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Preoccupazioni statunitensi relative alla proliferazione missilistica

Nonostante la stretta correlazione e l’elevato grado di intercambiabilità delle tecnologie applicate nel settore missilistico, nel campo dei sistemi di difesa antimissile e nelle attività spaziali, molti analisti politici tendono a trattare queste tematiche come appartenenti a categorie separate.

Questa tendenza comporta che spesso i decisori politici ignorano i collegamenti e le sovrapposizioni nelle problematiche che interessano lo sviluppo di tecnologie comuni a settori diversi.

Altri analisti tentano, invece, di mantenere una visione unitaria dei vari aspetti relativi all’uso militare dello spazio, esplorando le interconnessioni e le interdipendenze fra le varie problematiche, che normalmente agiscono trasversalmente sull'ampia ed articolata materia.89

Nel contesto bipolare della guerra fredda, l'importanza delle potenze nucleari di “secondo rango” – Gran Bretagna, Francia e Cina – era relativamente limitato, anche perché ciascuno dei loro arsenali nucleari rappresentava non più dell'uno percento del totale delle armi nucleari esistenti negli arsenali delle superpotenze. Inoltre, l'adozione di una postura nucleare difensiva limitava il loro impatto sugli equilibri strategici globali. Analogamente, programmi nucleari in paesi come Israele, Sud Africa, India e Pakistan rimanevano gestibili, sia perché motivati da aspirazioni regionali, sia perché non esistevano le basi economico-industriali sufficienti per destare la preoccupazione di USA ed URSS.90

Attualmente, la schiacciante superiorità convenzionale delle forze armate occidentali in ogni attività del campo di battaglia rende le WMD ed i vettori missilistici attrattivi per ogni potenza regionale che preveda di doversi confrontare con potenze occidentali. In questa prospettiva, i missili rappresentano uno strumento particolarmente efficace, in quanto è praticamente impossibile intercettarli e sono in grado di raggiungere le forze e, talora, i territori dei potenziali avversari e dei loro alleati.

89 Da: Moltz C. J. (editor), New Challenges in Missile Proliferation, Missile Defense, and Space Security, (Occasional Paper No. 12), Monterey Institute for International Studies-Center for Nonproliferation Studies, Monterey, July 2003, pp. 1-2, accessibile alla pagina Web: http://cns.miis.edu/ (12.2.2004);

90 Da: Grand C., Ballistic Missile Threats, Missile Defenses, Deterrence, and Strategic Stability, in: Potter C. W., Simpson J. (eds.), International Perspectives on Missile Proliferation and Defenses, (Occasional Paper No. 5), MIIS-Center for Nonproliferation Studies, Monterey, March 2001, p. 6, accessibile alla pagina Web: http://cns.miis.edu/ (03.10.2002)

Inoltre, nelle regioni del Medio Oriente e dell'Asia i vettori balistici possiedono una importante carica simbolica, conferiscono al loro possessore prestigio e considerazione e si sono dimostrati in grado di influenzare l'atteggiamento degli altri attori regionali, arrivando a condizionare il supporto locale fornito ad eventuali interventi esterni.

Per questi motivi, il possesso di un numero anche limitato di vettori balistici e di WMD, rappresenta un deterrente significativo, che nemmeno le grandi potenze nucleari possono ignorare in sede di formulazione della decisione politica di intervenire militarmente, intervenendo negli ambiti regionali.91

La minaccia normalmente associata ai vettori è giustificata da tre parametri caratteristici di questa categoria di armi: la loro associazione con le WMD, la loro capacità di innalzare il livello della minaccia in ambito regionale, non riscontrabile in altre tipologie di armamenti ed infine i ridotti tempi di volo, che li rendono idonei per attacchi di sorpresa, anche se non per attacchi ‘coperti’.92

Inoltre, il breve tempo di volo dei vettori balistici li rende, come detto, praticamente impossibili da intercettare, mentre la distanza massima alla quale possono colpire supera ampiamente quella di ragionevole capacità di acquisizione di una piccola potenza. Questa significativa estensione delle possibilità di proiezione di potenza di fuoco, combinata con la possibilità di trasportare WMD – idonee a compensare le limitazioni dei missili in termini di precisione e limitato carico utile – sembra rappresentare la motivazione principale delle aspirazioni di vari Stati che investono in programmi missilistici. Inoltre, molti paesi si ritengono ignorati dalla comunità internazionale ed utilizzano i programmi missilistici per promuovere i loro interessi, come dimostrato dagli effetti del programma nordcoreano Taepo-dong sull'atteggiamento degli Stati

