• Non ci sono risultati.

Necrophilic Fantasy: il soggetto immagina atti di necrofilia senza mai giungere a compierli.

tra arte e terapia

3 Necrophilic Fantasy: il soggetto immagina atti di necrofilia senza mai giungere a compierli.

Il termine Pseudonecrophilia, invece, indica un’attra- zione transitoria per un cadavere senza però modifi- care in toto le proprie abitudini sessuali che restano comunque orientate alle persone in vita. Tale gruppo include casi sadici, occasionali e transitori.

EZIOLOGIA

Sulla base degli studi condotti specialmente nel Nove- cento, tante possono essere le cause della necrofi- lia. Secondo taluni psichiatri avrebbe un fondamento

biologico come, ad esempio, l’anosmia (l’impossibilità di percepire gli odori), l’inadeguatezza sessuale o più generici traumi cerebrali. Per quanto riguarda il primo fattore, Havelock Ellis (1923) cita un caso di necrofilia derivato, secondo lui, da un difetto congenito. Questo caso, originariamente descritto da Belletrud e Mer- cier (1903), descrive un giovane uomo che, mentre assisteva un becchino, ipotizzò e realizzò l’idea di dissotterrare i corpi di giovani ragazze con le quali poter soddisfare le sue pulsioni. Quando gli fu chie- sto il perché dell’atrocità, rispose: “Non sono riuscito a trovare nessuna ragazza che accettasse di cedere ai miei desideri; questo è il motivo per cui ho fatto ciò. Avrei preferito avere rapporti con persone viventi. Ho trovato del tutto naturale fare quello che ho fatto: non ho visto nulla di male in questo, e non pensavo che qualcun altro avrebbe potuto soddisfare le mie fan- tasie. Considerando che le donne provavano una certa repulsione nei miei confronti, mi è risultato del tutto naturale interessarmi alle persone morte, che, al con- trario delle vive, non mi hanno mai respinto. Usavo dire loro parole come ‘la mia bella, il mio amore, ti amo’.” Nel citare questo caso Ellis afferma che, quando un atto così anomalo è avvertito come naturale, abbia- mo a che fare con una persona che è congenitamen- te difettosa, disturbata negli aspetti più sensibili dell’intelligenza. L’uomo, figlio di una donna malata di mente e con pulsioni sessuali irrefrenabili, era affetto da disturbi psichici e anosmia.

Secondo altri studiosi, invece, la necrofilia sarebbe relazionabile a traumi cranici, generalmente seguiti da commozione cerebrale. Price (1963) cita un caso di necrofilia in cui il colpevole rivelò che, due anni prima di compiere l’atto necrofilo, era stato vittima di un inci- dente motociclistico che gli causò un trauma cranico e una commozione cerebrale. Tale evento potrebbe essere stato un fattore scatenante delle tendenze necrofile dell’individuo. Tuttavia esistono numerosi incidenti simili che non confermano tale ipotesi. Molti di più, però, sono i casi di necrofilia spiegabili con l’inadeguatezza sessuale. Generalmente si tratta di un’impotenza di origine psicologica, determinata da ansia da prestazione. Questo fattore ansioso scom- pare di fronte ad un cadavere che non può giudicare o deridere la performance del necrofilo. È ben noto,

infatti, come alcuni necrofili soffrano d’impotenza nei rapporti con donne vive, rivelandosi completamente in salute in altre situazioni. (Aggrawal, 2011). Tra le spiegazioni di origine psicologica, un posto privilegiato lo occupano l’abuso e la dipendenza da sostanze, ma ancor di più il desiderio di possedere la vittima e le vessazioni e gli abusi sessuali subiti durante l’infanzia.

