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2.3. A TTUALE R UOLO G EOPOLITICO DEI S ISTEMI S PAZIALI

2.3.1. Lo spazio come frontiera geostrategica

Nello scenario del Grande Medio Oriente, così come definito sotto il profilo geografico nel precedente para. 2.1., al momento solo l’India, e in qualche misura Israele, sembrano aver intrapreso una politica spaziale, in grado di combinare, in un sistema sinergico ed armonicamente coordinato, attività a carattere prettamente civile con attività a carattere decisamente militare.

Entrambi i paesi dispongono di un proprio Space Launch Vehicle (SLV), cioè di un vettore in grado di immettere in orbita satelliti ed altri oggetti spaziali, dotato del necessario grado di affidabilità ed integrato da adeguate installazioni di supporto a terra, che configurano il necessario ‘segmento terrestre’ del sistema.

Altri paesi con aspirazioni missilistiche appaiono, al momento, impegnati a risolvere le problematiche tecnologiche assegnando priorità ai vettori militari, anche se non mancano chiari segnali di interesse per le applicazioni civili, come nel caso dell’Iran, delle quali non sfuggono le implicazioni di carattere commerciale.

Dal lancio del primo satellite artificiale sovietico, il 4 ottobre 1957, le attività spaziali a carattere civile e militare hanno continuato a mantenere una stretta interdipendenza, che permane come una delle caratteristiche salienti di questa che è stata definita come la ‘quarta dimensione” della geopolitica o, nel gergo statunitense, “The ultimate highground” (l’altura decisiva).190

Lo spazio extraterrestre, lungi dal rappresentare la ‘provincia dell’umanità’ auspicata dal Trattato sullo Spazio esterno191 voluto dalle Nazioni Unite ed entrato in visore nel 1967, il cosmo è oggetto di una vivace competizione fra le maggiori potenze mondiali. La proiezione spaziale delle conflittualità mondiali è attuata attraverso le esplorazioni

190 Da: Editoriale, Assalto al cielo, n. 5/2004, op.cit., pp. 8-10;

191 per esteso: Treaty on Principles Governing the Activities of States in the Exploration and Use of Outer

Space, including the Moon and Other Celestial Bodies, 27/1/1967, entrato i vigore il 10 ottobre 1967,

spaziali, che sono funzionali alla competizione geopolitica e geostrategica, nella quale si intrecciano e si sovrappongono obiettivi geopolitici e ricerca scientifica. L’esplorazione spaziale ha avuto grande impulso durante la guerra fredda, ed anche eventi come il lancio del satellite sovietico Sputnik ed i programmi spaziali americani sono frutto di enormi investimenti delle superpotenze, finalizzati a conseguire la supremazia in questo settore e motivati da ragioni di prestigio, di sicurezza e di ricchezza. Anche la creazione della NASA ed il programma Apollo, che ha portato i primi uomini sulla Luna, derivano da una decisione politica animata dalla volontà di prevalere nella gara per lo spazio, assunta dal presidente Kennedy dopo il lancio dello Sputnik.

Le attuali potenze spaziali comprendono una multiforme gamma di paesi, differenziati per dimensioni, prospettive ed aspirazioni. Fra le più rilevanti, gli Stati Uniti e la Russia, precursori delle attività spaziali, seguiti dalla Cina, che il 15 ottobre 2003 ha immesso in orbita la sua prima navicella con cosmonauta a bordo. Ambizioni spaziali sono perseguite anche dalla Francia, che di fatto monopolizza i programmi spaziali dell’Unione Europea, seguita da Brasile, Giappone, India ed Israele. Nel 2005, l’Iran ha lanciato il suo primo satellite, denominato Meshab.

Oltre a ragioni di prestigio e di potenza, sono in gioco, fra l’altro, notevoli interessi economici connessi con l’immissione in orbita di satelliti destinati ad innumerevoli usi civili, quali telerilevamento geospaziale, telecomunicazioni, mappatura del territorio, ausilio alla navigazione navale, aerea e terrestre o anche tracciamento di container e di altri carichi in movimento sulla superficie terrestre (cargo tracking). Adottando orizzonti di pianificazione più profondi, si stanno studiando le possibilità di sfruttamento di minerali presenti sui corpi celesti, mente le attività sperimentali in assenza di gravità forniscono utili indicazioni per una serie di applicazioni in campi diversi, dalla medicina all’elettronica, dalle tecniche metallurgiche a quelle biochimiche, dalla produzione di nuovi materiali alle nanotecnologie.

