• Non ci sono risultati.

Negli anni ’70, Israele acquistava 160 missili balistici statunitensi a corto raggio del tipo Lance (130 km con 450 kg di carico utile).

Nel 1994-95 gli USA ritiravano dal servizio attivo i propri sistemi, mentre non è chiaro lo status dei sistemi israeliani.395

Il programma missilistico israeliano nasceva nel 1963 in Francia e veniva trasferito in Israele nel 1968 dove, sempre col supporto francese, veniva completato intorno al 1970 con la realizzazione del missile Jericho-1. Effettuati con successo i test di volo nel 1966-68, il missile diventava operativo nel 1973, assumendo nel contesto mediorientale un rilevante ruolo tattico e strategico. Secondo quanto stimato dall’intelligence statunitense nel 1974, il Jericho-1 (bistadio a propellente solido) era indicato come sostanzialmente uguale al vettore francese Dessault MD-620, in grado di trasportare un RV di circa 998 kg ad una distanza di oltre 480 km, con un CEP di circa 900 m. Prestazioni sostanzialmente confermate dalle successive stime.396

Attualmente, viene indicata la disponibilità di circa 100 missili di questo tipo, lanciabili da TEL e da silos, in grado di trasportare testate chimiche e nucleari su obiettivi in territorio siriano, giordano ed egiziano.397

Con la realizzazione del modello successivo, denominato Jericho-2, anche vari obiettivi dell’URSS meridionale rientravano nella portata di 1.500 km di questo vettore, che effettuava il suo primo test nel 1986. Dai primi due stadi del missile Jericho-2 veniva sviluppato il vettore di lancio Shavit, utilizzato per la messa in orbita di satelliti della famiglia Offeq, realizzati dall’industria aerospaziale israeliana e normalmente lanciati dal poligono missilistico di Palmahim, a Sud di Tel Aviv.

Vettori balistici Jericho-1 e Jericho-2 – entrambi lanciabili dai loro TEL – risultano attualmente schierati nella base di Beit-Zachariah (talvolta indicata come Sedot-Mikha), 45 km a sud di Tel Aviv.398

395 alcune fonti indicano la possibile presenza, nei depositi di mobilitazione israeliani, di 20 lanciatori Lance e di un numero imprecisato di missili. Da: Cordesman H. A., Popescu C. I., August 15, 2007, op.cit., p. 128; 396

Da: Director of Central Intelligence, Special Intelligence Estimate, , 23 August 1974, op.cit., pp. 23-24 397 Da: Globalsecurity.com, Israel: Jericho 1- Jericho 2; accessibile alla pagina Web:

http://www.globalsecurity.org/wmd/world/israel/ (03-10.2007)

398 immagini satellitari rilevano la possibile presenza nella base di tre squadroni IRBM, i quali dispongono di varie decine di postazioni protette per ospitare i missili, con i relativi TEL. Nel dicembre 1990, poco prima dello scoppio della guerra del Golfo, missili Jericho-2 furono collocati in posizione di lancio e veniva effettuato un test con il lancio di un missile dalla base stessa. Da: Globalsecurity.com, Israel: Jericho

1-Nel 2000 una stima di fonte giornalistica calcolava in circa 500 i missili balistici presenti negli arsenali di paesi ostili che avevano gittata sufficiente per raggiungere il territorio israeliano. I vettori balistici appartenevano prevalentemente al tipo SCUD, prodotti dall’URSS/Russia e dalla Corea del Nord, cui si aggiungevano alcuni Shahab-3 iraniani.399

Sotto il profilo tecnico, il deterrente nucleare di Israele sembra assumere la struttura di una triade strategica, nella quale trovano posto vettori aerei e vettori missilistici, basati sia a terra che su sottomarini.

L’aeronautica israeliana schiera velivoli tipo F-15 ed F-16, in grado di condurre attacchi anche a considerevole distanza, provvedendo al rifornimento in volo con aviocisterne. Per i vettori balistici lanciabili da terra, sono disponibili varie decine di missili Jericho-1 e Jericho-2, ai quali, secondo fonti giornalistiche non confermate, potrebbe gradualmente affiancarsi il nuovo vettore Jericho-3, lanciato la prima volta nel gennaio 2008, il quale potrebbe montare testate multiple tipo MIRV.

