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L’intelligence nella ‘Missile Age’ (cenni)

2.4. P OSSIBILITÀ E L IMITI NELLA F ORMAZIONE DEL Q UADRO C ONOSCITIVO

2.4.1. L’intelligence nella ‘Missile Age’ (cenni)

Come in altri settori di rilevanza geopolitica e geostrategica, anche le problematiche relative ai programmi missilistici necessitano di un appropriato quadro conoscitivo, indispensabile per la formulazione degli indirizzi e delle decisioni del livello politico-strategico. Quadro conoscitivo che deve consentire una aderente valutazione del potenziale attuale e dei possibili sviluppi futuri, considerato che, come anticipato, lo sviluppo dei vettori missilistici destinati sia ad usi civili che militari è sempre accompagnato da una retorica finalizzata al conseguimento di specifici obiettivi geopolitici e geostrategici, che possono riguardare non solo la politica di sicurezza, ma anche la sfera della politica estera ed interna del Paese.

Per questo motivo, sin dal loro apparire i vettori missilistici hanno assorbito una considerevole attenzione e una significativa parte delle risorse dell’intelligence strategica224, con il fine di acquisire l’insieme di dati tecnici, procedure operative, pianificazione ed obiettivi strategici che informavano il loro sviluppo ed impiego.

223 Da: National Intelligence Council, Foreign Missile Developments and the Ballistic Missile Threat Through

2015, December 2001, op.cit., pp. 4, 10,

224

in Italia, il termine ‘intelligence’ è entrato nell’uso corrente solo durante la guerra fredda e non ha una traduzione in grado di rendere compiutamente il suo significato, che non deve essere confuso con lo spionaggio, in quanto , come osserva l’emerito Presidente Francesco Cossiga: “…l’intelligence è una cosa

molto più complessa da un punto di vista dell’oggetto, delle tecniche e delle procedure. L’intelligence è infatti la raccolta di ogni tipo di informazione: notizie, documenti e materiali che interessano non solo la formulazione e l’esecuzione della politica militare, ma anche della politica estera, della politica economica e della politica finanziaria del Paese, nonché la difesa da pericoli esterni di aggressioni contro la sicurezza dello Stato ed il benessere civile, economico e sociale della sua comunità…“. Da: Cossiga F., Prefazione, in:

Steele R.D., Intelligence, Rubettino Editore, Soveria Mannelli (CZ), 2002, p. 8.

Nel glossario tecnico della Missile Defense Agency (MDA), sono riportati due significati attribuiti al termine: “…Intelligence (1) The product, resulting from the collection, evaluation, analysis, integration and

interpretation of all available information concerning foreign countries or areas. (2) Information and knowledge about an adversary obtained through observation, investigation, analysis, or understanding.…”.

Il quadro conoscitivo – nel cui ambito si sviluppano anche gli scenari geopolitici e geostrategici della deterrenza missilistica – fornito dalle attività di intelligence risente non solo dei limiti propri degli strumenti impiegati in questa attività, ma risulta influenzato anche da fattori emotivi, legati alla percezione del rischio, presente e futuro, di armamenti normalmente associati all’impiego di armi di distruzione di massa.

Uomini di stato, condottieri e strateghi hanno espresso la loro convinzione che nessuna guerra può essere combattuta con successo senza informazioni attendibili e tempestive. La strategia costituisce il dominio in cui – in un contesto competitivo – la mente umana elabora il rapporto fra mezzi e fini.

Infatti, il pensiero strategico condivide con quello economico la correlazione razionale fra fini e mezzi, dove per ‘razionale’ si intende un vantaggioso rapporto costo/efficacia, per il quale il massimo risultato venga conseguito con il minimo impiego di risorse. Secondo Sayer D.Ralph, il pensiero strategico è connaturato con la natura dell’uomo, in quanto egli è “… un essere ‘naturalmente strategico’, cioè teleologico, finalistico, in quanto indirizza le sue azioni verso un obiettivo, nel quale individua (o crede di individuare) il suo interesse, personale o collettivo…”225.