Riguardo all’abuso di sostanze, emblematico è il caso segnalato da Lancaster (1978) nel quale uno studente di 23 anni fu condannato al carcere a vita per l’omicidio di una donna. L’imputato ha raccon- tato che precedentemente era entrato due volte in un obitorio per avere rapporti sessuali con cadaveri femminili dopo aver assunto alcol e sostanze chi- miche (clonidina). Secondo l’accusa, si trattava di un necrofilo che aveva ucciso la vittima per “procurarsi” una salma. L’assassino aveva una normale relazione con un’insegnante, un quoziente di intelligenza pari a 153 e nessuna malattia mentale. Quindi si ritiene che un ruolo fondamentale nell’insorgere della tendenza necrofila lo abbia svolto proprio l’abuso di sostanze. Meloy (1996) ha descritto uno strano caso di necro- filia nel quale un uomo di 26 anni, sotto l’effetto di alcol, ha ucciso la moglie e in seguito ha stuprato il suo cadavere. Colloquio clinico, anamnesi e test psicologici, hanno rivelato una diagnosi di disturbo antisociale di personalità e depressione maggiore; il reo non ha evidenziato un quadro psicotico ma alcuni indici di deterioramento neuropsicologico lieve. Successivamente si è scoperto che l’uomo in adolescenza aveva fatto uso di svariate droghe, tra cui: cocaina, alcool, oppiacei, sedativi ipnotici, anfetamine, cannabis, allucinogeni e fenciclidina. In alcuni casi un’educazione eccessivamente rigi- da, fatta di dure critiche, può essere un indicatore predittivo della futura insorgenza della necrofilia. Tsheryaskin (1929) è stato uno dei primi studiosi che ha descritto un caso che conferma tale teoria eziolo- gica. Esso riguarda una giovane donna di 19 anni che è diventata una necrofila presumibilmente perché, durante l’infanzia, è stata trattata in maniera molto severa dal padre. Lo studioso ipotizza che l’origine della parafilia sia da attribuire all’ambiente fami- liare della paziente. Ella fu educata in un ambiente

in cui i genitori avevano dei continui attriti e litigi; inoltre suo padre (uno psicotico) era decisamente sadico e si divertiva a maltrattare gli animali e la sua famiglia. Tsheryaskin era del parere che le sue tendenze necrofile ebbero origine da una particolare esperienza: una mattina il padre improvvisamente la svegliò e la picchiò senza pietà con una pesante corda. A conferma della sua teoria lo studioso cita Freud, secondo il quale l’ansia e il danno traumatico possono produrre profondi cambiamenti sui mec- canismi sessuali. Egli, inoltre, sostiene che la predi- sposizione costituzionale (oltre ai fattori ambientali) ha un ruolo rilevante nello sviluppo della necrofilia. Klaf e Brown (1958) riportano il caso di un uomo di 40 anni che viveva in un ambiente familiare piutto- sto difficile. Tutti attorno a lui tranne sua madre lo trattavano molto duramente, erano severi e critici nei suoi confronti. In ultima analisi gli autori ipotiz- zano che il loro paziente trovò conforto nei morti, i quali non si lamentavano mai e non sono mai stati critici nei suoi confronti.

L’abuso sessuale durante l’infanzia potrebbe essere una delle possibili cause di questa macabra per- versione. A conferma di ciò, Bartholomeaw, Milte e Galbally (1978), descrivono il caso di un uomo di 47 anni che, durante l’infanzia, fu aggredito da un omosessuale. Anche altri fattori eziologici posso- no aver contribuito a scatenare le sue tendenze necrofile poiché, ad esempio, aveva l’abitudine di consumare grandi quantità di alcol e, quando era ubriaco, le sue pulsioni sessuali diventavano molto intense. Omosessuale, già condannato tre volte per sodomia e una volta per offesa al pudore, le sue tendenze parafiliche culminarono nell’uccisione di un bambino di 9 anni con il quale ebbe, in seguito, un rapporto anale.

Gli studiosi Bernardi e Ponti (1957), invece, associa- no alla necrofilia un basso quoziente intellettivo, se non un vero e proprio ritardo mentale, ragion per cui gli autori di atti necrofili spesso sfuggono ai proce- dimenti giudiziari. A supporto della loro teoria citano un caso insolito avvenuto in Italia. Un ragazzo di 15 anni ha avuto rapporti sessuali con il cadavere di un feto nato prematuramente al settimo mese di gra- vidanza. Il fatto è avvenuto nella camera mortuaria

dell’ospedale. In seguito, per nascondere il crimine, il soggetto ha gettato il corpo in un pozzo. Il ragazzo era ricoverato in ospedale per il trattamento di una gonilite tubercolare. Scoperto il misfatto, è stato esaminato e gli è stata riscontrata un’età cerebrale di otto anni e la totale assenza di senso morale. Per tale motivo non è stato processato.

Finora sono state proposte molteplici teorie sul- le possibili cause della necrofilia e, come si evin- ce dall’elencazione, molte sono le spiegazioni al fenomeno, tutte possibili ma nessuna esaustiva. Per questo gli studiosi sono propensi nel ritenere che queste cause interagiscano nel necrofilo e che raramente possano spiegare, da sole, l’insorgere della parafilia.

CONCLUSIONI

La necrofilia risulta essere piuttosto rara e spesso si associa ad altre perversioni come sadismo, oralismo e cannibalismo. Talvolta i necrofili sono affetti da altre malattie mentali tra cui oligofrenia e psicosi (Giusti & Bianchi, 2010).

