Il ruolo dello Psicologo
LA FASE POST-OPERATORIA
Il percorso bariatrico prevede controlli regolari con l’equipe multidisciplinare, a seguito dell’intervento. Il controllo psicologico si effettuano ogni 30 giorni per i primi 3 mesi e successivamente ogni 45 o 60
giorni per altri sei mesi e un controllo annuale, per un periodo di tempo stabilito in base alla sogget- tività del paziente.
È consigliabile associare agli incontri individuali, sedute di gruppo “psico-nutrizionali” per il monito- raggio dei risultati e per la condivisione della propria esperienza. Inoltre, l’azione congiunta e combina- ta di due tipi di interventi diversi ma strettamente correlati, farà si che l’intervento del dietista attra- verso il percorso di educazione alimentare, la dieta e la perdita di peso, inciderà su aspetti psicologici (intervento dello psicologo) riguardanti l’autostima, l’immagine corporea, la motivazione al cambiamen- to e una vasta gamma di emozioni, che a loro volta influiranno positivamente sull’alimentazione. Resta da sottolineare come il ruolo dello psicolo- go clinico all’interno dell’équipe bariatrica otten- ga maggiore rilevanza nella misura in cui possa estendere il suo intervento al monitoraggio della fase post operatoria. Così, la valutazione avrebbe senso non solo con lo scopo di individuare possibili predittori psicologici di successo, ma potrebbe rap- presentare il punto di partenza per un programma psicologico individualizzato che possa favorire ed incrementare il successo ed il mantenimento dei risultati ottenuti favorendo l’integrazione con la sua nuova dimensione sia fisica che psicologica della persona in ogni contesto e sfera relazionale.
CONCLUSIONI
Vista la complessità del tema, risulta indispensabile riconoscere l’importanza di ciascun fattore bio-psi- co-sociale che ha determinato l’obesità, in modo tale da poter programmare un intervento adeguato che prediliga un approccio multidimensionale integrato, coinvolgendo varie figure professionali per interve- nire in termini valutativi, preventivi e terapeutici. Per quanto riguarda i “grandi obesi” la chirurgia bariatrica resta l’unica forma di trattamento che consente la guarigione duratura di questi pazien- ti, ai quali si ritiene necessario un sostegno pre e post-operatorio chirurgico, psicologico e nutrizio- nale tramite la presenza di un’équipe multidiscipli- nare dedicata.
In particolare, nei pazienti che si sottopongono ad
intervento di chirurgia bariatrica è essenziale non trascurare l’aspetto psicologico poiché si rischiereb- be di concentrarsi esclusivamente sugli effetti anzi- ché sulla causa del problema esponendo il paziente all’emersione dei sentimenti ansioso-depressivi che l’obesità maschera e trattiene. La non presa in cari- co anche da uno psicologo aumenta la possibilità di ricaduta post-intervento.
Tuttavia, non tutti i pazienti riportano i benefici psi- cologici dopo la chirurgia bariatrica. Alcuni pazien- ti continuano a lottare con la perdita di peso, il mantenimento e l’insoddisfazione della immagine corporea risultante. La grave psicopatologia preo- peratoria e le aspettative del paziente circa il cam- biamento di vita post-intervento può anche influire negativamente sulla salute psicologica dopo l’in- tervento chirurgico. È dunque essenziale aderire a un programma postoperatorio di follow-up ai fini del mantenimento dei risultati e per la prevenzione delle ricadute.
In merito al trattamento psicoterapico, l’approccio cognitivo-comportamentale resta necessario per indurre modificazioni graduali dei pensieri disfun- zionali, delle abitudini alimentari scorrette e del- lo stile di vita, con il coinvolgimento della famiglia attraverso un adeguato supporto psicologico.
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Il professore Lorenzo Calvi ci ha lasciato alle prime ore del 19 maggio 2017.
Celebre psichiatra e neurologo, psicopatologo e fenomenologo di fama internazionale, Lorenzo Calvi nasce nel 1930 “… a Milano in Corso Magenta. Da una parte l’Università Cattolica, dall’altra il Castello Sforzesco” (2015)
Nel 1942 si sposta con la famiglia sui monti intor- no al lago di Lecco, in una piccola casa dalla quale, bambino, assiste alla cruenta lotta di liberazione partigianadal nazifascismo. Sarà anche per questo imprinting bellico e di resistenza, Lorenzo Calvi cresce profondamente laico e allergico a tutto ciò che vorrebbe imporsi sulla volontà dell’esse- re umano, si tratti di religioni, ideologie o coper- te teoriche troppo sature. Torna con la famiglia a Milano a conflitto terminato, e in città vive un’ado- lescenza felice fatta di passeggiate e esperienze normali, tra l’affetto dei propri cari e degli amici di allora.
Dopo il Liceo, Calvi decide di iscriversi a medicina e, sulla spinta di letture precoci, ha già in mente di voler fare lo psichiatra. Frequenta quindi la Catto- lica, dove fa parte della piccola pattuglia che segue i corsi di Psicologia di Cesare Musatti, uno dei padri sacri della psicoanalisi italiana insieme a Edoardo Weiss, senza però farsi prendere, forse in parte per l’allergia di cui si accennava sopra, dallo struttura- to pensiero psicoanalitico. Ma è nel laboratorio di Padre Gemelli, luogo di discussione e presentazione
di ricerche e lavori originali, che Calvi va incontro alla propria vita: è infatti in uno dei laboratori, dove Gemelli ospitava nomi comeE. G. Morselli e F. Bari- son,che incontra Danilo Cargnello, di cui aveva già letto alcuni lavori durante le sue sedute in biblioteca, psichiatra che lo introdurrà al pensiero di Ludwig Binswanger e che diverrà il suo maestro di clinica e psicopatologia a Sondrio.
Lorenzo Calvi tiene molto a quel primo periodo di cli- nica e ingresso nel mondo dei pazienti, tiene molto al ricordo di quei momenti perché convinto di aver avvicinato davvero in quel periodo, da principiante alla clinica, le esistenze che incontrava nel suo pere- grinare tra ospedale e domicilio dei pazienti. Allievo e quindi amico del neurologo Magrì, apprende dal suo esempio alcuni tratti per i quali si distinguerà e farà conoscere, ovvero“… il tratto signorile verso i malati, la garbata ironia verso le proprie conoscenze e le proprie risorse, la fusione continua, controllata, mai esorbitante, tra l’umanità del medico e la fre- quentazione delle umane lettere dell’uomo colto” (2015).
Dopo anni di studio appagante e appassionato, sulla scorta della delusione per l’ambiente della clinica cittadina, si sposta in Inghilterra dove passa alcuni mesi lavorando come infermiere, esperienza questa che gli permetterà di approfondire le proprie intu- izioni sul corpo vissuto e sul lavoro dell’infermiere. Tornato in Italia scrive a Danilo Cargnello, allora Direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Sondrio,