91 Da: Grand C., 2001, op. cit., pp. 7-11

92 le armi missilistiche non sono idonee per attacchi ‘clandestini’ (covert attack o stealthy attack), in quanto il lancio produce ingenti masse di gas ad elevata temperatura, facilmente rilevabili dai sensori collocati su piattaforme satellitari, mentre la loro struttura metallica conferisce ai missili una rilevante ‘segnatura’ radar. Chi volesse effettuare attacchi dissimulando la propria responsabilità, avrebbe a disposizione numerosi mezzi alternativi ai vettori missilistici per trasportare WMD sull'obiettivo. A titolo esemplificativo, basti considerare le attuali difficoltà statunitensi nel fronteggiare i trafficanti di droga sudamericani che utilizzano un'ampia gamma di vettori aerei, navali e sottomarini. Procedimenti analoghi possono essere agevolmente utilizzati per trasportare ordigni nucleari, chimici o biologici. Sul mercato esistono, inoltre, molteplici alternative praticabili, più economiche e più discrete rispetto all'uso di missili balistici a lungo raggio, come, ad esempio, i missili da crociera, che possono essere agevolmente lanciati da un mercantile in navigazione a ridosso delle acque territoriali. Oppure, un vettore balistico a corto raggio, lanciato dal proprio MEL o TEL collocato a bordo di un mercantile, che possiede ottime probabilità di sopravvivere alla NMD, almeno nella struttura attualmente pianificata. Da: Moltz C. J., Forecasting the Stategic-Military Implications of

NMD Deployment, in: Potter C.W., Simpson J. (editors), International Perspectives on Missile Proliferation and Defenses, (Occasional Paper No. 5), MIIS-Center for Nonproliferation Studies, Monterey, March 2001,

Uniti. In questa prospettiva, è facile intuire le motivazioni dei quaranta paesi che, alla fine degli anni ’90, risultavano impegnati in programmi missilistici, anche se le preoccupazioni internazionali erano focalizzate su un numero ridotto di Stati, prevalentemente collocati in contesti di insicurezza ed instabilità e/o di scontento per lo status quo.93

Uno degli aspetti rilevanti connessi con la problematica missilistica nell'attuale contesto internazionale, è rappresentato dai consistenti sforzi – sia in termini di mobilitazione a livello internazionale sia anche di risorse finanziarie allocate – che gli Stati Uniti stanno dedicando alla realizzazione di un credibile sistema di difesa antimissile, dopo il ritiro dal Trattato ABM nel 2002.94

Un altro aspetto che non può essere ignorato è quello del ruolo emergente – anche se ancora incerto – della Cina come grande potenza spaziale. Previsione rafforzata dai progressi registrati nel campo della missilistica e delle tecnologie spaziali, confermati dal lancio di navicelle con astronauti a bordo (a partire dal 15 ottobre 2003) e dall'avvio di test di intercettazione di satelliti in orbita. La progressiva affermazione della Cina come terza potenza spaziale viene apertamente contrastata soprattutto da parte del Congresso USA, il quale si è ripetutamente espresso in termini critici, come nel caso della partecipazione cinese al progetto europeo ‘Galileo’, o anche dell'ammissione di astronauti cinesi alla stazione spaziale internazionale.95

93 Da: Smith M., Missile proliferation, Missile Defenses and Arms Control, in: Potter C.W., Simpson J. (editors), International Perspectives on Missile Proliferation and Defenses, (Occasional Paper No. 5), MIIS-Center for Nonproliferation Studies, Monterey, March 2001, pp. 24-25, 28-30; accessibile alla pagina Web: http://cns.miis.edu/ (03.10.2002)

94 nell'audizione del 24 ottobre 2004, il Sottosegretario alla Difesa, Paul Wolfowitz, confermava le motivazioni della decisione statunitense di ritirarsi dal Trattato ABM, percepito come un fastidioso vincolo, ritenuto superfluo dopo la scomparsa dell'URSS. Comunicava inoltre che già dal 14 luglio 2002 erano stati avviati lavori per la costruzione di una serie di silos per missili ABM, localizzati nel poligono sperimentale di Fort Greely, in Alaska, mentre ulteriori silos sarebbero stati costruiti nel 2003. Informava inoltre dell’esito positivo di test, effettuati nel precedente mese di settembre, di tracciamento di un ICBM Minuteman-III lanciato dalla base di Vandenberg, da parte di un radar Aegis imbarcato su una unità in navigazione e di altre sperimentazioni collegate col programma di difesa antimissile NMD.