La classificazione proposta da Aggrawal (2009, 2011) fornisce aspetti rilevanti riguardo il modus operandi e le tipologie di necrofili esistenti. Analiz- zandola emerge come, ad eccezione della classe X (Exsclusive Necrophiles), in cui gli individui neces- sitano esclusivamente del corpo morto per avere una gratificazione sessuale, i soggetti di tutte le altre classi sono teoricamente in grado di avere rapporti sessuali con i vivi. Queste considerazioni, rese possibili esclusivamente dallo studio dei casi di volta in volta prospettatisi, al momento continuano a rappresentare una parte residuale nell’alveo della conoscenza del disturbo parafilico.

“La necrofilia ha implicazioni soprattutto in ambito medico-legale (violazione di cadavere) […]” (Giusti & Bianchi, 2010, p. 134). Difatti, oltre a configurarsi come uno specifico disturbo parafilico, la condotta dei necrofili induce a contravvenire ad alcuni articoli del Capo II, Titolo IV del Codice Penale Italiano (Dei Delitti contro la Pietà dei Defunti). Alla luce della legislazione vigente si delineano delle implicazioni giuridiche che conducono il reo ad una specifica con- danna o ad un ampliamento della pena, a seconda

che si verifichino o meno una o più condizioni citate dei predetti articoli: violazione di sepolcro (art. 407 c. p.), vilipendio delle tombe (art. 408 c. p.), vilipendio di cadavere (art. 410 c. p.), distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere (art. 411 c. p.), occulta- mento di cadavere (art. 412 c. p.) (Maresca & Nac- ciarone, 2011).

Nonostante sia considerata una pratica palesemen- te inammissibile, esistono dei casi in cui alcune per- sone hanno concesso la possibilità di poter usufruire del loro corpo per pratiche sessuali dopo la morte (Petrini et al., 2011).

Le persone attratte dai morti o da chi finge la morte, costituiscono una sottocultura che si può trovare su internet. Necrobabes.com è un sito web che offre horror erotico per adulti. Ciò include staged photo- graphs e video di donne nude che sembrano essere state strangolate, soffocate, impiccate o annegate. Il brivido qui sta nel vedere queste immagini e conce- pire i limiti della dominazione sadica, della tortura e dell’omicidio come parte dell’atto sessuale. La rivista Girls and Corpses, invece, si vanta di essere la prima rivista comica del mondo sulla morte (Knafo, 2015). Al momento non esiste una letteratura scientifica su cure efficaci per la necrofilia. I trattamenti pro- posti finora hanno un basso grado di specificità. La bibliografia esaminata, infatti, prescrive una cura simile a quella per le altre parafilie: psicoterapia psicodinamica, terapia cognitivo-comportamen- tale, uso di farmaci per ridurre l’impulso sessuale, assistenza psicologica al fine di ottenere un migliore inserimento sociale (Gabbard, 2005/2007).

BIBLIOGRAFIA

Aggrawal, A. (2009). A new classification of nec-

rophilia. Journal of Forensic and Legal Medicine,

16, 316-320.

Aggrawal, A. (2011). Necrophilia: Forensic and

medico-legal aspects. Boca Raton: CRC Press.

American Psychiatric Association. (2013). Diag-

nostic and statistical manual of mental disor- ders (5th ed.). Washington, DC: Author.

• Bartholomew A. A., Milte K. L. & Galbally, F. (1978).

Homosexual necrophilia. Medicine, Science and

the Law, 18 (1), 29-35.

Belletrud, M. & Mercier, E. (1903). Perversion de

l’instinct génésique. Annales d’hygiène publique

et de médecine légale, 49 (6), 481-490.

Bernardi, L. & Ponti, G. (1957). Un caso eccezio-

nale di necrofilia. Minerva medicolegale, 77 (2),

64-68.

Ellis, H. H. (1923). Studies in the psychology of

sex, volume V: Erotic symbolism. The Mecha- nism of detumescence. The psychic state in preg-

nancy. Philadelphia: F. A. Davis.

Ferracuti, F. (1983). Necrofilia. In Enciclopedia

medica italiana (2nd ed., Vol. 10, p. 82). Firenze: USES.

Furneaux, R. (1961). The two strangles of Ril-

lington Place, London: Panther (trad. it. N. 10

Rillington Place, Mondadori, Milano, 1967).

Gabbard, G. O. (2005). Psychodynamic psychia-

try in clinical practice (4th ed.). Washington, DC:

American Psychiatric Press (trad. it. Psichiatria psicodinamica, Raffaello Cortina, Milano, 2007).

Geberth, V. J. (2003). Sex-related homicide and

death investigation. Pratical and clinical per- spectives (1st ed.). Boca Raton, FL: CRC Press.