Nella presente epoca di forti cambiamenti, che hanno messo in discussione le basi stesse su cui poggiano gli equilibri precedenti, si registra una ripresa dell’attenzione per il pensiero strategico, inteso in senso classico, liberato di rigidi schematismi che caratterizzavano la strategia della deterrenza nucleare e con piena consapevolezza del processo che ha rivoluzionato il mondo dell’informazione.

Secondo quanto sostenuto da Alvin Toffler, l’attuale competizione globale è caratterizzata dalle meta-strategie e dalle meta-tattiche, cioè da strategie e da tattiche munite del prefisso meta-, che esprime il peso decisivo assunto dal fattore informazione in ogni processo decisionale, col conseguente spostamento dei conflitti sul piano simbolico o di rappresentazione. In ogni competizione, l’arma decisiva è la conoscenza e il possesso di dati da utilizzare come informazioni, da sfruttare per finalità di influenza, persuasione, coercizione, controllo politico-sociale, disinformazione, inganno. 226

Da: Missile Defense Agency, MDA Glossary, Ver. 4.0, U.S. DoD, Washington DC, 1997, p. 141,

accessibile alla pagina Web: http://www.acq.osd.mil/bmdo/bmdolink/html/bmdolink.html (21.04.2009) 225 Da: Sawyer D. R., La domanda di cultura strategica – Dalla strategia alla info-strategia, in: Sun Tzu – Sun

Pin, L’arte della guerra, Neri Pozza Editore, Vicenza, 1999, pp. 8-9 (titolo originale: The complete Art of

War, Westview Press Inc., 1996)

226

Da: Toffler A., Powershift. La dinamica del potere, Sperling & Kupfer, Milano, 1991, pp. 336-355; Sawyer D. Ralph, La domanda di cultura strategica-Dalla strategia alla info-strategia, in: Sun Tzu-Sun Pin, L’arte

Negli anni ’80, la discussione sugli euromissili (risolta con il Trattato INF del 1987) ha rappresentato un esempio di ‘guerra simbolica’ ed ha anticipato gli scenari degli anni ’90, caratterizzato da guerre locali, con elevati livelli di violenza esercitati in contesti geografici limitati e, contestualmente, operazioni militari multinazionali nei quali l’uso della forza era limitato, controllato e selettivo, come nel caso interventi internazionali in Bosnia e Kossovo.

In ogni caso, si è registrato un crescente ricorso alla ‘guerra delle informazioni’ (information-war), utilizzata ad ogni livello, per prevenire, ingannare, motivare o demotivare, informare e disinformare, ma soprattutto per ampliare e consolidare il consenso a favore delle proprie iniziative, delegittamando quelle della controparte. Se la strategia diretta punta all’annientamento dell’esercito e di tutte le risorse militari del nemico, la ‘guerra delle informazioni’ rappresenta il principale strumento dei metodi di strategia indiretta, i quali si ripromettono, come affermato nel celebre testo scritto da Sun Tzu nel V secolo a.C., di catturare le forze contrapposte e di conquistare il territorio nemico senza la necessità di combattere.227

La guerra delle informazioni assume particolare rilevanza nel confronto asimmetrico, quello del debole contro il forte, nel quale la mobilitazione delle risorse intellettuali e morali dipende in misura meno determinante dalle risorse materiali di cui dispongono i contendenti.

Nell’opera di Sun Tzu, ‘L’arte della Guerra’, viene ripetutamente richiamata l’attenzione sulla importanza fondamentale delle informazioni, essenziali per effettuare quella ampia gamma di analisi e valutazioni sul potenziale nemico che l’autore ritiene fondamentali per la pianificazione di una guerra.

Ancora più chiaro l’avvertimento riportato in altra parte: “…colui che conosce il suo nemico e conosce se stesso potrà affrontare senza timore di sconfitta cento battaglie. Colui che non conosce il nemico, ma conosce se stesso avrà uguali possibilità di vittoria o di sconfitta. Chi non conosce né il nemico né se stesso, rischierà la sconfitta in ogni scontro…”.228

Il progresso e la capillare diffusione delle tecnologie elettroniche ed informatiche, applicate alle informazioni ed ai sistemi di comunicazione, ha modificato in misura significativa la diffusione e le possibilità di accesso alle informazioni da parte di tutte le tipologie di utenti, istituzionali e privati. Nei moderni network sono assenti le normali

della guerra, Neri Pozza Editore, Vicenza, 1999, pp. 7-39 (titolo originale: The complete Art of War,

Westview Press Inc., 1996);

distinzioni fra strutture informative verticali ed orizzontali, mentre l’unico reale limite alla conoscenza è rappresentato dalla sovrabbondanza delle informazioni, che – prive di un ordine di priorità e, spesso, a carattere da autoreferenziale – rischiano di saturare le possibilità di analisi.

