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Il colosso mondiale dell’arredamento: IKEA

IKEA E I SUOI AMBIENTI ORGANIZZATIVI NEL MONDO: IL CASO ITALIANO E NORVEGESE

III.1 Il colosso mondiale dell’arredamento: IKEA

Ikea è una multinazionale svedese fondata nel 1943 da Ingvar Kamprad, in una regione a sud della Svezia, Smaland, che si occupa di vendita al dettaglio di arredamenti per la casa. Il nome IKEA è l‟acronimo delle iniziali del fondatore (I-K) e delle iniziali della fattoria di famiglia e del villaggio in cui è cresciuto. Il decollo su vasta scala, si ebbe nel 1951, anno in cui venne pubblicato il suo primo catalogo che rappresenta lo strumento di comunicazione aziendale esterno più importante. L‟idea innovativa di Kamprad fu quella di offrire prodotti (di arredamento) di qualità e buon design a un prezzo basso. Oggi il gruppo IKEA è considerato un marchio mondiale, presente in 44 paesi con 139.000 collaboratori e vendite annuali per oltre 27 miliardi di euro (Daft:2017: 339). Per poter gestire un‟organizzazione di tali dimensioni l‟impresa ha dovuto ottimizzare la propria struttura organizzativa. Negli ultimi anni infatti, è iniziata la tendenza di affidare varie parti dell‟organizzazione a partner esterni. Detto processo viene definito outsourcing e si verifica quando un‟azienda ricorre a fornitori esterni per determinati compiti e funzioni come ad esempio produzione, contabilità, progettazione, marketing e distribuzione. Un tempo le unità operative di un‟azienda si trovavano all‟interno di un‟organizzazione ed erano strettamente connesse, oppure si trovavano all‟esterno e non erano legate in alcun modo. Oggi invece, i confini si presentano sfumati, e diviene difficile, riuscire a definire cosa fa parte o meno di un‟organizzazione. Alcune organizzazioni portano l‟outsourcing alle estreme conseguenze e creano come abbiamo già visto, una struttura modulare nonché una struttura a rete ove l‟organizzazione appalta funzioni o processi principali ad aziende esterne, coordinando però le loro attività da un quartier generale snello. La forma a rete, già discussa nel secondo capitolo, prevede che i partner dell‟organizzazione, collocati in diverse parti del mondo, siano coordinati per mezzo del mercato e non più dalla tradizionale gerarchia verticale. L‟idea è che una azienda possa concentrarsi sui lavori che svolge meglio e appaltare tutto il resto ad aziende con competenze in aree specifiche, potendo dunque trarne vantaggio ottenendo di più con meno risorse. Una struttura del genere, per quanto presenti tratti di efficienza economica, molte volte presenta dei punti di debolezza: la mancanza di controllo a causa della decentralizzazione estrema, maggior tempo impiegato dai manager per gestire i rapporti e a volte i conflitti con i partner ma l‟aspetto più interessante riguarda le risorse umane in quanto la fedeltà dei dipendenti

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può essere debole a causa di una serie di preoccupazioni in merito alla sicurezza e al posto di lavoro. In questo caso i dipendenti potrebbero avere la sensazione di essere facilmente sostituiti da servizi a contratto, venendo meno anche le culture aziendali coese (Daft:2017).