Da: http://www.defenselink.mil/speeches/speech.aspx?speechid=299 (12.12.2004)

La pubblicazione, il 20 maggio 2003, da parte della Casa Bianca, della National Policy on Ballistic Missiles rappresentava sostanzialmente il sommario non classificato del Decision Presidential Document firmato nel dicembre 2002, col quale venivano autorizzate le attività pianificate dalla Missile Defense Agency (MDA), con l’obiettivo dichiarato di dispiegare le prime capacità di difesa antimissili entro il 2004.

Da: Hitchens T. (with Samson V.), Technical Hurdles in U.S. Missile defense Agency Programs, in: Moltz C. J. (editor), July 2003, op.cit., pp. 10;

95

Insieme alla Corea del Nord96, inoltre, la Cina è uno dei maggiori paesi che supportano la proliferazione missilistica, in particolare il segmento definito come ‘proliferazione secondaria’, attuata da Stati che solo recentemente sono entrati in possesso di capacità produttive nel settore delle armi di distruzione di massa (WMD) e dei vettori missilistici..

Fra i molteplici documenti ed approfondimenti dedicati al tema della proliferazione missilistica, spesso considerata complementare rispetto alla proliferazione della armi di distruzione di massa, le fonti statunitensi sono fra le più dettagliate ed aggiornate. Anche se spesso non riescono a dissimulare il fatto di essere talora finalizzate a sostenere e giustificare i progetti di difesa antimissile che le amministrazioni americane susseguitesi dopo la fine del confronto bipolare hanno ripetutamente proposto, anche se con diversa modulazione dei toni e delle motivazioni.

In tema di minaccia missilistica al territorio continentale degli Stati Uniti (Continental United States, CONUS), uno dei documenti ufficiali maggiormente citati è il rapporto presentato dalla Commission to Assess the Ballistic Missile Threat to the United States, istituita nel 1998 per condurre una approfondita analisi della possibile evoluzione della minaccia missilistica.97

La Commissione, guidata dal futuro Segretario alla Difesa Rumsfeld durante la presidenza Bush, era composta da nove membri, fra i quali anche Paul D. Wolfowitz, in seguito nominato Sottosegretario alla Difesa. L’attività di indagine si concentrava sul rischio per la sicurezza statunitense rappresentato dai vettori balistici, in possesso o in fase di sviluppo, eventualmente lanciati dal territorio di Stati potenzialmente ostili, da navi di superficie o da sottomarini al largo delle coste statunitensi, oppure da aerei in volo. Veniva inoltre esaminata l'ipotesi di schieramento dei vettori ostili sul territorio di paesi terzi, al fine di ridurre la distanza dal territorio americano. L'analisi includeva anche tutti i programmi di sviluppo di armi di distruzione di massa, mentre non considerava le minacce rivolte ai territori ed ai possedimenti statunitensi e dedicava solo

96 secondo i dati del secondo i dati del Carnegie Nonproliferation Project , la Corea del Nord, fra l’altro, ha esportato il proprio missile Nodong e/o le correlate tecnologie in Iran e Pakistan, mentre la tecnologia degli SCUD è stata esportata a Egitto, Iran, Pakistan e Siria. Da: Carnegie Nonproliferation Project, accessibile alla pagina Web: http://www.ceip.org/files/projects/npp/resources/ballisticmissilechart.htm

97 in particolare, la Commissione aveva ricevuto il seguente mandato: "The Commission shall assess the nature

and magnitude of the existing and emerging ballistic missile threat to the United States. In carrying out its duties, the Commission should receive the full and timely cooperation of the Secretary of Defense, the Director of Central Intelligence and any other United States Government official responsible for providing the Commission with analyses, briefings and other information necessary for the fulfillment of its responsibilities. The Commission shall, not later than six months after the date of its first meeting, submit to the Congress a report on its findings and conclusions." Da: Commission to Assess the Ballistic Missile

alcuni cenni alla minaccia rivolta ai contingenti militari USA schierati all'estero. Inoltre, non considerava la minaccia rappresentata dai missili cruise, dei quali peraltro riconosceva la crescente importanza, mentre si interessava del possibile impatto del problema dell'Anno 2000 (Y2K) sulla minaccia missilistica. Le oltre 300 pagine del Rapporto contengono alcune parti coperte da classifica di segretezza, mentre la versione non classificata è denominata “Executive Report”.

Successivamente, veniva prodotta una serie di ulteriori rapporti sulla tematica, come quello – redatto poco dopo il rapporto della Commissione Rumsfeld – dal National Intelligence Council col titolo Foreign Missile Developments and the Ballistic Missile Threat to the United States Through 2015 e pubblicato nel settembre 1999.98

Il documento seguiva quello del marzo 1998 (con un aggiornamento dell’ottobre 98) e rispondeva alla richiesta del Congresso di ricevere dalla comunità intelligence USA rapporti annuali sugli sviluppi registrati in campo missilistico a livello mondiale.