Senza considerare le importanti ricadute economiche derivanti dalla costruzione di vettori spaziali e di satelliti. Nel 2003, il valore economico del settore spaziale civile si attestava intorno ai 144 miliardi di dollari, principalmente derivanti dalle commesse provenienti da utenti istituzionali (civili e militari) e da operatori privati.192

Di questo, il segmento commerciale più rilevante era rappresentato dai satelliti per le telecomunicazioni, posizionati in orbita geosincrona (GEO).193

192

Da: Editoriale, Assalto al cielo, n. 5/2004, op.cit., p. 7-9;Valori G. E., 2006, op.cit., pp. IX-XVIII 193

In campo spaziale, la distinzione fra ‘attività civili’ ed ‘attività militari’ è palesemente artificiosa, spesso priva di reali fondamenti tecnico-scientifici e motivata esclusivamente da ragioni di bilancio, oppure da finalità di politica interna ed internazionale.

La massa delle attività spaziali stimolano, fra l’altro, i settori tecnologici più avanzati e sviluppano effetti di trascinamento del collegato comparto economico, le cui applicazioni commerciali hanno maggiore valore aggiunto e risultano meno vulnerabili alla concorrenza dei paesi emergenti.

Inoltre, le attività spaziali costituiscono un importante moltiplicatore della potenza militare, provvedendo ad una ampia gamma di indispensabili attività di supporto, dalle comunicazione e ai sensori di scoperta, dai sistemi di navigazione globale al puntamento di precisione delle armi a lunga portata.

In ogni caso, secondo le norme del diritto internazionale attualmente vigenti, lo spazio e i corpi celesti non sono soggetti a rivendicazioni sulla base di sovranità statuale, uso o appropriazione o tramite altri mezzi. Nel dicembre 1976, alcuni Stati equatoriali sottoscrivevano la “dichiarazione di Bogotà”, con la quale estendevano unilateralmente la loro sovranità nazionale sull’arco orbitale geostazionario terrestre che sovrasta il loro territorio, anche se il resto della comunità internazionale rigettava la pretesa.194

Lo spazio, infatti, è aperto all’uso pacifico di qualsiasi Paese, secondo il diritto di libero passaggio (o innocente passage) analogo a quello che regola il diritto alla navigazione in acque internazionali. Inoltre, sono permessi usi militari ‘non aggressivi’, con l’esclusione di alcune attività esplicitamente proibite, quali l’invio di armi nucleari (o chimiche o batteriologiche) o l’effettuazione di esplosioni di tali ordigni nello spazio. Prima dell’entrata in vigore di questa restrizione, nel 1958 gli USA facevano esplodere tre piccoli ordigni, nell’ambito del progetto “ARGUS”.

Inoltre, nello spazio sono espressamente proibite attività militari quali test ed immissione in orbita di armi, installazione di basi o condotta di manovre. Non sono vietati la ricerca e sviluppo collegati a programmi di natura militare, come ad esempio quelli connessi con le componenti orbitanti dei sistemi di difesa antimissile.

Sono altresì permesse le attività di osservazione meteorologica ed ambientale, di sorveglianza e riconoscimento, di navigazione e del settore delle comunicazioni, anche

194 la “Dichiarazione di Bogotà” del dicembre 1976 era stata sottoscritta da Brasile, Colombia, Ecuador, Indonesia, Kenya, Uganda, Zaire (oggi Congo).

quando associate all’immissione in orbita di piattaforme satellitari e di stazioni militari.195

L’insieme delle normative internazionali costituenti riferimento giuridico per l’utilizzazione dello spazio esterno comprende, oltre al citato Outer Space Treaty196 del 1967, la carta dell’ONU del 1954, per quanto concerne il diritto all’autodifesa individuale e collettiva degli Stati (anche preventiva, art. 51), il Limited Test Ban Treaty del 1963, che proibisce esperimenti nucleari nell’atmosfera, nello spazio ed in ambito sottomarino ed il Trattato ABM del 1972197, che proibisce lo sviluppo, verifica ed immissione in orbita di armi o componenti dei sistemi antimissile.