Come si è già notato nel secondo capitolo, ogni tipo di struttura viene applicata in situazioni diverse e soddisfa bisogni diversi. Quando analizzavamo le varie strutture, matriciali a rete a cespuglio etc, (ne definivamo lo scheletro in base alla struttura gerarchica che presentava) notavamo che la struttura è strettamente collegata alla stabilità o cambiamento ambientale a cui le organizzazioni vanno incontro. Daft scrive che << ogni forma di struttura costituisce uno strumento che può aiutare i manager a rendere più efficace l‟organizzazione, in base alle esigenze che caratterizzano la situazione>> (Daft:2017:127) per tali motivi la struttura deve conseguire due risultati: da un lato fornire un sistema di responsabilità, reporting e meccanismi di collegamento; dall‟altro deve coordinare tutti gli elementi dell‟organizzazione per formare un insieme coerente. Per questo infatti, i manager sono chiamati a prendere decisioni sulla progettazione strutturale, in sostanza possono scegliere se orientarsi verso un‟organizzazione tradizionale progettata per l‟efficienza e che mette in rilievo i collegamenti verticali come le regole, i piani etc. ,come direbbe Morgan un‟organizzazione concepita in quanto macchina , o scegliere, un‟organizzazione progettata per l‟apprendimento e l‟adattamento all‟ambiente, che enfatizza la comunicazione e il coordinamento orizzontale, utilizzando le parole di Morgan un‟organizzazione concepita in quanto organismo. In questo caso i dirigenti puntualmente valutano sé le strutture sono ancora appropriate alle mutevoli esigenze. Daft scrive << i manager ricercano il miglior bilanciamento tra le relazioni di reporting interne e bisogni dell‟ambiente esterno>>. Inoltre, quando la struttura organizzative non è allineata ai bisogni organizzativi compaiono diversi <<sintomi di inadeguatezza strutturale>>. Ne sono un esempio: l‟assenza di collaborazione fra le varie unità; le decisioni vengono prese con ritardo; l‟organizzazione non reagisce in maniera innovativa all‟ambiente che cambia; le performance dei dipendenti peggiora e di conseguenza non si riesce a raggiungere gli obiettivi. Sulla base di quanto detto è opportuno adesso analizzare la struttura dell‟organizzazione oggetto di analisi IKEA. La struttura generale IKEA, seguendo la logica appena esposta, comprende: Il gruppo

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Ikea (recentemente denominato gruppo INGKA), appartenente a una fondazione di diritto olandese; la stichting INGKA foundation, nonché una fondazione proprietaria di INGKA holding B.V casa madre di madre di tutte le aziende del gruppo Ikea, che comprendono il gruppo industriale SWEDWOOD e le organizzazioni che si occupano di vendita proprietarie dei negozi IKEA; Infine, vi è un‟ulteriore società, la Inter Ikea System, proprietaria del marchio Ikea che attraverso contratti di franchising è utilizzato nei negozi di tutto il mondo. Per quanto riguarda gli store, la struttura prevede al vertice del negozio uno store manager, affiancato da eventuali deputy store manager. Quest‟ultima posizione viene solitamente ricoperta da persone cresciute all‟interno dell‟organizzazione Ikea e che durante il periodo di formazione collaborano con lo store manager per poter esserne alla guida in futuro. Subordinate a queste figure vi è il gruppo di manager dei vari reparti e alle loro dipendenze vi sono i shoopkeeper. Per quanto riguarda l‟ufficio delle risorse umane, esso si compone di manager di primo livello e diversi responsabili che si occupano di aspetti relativi all‟amministrazione e ai dipendenti.

Oltre la struttura, anche la cultura molte volte viene decisa e progettata dall‟organizzazione, solitamente sono i manager a formare la cultura e i valori. In ciò, assume importanza il concetto di leaderschip basata sui valori, ove i leader definiscono una visione relativa ai valori appropriati, li comunicano a tutta l‟organizzazione e li istituzionalizzano attraverso il comportamento quotidiano, i rituali etc., nonché i comportamenti attesi dall‟azienda. La cultura aziendale, ha anche lo scopo di sviluppare nell‟impresa non solo la capacità di affrontare i problemi di interazione con l‟ambiente esterno, ma anche di integrazione interna, al fine di creare una corporate identity. La cultura aziendale, attraverso la creazione di un‟identità aziendale e la mission (creare una vita quotidiana migliore per la maggioranza delle persone), ha lo scopo di informare tutti gli attori esterni (stakeholder) circa il rapporto che vuole instaurare con il contesto ambientale. Le imprese sanno che la loro performance, non solo economica, dipende anche da forze politiche e sociali (Caroli, Fontana: 2017).

I ricercatori hanno identificato delle dimensioni etiche generali che costituiscono la base per i comportamenti etici nel Business. Nonostante gli individui, i gruppi e le società differiscono nel peso attribuito alle diverse variabili, le seguenti aree aiutano a definire che cosa si debba intendere per comportamento etico:

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 Avere cura delle persone

 Preservare l‟ambiente naturale e le risorse collettive  Essere integri

 Riconoscere e rispettare la diversità di religione, di genere e di razza  Sostenere la libertà e condannare l‟oppressione

A tal proposito è utile fare una distinzione tra il concetto di etica dell‟impresa e il concetto di impresa sostenibile: Il primo ha un fondamento individuale in quanto deriva dai valori delle singole persone che compongono la struttura organizzativa. Su quest‟ultima la cultura dell‟impresa ha la capacità di influire in modo determinante; Il secondo riguarda il comportamento aziendale nei confronti degli stakeholder e dell‟ambiente di riferimento (Dyer, Godfrey, Jensen, Bryce, Pastore: 2018).