Ricorrenti notizie insistono sulla possibilità che Israele schieri parte del suo deterrente nucleare sui sottomarini Type-800 classe Dolphin, di costruzione tedesca.400 Le ipotesi si basano soprattutto sull’insolito mix di tubi lanciasiluri, alcuni dei quali possiedono un diametro inusuale nelle marine occidentali. Secondo alcuni analisti, questi tubi sono destinati al lancio di missili da crociera a lungo raggio, in grado di trasportare anche testate nucleari.401

Jericho 2, op.cit.; Globalsecurity.com, Israel: Beit Zachariah/Zekharyeh - Sedot Mikha/Sdot Micha;

accessibile alla pagina Web: http://www.globalsecurity.org/wmd/world//israel/ (07.12.2009); 399 Da: Opall-Rome B., Israeli Official Charts Threat, in: “Defense News”, March 13,2000, pp. 9; 400

attualmente la marina di Israele dispone di sottomarini Type 800 classe Dolphin, che hanno sostituito in servizio le tre unità della precedente classe Gal (simili ai battelli costieri tedeschi classe U-206A). Due unità tipo Gal ritirate dal servizio sono state inviate in Germania per ammodernamenti, in attesa di una decisione definitive sulla loro futura destinazione. Di costruzione tedesca e simili alla moderna classeU-212 (in servizio anche nella Marina Militare Italiana), la classe Dolphin comprende complessivamente 5 unità, le prime tre entrate in servizio fra il 1999 ed il 2000 e le altre in fase di costruzione/completamento. Dotate di autonomia superiore ai trenta giorni (8.000 nm), sono armate con 6 tubi lanciasiluri tradizionali da 533 mm, cui si aggiungono 4 tubi di lancio da 650 mm. Questo diametro maggiorato, utilizzato solo su alcuni tipi di battelli prodotti dall’URSS, ha alimentato ipotesi sul possibile utilizzo per il lancio di missili da crociera di concezione israeliana, derivati dal missile Popeye-3 (Popeye Turbo), che è accreditato di una portata variabile, a seconda delle fonti, dai 200 ai 1.500 km. Da: Cordesman H. A., Popescu C. I., August 15, 2007, op.cit., p. 137; Nuclear Threat Initiative (NTI), Submarine Proliferation-Israel Current Capabilities, 2008, accessibile alla pagina Web: http://www.nti.org/ (23.09.2009); FAS (Federation of American Scientist), accessibile alla pagina Web: http;//www.fas.org/ (27.06.2008);

401 Israele potrebbe aver realizzato testate nucleari pesanti complessivamente 200 kg, contenenti circa 6 kg di plutonio, che sarebbero state adattate per l’installazione su missili cruise. Inoltre, notizie inizialmente contraddittorie circa un test missilistico di un cruise israeliano, lanciato nell’Oceano Indiano nel maggio 2000 (con portata di 1.500 km), venivano confermate nel giugno 2002 da fonti statunitensi. Nonostante la pronta smentita israeliana, gli analisti concordano sulla ipotesi di un missile da crociera con capacità nucleari. Alimentata da voci anche su possibili versioni modificate dell’Harphoon statunitense, la persistente incertezza incide non solo sulla valutazione della portata del cruise in questione – variabile modificando la capacità del serbatoio – ma anche sul numero di armi che possono essere stivate a bordo di un battello.

Qualora confermata questa valutazione, Israele sarebbe in grado di aggirare gli evidenti condizionamenti geografici, attuando una ‘punitive-deterrence’, attraverso una ‘second-strike-capability’. In caso di un attacco di sorpresa al territorio israeliano ed alla componente nucleare basata a terra, la sopravvivenza di una significativa aliquota delle testate consentirebbe di sferrare un contrattacco di rappresaglia, in grado di infliggere danni insostenibili, attuando quella che è stata anche definita Samson-option.402

I nuovi battelli israeliani, dotati di propulsione convenzionale di concezione avanzata, risultano estremamente discreti ed in grado di sfruttare le possibilità di occultamento offerte dai fondali e dalle condizioni batimetriche delle acque dei altri mari della regione.

Inoltre, nel giugno 2009 è stata dimostrata la capacità di trasferimento dei sottomarini nel Mar Rosso, attraverso il Canale di Suez, mentre mancano conferme di trasferimenti via Gibilterra.403

In caso di conflitto, questa eventualità permette ai sottomarini israeliani di rappresentare una importante incognita dell’equazione geostrategica e geopolitica degli avversari.404 Numero che risulterebbe limitato a cinque, nel caso di cruise di grosso diametro, ma che potrebbe lievitare nel caso di sistemi simili o derivati dall’Harphoon, aventi calibro inferiore. L’Harphoon, infatti, è lanciabile dai normali tubi da 533 mm e, pertanto, può essere imbarcata in sostituzione dei normali siluri, per i quali è prevista una dotazione complessiva (siluri e missili) di 16 armi. Contestualmente, risulta che nel 2000 la richiesta israeliana di acquistare missili cruise del tipo Tomahawk sia stata rifiutata dal presidente Clinton, in quanto la cessione di questi missili, di portata superiore ai 300 km, avrebbe violato il MTCR.

