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Le capacità missilistiche iraniane e i programmi per l’acquisizione di WMD

Un ruolo particolarmente rilevante per le capacità asimmetriche dell’Iran è svolto dai Guardiani della Rivoluzione Islamica (IRGC, Islamic Revolutionary Guards Corps)341spesso indicati ance col termine ‘Pasdaran’ – una complessa struttura civile e militare, che costituisce una delle maggiori espressioni della capacità militari e strategiche del Paese.

La componente paramilitare dell’IRGC comprendente anche una sezione navale ed una sezione aerea, alla quale è affidata la gestione dell’arsenale missilistico iraniana, nonché, con molta probabilità, la custodia di armi chimiche.342 Inoltre, all’IRGC fanno capo tutte le iniziative connesse con i programmi nucleari e missilistici del Paese, incluse varie attività di procurement.

La sezione aerea dell’IRGC ha la responsabilità, come detto, dei missili balistici iraniani ed al momento gestirebbe, come annunciato dalla suprema guida religiosa iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, almeno tre unità di lancio dotate di vettori MRBM tipo Shahab-3, dotati di una testata di circa 1.000 kg ed accreditati di una portata di circa 1.300 km, in grado di raggiungere il territorio di Israele.343

Diventato operativo nel 2003, questo sistema a propellente liquido veniva schierato nel 2003, a completamento di un percorso iniziato nel 1985, quando veniva lanciato i primo

341

una parte delle capacità di confronto asimmetrico e di ‘operazioni coperte’ sono rappresentate dall’Islamic

Revolutionary Guards Corps (IRGC), formata da unità militari e paramilitari e con una forza complessiva di

120.000 uomini. Mentre la sezione aerea gestisce i missili balistici iraniani, la sezione navale (forte di 20.000 uomini, inclusi 5.000 marines) dispone di imbarcazioni idonee per lo svolgimento di azioni di ‘guerriglia navale’ nelle ristrette e poco profonde acque del Golfo, nonché di una batteria di missili per la difesa costiera, tipo HY-2 Seersucker, di origine cinese. Nel 2000 è stato annunciato un programma di costruzione di mini-sommergibili (midget denominati Al-Sabiha 15), utilizzabili per missioni di sabotaggio e raid nelle basse acque del Golfo Persico e del Golfo di Aden, mentre è nota la capacità di condurre guerra di mine in ambito regionale. Un’altra importante componente di guerra asimmetrica è costituita da elementi di al-Quds (forze speciali, con circa 5.000 elementi per operazioni non convenzionali), operanti sotto il controllo dell’IRGC, e del Direttorato dell’intelligence estera del MOIS (Ministero dell’Intelligence e della Sicurezza, indicato anche come VEVAK). Da: Cordesman H. A., Al-Rodhan R. K., The Gulf Military Forces in an Era of

Asymmetric War – Iran, Center for Strategic and International Studies (CSIS), Washington DC, June 28,

2006, pp. 3, 19-21, 86, 89-92; accessibile alla pagina Web: http://www.csis.org/burke (07.08.2007)

342 a livello ufficiale, l’Iran nega di avere nei suoi arsenali qualsiasi tipo di arma biologica, chimica o nucleare o di pianificare la loro acquisizione. D’altra parte, l’Iran non considera i missili balistici come una tipologia di armamenti proibiti da qualsivoglia norma internazionale e, pertanto, non nega il possesso e lo sviluppo di queste armi, anche se dichiara che i propri programmi hanno finalità esclusivamente difensive. Tuttavia, in varie occasioni esponenti di rilievo della classe dirigente iraniana hanno insinuato l’esigenza del Paese di dotarsi di armamenti nucleari. Per esempio, in una intervista rilasciata a Radio Teheran, il 6 ottobre 1988, il presidente iraniano Rafsanjani dichiarava: "…Chemical and biological weapons are a poor man's atomic

bomb and can easily be produced. We should at least consider them for our defense. Although the use of such weapons is inhuman, the [Iran-Iraq] war taught us that international laws are only scraps of paper...".

