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Per garantire l’indipendenza abitativa, la Camera Ducale provvide nel giugno del 1525 all’acquisto di quella che sarebbe divenuta,59 di lì a due anni, la «nova fabrica» urbana della giovane, una struttura architettonica in quel frangente suddivisa tra le proprietà della famiglia Maroncini e di «mastro Bernardino della Rasa», situata nella via Spazzarusco,60 a poche decine di metri dal rivellino settentrionale del castello di San Michele; tre mesi dopo compare una lettera scritta dal segretario Opizzo Remo al fattore camerale Alfonso di Brandelise Trotti, qui riportata integralmente per la prima volta in quanto efficacemente rivelatrice dell’animo «munifico et liberale» del duca nei confronti dell’amata:

Dilectissime Noster.

Molte sono le cause le quale ce inducono ad exhibirse grati verso madona Laura, figliola de Francesco Dianti. La quale per li lodevoli soi costumi, e usate gratitudine verso nui, non solum merita che l’amamo (sic): ma eziam che largamente se ge dimostriamo munifici e liberali. Il che intendendo fare abiamo deliberati de concederli in feudo e così per questa nostra quale serà soprascripta de nostra propria mano, vi commettiamo che vui nomine nostro debiate jure feudi investire epsa Madona Laura per se e soi figlioli e descendenti maschi tantum de le infrascrite nostre possessione e beni pagandone per recognizione ogni anno ala festa de santo Michele uno paro de guanti, et ne farete fare publico instromento del quale vogliamo ne faciate esser rogato Baptista Saracho, notaro della nostra Ducale Camera. Recevendo da epsa madona Laura il solito e debito juramento de fidelità et cum le clausole e obligatione consuete secondo la natura de il contracto. Li beni avuti sono ut infra, videlicet:

58 I.GAGLIARDI, Il matrimonio in epoca medievale e rinascimentale: alcune note, in Virtù d’amore. Pittura nuziale nel

Quattrocento fiorentino, Catalogo della mostra (Firenze, giugno-novembre 2010), a cura di P. Paolini et alii, Firenze, Giunti, 2010, pp. 25-33: 33, nota 7.

59 ASMo, AdP, reg 517, «Registro de Camara del Illustrissimo Signor don Alfonso de Este, G, 1564-1580», c. 53, «Instrumenti qualli ne sono stati rogatti il magnifico Giovan Battista Saracho, 22 giugno 1525: compra dalla Camera Ducale di una casa in Ferrara per £ 3000».

In primis una pezza de terra casamentiva cum una casa de canna per abitation de li lavoradori de fitte diexe, tieza de canna de fitte quattro, canipa coperta de canna fitte cinque, forno cum il sui casello e pozo, posta in Monte sancto distante de Ferrara.

Item braia da casa confina cum dicto casamento da uno co’, e da uno là la via e da l’altro li eredi de meser Bonifacio Bevilacqua in tutto computà ara, cortile e orto e soto dicte case de quantità de mogia tre, stara octo, quarte tre mezete 3.

Item una peza de terra aradura nuda in dicto fundo de mogia sette, stare undexe, quarti due, da uno là maistro Francesco da Castello et nui da le altre parte.

Item una peza de terra dicta la braia da le Ca’ matte de mogia doe, stara dexesete, quarte due, mezete una e mezza apresso da dui lati e da uno co’ et etiam da l’altro co’ per parte le vie e per parte nui.

Item una peza de tera dicta la braia del ficto cum un poco de prà aradura de mogia due, stare dexenove e quarte una apresso la via e noi da tre parte prativa in dicte confine stara cinque, una quarta e doe mezete. Item una peza de terra aradura nuda de mogia sei, stara dexedoto e quarta una apresso li heredi de meser Bonifacio Bevilacqua et nui.

Item una peza de terra prativa dentro a le fosse de stara cinquantauna e mezete doe, confina la fossa e la fossetta e nui e la via deli campi

Item una peza de tera prativa dicta el prà de la fossa de mogia uno stare sette, quarte tre e mezete due apresso noi e la fossa de intorno

Item una pezza de terra prativa dicta el prà de la potega de mogia due, stara sei, confina a megio la fossetta, li eredi de meser Bonifacio, nui e la via deli campi.

Item una pezza de terra aradura nuda dicta el dosso del pella e prativa aratura stare centodoe, quarte tre, prativa stare vinte quarte una mezeta una appresso Hieronimo de Raynaldo da uno co’ e da uno là e nui da l’altro co’ e lato.