I valori Ikea, descritti da Kamprad in il testamento di un commerciante di mobili, sono i seguenti: spirito di squadra; attenzione per le persone e il pianeta; consapevolezza dei costi; semplicità; rinnovarsi e migliorare; pensare in modo diverso; assumersi e delegare la responsabilità; dare il buon esempio.

Sulla base di quanto detto, però, man mano che le attività di business attraversano i confini geografici e culturali, i leader si trovano di fronte a una difficile sfida che si esplica nel cercare di costruire valori culturali ed etici forti con i quali tutti i dipendenti possono identificarsi.

Ma qual è l‟idea di cultura per IKEA‟? Sul sito ufficiale dell‟organizzazione, IKEA si definisce in questo modo:

<<siamo un gruppo di persone sincere e concrete, molto diverse fra loro, ma con la comune passione per l‟arredamento. Arriviamo da tutto il mondo ma condividiamo lo stesso obiettivo: “creare una vita quotidiana migliore per la maggioranza delle persone “. Il raggiungimento di questo obiettivo dipende dai nostri valori umani condivisi, che ci guidano nel nostro lavoro e sono alla base di una cultura inclusiva, aperta e onesta. Tutto è incentrato su collaborazione ed entusiasmo. Lavoriamo con impegno, ma anche divertendoci. Siamo sempre alla ricerca di persone che condividano questi valori e il nostro ottimismo>>6.

La cultura aziendale per il colosso svedese dell‟arredamento, Ikea, è una questione di

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particolare importanza. Lo testimonia ad esempio il fatto che, se ci si volesse candidare per l‟assunzione si dovrebbe compilare un questionario online (sul sito dell‟azienda), al fine di valutare se si è compatibili con la filosofia e la cultura Ikea. Da ciò si evince come il modello di selezione del personale, sia i sistemi di gestione delle risorse umane sono fondati sui valori. In sostanza alla base dell‟ingresso del mondo Ikea vi è un‟adesione culturale nonché far propri e condividere determinati valori (più vi è intesa e consenso, più ne conseguirà un rafforzamento della cultura di impresa).

Per tagliare i costi, Ikea si orienta nel magazzino self-service, nonché chiedere ai clienti di montarseli da soli, quanto detto comporta non solo una diminuzione dei costi di montaggio ma anche una diminuzione nei costi di trasporto e distribuzione, utilizzando confezioni di cartone piatte. Questo aspetto è molto collegato con la storia del suo fondatore. Quest‟ultimo infatti, nello sviluppo di queste idee, è stato molto influenzato dallo stile di vita e dalla cultura del paesino in cui è nato (Smaland, a sud della Svezia). Questa regione è nota per aver risorse limitate, il che ricade sui lavoratori che lavorano duramente, vivono con poco e sono più propensi a sviluppare capacità ingegnose per sfruttare al meglio le poche risorse che hanno a disposizione (Daft:2017). Da questo aspetto, di cui si è appena discusso, emerge come la cultura sia influenzata dal contesto in cui nasce il fondatore IKEA.

Ma nonostante Ikea cerca di mantenere una cultura aziendale coesa e uguale a livello globale, i dipendenti che provengono da diversi paesi, potrebbero avere opinioni e valori differenti dalla cultura aziendale? Come accennavamo precedentemente, il contesto in cui è collocato il punto vendita Ikea può influenzare l‟organizzazione interna? questo rappresenta uno degli aspetti a cui si cercherà di rispondere: nonostante vi siano valori etici comuni a tutti, la cultura può essere personalizzata per ciascun paese in cui opera la multinazionale?

Un altro aspetto molto interessante riguarda l‟attribuzione di impresa sostenibile. in passato i termini responsabilità sociale di impresa e impresa sostenibile sono stati utilizzati come sinonimi, oggi invece la comunità scientifica preferisce utilizzare il secondo.