Da: DeSutter A. P., Denial and Jeopardy: Deterring Iranian Use of NBC Weapons, National Defense University Press, Washington DC, 1997, p. 44;

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missile SCUD-B, durante la guerra con l’Iraq. Questi SCUD, inizialmente appartenenti ad una limitata fornitura ceduta dalla Libia e, in seguito, di provenienza nordcoreana344, costituivano la risposta di Teheran ai lanci irakeni ed erano gestiti da una speciale unità, denominata Khatam ol-Anbya, inclusa nella sezione aerea dei Pasdaran.

Successive forniture di SCUD-B, acquistati dalla Corea del Nord (dove sono denominati Hwasong-5) consentivano all’Iran di proseguire i lanci, che nel corso della guerra assommavano complessivamente ad almeno 117 ordigni.345

Attualmente, sono presenti nell’arsenale iraniano vari missili del tipo SCUD-B.346 Dopo la fine della guerra, l’intensificazione dei rapporti con la Corea del Nord consentiva l’acquisizione di copie di SCUD-C (Hwasong-6), entrate in servizio in Iran nel 199 col nome di Shahab-2, con una gittata massima dell’ordine dei 500 km e testata di 700 kg. Con questo missile, l’Ira estendeva il proprio raggio d’azione missilistico, includendovi tutte le aree più popolose dell’Iraq, le coste meridionali del Golfo, parte della Siria, della Turchia e delle repubbliche centro-asiatiche della disciolta Unione Sovietica, nonché le zone occidentali di Afghanistan e Pakistan. Non esistono dati precisi sulla accuratezza dei missili Shahab-2, né sulla disponibilità di testate chimiche e/o biologiche, la cui tecnologia potrebbe essere stata trasferita insieme ai vettori nordcoreani. 347

344 sotto la pressione dei bombardamenti missilistici iracheni, nel giugno 1987, i vertici iraniani riuscivano a stipulare un accordo con il governo di Pyongyang (per un importo di circa 500 milioni di dollari), in base al quale fra il luglio ‘87 e gli inizi di febbraio ’88, venivano forniti all’Iran da 90 a 100 missili ‘Hwasong-5’, copia nordcoreana del missile sovietico SCUD. Alcuni analisti ritengono che Teheran abbia ricevuto qualche testata caricata con aggressivi chimici, richiesta dagli iraniani nel timore che gli iracheni potessero estendere anche ai centri abitati gli attacchi chimici condotti sistematicamente contro le unità militari iraniane. Da: Tarzi A., The Role of WMD in Iranian Security Calculations: Danger to Europe, in: “Middle East Review of International Affairs–Journal”, Volume 8, No. 3-September 2004; accessibile alla pagina Web: http://meria.idc.ac.il/journal/2004/ (02.10.2007);

345 nel corso del 1988, nell’arco di 52 giorni gli iraniani lanciavano 77 missili, dei quali 61 ordigni contro Baghdad, 9 contro Mosul, 5 contro Kirkuk, 1 contro Takrit ed 1 contro il Kuwait, che forniva un significativo supporto, di natura prevalentemente economica, agli sforzi bellici dell’Iraq. Al termine del periodo indicato come la ‘guerra delle città’, l’Iran disponeva di soli 10-20 SCUD. Da: Bermudez S. J. Jr., November 1999, op.cit., pp. 12-15; Cordesman H. A., Burke A.A., The Proliferation of Mass Destruction in the Middle East, Center for Strategic and International Studies (CSIS), Washington DC, March 15, 2004, accessibile alla pagina Web: http://www.csis.org (21.09.2007); Cordesman H. A., June 2002, op.cit., pp. 36-43;

346 appare difficile quantificare l’esatta consistenza del parco missili iraniano, come pure definire le prestazioni dei vettori di Teheran, dal momento che possono essere stati modificati per incrementarne la portata. In ogni caso, stime attuali indicano in 6-12 TEL del tipo MAZ-543 (o derivati) e di 200-300 missili la dotazione attuale di SCUD-B presenti in Iran. Stime israeliane del 1997 suggerivano 8-15 TEL e 250-300 missili. Da: Cordesman H. A., Al-Rodhan R. K., June 28, 2006, op.cit., p. 34;