Inoltre, i trattati bilaterali USA-URSS stipulati nel corso della guerra fredda con finalità di controllo della corsa agli armamenti avevano, direttamente o indirettamente, riflessi sull’utilizzo dello spazio a fin militari.

Di rilievo ai fini giuridici anche la Liability Convention198 del 1972, che attribuisce la piena responsabilità di ogni sito di lancio per gli oggetti spaziali da esso originati, mentre la Convention on Registration199 del 1974 definisce l’obbligo e le modalità di registrazione di ogni oggetto lanciato nello spazio, in orbita circumterrestre o oltre, nonché l’obbligo di fornire all’ONU una serie di dati tecnici, orbitali e di traiettoria di ogni oggetto lanciato.

Sono stati inoltre concordati un accordo, Rescue Agreement200, relativo ad astronauti o oggetti che rientrano dallo spazio ed un Moon Agreement201, relativo alle attività sulla superficie lunare e di altri corpi celesti.

Specifiche normative nazionali che regolano le attività spaziali sono state introdotte, oltre che da Stati Uniti e Federazione Russa, anche da Argentina, Australia, Corea del Sud, Finlandia, Francia, Germania, Indonesia, Giappone, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Filippine, Slovacchia, Sud Africa, Svezia, Tunisia, Ucraina e Ungheria. 202 Sul piano dello sviluppo delle teorie geopolitiche e geostrategiche, la scuola di pensiero che studia l’uso strategico dello spazio – definita anche “astrocentric school” – è ancora

195 Da: Valori G. E., 2006, op.cit., pp. 3-5

196 per esteso, Treaty on Principles Governing the Activities of States in the Exploration and Use of Outer Space,

Including the Moon and Other Celestial Bodies

197 concluso durante la guerra fredda, il trattato aveva natura sostanzialmente bilaterale USA-URSS e nel 2001 è stato unilateralmente denunciato da Washington

198 per esteso, Convention on International Liability for Damages Causes by Space Objects 199

per esteso, Convention on Registration of Objects Launched into Outer Space. La registrazione è stata avviata dal 1962, in seguito alla risoluzione n. 1721 (XVI) dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. I dati forniti dagli Stati sono resi disponibili dall’ONU nella serie documentale A/AC.105/INF

200 per esteso, Agreement on the Rescue of Astronauts, the Return of Astronauts and the Return of Objects

launched in Outer Space

in uno stadio iniziale di formazione e, per ora, l’attenzione rimane concentrata sul sistema Terra-Luna, con un approccio pragmatico che considera ragionevolmente lontane nel tempo ipotesi di confronto nello spazio esterno. Gli attuali tentativi di impostazione geopolitica presentano contorni che sono ancora incerti. Alcuni autori anglosassoni, come Dandrige Cole, James Oberg, Colin Gray ed Everet C. Dolman, condividono la riproposizione, con gli opportuni adattamenti, delle teorie geopolitiche e geostrategiche di Mahan, Meckinder e Spykman. Non mancano anche autori, come John Klein, che ritengono necessario codificare una teoria geostrategica specificatamente concepita per lo spazio, ritenendo inadeguata e poco pertinente la rielaboraazione di modelli navali o aerei per un contesto geografico-ambientale totalmente diverso.203 Negli Stati Uniti, a livello governativo le linee di tendenza espresse in vari documenti dell’USAF lasciano trasparire richiami alla teoria di Julian Corbett, soprattutto per quanto concerne il diverso utilizzo di mezzi offensivi e difensivi nel controllo delle rotte/vie di comunicazione marittime. Analoga derivazione è stata osservata nel rapporto sulla sicurezza spaziale statunitense redatto sotto la direzione di Donald Rumsfeld e pubblicato nel 2001.204