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Maria Caterina De Blasis Università degli Studi di Roma Tre

2. Perché il pensiero critico?

Il cyberspazio non è più solo un luogo virtuale in cui chiunque può accedere e comunicare senza vincoli spazio-temporali, ma rappresenta anche una “dimensione” in cui si creano e condividono nuovi (o rinnovati) ordini di significato.

L’iperconnessione trasforma e modifica i confini delle comunità di ap- partenenza e questi nuovi contesti relazionali, in cui avviene la “costruzione del sé”, rendono il web lo spazio centrale dell’autodeterminazione e del- l’autorappresentazione, nonché il fulcro della domanda di riconoscimento della propria identità.

In questi spazi, caratterizzati dalla complessità e da situazioni spesso in- determinate, il pensiero può rappresentare un “mezzo di ricostruzione di un equilibrio (nuovo e più organico)” (Cambi, 2007, p. 302), allenandosi a far fronte a situazioni impreviste o problematiche attraverso una revisione critica dell’esperienza (Dewey, 1938; Cambi, 2007).

Diventa fondamentale, dunque, affrontare le narrazioni dei contenuti e dei processi mediali con un’attenzione rigorosa, un ragionamento com- plesso, un pensiero che sia criticamente orientato.

Sebbene sia difficile individuare una definizione univoca di pensiero cri- tico, possiamo qui intenderlo come la capacità di pensare e agire mettendo in discussione, analizzando e valutando le informazioni a nostra disposizione (Ennis, 1985, 1991; Paul, Elder, 2016; Chernyshenko et al., 2018). Un pen- siero che richiede l’esecuzione di una serie di “attività” che vanno dall’esame di ipotesi, concetti e prove empiriche, alla proposta di ragionamenti, impli- cazioni e argomentazioni (Chernyshenko et al., 2018) anche nella consape- volezza delle posizioni altrui e dei limiti delle proprie. Il pensiero, infatti, per dirsi critico, non solo deve essere collocato entro certi termini, ma deve essere fondato “sull’ascolto degli altri, sul riconoscerci altro tra gli altri, sul decentrarci, e tutto ciò passa attraverso la attenta comprensione di ciò che altri pensano e dicono o scrivono” (De Mauro, 2015, p. 10).

Allo stesso tempo, richiede anche una serie di disposizioni che rendono il “pensatore critico” capace di:

– Tenere conto del contesto e della situazione complessiva; – Cercare e offrire dichiarazioni e ragioni chiare;

– Utilizzare e menzionare fonti credibili e verificate; – Considerare le alternative e i differenti punti di vista;

– Prendere posizione ed essere disposto a cambiare idea se le proprie mo- tivazioni non sono sufficientemente argomentabili e accurate (Ennis, 1991).

Gli scenari descritti nel paragrafo precedente rendono chiaro quanto le disposizioni enumerate da Ennis siano fondamentali per i giovani che abi- tano costantemente il web, non solo per trascorrere il proprio tempo libero, ma come un vero e proprio luogo di condivisione, socialità, formazione e costruzione di valori e giudizi.

Attraverso la coerenza e la correttezza, il pensiero critico consente infatti un ragionamento “strategico” con cui applicare le regole a nuove situazioni per risolvere problemi sulla base di conoscenze esistenti (Lucas et al., 2013). Può essere dunque considerato un pensiero di tipo “ternario” in quanto:

apre a terze possibilità, né bianche né nere, né vere né false, permettendo di interpretare in termini “attivi” e “costruttivi” la realtà che ci circonda, aumentando la possibilità di muoversi al suo interno con consapevolezza e di produrre risultati emergenti e dunque nuovi (Boda, Mosiello, 2005, p. 8).

Un giovane educato al pensiero critico può avere gli strumenti per eman- ciparsi e sviluppare i giusti livelli di autonomia e responsabilità, indispen- sabili per “navigare” la complessità. Al contrario, un pensiero “abbandonato a se stesso”, acritico e diseducato può cadere nella generalizzazione, nel pre- giudizio, nell’errore. Può divenire distorto, parziale e disinformato (Scriven, Paul, 2004).

Possiamo dunque affermare che, attraverso il pensiero critico, si diventi consapevoli di cosa si sceglie di credere e di fare1. Decostruiamo e rico- struiamo le nostre credenze, sospendendo i nostri giudizi e divenendo pen- satori indipendenti, autonomi (da preconcetti o da imposizioni “calate dall’alto”) e liberi. Il pensatore critico è infatti autosufficiente e, in quanto tale, libero da controlli indesiderati e convinzioni ingiustificate (Siegel, 1988).

1 Ennis (1985) riassume il pensiero critico come: “reflective and reasonable thinking [...] focused on deciding what to believe or do” (p. 45).

Promuovere il pensiero critico negli studenti della generazione zeta equi- vale a guidarli sulla strada della cittadinanza responsabile e a renderli in grado di valutare le conseguenze di un giudizio o di un’azione, non solo a scuola, ma anche nella “società”.

La capacità critica fornisce un contributo fondamentale in questo senso, poiché permette il riconoscimento e la valutazione dei molteplici fattori che influenzano gli atteggiamenti e il comportamento, come ad esempio le pressioni dei coetanei o l’influenza dei mass media (Boda, Mosiello, 2005, p. 27).

Quella che è stata definita “quarta rivoluzione industriale” (Schwab, 2016) richiede l’esercizio del pensiero critico in ogni contesto che vede come protagonisti i giovani (e non solo), chiamati a fronteggiare nuove sfide e nuove dinamiche.

Conclusione

In questo contributo si è cercato di fornire una lettura, evidentemente par- ziale e non esaustiva, delle narrazioni digitali della “generazione zeta”, ana- lizzando alcune questioni relative all’utilizzo degli strumenti digitali e alla necessità di sviluppare e promuovere l’attitudine al pensiero critico per vi- vere e gestire tali media.

L’attuale complessità, con le sue incertezze, ma anche opportunità, deve infatti essere “governata” con consapevolezza e responsabilità. È allora ne- cessario che soprattutto le giovani generazioni siano consce di dover abitare ambienti in continua e rapida evoluzione, a volte imprevedibili negli esiti quanto nelle dinamiche.

Il pensiero critico diviene allora un educational desideratum (Siegel, 1988) che, andando al di là di specifici contenuti disciplinari e approcci metodologici, va inteso quale “strategia” intellettuale basata sull’analisi, sull’evidenza, ma anche sul saper guardare oltre e, in questo oltre, compren- dere e riconoscere gli altri, i loro valori e le loro opinioni.

All’interno del dibattito dedicato al pensiero critico, è importante sot- tolinearne anche il ruolo fondamentale che riveste nella crescita di una co- noscenza che sappia generare sviluppo sociale, culturale ed ecologico (Unesco, 2015).

Educare le studentesse e gli studenti a una capacità critica significa dar loro la possibilità di interrogare la propria esperienza per elaborare orizzonti di senso (Mortari, 2004) e investire sulla loro identità perché agiscano e pensino in maniera consapevole, efficace e autonoma e, allo stesso modo, partecipino alla vita della comunità (Boda, Mosiello, 2005).

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