Una peza de terra braiada da casa de maistro Raynaldo apresso la via da un capo e da uno là da le altre parte li eredi de meser Bonifacio, cum uno poco de prato aratura stare octantauno e quarte due, prativa stare tre. Item una pezza de terra dicta el seraglio da casa de stara settantaquattro e quarte tre apresso la via da uno là, da l’altro là li eredi de dicto meser Bonifacio per parte e per parte li frati de santo Bartholo da li capi noi. Item una schiapa da le Ca’ matte de stara una, quarte una appresso la via e altre sue confine

Ferrara, die 19 september 1525.61

Asserendo il godimento dei redditi agricoli di tutte quelle possessioni sparse nel sito di Montesanto (poco distante dall’odierna Portomaggiore), le instructiones garantivano una condizione di autosufficienza economica, cresciuta nell’arco di pochi mesi e divenuta davvero considerevole tra il 1527 e 1530, quando la nascita dei due rampolli di sangue estense mutò lo status di Laura, da amante a madre, quindi bisognevole di maggiori guarentigie. Alla fine del 1527, infatti, la donna riceve il titolo di «nobile ferrarese» e con patente del 19 dicembre viene investita di ulteriori beni terrieri situati nelle località extraurbane di Monestirolo e Baura, oltreché di diverse botteghe artigiane nel cuore di Ferrara, e soprattutto ottiene l’esclusiva disponibilità del palazzo cittadino, ristrutturato ma ancora incompiuto:

Dilectissime Noster.

61 ASFe, ANA, Saracco, matr. 493, pacco 31 s, fascicolo anni 1525-1526, lettera del segretario ducale Opizzo Remo al fattore generale della Camera, Alfonso di Brandelise Trotti, da Ferrara il 19 settembre 1525.

Molte sono le cause che ce inducono ad exhibirse grati verso madona Laura nobile ferrarese, exhibitrice de la presente, la quale per li optimi costumi, virtute et onestate che in lei abiamo abundantemente cognosciuti e per le usate gratitudine verso nui, non solum merita che l’amamo ma che largamente se ge dimostriamo munifici e liberali. Il che intendendo di far abiamo deliberato concederli in feudo nobile e così per la presente quale serà soprascritta de nostra man propria. Vi dicemo e commettemo che vui nomine nostro debbiate jure feudi nobilis investir essa madona Laura per se e Don Alphonso suo e nostro figliolo e per li figlioli e discendenti maschi, tantum di esso Don Alphonso di quelle due nostre possessione arative, prative e casamentive di quella quantitade e presso qualunque sue confini, quale qui se abiano per expresse cum la ragion de decimar esse possession, quale acquistassemo una ali anni passati da Baldino figliolo che fu del quondam meser Evangelista Rovadino per instrumento rogato per ser Jacobo da Savana al’ora notaro de quella nostra Camera e l’altra da Francesco figliolo che fu de detto meser Evangelista per instromento rogato per Zoane Cagnacino, uno deli nodari di quella nostra Camera a dì 20 de agosto de lo anno 1526, cum tutte quelle bestie che al presente se ritrovano suso dite possessioni et cum tutte quelle ragioni e pertinenzie che per qualunque modo spettasseno o potessero spettare ad esse possessione e decima, le quale currarite de liberargliele de ogni conditione de l’abbatia de Santo Bartholo, de ragion de la quale sono dette possessione et decima, ita che restino proprie da detta Abbatia ripponendo in suo loco tante altre nostre possessione de quelle vi pareranno che siano de equivalente pretio de dette possessone, e cento scudi più per migliorar detta Abbatia; et vi dicemo etiam commettemo che debbiate ritrovar una casa da patrone in ditto loco commoda a dette possessione e comprarla e non ritrovando casa debbiate ritrovar uno loco apto nel qual se ne ge possa fabricar una e così ge la faciate fabricar; expendendo in la fabrica farite o in la compra de detta casa tutto quello pararete a vui sina a la suma de lire due milla marchesane. La qual casa comprata seu fabricata che la sii volemo e così dechiaremo che la se intenda e sii compensa sotto la presente concessione de feudo e oltra di questo vi dicemo etiam e commettemo che debiate de jure feudi investire essa madona Laura per si et ut supra de quella nostra casa, con tutte le sue ragione e pertinentie posta in Ferrara in la contracta de Bocca de Canale suso la via detta de Cagaruscho la quale acquistassemo da quelli de li Maroncini e per parte da maistro Bernardino da la Rasa e poi l’avemo ampliata e fatta nova fabrica apresso da uno con la via del Comun, da l’altro le ragion del nostro giardino, da uno lato quelli de Orlando, da l’altro maistro Andrea de li Belli da Bergamo magnano e altre sue confine. Item de le ragione de haver e percipire ogni e qualunque anno da li affictuari presenti e futuri la mercede de li affitti de le nostre boteghe e casa cioè da ciascaduno la rata sua, li quali tamen affitti volemo se li abbia a far soldere per lo exatore de la Nostra Ducal Camera.62

Il prestigio dell’ingentilita compagna si estende ulteriormente quando il duca, motu proprio, le concede sul principio del 1531 il possesso di tutti gli ori, gioielli, argenterie, abiti, paramenti e ogni sorta di beni mobili donati negli anni. Anche questo decreto, sottoscritto da Bonaventura Pistofilo, merita di essere restituito nella sua inedita unità:

Alfonso dux.