347 esistono indicazioni sulla presenza di questo tipo di vettore – denominato dall’Iran Shahab-2 nell’esercitazione missilistica iraniana dell’ottobre 1993. Alcune fonti sottolineano come la versione nordcoreana, completata dai tecnici di Pyongyang nel 1987 (con l’aiuto della Cina), assomiglierebbe più al vettore cinese DF-1 (Dong Feng-1) che non allo SCUD-C originale, di concezione sovietica. La disponibilità iraniana di missili Shahab-2 viene indicata in almeno 60 missili, mentre altre fonti parlano di 100 o di 170 esemplari. Non è chiaro se la versione iraniana abbia aumentato la gittata riducendo il carico utile, la cui relativamente limitata consistenza suggerisce, nel caso di testate caricate con agenti chimici, l’impiego degli

Esistono valutazioni controverse in merito alle capacità iraniane di progettazione, costruzione, sperimentazione e produzione in serie di vettori balistici, nonché sui sistemi acquisiti all’estero,348 che Teheran otteneva attraverso canali non ufficiali, per prevenire il sistematico boicottaggio americano ed acquisire sistemi relativamente moderni.349

Molteplici, in ogni caso, risultano i centri di ricerca e le installazioni riconducibili a questa tipologia di attività, nelle quali vengono prevalentemente utilizzate tecnologie e macchinari di origine cinese, mentre risulta controversa anche la quantificazione e qualificazione del supporto missilistico fornito in tali strutture dai tecnici di Corea del Nord, Cina e Russia.350

Dall’esperienza maturata durante la guerra con l’Iraq, l’Iran concludeva che il deterrente più efficace era rappresentato dalla capacità di rispondere adeguatamente ad ogni tipo di attacco, disponendo del potenziale per aumentare il livello di risposta nel caso di rappresaglie.

Questo fattore rappresenta probabilmente una delle ragioni della natura talora opaca e confusa dei programmi missilistici iraniani, che forniscono informazioni contraddittorie sul numero, tipo ed anche sullo stesso nome dei vari vettori balistici. Queste tecniche di disinformazione sono indicative della volontà di Teheran di assicurare un elevato grado di incertezza nella valutazione delle capacità militari e missilistiche dell’Iran. Il Paese aggressivi più letali a basse concentrazioni. L’attuale dotazione iraniana di questa tipologia di vettori viene stimata in circa 5-10 TEL, inclusi i 4 acquisiti nel 1995, e svariati missili.

Da: Cordesman H. A., Al-Rodhan R. K., June 28, 2006, op.cit., p. 35;

348 fra l’altro, la Cina ha venduto all’Iran missili antinave tipo C-802 ed un numero significativo (200 circa, con 25 TEL) di vettori balistici a corto raggio, tipo CSS-8, derivati dal missile contraereo sovietico SA-2. Da questi due sistemi, l’Iran avrebbe sviluppato la famiglia di vettori balistici classe Mushak, disponibili con portate di 130, 160 e 200 km. Pechino ha inoltre fornito a Teheran tecnologie ed impianti per produzione di missili, tecnologie relative ai propellenti solidi, componenti dei sistemi di guida ed equipaggiamenti di telemetria. Da: Selected Committee of the United States House of Representative, PRC Missiles and Space

Forces, Volume I, Selected Committee of the United States House of Representative, Washington DC, 1999,

pp. 189, 198-199; 349

nell’estate 2005 la magistratura ucraina conduceva un’indagine su un’ipotesi di esportazione illegale di 18 missili cruise del modello sovietico X-55, noti anche con la sigla AS-15 Kent o Kh-55 Granat. I missili, ceduti nel 2001, provenivano dallo stock abbandonato in loco durante il ritiro sovietico del 1991 ed erano destinati alla rottamazione. Da quanto emerso dall’indagine, 8 missili erano stati acquistati dalla Cina (interessata al reverse-engineering) e 12 dall’Iran. I cruise Kh-55, sono in grado di trasportare sino a 2.500-3.000 km di distanza una testata nucleare di 200 KT o, in alternativa, una testata convenzionale di 400-500 kg su distanze sensibilmente inferiori. Destinati ad essere lanciati da bombardieri strategici tipo Tu-95MS e Tu-160, i Kh-55 possono essere lanciati anche da piattaforme mobili terrestri o navali, necessitando, in questo caso, solo dell’accelerazione iniziale fornita da un piccolo booster a propellente solido. Da: Golbalsecurity.com, X-55 Long Range Cruise Missile, accessibile alla pagina Web: http://www.globalsecurity.org/wmd/world//iran/doctrine.htm (01.10.2007)