Sotto il profilo teorico e pratico, l’attività di intelligence si sviluppa attraverso un processo formato da momenti successivi, che si susseguono senza soluzione di continuità e che, considerati nel loro complesso, vengono definiti come ciclo informativo.

L’attività di pianificazione serve a stabilire quelle che sono le esigenze informative, cioè gli elementi che si ritiene indispensabile conoscere in relazione ad una determinata realtà, nonché ad indicare le risorse da dedicare, definite in termini qualitativi e quantitativi, ed a determinare il grado di priorità/urgenza. A questa fase segue l’attività di raccolta informativa, che comporta l’acquisizione di tutti i possibili elementi informativi. La tipologia di ‘sensori’, mezzi e procedure utilizzati, concorre a determinare, nel contesto occidentale, una classificare dei vari tipi di intelligence. A titolo esemplificativo, quando vengono applicati i tradizionali mezzi dello spionaggio, viene utilizzato il termine di HUMINT (human intelligence), mentre quando vengono sfruttate come fonti le emissioni elettromagnetiche si parla, a seconda del tipo di emissioni utilizzate, di ELINT (Electromagnetic intelligence) o di SIGINT (Signal intelligence). Nel caso, invece, ci si avvalga di immagini rilevate con sensori ottici, agli infrarossi, multispettrali o radar, in genere si parla di IMINT (Imagery intelligence). Quest’ultima rappresenta una evoluzione della PHOTINT (Photographic intelligence), che veniva praticata quando erano disponibili solo immagini fotografiche, acquisite con macchine collocate a livello della superficie terrestre o alle modeste altezze raggiungibili utilizzando i palloni e gli aerei dell’epoca.

La fine del confronto bipolare e la diffusione esponenziale dei fenomeni noti col termine di ‘globalizzazione’ hanno portato ad una stretta interdipendenza globale, accompagnata anche dallo sviluppo delle reti informatiche e dalla comunicazione. Questo ha determinato una enorme disponibilità di informazioni, facilmente accessibili dalla rete, sia a pagamento che a titolo gratuito. Questi fenomeni hanno favorito lo sviluppo di una branca della ricerca informativa, denominata OSINT (Open sources intelligence), che sfrutta l’abbondanza di notizie e conoscenze liberamente disponibili in

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quelle che sono definite ‘fonti aperte’, da cui attualmente si stima venga ricavata una larga percentuale dei prodotti intelligence.

Naturalmente, vengono applicati procedimenti automatizzati (tipo ‘data mining’) per accelerare, selezionare e sistematizzare la ricerca dei dati di interesse, utilizzando anche traduttori automatici per superare le barriere linguistiche, che rimangono in ogni caso uno dei principali ostacoli alla diffusione della conoscenza.

I dati raccolti vengono trasmessi alle strutture deputate alla analisi delle informazioni, la cui importanza scaturisce da una valutazione preliminare, volta ad accertare la qualità della fonte ed il possibile grado di urgenza, derivante dai danni potenziali causati dall’eventuale concretizzarsi dell’evento dannoso.229

Successivamente, l’analisi prosegue con la contestualizzazione dell’informazione, che viene posta in relazione ad altri elementi conoscitivi, anche precedenti, al fine di trasformare un quadro frammentario di indizi in una informazione correlata e, ove possibile, coerente con precedenti informazioni disponibili ed eventualmente confermata da altre fonti.

Le informazioni così ottenute sono talvolta partecipate direttamente, ma più frequentemente agli utenti finali – normalmente costituiti da vertici decisionali politici o da militari, ma anche da organismi operativi di vario tipo – le ricevono sotto forma di rapporti informativi, in cui sono presenti anche elementi di valutazione. Quest’ultima rappresenta un importante valore aggiunto dell’intelligence, che prospetta, normalmente in termini possibilistici, la chiave interpretativa per la lettura dell’informazione e che spesso avanza ipotesi sulla possibile evoluzione futura.