Madonna Laura, li multiplicati meriti vostri verso nui ce obligano ad multiplicar li doni nostri verso vui. Il che faciamo tanto più volentieri quanto che ogni giorno più vi conosciamo, non fucatamente ma cum ogni sincerità ad tutti nostri voleri obsequentissima, et che più ci stringe è il vedervi madre dei dui nostri figliuoli, de nostro nome e volto, quali tanto amamo. Et perché come sapiti vi avemo in diverse volte donato diversi pezi de argento, zoglie, cose preciose e più e diversi altri beni mobili li quali se ritrovano presso de vui, e pensamo de prosegre (sic) in farvi simili e altri doni. Deliberamo occorere a li dubi che sopra ciò potesseno nascere. Per tanto per questa nostra quale sarà soprascritta di nostra propria mano e quale volemo habij forza de publico instromento e privilegio rendiamo testimonianza e dicemo, dichiaremo e volemo che tutti gli

62 ASFe, ANA, Saracco, matr. 493, pacco 31 s, fascicolo anno 1527, lettera del segretario ducale Girolamo Magnanini al fattore generale della Camera, Alfonso di Brandelise Trotti, da Ferrara il 19 dicembre 1527. Trascritta (con diversa segnatura archivistica) in T.M. CERIOLI, Laura Dianti, cit.,pp. 219-220.

argenti, zoglie, cose preciose, veste e ogni bene mobile che se ritrovi presso di vui sii pur di che valor si voglia esser etiam notabile e notabilissimo sono vostri e ad vui pienamente spettano, e per nui vi sono stati irrevocabilmente donati e transferiti e dove sia necessario un'altra volta vi donamo e transferiamo e similmente tutto quello che per lo advenire vi sarà per nui o altri in nome nostro dato e che se ritrovarà presso di vui, o, in vostra podestà al tempo de la nostra morte sii pur di che preciosità, valore et estimazione voglia esser, etiam che se potesse dire non ad vostro ma ad nostro uso o per altra causa fatto. Volemo e dichiaramo darvelo non con altro animo se non di donarvelo. Et ex nunc pro ut ex tunc così ve lo damo e donamo in che del tutto ne potiate sempre disponer primo che ad vui liberamente parerà, commettendo ad ciascaduno al quale potiamo comandare che debba osservar e far osservar ad vui madona Laura e sucessori vostri esse donazione perché non senza onesta giusta e legittima causa ve sono state fatte e così dicemo e dichiaremo e volemo che abi ad cessar ogni cosa che fusse contraria e bene valete.

Ferrara, primo gennaio 1531.63

La figlia del berrettaio è diventata una nobildonna disponente di beni propri, rendite e, finalmente, di un proprio accompagnamento con un’adeguata sede di rappresentanza. Gravido com’era di significati simbolici, il passaggio dal tetto del padre a quello messole a disposizione dal duca aveva immediati effetti di carattere materiale: anche se nella fattispecie non si può parlare di vera e propria casa coniugale, solo con la traductio in domum mariti la responsabilità del sostentamento della donna e degli eventuali figli passava di fatto dalla famiglia d’origine a quella maritale.64 La parabola della metamorfosi sociale della giovane stava raggiungendo ordinate inimmaginabili tanto per i componenti della familia principis, quanto per gli stessi funzionari dell’entourage cortigiano; l’apice della sorprendente benevolenza si raggiunse con due ulteriori atti ufficiali: l’ultimo testamento del duca (28 agosto 1533), con cui non solo si legittimano i due figli maschi ma si dispone addirittura la liceità di una loro successione al Ducato in caso di estinzione del ramo principale, e la donazione del 26 ottobre 1534, che fissa in capo a Laura la proprietà del palazzo extraurbano del Verginese, inizialmente assegnato all’erede Ercole II d’Este.65

63 ASMo, CeS, b. 394, sottofascicolo 2046.I/5, «Recapiti relativi a Laura Eustochia Dianti».

64 S.SEIDEL MENCHI, Percorsi variegati, percorsi obbligati. Elogio del matrimonio pre-tridentino, in Matrimoni in

dubbio. Unioni controverse e nozze clandestine in Italia dal XIV al XVIII secolo, a cura di S. Seidel Menchi e D. Quaglioni, Bologna, Il Mulino, 2001, pp. 17-60:39 [«Annali dell’Istituto Storico italo-germanico in Trento. Quaderni», 57].