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La fotografia come mezzo per facilitare la narrazione

Farnaz Farahi Sarabi Università degli Studi di Firenze

3. La fotografia come mezzo per facilitare la narrazione

Esistono numerose metodologie didattiche e pratiche di intervento peda- gogico attraverso le quali far leva sullo sviluppo di un pensiero interculturale e favorire un riconoscimento della pluralità identitaria all’interno dei con- testi scolastici. Tra le varie tipologie di azioni didattiche si può ricordare il lavoro per gruppi ed il cooperative learning (Rychen, 2007) che consente al- l’interno di classi multietniche, lo sviluppo di legami sociali con chi possiede un background culturale diverso.

In questa sede l’attenzione verrà focalizzata su uno specifico dispositivo metodologico che implica l’utilizzo delle immagini e della fotografia. Nella letteratura italiana e internazionale è stata più volte evidenziata l’utilità pe- dagogica di utilizzare la fotografia come attivatore e mediatore di relazioni (Martin, 1990; Schurch, 2007; Nuti, 2011; Di Bari, Mariani, 2018; Di Bari, 2019). L’educazione all’immagine all’interno dei contesti scolastici ed extrascolastici aiuta infatti l’esplorazione intrapersonale e interpersonale, la comunicazione ecologica, la costruzione dell’identità, lo scambio genera-

tivo, la cittadinanza attiva, la libertà di scelta (Di Bari, Mariani, 2018). È un dispositivo che consente di generare identità, scambi, relazioni sociali, atti condivisi e che promuove così la comunicazione generativa (Anichini, Boffo, Cambi, Mariani, Toschi, 2012).

Il messaggio della fotografia è costituito da una interazione tra immagine concreta e contesto all’interno del quale l’immagine si trova:

ciò che la fotografia riproduce all’infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai ripetersi esistenzial- mente […] essa è il Particolare assoluto, la Contingenza suprema, spenta e ottusa, il Tale (la tale foto e non la Foto), in breve, la Tyche, l’Occa- sione, l’Incontro, il Reale (Barthes, 2003, p. 6).

È proprio sulle potenzialità relative all’incontro del dispositivo fotogra- fico che si vuole focalizzare l’attenzione. La fotografia è un mezzo comuni- cativo, un messaggio particolare che non consente una chiave di lettura univoca con cui esso possa essere interpretato. A differenza del linguaggio verbale, il linguaggio della fotografia è analogico, esprime le idee per ana- logia (Farahi, 2018). La fotografia è un linguaggio degli eventi e non un codice di segni convenzionali, discreti, svincolati dalla realtà a cui essi fanno riferimento. Sia la fotografia sia la sua interpretazione risultano essere pre- valentemente atti creativi, strettamente legati alla persona che li realizza ma che favoriscono anche la creatività di chi li osserva (Sontag, 1978). Esiste dunque una dimensione immaginativa che permette di associare alle im- magini concetti, emozioni, sensazioni, parole, e che determina le mille pos- sibilità di differenti punti di vista sul mondo (Farahi, 2018).

Cambi (2016) nel suo libro Formarsi fra le note ha proposto una rela- zione tra musica e formazione che a mio avviso ben si presta ad essere uti- lizzata anche per la fotografia. La ricezione estetica di un’opera comporta l’instaurarsi di un dialogo interiore che permette di affinare e ri-orientare i propri vissuti. La ricezione di un’espressione artistica è pertanto formativa, ma la fruizione dell’arte ha ulteriori funzioni. La prima funzione è psicolo- gico-esistenziale, in quanto l’arte permette di appropriarsi di un testo, di portarlo a sé e al proprio vissuto. C’è poi una funzione che attiene alla com- petenza tecnica, mentre sul piano cognitivo la fruizione artistica comporta un approfondimento della conoscenza. L’arte ha anche una funzione sociale che risiede nella sua capacità di rispecchiare la società, criticarla e, talvolta, superarla, insieme ad una funzione culturale e storica poiché assume stra-

tegie diverse di epoca in epoca. Infine, essa assume una funzione utopica in quanto annuncia un modo ulteriore di “stare” nell’esperienza (Cambi, 2016). Tutte queste funzioni che Cambi attribuisce al linguaggio musicale, possono essere facilmente rintracciabili anche all’interno del linguaggio fo- tografico in quanto forma artistica. È proprio attraverso il dialogo col bello che si può sviluppare quella cura sui che consiste nell’aprirsi al mondo per acquisire più ricchezza, più consapevolezza, più umanità (Farahi, 2018).

L’utilizzo delle immagini però sembra andare oltre alla semplice ricezione costituendo un vero e proprio medium comunicativo per narrare e narrarsi nella relazione con l’altro e favorire così il dispiegarsi di un autentico in- contro con la diversità. L’immagine e la fotografia hanno infatti un valore comunicativo e rappresentativo fortissimo in quanto in grado di evocare e di parlare a ciascuno di noi nel rispetto delle singole sensibilità (e nelle sin- gole identità) e nella possibilità di veicolare connessioni e intrecci con altre immagini, altri passaggi, altri linguaggi (Malavasi, Zoccatelli, 2012).

Nello specifico vi sono già esperienze dell’utilizzo delle immagini in vari momenti educativi: primo colloquio, incontri con i genitori, documenta- zione fotografica, portfolio, esposizioni e mostre (Cecotti, 2016). La tra- sversalità del dispositivo è tale che può essere pensato, progettato e utilizzato sia per favorire la narrazione dei bambini, sia come strumento per favorire la condivisione di narrazioni tra gli educatori all’interno del contesto sco- lastico. L’utilizzo della fotografia consente pertanto ai soggetti, bambini e adulti, di narrare e narrarsi, di riflettere sul proprio mondo interno e di aprirsi alle differenze dell’alterità e dell’intercultura.

4. Conclusioni

Sembra sempre più evidente la necessità, specialmente al giorno d’oggi, di lottare affinché la modernità non spazzi via questa arricchente molteplicità, questo politeismo di visioni, di riti, di religioni, di etnie, di valori. L’irru- zione dell’altro rappresenta uno dei più grandi inviti all’autoeducazione di sé che la storia pedagogica e non, del nostro Paese abbia di recente cono- sciuto (Demetrio e Favaro, 1992). All’interno dei contesti scolastici pren- dersi cura di questa diversità e di questa irruzione dell’alterità, è possibile e sempre più indispensabile.

In questo senso, l’utilizzo del dispositivo fotografico all’interno dei con- testi scolastici può rappresentare uno strumento pratico e particolarmente fecondo per consentire di instaurare una comunicazione generativa, una comunicazione che possa contribuire a creare e sostenere una cultura della diversità, alimentando i principi del pluralismo, del dubbio, del confronto, dell’ascolto, del riconoscimento e dell’intesa che animano ed alimentano la democrazia del dialogo e ne diffondono il valore (Cambi, 2006).

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