Da: Toukan A., Cordesman H. A., March 14, 2009, op.cit., p. 6-8; Cordesman H. A., Popescu C. I., August 15, 2007, op.cit., pp. 136-137; Hersh M. S., 1991, op.cit., pp.13-14; Nuclear Threat Initiative (NTI),

Submarine Proliferation-Israel Current Capabilities, 2008, op.cit.; FAS (Federation of American Scientist),

accessibile alla pagina Web: http;//www.fas.org/ (27.06.2008) ; 402 Da: Hersh M. S., 1991, op.cit., pp. 225-231;

403

il trasferimento da Haifa ad Heilat (basi navali israeliane nel Mediterraneo e nel Golfo di Aqaba) via Città del Capo rappresenterebbe un viaggio di circa 20.000 km, che esige una serie di rifornimenti in mare ed al termine della operatività del battello non è ottimale, lasciando spazio ad una serie di congetture sulle possibili facilitazioni, alle quali potrebbe appoggiarsi la marina israeliana in caso di impiego in zone di operazioni orientali. Da: Stauffer R. T., Israel Expands Its Nuclear Threat, in: “Washington Report on Middle East Affairs”, December 2003, pp. 12-13; accessibile alla pagina Web: http://wrmea.com/indez.htm (04.12.2009); Nuclear Threat Initiative (NTI), Submarine Proliferation- Israel Current Capabilities, 2008, op.cit.;

404 a metà luglio 2009 è stato dato rilievo mediatico al trasferimento dal Mediterraneo al Mar Rosso di due unità missilistiche classe Sa’ar-5. L’iniziativa veniva considerata un segnale di risposta alle più recenti minacce iraniane e significativo delle attività preparatorie per un eventuale attacco ad obiettivi iraniani. Lo spostamento avveniva in base agli accordi israelo-egiziani e seguiva quello effettuato da un sommergibile della classe Dolphin, che a fine giugno aveva attraversato il Canale di Suez, per rientrare successivamente in Mediterraneo attraverso lo stessa rotta. La presenza di unità navali israeliane di superficie e sommergibili in Mar Rosso e, eventualmente, nell’Oceano Indiano rappresenta un fattore che, nel caso di un eventuale confronto militare, non può essere trascurato dagli avversari di Israele. Oltre che a motivi strategici e di politica estera, l’interesse israeliano in merito al rafforzamento della presenza navale in Mar Rosso risponde anche alle esigenze di contrasto del contrabbando di armi destinate alla striscia di Gaza. Un importante flusso di materiale bellico viene, infatti, contrabbandato dall’Iran al Sudan, per poi approdare sulle coste egiziane del Sinai, da dove prosegue via terra sino a destinazione. Da: Harel A., Defense official: Israel readying for

attack on Iran Israel's recent deployment of warships across the Red Sea, July 21, 2009, accessibile alla

pagina Web: http://www.globalresearch.ca/ (07.08.2009); Jerusalem Post, Israel sends sub through Suez

Le loro capacità di rapido spostamento dal Mediterraneo al Mar Rosso, col successivo passaggio nell’Oceano Indiano, non solo incrementerebbe le probabilità di sopravvivenza, ma consentirebbe attacchi missilistici anche da direzioni meridionali, senza implicare la violazione degli spazi aerei di altri Stati, cosa che i vincoli geografici rendono inevitabile in caso di impiego di altri vettori.405

Gli assetti strategici israeliani sono integrati dalle risorse dell’intelligence, in tutte le sue forme, inclusi gli assetti satellitari406, la cui tempestività ed accuratezza viene utilizzata per conferire ‘profondità’ all’azione strategica, sopperendo in tal modo a quanto non concesso dalle limitate dimensioni geografiche e demografiche.

