. Devono averlo sentito anche gli altri, perché la gente della casa era tutta sulle scale, ed e scesa in cantina in gran silenzio, mentre di solito parla, e certe volte scherza, anche. Io però non sono sceso in cantina e anche se la mamma mi chiamava, sono stato sotto il portone col papa e un paio di altri uomini. Le sirene suonavano an- cora, e s’è sentito il rumore degli aerei: dovevano essere moltissimi perché sembrava che l’aria tremasse; e dopo un po’ s’è fatto sentire il rimbombo del bombardamento. Non era la prima volta che lo sentivo, perché già hanno bombardato Milano: ma mai i colpi sono stati così forti e anche vicini. A ogni colpo mi sentivo stringere il cuore. [...] Mi sono accorto, mentre il papa parlava, di tremare un po’, come per il freddo, ma non era il freddo. A un certo momento, il cielo e diventato tutto rosso. Ci si vedeva benissimo anche se era notte. Il rumore era terribile. Nessuno parlava, nessuno si muoveva
(Milani, 2010, pp. 39-40).
Come afferma ancora Faeti, in questo testo possiamo vedere come “Alla guerra si oppone qui la gloriosa essenza di una quotidianità fatta di infiniti piccoli gesti, di cose, di maniere, di vestiti, di atteggiamenti, di microstorie. Contro questo schieramento dell’immaginario, la guerra non può nulla” (Faeti, 2010, p. 312).
La lettura di queste storie fa comprendere al lettore come la guerra di- venga, per questi ragazzi “normale”, un avvenimento non dissimile dagli altri che compongono la loro fanciullezza e che, assieme a tutti gli altri ele- menti che la costituiscono, va ad influire sulle loro abitudini. I ragazzi si trovano a fare i conti con la guerra quotidianamente e si vedono costretti ad accettarne le regole implicite come fossero naturali.
considerati debitori nei confronti dei ricordi e delle esperienze d’infanzia degli autori, vi sono le opere di Lia Levi, Helga Schneider e Teresa Buon- giorno; altre opere piuttosto importanti sono i volumi raccolti nella collana
Storie d’Italia della Mondadori, che proprio a partire dal 2000 ha dedicato
una particolare attenzione alla storia recente del nostro paese.
Tra le varie pubblicazioni, occorre dedicare un paragrafo al capolavoro di Roberto Innocenti: Casa del tempo. In questo albo illustrato nel quale il testo è completamente assente e la narrazione procede per immagini, ogni dettaglio delle tavole si trasforma in testimone della Storia. Le immagini di Innocenti consentono di esperire la Storia in prima persona, grazie anche ad una fissità dell’inquadratura che aiuta il lettore a rilevare i mutamenti che avvengono nel tempo sia per coloro che lo vivono, che per i luoghi che ne costituiscono l’ambientazione. L’ultima tavola in particolare fa da con- trasto a questa serie fornendo un distacco che quasi stranisce il lettore e funge da monito circa lo smarrimento e l’oblio che spesso costituiscono la quotidianità di coloro che abitano il presente. La storia narrata da Inno- centi, inoltre, non è quella prettamente politica, ufficiale, ma è piuttosto una storia diversa, che come propone l’approccio di Bloch e Febvre de Les
Annales (1946) si dimostra nelle piccole cose, negli avvenimenti quotidiani,
nelle eccezioni piuttosto che nella regola, nei grandi numeri, nelle date, o negli gli archivi dei musei.