350 lo stabilimento di Bandar Abbas, dove verrebbero assemblati i missili antinave Seersucker, sarebbe stato realizzato dalla Cina nel 1987 e sarebbe il centro in cui i tecnici della branca navale dell’IRGC apporterebbero modifiche al sistema per estenderne la gittata, oltre a servire da struttura per la realizzazione di copie locali dei sistemi cinesi (sempre antinave) tipo CS-801 e CS-802.

punta ad acquisire un elevato grado di autosufficienza nella produzione di vettori missilistici e di armi. A tale fine, ha adottato due tattiche. La prima consiste nel reverse-engineering di missili di produzione straniera. Attraverso gli anni, l’Iran ha sviluppato una considerevole capacità in questo settore, avendo reverse-engineered con relativo successo tecnologie missilistiche sovietiche, cinesi, nordcoreane ed americane. La seconda tattica consiste nell’adattare questi missili per l’utilizzo da parte dell’IRGC, che coordina sia l’impiego sia la produzione di missili. Anche se le dimensioni dell’organizzazione di procurement iraniana è sconosciuta, essa non raggiunge l’estensione e l’ampiezza di quella posta in atto negli anni ‘80 dal nemico tradizionale, l’Iraq. È noto che l’Iran ha ricevuto o sta ricevendo supporto tecnico ed aiuti finanziari da Siria, Libia e Corea del Nord. Il Ministro della Difesa e capo della logistica militare, Ali Shamkhani, dichiarava nel febbraio 1999, e ribadiva nel febbraio 2001, che il missile a medio raggio Shahab-3 rappresentava l’ultima piattaforma missilistica sviluppata per impieghi militari. La dichiarazione appare finalizzata a rassicurare i paesi dell’Europa, dal momento che questo vettore, quale che sia il tipo di testata che trasporta, non è in grado di raggiungere il territorio europeo. 351

Fra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90, vari rapporti segnalavano l’interesse iraniano per il vettore balistico nordcoreano No-Dong-1 (ND-1), progettato per trasportare una testata nucleare sino a distanze superiori ai 900 km352, che il 23 maggio 1993 effettuava il primo test di una serie di lanci sperimentali. Nello stesso periodo, altre fonti segnalavano uguale interesse per i vettori, sempre sviluppati da tecnici nordcoreani, del tipo Taep’o Dong-1 (TD-2)353 e Taep’o Dong-2 (TD-2), entrambi

Da: Cordesman H. A., Al-Rodhan R. K., June 28, 2006, op.cit., pp. 35-36;

351

Da: Nuclear Threat Initiative, Country Overviews: Iran--Missile Capabilities, accessibile alla pagina Web: http://www.nti.org/e_research/profiles/Iran/Missile (19.11. 2008)

352 il missile No Dong-1 è un monostadio a propellente liquido, in grado di coprire una distanza di 1.000-1.300 km, trasportando una testata di peso variabile, indicato dalle fonti in 750, 989 e 1.158 kg. Risulterebbe possibile intervenire riducendo il carico utile, al fine di ottenere gittate maggiori. Il CEP teorico alla portata massima è indicato in 700 m (contro i 900 dello SCUD-B a 300 km), anche se gli analisti propendono per un CEP pratico di 3.000-4.000 m. La velocità al momento dell’impatto è stimata in 3,5 Mach, contro i 2,5 Mach dello SCUD-B, complicando ulteriormente le possibilità di intercettazione nella fase terminale.

Il TEL utilizzato per il trasporto utilizza una copia opportunamente modificata del TEL sovietico MAZ-543P, la cui lunghezza complessiva è di circa 40 m. Con l’aggiunta del supporto per il lancio verticale, la lunghezza complessiva passa a 60 m, giustificando qualche dubbio sulla effettiva praticità del mezzo.