Nell’ambito dei programmi missilistici israeliani, l’attività spaziale rappresenta un segmento dual-use di specifico interesse, in grado di soddisfare, allo stesso tempo, le esigenze di ricerca civile e specifiche esigenze militari. Nel caso del SLV Shavit (primo lancio il 19 settembre 1989), esso incorporava anche risultati della cooperazione col Sudafrica per la realizzazione del vettore spaziale RSA-4, un tristadio a propellente solido progettato per lanciare una piattaforma dotata di propulsione, in grado di effettuare aggiustamenti orbitali.407

Il lancio del satellite Ofeq-2, avvenuto il 3 aprile 1990 utilizzando un SLV Shavit, rappresentava una implicita risposta al discorso di Saddam Hussein che, il giorno precedente, aveva minacciato di distruggere Israele usando armi chimiche.408 Le

405 nell’ipotesi di missioni di attacco in direzione est, la possibilità teorica dei velivoli di aggirare gli spazi aerei nazionali, utilizzando i rifornimenti in volo, richiederebbe risorse tali da risultare praticamente inattuabile. Secondo fonti diplomatiche, riferite da testate giornalistiche e smentite da Israele, l’Arabia Saudita avrebbe concesso il tacito assenso al passaggio di aviogetti israeliani nel proprio spazio aereo, nel caso in cui le missioni risultino di comune interesse dei due paesi. In assenza di regolari relazioni diplomatiche fra Israele e Arabia Saudita, il risultato veniva attribuito dell’opera del Mossad, agenzia di intelligence israeliana che da qualche tempo intratterrebbe “rapporti di lavoro” con l’intelligence di Riyad. Da: Globalresearch.ca, Saudis

would turn blind eye to Israeli jets en route to Iran: report, July 6, 2009, accessibile alla pagina Web:

http://www.globalresearch.ca/ (27.07.2009);

406 la disponibilità di assetti satellitari nazionali risulta fondamentale per le attività di targeting nucleare, soprattutto nei casi in cui la ricognizione aerea è tecnicamente impossibile o politicamente inopportuna. In passato, accordi intergovernativi con Washington consentivano ad Israele di accedere, a partire dal 1979, alle immagini satellitari ad alta definizione riprese dal satellite statunitense HK-11, destinato a controllare anche la parte occidentale dell’URSS. Da: Cordesman H. A., The Evolving Threat from Weapons of Mass

Destruction in the Middle East, US State Department, Washington DC, February 2003, accessibile alla

pagina Web: http://www.csis.org (25.03.2008)

407 secondo quanto riportato da alcune fonti, qualora adattato ad impieghi militari, il tristadio Shavit sarebbe in grado di trasportare un carico utile di oltre 1.800 kg ad una distanza di circa 2.300 km, oppure un carico di 900 kg ad oltre 3.400 km

408

il successivo Ofeq-3 (5 aprile 1995), probabilmente un satellite da ricognizione sperimentale, era seguito da altri satelliti appartenenti sia alla famiglia Ofeq che alla nuova serie EROS. Secondo alcune indicazioni, sul satellite Ofeq-3 erano presenti sensori operanti nella gamma della luce visibile e degli ultravioletti, aventi risoluzione dell’ordine di un feet (30 cm) ed in grado di fornire immagini di qualche utilità per scopi militari , incluse le attività di targeting. L’EROS A1, lanciato con un SLV russo il 5 dicembre 2000, era un satellite da ricognizione commerciale, con risoluzione di un metro e con la prospettiva di migliorare, in un secondo

capacità di allarme strategico fornite dai successivi satelliti della serie Ofeq, in grado di effettuare anche sorveglianza geostazionaria con risoluzione di circa 70 cm, venivano integrate nel 1996 da un accordo sottoscritto con gli Stati Uniti, in base al quale questi ultimi si impegnavano a fornire ad Israele informazioni relative a “…missile early warning, launch point, vector, and point of impact data…”. Uno Shavit, lanciato l’11 giugno 2007, immetteva in orbita il satellite da osservazione Ofeq-7, che si aggiungeva ad altri satelliti per telerilevamento e comunicazioni.409

Nell’ambito delle attività di controllo dei trasferimenti di armamenti, Israele è stato accusato di partecipare a programmi di cooperazione tecnologica e di fornire assistenza tecnica in programmi per la realizzazione di vettori balistici.410

I programmi missilistici israeliani, al pari di quelli di altri paesi, si sviluppano anche al di fuori del contesto nazionale e, talora, servono al duplice scopo di contenere i costi unitari, ampliando il bacino di utenza, e di rafforzare legami di elevata valenza geopolitica e geostrategica. Nel caso della cooperazione instaurata con il Sudafrica negli anni ’70 ed ’80, essa risultava funzionale alle esigenze geopolitiche e geostrategiche di entrambi paesi, afflitti da un certo isolamento internazionale e pressati dalla simili esigenze di sicurezza nazionale.

momento, la propria risoluzione sino a 0,6-0,7 metri. Da: Cordesman H. A., Popescu C. I., August 15, 2007, op.cit., pp. 131-132;