Nel rapporto del dicembre 2001, redatto all’indomani degli attacchi terroristici dell’11 settembre, la comunità intelligence americana prevedeva la possibilità che entro il 2015 gli USA fossero chiamati a fronteggiare una minaccia rappresentata da missili intercontinentali ICBM della Corea del Nord, dell’Iran e, probabilmente, dell’Iraq. Inoltre, il rapporto prevedeva un innalzamento del livello di minaccia agli interessi ed ai contingenti militati USA all’estero, riconducibile soprattutto a vettori balistici a breve e medio raggio.99

Molteplici fattori hanno contribuito a modificare la percezione statunitense della minaccia alla sicurezza nazionale, come la crescita numerica dei paesi che si dedicano a programmi missilistici e gli elevati livelli di violenta dei moderni gruppi terroristici, operanti su scala trasnazionale e spesso collegati ad entità statali, quando non direttamente sostenuti da alcuni Stati.

Questi fenomeni hanno attenuato l'attenzione precedentemente attribuita alle relazioni USA-Russia, portando a focalizzare gli sforzi americani nel contrasto alla proliferazione delle WMD e dei vettori missilistici, attivando iniziative sul fronte delle norme, della negazione delle capacità di sviluppo e delle connesse attività di gestione.

Threat to the United States, Executive Report; accessibile, fra altre, alla pagina Web: http://www.fas.org/irp/threat/missile/rumsfeld/toc.htm (02.10.2007)

98

Da: National Intelligence Council (NIC), Foreign Missile Developments and the Ballistic Missile Threat

Through 2015, (Unclassified Summary), National Intelligence Council, Washington DC, December 2001;

accessibile, fra altre, alla pagina Web: http://www.fas.org/irp/threat/missile/nie99msl.htm (25.11.2007) 99

in quel contesto, una agenzia della comunità intelligence americana manifestava il proprio scetticismo in merito alla capacità dell’Iran per acquisire entro il 2015 capacità missilistiche intercontinentali (ICBM). Da:

Tuttavia, si deve rilevare che per le attività in campo missilistico non esistono norme limitative a carattere internazionale, che invece sono presenti nel caso di programmi di sviluppo e produzione di armi chimiche, biologiche e nucleari.

Il desiderio di limitare le possibilità di sviluppo di vettori balistici deve considerare molteplici fattori, a partire dal fatto che essi non sono necessariamente vincolati all’utilizzo di WMD, ma grazie ai moderni sistemi di guida possono proficuamente utilizzare anche testate convenzionali, mentre rimane estremamente problematica la distinzione fra missili “offensivi” e “difensivi”.

Inoltre, l’applicazione di un bando totale di tutti i missili risulterebbe non realisticamente praticabile, come anche la definizione dei requisiti tecnici per la realizzazione di vettori non-vietati. Senza considerare le innumerevoli problematiche relative ai vettori balistici destinati alla messa in orbita di satelliti (SLV).100

Vari analisti ritengono, che l'approccio della ‘capacity denial’ (negazione della capacità) sembra aver esaurito la propria efficacia, dal momento che la ampia diffusione delle conoscenze necessarie permette a Stati con sufficienti infrastrutture tecnico-scientifiche e produttive di avviare propri programmi missilistici.

Al momento, nonostante l’enfasi allarmistica adottata dalla politica statunitense101, non esiste una reale minaccia balistica diretta al territorio continentale americano (CONUS) da parte dei paesi in possesso emergenti capacità missilistiche, mentre contro gli alleati degli USA e contro le forze statunitensi impiegate per compiti di proiezione sono schierati prevalentemente missili del tipo SCUD e loro derivati, di concezione superata (derivano direttamente dalle V-2), con portata limitata, scarsa precisione ed armati testate convenzionali102 (o eventualmente chimiche).