Da: Cordesman H. A., Al-Rodhan R. K., June 28, 2006, op.cit., p. 37; 353

il Taep’o Dong-1 (TD-1) è un missile a due stadi, entrambi a propellente liquido, in grado di fornire una gittata di circa 3.000 km, con una testata bellica di 1.040-1.500 kg e con una precisione corrispondente ad un CEP di circa 2.000-3.000 m alla massima distanza. Considerate le dimensioni, il missile deve essere trasportato alla postazione di lancio smontato, per essere assemblato, rizzato in posizione verticale e rifornito di propellente prima di procedere al lancio. mezzo.

sistemi multistadio a propellente liquido, in grado di trasportare una testata nucleare alla distanza massima, rispettivamente, di 3.000 km e di oltre 5.500 km.

Esistono notevoli discrepanze nei rapporti sugli sforzi intrapresi dall’Iran nella seconda metà degli anni ‘90 per produrre un proprio missile a medio-lungo raggio, utilizzando tecnologie nordcoreane (TD-1 e TD-2), cinesi e russe. Secondo rapporti statunitensi dei primi anni 2000, i tecnici iraniani avrebbero iniziato a testare i motori nel 1997.

Il primo lancio del nuovo vettore, denominato Shahab-3, veniva effettuato il 21 luglio 1998, volando per circa 620 miglia, prima di esplodere in volo, forse deliberatamente. Tutti i commenti rilasciati nell’occasione dai massimi vertici politico-religiosi e militari insistevano sul carattere difensivo del nuovo armamento missilistico, soprattutto in funzione anti-israeliana, come anche sulla elevata precisione (quasi a sottintendere l’utilizzo di testate convenzionali, non necessariamente WMD).

Inoltre, veniva sottolineato che l’Iran non riteneva di dover richiedere alcun tipo di permesso per rafforzare le proprie difese.354

Secondo fonti USA, l’operatività iniziale (IOC) dei Shahab-3 veniva conseguita fra il settembre 1998 ed il marzo 1999, dopo che i missili venivano mostrati pubblicamente nel corso di una parata tenutasi a Teheran il 25 settembre 1998.

Facendo riferimento a dati dell’intelligence israeliana, alcune fonti segnalavano l’avvio della fase di produzione del vettore, che stimavano disponibile in 20-40 esemplari, mentre il 4 luglio 2000 l’IRGC annunciava la costituzione di cinque nuove unità missilistiche, verosimilmente dotate di Sahab-3.355

Nella sfilata del settembre 1999, l’IRGC mostrava un nuovo vettore, indicato come Zelzal-3 (sviluppato da un precedente modello Zelzal-2 356) per il quale cui veniva dichiarato un carico utile di 500 kg per una gittata di 900 km. Successive analisi del nuovo vettore portavano ad una più credibile gittata massima dell’ordine dei 150-200 km.

Nei primi anni 2000, vari rapporti dell’intelligence statunitense asserivano l’esistenza di vari programmi missilistici iraniani, i più rilevanti dei quali finalizzati alla realizzazione

354

ad esempio, il 1 agosto 1998, il presidente Mohammad Khatami dichiarava l’intenzione dell’Iran di proseguire il rafforzamento delle proprie capacità militari, nonostante le preoccupazioni internazionali: “…Iran will not seek permission from anyone for strengthening its defense capability...”.

Citato da: Cordesman H. A., Al-Rodhan R. K., June 28, 2006, op.cit., p. 38; 355

Da: Blanche E., Iran Forms Five Units for Shahab Ballistic Missiles, in: “Jane’s Defense Weekly”, July 12, 2000, p. 16; Globalsecurity.org, httm://globalsecurity.org/;

356 la famiglia di vettori balistici Zelzal deriva dall’aggiornamento del sistema di concezione sovietica FROG-7 (9M21E ‘Luna-M’), monostadio a propellente solido. Normalmente lanciato da un TEL ed accreditato di una portata variabile, a seconda dei miglioramenti apportati al sistema propulsivo, fra i 115 ed i 220 km.

di vettori indicati come Shahab-4 (portata dell’ordine dei 3.000 km357), Shahab-5 (oltre 4-5.000 km), a cui si sarebbero aggiunti altri programmi, incluso uno per un vettore ICBM di portata superiore ai 10.000 km.