<<l‟impresa sostenibile opera con l‟intento di raggiungere contemporaneamente e in modo equilibrato obiettivi economici, sociali e ambientali>> (Caroli, Fontana:2017). Daft la definisce come un‟estensione del concetto di etica manageriale che allude al

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dovere, da parte del management, di effettuare scelte e intraprendere iniziative che contribuiscano al benessere e all‟interesse di tutti gli stakeholder dell‟organizzazione, ossia i dipendenti, i clienti, gli azionisti, la comunità in cui l‟organizzazione opera e la società nel suo complesso (Daft:2017).

Archie Carroll elabora la cosiddetta “Pyramid of Corporate Social Responsibility”, ponendo alla base della corporate social responsibility dell‟impresa la responsabilità economica (Obbligazione a generare profitti e a operare in condizioni di economicità nel lungo temine);successivamente la responsabilità legale (Obbligazione a rispettare le leggi e le norme del contesto in cui opera); la responsabilità etica (Obbligazione a rispettare gli standard etici, le norme non scritte, i principi e i valori che guidano l‟ambiente sociale di riferimento); infine, la responsabilità filantropica (Attività discrezionali a favore della collettività come ad esempio donazioni di risorse finanziarie, l‟allocazione di risorse finanziarie, l‟allocazione di risorse umane, la fornitura a titolo gratuito di prodotti e servizi, avendo come destinatari le comunità locali, le organizzazioni non profit, progetti etc (Dyer, Godfrey, Jensen, Bryce, Pastore: 2018). L‟Unione Europea delinea i principi basilari relativi all‟impresa sostenibile e li enuncia nel libro verde (promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale dell‟impresa) pubblicato nel 2001. In questo libro vengono esposte le prassi socialmente responsabili le quali, riguardano principalmente la dimensione interna all‟azienda, in particolare: la gestione delle risorse umane, la salute e la sicurezza sul lavoro, l‟adattamento del lavoro ai cambiamenti aziendali e infine la riduzione dei consumi e degli impatti sull‟ambiente7.

Un altro organismo internazionale che svolge un‟azione di spinta per la sostenibilità delle imprese nell‟ambito delle condizioni di lavoro è l‟international labour il quale, mediante una convenzione emanata nel 1977 e revisionata nel 2006 (tripartite declaration principles concerning multinational enterprise and social policy) indica linee guida di comportamento che le imprese internazionali dovrebbero avere nei rapporti con i lavoratori e con le loro rappresentanze sindacali (in particolar modo se le imprese operano in paesi in via di sviluppo). I temi delle linee guida comprendono la promozione e la sicurezza dell‟occupazione, pari opportunità, formazione, condizioni di lavoro, qualità della vita e relazioni industriali. Il tema della gestione delle risorse

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umane è quello in cui le politiche della sostenibilità sono più attenti, per effetto di tre fattori fondamentali: la crescente spinta della normativa in merito alla sicurezza al lavoro; importanza riconosciuta alle persone in merito alla qualità del contesto lavorativo e alla possibilità di conciliare l‟impiego lavorativo con la propria vita personale; la sensibilità verso i trattamenti equi8.

IKEA in merito alla responsabilità sociale si definisce in questo modo: << Essere una grande azienda significa avere grandi responsabilità. Per noi, scegliere i materiali significa prendere decisioni responsabili. Quando non abbiamo la possibilità di usare risorse rinnovabili, optiamo per materiali riciclati o riciclabili. In tutto quello che facciamo, ci impegniamo per fare in modo che i prezzi restino bassi e che la qualità sia elevata. Il nostro impegno non riguarda soltanto i materiali, ma anche le persone, la produzione e i trasporti. Si può sempre migliorare. Collaboriamo con gli altri e sfidiamo costantemente noi stessi con l'obiettivo di garantire l‟accesso a lungo termine a materie prime sostenibili e cambiare i metodi di lavoro nel nostro settore>>9.