National Intelligence Council (NIC), Foreign Missile Developments and the Ballistic Missile Threat Through

2015, December 2001, op. cit., pp. 3-7

100 Da: Simpson J., Current Issues Concerning the Control of Ballistic Missiles Proliferation and Ballistic

Missile Defenses, in: Potter C. W., Simpson J. (editors), International Perspectives on Missile Proliferation and Defenses, (Occasional Paper No. 5), MIIS-Center for Nonproliferation Studies, Monterey, March 2001,

pp. 2-4; accessibile alla pagina Web: http://cns.miis.edu/ (03.10.2002)

101 Cirincione Joseph, The Exaggerated Ballistic Missile Threats, in: Rome Forum: “Missile Threats and BMD”, Rome, October 1994, pp. 23-36, accessibile alla pagina Web: http://www.aps.org/ (27.07.2009);

Cirincione Joseph, The Declining Ballistic Missile Threat, 2005, in: Carnegie Endowment for International Peace-Policy Outlook, Washington DC, February 2005, pp. 1-16, accessibile alla pagina Web: http://www.ProliferationNews.org. (27.07.2009)

102 Cirincione Joseph, The Declining Ballistic Missile Threat, 2005, in: Carnegie Endowment for International Peace-Policy Outlook, Washington DC, February 2005, pp. 1-16, accessibile alla pagina Web: http://www.ProliferationNews.org. (27.07.2009);

Data la limitata precisione, queste armi non rappresentano una seria minaccia militare, mentre costituiscono piuttosto una preoccupazione per un possibile uso come armi di terrore di testate chimiche lanciate contro centri abitati. 103

Sul piano geostrategico, le misure ‘attive’ individuate dagli USA per fronteggiare la proliferazione comprendono l'acquisizione di credibili capacità difensive, ritenute in grado di vanificare gli sforzi dei paesi proliferanti percepiti come ostili. In alternativa, gli USA prospettano anche l’ipotesi di attacchi convenzionali preventivi (pre-emptive conventional strike), diretti contro l'arsenale missilistico ostile o contro talune sue componenti critiche (testate, vettori, installazioni di lancio).

Lo schieramento di sistemi antimissile, nel quadro dell’iniziativa denominata National Missile Defense (NMD), ha sollevato una serie di interrogativi sul piano delle relazioni internazionali, alimentando anche un vivace dibattito interno agli Stati Uniti ed ai loro principali alleati.

Innanzi tutto, non è facile dimostrare che il sistema è rivolto contro le ‘countries of concern’ – quale che sia il significato attribuibile al termine – e non contro i potenziali concorrenti degli USA. Inoltre, l’indeterminatezza della minaccia al CONUS rappresentata da missili ICBM, la cui realizzazione da parte delle countries of concern si colloca in un futuro alquanto incerto, erode la credibilità delle motivazioni addotte per giustificare il programma e non aiuta ad allontanare i dubbi di molti paesi, a partire da Russia e Cina, che individuano nel NMD uno strumento delle aspirazioni statunitensi di egemonia militare mondiale. Dubbi rafforzati dalla constatazione che le misure difensive non sono in alcun modo integrate da un serio impegno per la riduzione dei livelli degli arsenali in possesso delle potenze nucleari.

Gli Stati Uniti hanno, fra l’altro, l'esigenza di non suscitare l'inquietudine della Cina (principale finanziatore del debito pubblico americano) sulla attuale ‘stabilità strategica’

103 in questo impiego, il numero delle vittime dipenderebbe dalle circostanze dell’attacco, con ampie fluttuazioni statistiche in caso di attacchi su piccola scala, anche perché l’esperienza israeliana del 1991 ha dimostrato come appropriate misure di allarme e di protezione possono contribuire alla salvaguardia delle popolazioni. In caso di futuri attacchi, gli effetti combinati di testate di maggiore potenza e di superiore precisione potrebbero comportare perdite superiori, anche di un fattore 10. Nell’ipotesi di impiego di testate chimiche, al fine di terrorizzare le popolazioni urbane, il numero delle vittime dipenderebbe dalle circostanze dell’attacco, in particolare dalle modalità di dispersione dell’aggressivo, dalle condizioni meteorologiche, dalle misure di protezione civile e dalla preparazione della popolazione. Se l’agente chimico viene diffuso efficacemente, anche una popolazione appropriatamente equipaggiata e preparata può subire perdite molte volte superiori a quelle di un attacco convenzionale. Se le condizioni meteorologiche sono favorevoli all’attaccante (ad esempio, una notte chiara e con calma di vento), il numero delle vittime può essere considerevolmente superiore. L’eventuale installazione di testate nucleari (oppure biologiche) rappresenterebbe una minaccia ancora maggiore, considerando i risultati poco incoraggianti ottenuti dalla difesa antimissile in occasione della Guerra del Golfo del 1991, nella quale peraltro l’attaccante non disponeva di misure di inganno per superare la difensa. Da: Lewis N.G., 18 April 1994, op.cit.;

e sul ruolo del proprio deterrente nucleare, mentre permane il rischio che l’opzione NMD contribuisca ad indebolire l'approccio alla controproliferazione basato sulla introduzione di norme internazionali.104