Lo sviluppo delle capacità missilistiche iraniane negli anni ’90 ha consentito all’Iran di costruire/assemblare in proprio i vettori del tipo SCUD-B e SCUD-C, localmente denominati Shahab-1 e Shahab-2. Secondo le valutazioni più ricorrenti, l’Iran dispone di un arsenale missilistico – in larga parte assemblato o costruito in stabilimenti iraniani – che attualmente include un significativo numero di vettori balistici di concezione sovietica tipo SCUD-B e SCUD-C (che incorporano le varianti apportate dalla Corea del Nord), come pure vettori sviluppati localmente tipo Shahah-3 e Shahab-4.

Sotto il profilo operativo, la maggioranza degli Stati del Golfo e la costa saudita prospiciente il Golfo Persico rientrano nel raggio d’azione delle versioni degli SCUD-B e SCUD-C in possesso dell’Iran, il quale è anche in grado di raggiungere con i vettori del tipo Shahab-3 e Shahab-4 i maggiori centri urbani sauditi, incluse le città sante di Mecca e Medina.358

Elevati livelli di sicurezza della componente missilistica sono realizzati con l’adozione di misure difensive, attive (postazioni contraeree e dispositivi di sicurezza terrestre) e passive (bunker e postazioni in caverna).

La realizzazione di una serie di infrastrutture protettive, inclusi bunker e tunnel scavati nella roccia, contribuisce a migliorare significativamente le capacità di sopravvivenza agli attacchi aerei della forza missilistica, già dotata di buone capacità di mobilità e dispersione.359 Inoltre, la costituzione delle unità di lancio all’interno dell’IRGC assicura una accurata selezione ed elevata motivazione del personale addetto al servizio delle rampe di lancio e dei sistemi complementari, che paiono in grado di continuare ad assolvere i loro compiti anche in presenza di un collasso della rete di comunicazioni a cui normalmente si affida l’attività di comando e controllo.

In tale prospettiva, in caso di un improvviso attacco preventivo, che colpisca i centri nevralgici della struttura militare iraniana, le misure adottate sembrano in grado di

357 il Shahab-4 veniva accreditato di una testata utile di 900 kg ed un CEP di 2.400 m. Alcune valutazioni indicavano che il sistema sarebbe diventato operativo in 2-5 anni

358 Da: Centre for Defence and International Security Studies, The Threat from Iran, accessibile alla pagina Web: http://www.cdiss.org/threat1.htm (25.08.2007)

359

garantire una non trascurabile second-strike-capability, affidata all’esecuzione delle azioni prepianificata dei sistemi missilistici sopravvissuti.360

Non è semplice né affidabile descrivere l’attitudine dell’Iran nei confronti delle armi di distruzione di massa e dei relativi vettori. L’Iran è indubbiamente alla ricerca di missili a lungo raggio, balistici e cruise, ma non esistono indicazioni che queste armi verranno dotate di testate chimiche, biologiche, radiologiche o nucleari (CBRN).

Al riguardo, l’Iran non ha mai dichiarato di disporre di armi chimiche361, mentre non si hanno indicazioni precise sullo stato dei suoi eventuali programmi per le armi chimiche e biologiche.

Esistono forti indicazioni dell’interesse iraniano per le armi nucleari sin dal periodo dello Shah Rea Palavi.362 Nonostante ripetute ed invasive ispezioni dell’IAEA, non esistono prove dell’esistenza di programmi nucleari militari, ma solo supposizioni che, appoggiandosi alle ambigue dichiarazioni di alcuni leader, puntano a confutare le dichiarazioni ufficiali circa gli scopi pacifici della ricerca nucleare nel Paese. Anche se alcune attività scoperte dagli ispettori della IAEA non hanno senso senza finalità militari, sino ad oggi l’Iran è sempre stato in grado di fornire spiegazioni coerenti per ogni rilievo sollevato e per ogni sospetto avanzato in merito a possibili attività sospette.