Dopo il 1945, le guerre su larga scala combattute con i metodi tradizionali, sono state poche, prevalentemente concentrate nell’area del Grande Medio Oriente, alle quali può essere aggiunto il conflitto delle Falkland/Malvinas del 1982, che peraltro ha coinvolto

229 queste attività preliminari assumono particolare rilievo nel caso di fonti HUMINT. Infatti, persone o gruppi forniscono elementi conoscitivi per motivazioni molto varie – dall’interesse venale a ragioni di natura politico-ideologica – che, talora, condizionano la veridicità della notizia, soprattutto quando proveniente da gruppi di opposizione o comunità di fuoriusciti residenti all’estero. A titolo esemplificativo, nell’aprile 2001, alcune basi irachene del gruppo di opposizione Mujahedin-e Khalq Organization (MKO) venivano bombardate da un numero imprecisato di missili o di razzi d’artiglieria, lanciati dai Guardiani della Rivoluzione iraniani (IRGC). Nei comunicati del MKO, veniva denunciato l’impiego di 44-77 missili tipo SCUD-B, che causavano una vittima. L’informazione, smentita dagli iraniani, era palesemente infondata, sia per la limitata entità dei danni causati sia, soprattutto, per la irrazionalità iraniana nel caso fosse stato realmente utilizzato un terzo delle proprie dotazioni di SCUD contro bersagli facilmente raggiungibili con semplici razzi di artiglieria, sensibilmente più economici e disponibili in ampia quantità.

In ogni caso, a livello locale la diffusione della notizia accreditava l’Iran di una potenza di fuoco particolarmente elevata, dal momento che gli veniva attribuita la capacità di lanciare oltre 70 missili SCUD in un breve intervallo di tempo. Da: Tarzi A., Parliament D., Missile Messages: Iran strikes MKO Bases in

un numero complessivamente limitato di uomini e di risorse, militari e di intelligence. D’altra parte, l’avvento dell’era nucleare e i progressi della tecnologia convogliavano anche verso i servizi di informazione delle superpotenze ingenti risorse finanziarie ed umane, anche se la massa degli sforzi e delle risorse era finalizzata al rilevamento precoce della minaccia e della sua evoluzione, più che alla vittoria in circostanze specifiche o in tempi ridotti.

La struttura organizzata necessaria per monitorare l’evoluzione degli arsenali e delle strategie nucleari e per garantire l’avvistamento precoce in caso di attacco era estremamente onerosa e si basava in larga misura su sensori satellitari, stazioni radar, reti di sensori subacquei, antenne di intercettazione, fisse e mobili, nonché su sistemi montati su aerei di sorveglianza e scoperta lontana.

Un significativo ampliamento registravano anche le attività di cifratura e di decifrazione, che si avvalevano in misura crescente delle più potenti risorse di calcolo, sia a livello umano che tecnico, per migliorare le proprie prestazioni, in uno sforzo continuo che non conosceva soste o flessioni.230

L’attenzione dell’intelligence per gli arsenali missilistici si traduceva anche nella costante monitorizzazione degli esperimenti nucleari e missilistici della controparte. In tale ambito, la diversa collocazione geografica delle due superpotenze favoriva significativamente gli USA, che disponevano, come detto, di una ricca rete di infrastrutture di rilevamento, osservazione ed ascolto lungo l’intera periferia dell’URSS, dallo scudo canadese alle alture dell’Iran settentrionale. Per contro, l’Unione Sovietica era costretta a sviluppare un diverso approccio, utilizzando un significativo numero di pescherecci e navi mercantili, appositamente attrezzate per le attività telemetriche e SIGINT (indicate come unità AGI, Intelligence-collection-ship).