409 Da: Cordesman H. A., Popescu C. I., August 15, 2007, op.cit., p. 132;

410 secondo osservatori autorevoli, la cooperazione tecnico-scientifica fra Israele e Sudafrica in campo militare non si limitava al settore missilistico, ma coinvolgeva anche la produzione di ordigni nucleari. In particolare, lo scambio di tecnologie missilistiche si concretizzava, fra l’altro, nella realizzazione dei 4 modelli di vettori sudafricani della serie RSA. Dopo aver sperimentato con successo vari vettori, lanciati dal centro sperimentale di Overberg (200 km ad est di Città del Capo), tutti i programmi missilistici venivano bloccati nel 1994 ed i vettori distrutti, sotto la supervisione statunitense, al fine di consentire al Paese l’ingresso nel MTCR, sancito nel settembre 1995. Dai dati disponibili, viene rilevata la somiglianza fra il vettore sudafricano RSA-2 (portata 1.900 km con testata di 1.500 kg) e l’israeliano Jericho-2, come pure fra l’RSA-3 (tre lanci fra il 1989 e il 1990) e l’SLV Shavit. Per quanto concerne la motorizzazione del primo stadio dell’SLV RSA-4, che non sembrerebbe trovare corrispondenti nell’attuale disponibilità israeliana, viene suggerito che essa possa costituire una sorta di ‘riserva tecnologica’ per l’eventuale, rapido approntamento di un ICBM israeliano. Per quanto si riferisce al programma nucleare, dopo i preparativi effettuati nel deserto del Kalahari nel 1977 ed il probabile esperimento del 22 settembre ’79 nell’Oceano Indiano, il Sudafrica procedeva alla realizzazione di sei ordigni nucleari, più uno in costruzione al momento dello smantellamento del programma. Gli ordigni a fissione appartenevano alla tipologia ‘gun-type’ e contenevano circa 55 kg di uranio U 235, arricchito al 90%, in grado di sviluppare una potenza di 10-18 KT. Pesanti circa una tonnellata, avevano dimensioni (lunghezza 180 cm, diametro 65 cm) ed erano stati progettati in modo da essere indifferentemente destinati a vettori balistici RS-4 o a vettori aerei (nella fattispecie, cacciabombardieri

Buccaneer, opportunamente modificati). La decisione di cessare il programma nucleare, assunta nel 1989 dal

primo ministro sudafricano de Klerk, determinava la cessazione entro il 1992 della cooperazione nucleare e missilistica con Israele e l’ingresso del Sudafrica nel NPT, il 10 luglio 1991. Da: Wade M., RSA, (2008), accessibile alla pagina Web: http://www.astronautix.com/ (16.11.2009); NuclearWeaponArchive.org, South’s

Africa Nuclear Weapons Program-Building Bombs, (7 September 2001); accessibile alla pagina Web:

http://nuclearweaponarchive.org/Safrica/index.html (18.11.2009); NuclearWeaponArchive.org, South’s

Africa Nuclear Weapons Program-Putting Down the Sword, (7 September 2001); accessibile alla pagina

Web: http://nuclearweaponarchive.org/Safrica/index.html (18.11.2009); Sublette C., Report on the 1979

Esigenze individuate nella disponibilità di strumenti di deterrenza, in grado di fronteggiare una cerchia di Stati confinanti profondamente ostili e fruitori di consistenti aiuti militari e politici da parte dell’URSS.411 Secondo alcuni analisti, l’utilizzo dei risultati scaturiti dalla progettazione dei vettori sudafricani, in particolare del SLV RAS-4, consentirebbe ai tecnici israeliani di realizzare in tempi contenuti un vettore ICBM, dotato di testate di rientro multiple tipo MIRV.412

Nel settore dei missili da crociera, nel periodo 1997-98 la Turchia acquistava circa 100 ALCM tipo Popeye-I (gittata oltre 90 km). La fornitura era accompagnata dalla firma, nel maggio 1997, di un accordo per la costruzione in Turchia del Popeye-II (portata 150 km).413

Fonti giornalistiche segnalavano un possibile interesse per questo sistema d’arma anche da parte dell’India, Paese col quale Israele avrebbe in atto una cooperazione militare ad ampio spettro. Le forze armate indiane avrebbero infatti acquisito vari tipi di armamenti israeliani, incluso il sistema antimissile Arrow.414 Sarebbe inoltre in atto una specifica cooperazione nel settore missilistico, finalizzata alla realizzazione di un vettore, con capacità nucleare, destinato ad armare i nuovi sottomarini d’attacco a propulsione nucleare SSN indiani.415