IKEA, producendo articoli per la casa e mobili, tende a consumare una quantità significativa di legno. La multinazionale, per assicurarsi di mantenere gli obiettivi della sostenibilità, utilizza legname proveniente dalla produzione responsabile, possedendo 25.000 ettari di foresta negli Stati Uniti (Alabama) e 250.000 ettari in località europee tra cui Romania e Stati Baltici, l‟obiettivo appunto è quello di ricavare legname di provenienza etica. Oltre ai propri possedimenti, si affida a subfornitori per la produzione del legname (Swedoon), i quali però devono possedere determinati requisiti. Krister Mattsson, Head of Financial Asset Management di IKEA, ha dichiarato: <<Come proprietari di una foresta responsabile, siamo interessati a identificare e applicare metodi di gestione sostenibili che ci consentano di preservare e persino aumentare la quantità di alberi. Entrare nel mercato statunitense è una pietra miliare per i nostri investimenti e crediamo che impareremo molto mentre implementiamo il nostro approccio a lungo termine alla gestione delle foreste e applichiamo la certificazione

8 https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---ed_emp/---emp_ent/--- multi/documents/publication/wcms_094386.pdf 9 https://www.ikea.com/it/it/this-is-ikea/sustainable-everyday/essere-una-grande-azienda-significa-avere- grandi-responsabilita-pub47a5ba42

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Forest Stewardship Council (FSC)>>10.

Nel 2014 un ente di certificazione accreditato (che si occupa dei controlli) FSC ha pubblicato il report annuale 2013, della ditta Swedoon che fornisce legname a IKEA, evidenziando non conformità maggiori e minori da parte di Swedoon, procedendo all‟immediata sospensione del certificato di gestione forestale. Per intenderci FSC è un‟organizzazione non governativa internazionale, senza scopo di lucro. La certificazione FSC (forest stewardship council) consente di identificare oggetti prodotti con alti standard sociali e ambientali, garantendo l‟origine del legno e della carta.

Le non conformità “maggiori” erano principalmente riconducibili a:

 scarsa valutazione degli impatti ambientali delle operazioni forestali a livello locale

 necessità di maggiore accuratezza nello svolgere le analisi di campo per individuare habitat particolari o da proteggere all‟interno delle aree di taglio

 identificazione e pianificazione delle aree di taglio in maniera maggiormente compatibile con il paesaggio circostante ponendo maggiore attenzione nel ricreare file frangivento con specie resistenti

 controllo del corretto e puntuale utilizzo dei dispositivi di sicurezza da parte dei propri lavoratori

Tuttavia, a seguito di un ricorso presentato da Swedwood, si è proceduto ad una rivalutazione delle non conformità e si è deciso di revocare la sospensione del certificato agli inizi di marzo 2014. Recentemente Ikea ha emanato un documento contenente i requisiti minimi relativi alle condizioni ambientali, sociali e lavorative da osservare nel momento in cui si acquistano prodotti materiali e servizi dai fornitori. Detto documento, IWAY, si basa sulle otto convenzioni chiave definite nei principi e nei diritti fondamentali sul lavoro (dichiarazione ILO). Ikea inoltre, riconosce i principi fondamentali dei diritti umani definiti nella dichiarazione universale dei diritti umani (Fontana, Caroli:2017: 52).

Nel sito IKEA si legge: << Oggi, tutto il legno usato da IKEA proviene da fornitori che

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https://www.puregreenmag.it/apertura/ikea-compra-una-foresta-in-alabama-per-la-produzione-etica-di- legname/

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rispettano l'IWAY Forestry Standard, che vieta l‟utilizzo di legno ricavato da foreste tagliate illegalmente, da attività legate a conflitti sociali o da foreste ad alto valore di conservazione. La portata delle nostre attività implica la possibilità e la responsabilità di proteggere le foreste di tutto il mondo>>, sostenendo inoltre che entro il 2020, il 100% del legno usato per realizzare i loro prodotti sarà certificato FSC (Forestry Stewardship Council) o riciclato. Attualmente da quanto affermano sul sito ufficiale hanno raggiunto quasi l‟80%11.

Oltre alla sostenibilità del legno dedica attenzione ad altri materiali come la plastica, il cotone, la lana, inoltre conta di investire in energie rinnovabili. Alla luce di quanto detto, IKEA sembra riconoscersi come impresa sostenibile, rispetto ai principi sanciti dall‟unione Europea, e sembra che anche la cultura organizzativa includa apparentemente tali principi, ad esempio il rispetto dell‟ambiente è un valore molto vivo anche all‟interno dell‟organizzazione.