Attività analoghe venivano condotte dagli USA, soprattutto ricorrendo ad aerei che volavano a ridosso del confine per effettuare i loro rilevamenti ottici e magnetici. Attività che, in taluni casi, causavano incidenti politico-diplomatici e talora portavano anche all’abbattimento dei velivoli.231

Con l’introduzione dei primi satelliti delle classi COSMOS, SAMOS e MIDAS, seguiti da numerose altre famiglie di piattaforme sempre più sofisticate, si aprivano nuove e

230 Da: Keegan J., Intelligence in War, Vintage Books-Random House Inc., London, 2003, pp. 295-296 231

nell’aprile 1960, il trawler sovietico ‘Wega’ si trovava in perlustrazione al largo delle coste della Virginia per osservare i lanci addestrativi dei nuovi SLBM Polaris. Altri battelli camuffati da pescherecci seguivano sistematicamente le manovre delle unità navali NATO, ed erano presenti sul luogo di ogni evento di particolare rilievo, come il rientro dei primi astronauti statunitensi, nel maggio e giugno 1961. Da: Guthardt K., Dörnberg H., Electronic Warfare. Historical development with examples from eight decades, Alfred Hüthig Verlag, Heifelberg (F.R.G.), 1987, pp. 180-181

meno rischiose opportunità per l’acquisizione di rilevanti dati informativi sugli arsenali nucleari e missilistici della controparte.232

Questo spiegamento di sensori e di tecnologie e le importanti risorse finanziarie allocate all’intelligence delle principali potenze, non impediva la realizzazione della sorpresa strategica in varie situazioni conflittuali, come nel caso dell’attacco egiziano del 1973 o nella citata guerra delle Falkland.233

Al momento, uno dei principali problemi dell’intelligence contemporanea è rappresentato dal rischio di saturazione derivante dalla enorme massa di elementi informativi che devono essere analizzati e dalla frammentarietà delle informazioni fornite ai vari utenti.

Inoltre, le esigenze di riservatezza implicano criteri di compartimentazione organizzativa più o meno rigida, non sempre compatibile con le esigenze di condivisione orizzontale e verticale delle informazioni. Nel caso delle minacce asimmetriche, il problema risulta aggravato da problematiche di natura culturale, in cui rientrano la scarsa conoscenza di determinate lingue e dei relativi contesti socio-culturali.

Difficoltà che ostacolano una rapida ed aderente valutazione degli elementi informativi, spesso incrinata anche da una non efficace contestualizzazione politica e culturale. Problemi che sono rilevabili nella diversa valutazione effettuata da varie potenze occidentali in merito ai programmi missilistici e nucleari dei paesi proliferanti.

Problemi rilevati anche dalle inchieste che hanno seguito gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 negli USA, che hanno sottolineato come si siano verificate disfunzioni nella interpretazione dei dati disponibili, che non sono stati sempre adeguatamente apprezzati e, soprattutto, condivisi con altri organismi informativi e di sicurezza.234

232

COSMOS: satellite sovietico per ricerche spaziali; SAMOS: Satellite Missile Observation System; MIDAS:

Missile Defense Alert System. Da: Guthardt K., Dörnberg H., 1987, op.cit., p. 185

233 nel conflitto delle Falkland, si sono inoltre registrati episodi nei quali la sorpresa è stata realizzata anche a livello operativo e tattico, nonostante i britannici avessero ampie possibilità di accesso agli assetti satellitari dell’intelligence statunitense. La sorpresa è l’elemento centrale, ad esempio, dell’impiego argentino di missili antinave francesi tipo AM-39 Exocet, lanciati da aerei (sempre francesi) tipo Super Entendard, che eludevano la sorveglianza per portarsi a distanza di lancio. Nel corso di queste missioni, causavano la perdita del cacciatorpediniere Sheffield e della portacontainer Atlantic Conveyor, usata per il trasporto di equipaggiamenti ed elicotteri militari. Le perdite costringevano le unità inglesi ad allontanarsi dalle isole per uscire dal raggio d’azione dell’aeronautica argentina, complicando le operazioni di supporto alle unità britanniche operanti a terra. Da: Keegan J., 2003, op.cit., pp. 298-313; Guthardt K., Dörnberg H., 1987, op.cit., pp. 197-199;

234

Da: Cossiga F., Prefazione, in: Steele R. D., 2002, op.cit., pp. 5-74; Steele R. D., Intelligence, Rubettino Editore, Soveria Mannelli (CZ), 2002, 239-255