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Social media, narrazione e memoria digitale nei giovan

Antonio Raimondo Di Grigoli Università degli Studi di Firenze

1. Social media, narrazione e memoria digitale nei giovan

Solo il narrarsi produce, nel magma, identità e senso, poiché il narrare implica dare un ordine

e un fissare nuclei, passaggi, se non traguardi, poiché questo complesso lavoro

sta nella narrazione stessa (Cambi, 2012, p. 84)

Come afferma Cambi, la narrazione ha assunto e continua a ricoprire un ruolo importante nella costruzione dell’identità di un soggetto “a identità aperta”, in quanto essa rappresenta lo “statuto-chiave del soggetto, la sua forma esplicativa” (2012, p. 83). Già Aristotele aveva teorizzato che l’essere umano è un anthropon logon echon, ovvero in possesso del logos, della capa- cità di parlare, leggere, scrivere e narrare (Gillespie, 2008, pp. 44-45).

Nel momento in cui si evidenzia la linea sottile che lega la memoria con la narrazione, si assiste inevitabilmente a una riconsiderazione della prima, a un ampliamento della sua connotazione a solo strumento attraverso il quale dà la possibilità di “evocare, rimembrare, di ragionare e riflettere sul senso che quel nostro passato continua ad avere per noi” (Demetrio, 2012, p. 64). Attraverso la narrazione, sia scritta che orale, avviene un processo di esternazione delle memorie individuali, del proprio vissuto e il passaggio da una singolarità di esperienze a una collettivizzazione di esse, a una loro condivisione interpersonale, per dare vita alla memoria collettiva (Nora, 2016). Quindi la narrazione, come tramite tra il privato e la collettività ha creato i presupposti di un legame tra generazioni passate, presenti e future che contribuiscono alla creazione della dimensione identitaria.

La domanda che ci si pone oggi è la seguente: è possibile auspicare l’esi- stenza di una memoria come processo di costruzione identitaria se ci si sta avviando verso una “decadenza della narrazione” (Benjamin, 2014) in cui le nuove generazioni hanno progressivamente abbandonato i grandi canali di espressione di essa, come la scrittura o l’autobiografia nelle loro forme tradizionali?

Negli ultimi anni, l’avvento dei social media ha modificato il modo in cui gli individui si esprimono, si relazionano con l’altro e di conseguenza il modo in cui costruiscono la propria identità. Si stanno affermando come “abituali strumenti di comunicazione, socializzazione, espressione e questo non solo fra le nuove generazioni” (Ranieri, Manca, 2017, p. 7). Essi rien-

trano in un nuovo modo di concepire la cultura, sia quella alta che la pop

culture, definita con il nome di digital culture, intesa come

[…] l’insieme delle trasformazioni che riguardano sia l’agire collettivo (il modo con cui organizzazioni e istituzioni incorporano nuove tecno- logie e vi si adattano), sia l’agire individuale (attraverso il mutare delle relazioni tra persone reso possibile dai nuovi media o anche, […], dal connubio essere umano-macchina che si fa sempre più stringente e in- terconnesso) (Stella, Riva, Scarcelli, Drusian, 2018, pp. 21-22).

Attraverso la rete, i giovani hanno modificato il modo e gli spazi in cui incontrarsi, relazionarsi e condividere nuovi modi di creare le subculture identitarie. Come afferma Maffesoli il web diventa il medium dinamico in cui si creano vere e proprie “tribù di internet” (Maffesoli, 2004). Rispetto ai mass media, i new media hanno contribuito a rendere i soggetti coinvolti agenti attivi, e non più semplici soggetti passivi del mare magnum di in- formazioni.

I social media hanno modificato il modo delle persone di comunicare e narrarsi e attraverso la pratica del digital storytelling, che permette un am- pliamento della narrazione tradizionale, mediante l’interconnessione di mu- sica, immagini e narrazione sia testuale che vocale (Rule, 2010). Tutto ciò ha determinato il rafforzamento di un Sé sociale, come “ponte tra i due poli filosofici della costruzione identitaria il sé ontologico (chi siamo) e il sé epistemologico (chi pensiamo di essere) (Simoniello, 2014, p. 2), “attra- verso cui i media interattivi, come Facebook, hanno il più profondo im- patto sulle nostre identità” (Floridi, 2011).

Le reti hanno modificato la morfologia sociale della nostra società, che si configura come un flusso di informazioni collocata in una dimensione a-spaziale e a-temporale (Castells, 2002), in cui la postmodernità e la liqui- dità hanno caratterizzato anche l’identità dei loro individui e la loro me- moria.

Se nel passato alcune forme di narrazione, come la scrittura autobiogra- fica, servivano alla costruzione di una memoria principalmente privata, con l’avvento dell’era della comunicazione mediatica, essa assume una conno- tazione collettiva e sociale definita digital memory, che si serve delle piatta- forme digitali, intese come “infra-strutture simbolico-relazionali in grado di oggettivare il cantiere identitario” (Di Fraia, 2012, p. 15). Con ciò è stato

possibile per gli utenti sociali costruire la propria identità in relazione con l’altro. In questo modo gli utenti sociali:

hanno la possibilità di accesso alle reti mediatiche, consentendo loro di rispondere con lo stesso linguaggio multimediale che ritrae prodotti cul- turali che in precedenza avvenivano negli studi (van Dijck, 2009, p. 44).

È innegabile che l’utilizzo dei social media da parte degli adolescenti e dei giovani li renda esposti a tutta un serie di rischi connessi al cyberbulli- smo, alla pornografia e, più in generale, alla proliferazione di una cultura ed educazione alla violenza. Ma non bisogna sottovalutare il fatto che l’uso dei social media e del social network diventa occasione di incontro, di con- divisione di ideali.

Attraverso gli sharings di foto, tweet, hashtag, i nuovi mezzi di comuni- cazione hanno la peculiarità di avere un effetto delle informazioni su scala planetaria di grande impatto, modificando il modo di raccontare e raccon- tarsi e di costruire una memoria collettiva del tutto inedita rispetto al pas- sato. Questo è il caso dei giovani queer latinx che, grazie all’uso dei social

media, contribuiscono alla creazione di un immaginario e di una memoria

collettiva utile a un cambiamento politico e culturale contro razzismo e pregiudizi di genere e sessuali.

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