Giovannini, F. (1997). Il libro dei vampiri: Dal mito

di Dracula alla presenza quotidiana (2nd ed.). Bari: Dedalo.

Giusti, E., & Bianchi, E. (2010). Devianze e violen-

ze: Valutazione e trattamenti della psicopatia e dell’antisocialità. Roma: Sovera.

Godino, A., & Colazzo, A. (2004). Nella mente del

mostro: Inquietante viaggio nell’universo dei serial-killer. Roma: Milella.

Guislain, J. (1852). Leçons orales sur les phré-

nopathies, ou traité théorique et pratique des maladies mentales. Cours donné à la Clinique des établissements d’aliénés à Gand. Gand: L.

Hebbelynck.

Klaf, F. S. & Brown, W. (1958). Necrophilia, brief

review and case report. Psychiatric Q., 32 (4),

645-652.

Knafo, D. (2015). For the love of death. Somno-

philic and necrophilic acts and fantasies. Journal

of the American Psychoanalytic Association, 63 (5), 857-886.

Krafft-Ebing, Von R. F. (1894). Psychopathia sex-

ualis, with especial reference to contrary sexual instinct: A medico-legal study. (C. G. Chaddock, Trans.). Philadelphia: F. A. Davis (Original work

published 1886).

Lancaster, N. P. (1978). Necrophilia, murder and

high intelligence: A case report. British Journal

of Psychiatry, 132, 605-608.

Liggio, F. (2010). Trattato moderno di psicopa-

tologia della sessualità. Limena, PD: Libreriau-

niversitaria.it.

Liggio, F. (2013). Le parafilie maggiori.

Roma: Alpes.

Malizia, N. (2010). Criminologia ed elementi di

criminalistica. Roma: Firera & Liuzzo.

Maresca, S., & Nacciarone, L. (2011). Compendio

di diritto penale (parte generale e speciale) (3rd ed.). Santarcangelo di Romagna: Maggioli.

Mastronardi, V. M., & De Luca, R. (2013). I serial

killer. Roma: Newton Compton.

Meloy, J. R. (1996). Pseudonecrophilia Following

Spousal Homicide. Journal of Forensic Sciences,

41 (4), 706-708.

Petrini, P., Casadei, A., & Chiricozzi, F. (2011). Tra-

sgressione, violazione, perversione: Eziopato- genesi, diagnosi e terapia. Milano: Franco Angeli.

Price, D. E. (1963). Necrophilia complicating a

case of homicide. Medicine, Science and the Law,

3, 121-131.

• Rajs, J., Lundström, M., Broberg, M., Lidberg, L., & Lindquist, O. (1998). Criminal mutilation of

the human body in Sweden: A thirty-year med- ico-legal and forensic psychiatric study. Journal

of Forensic Science, 43, 563-580.

Rosman, J. P., & Resnick P. J. (1989). Sexual

attraction to corpses: A psychiatric review of necrophilia. The Bullettin of the American

Academy of Psychiatry and the Law, 17 (2), 153- 163.

• Simonelli, C., Petruccelli, F., & Vizzari, V. (Eds.). (2002). Le perversioni sessuali: Aspetti clinici e

giuridici del comportamento sessuale deviante (4th ed.). Milano: Franco Angeli.

Tsheryaskin, W. G. (1929). Zur frage der nekrophi-

lie (The question of necrophilia). Zeitschrift für

RIASSUNTO

Questo articolo è un resoconto dell’incontro che l’A.R.I.R.I. ha organizzato a Bari con Jay Greenberg. La psicoanalisi relazionale è una delle nuove cor- renti teoriche psicoanalitiche nate in seguito ad una certa insoddisfazione del modello classico freudiano. Essa pone l’accento sulla relazione analitica, vista come un’interazione tra le sog- gettività del paziente e del terapeuta, all’interno della quale gli scambi reciproci di comunicazioni verbali o di azioni possono costituire un fatto- re di cambiamento nel paziente. La psicoanalisi relazionale si propone di indagare sia gli elementi intrapsichici che quelli interpersonali del paziente, in quanto entrambi strutturano il suo funziona- mento mentale. L’attenzione si sposta su quanto avviene nell’hic et nunc del momento nella rela- zione analitica e sulle identificazioni di transfert e controtransfert, con cui i partecipanti della cop- pia analitica si influenzano reciprocamente. Nella relazione terapeutica si crea uno spazio condiviso in cui, attraverso la scoperta dell’alterità dell’Al- tro, è possibile sviluppare l’inconscio relazionale e ricreare le rappresentazioni interpersonali disfun- zionali, che il paziente ha interiorizzato sulla base delle sue esperienze relazionali precoci. In questi scambi reciproci, paziente e terapeuta strutturano nuovi schemi di interazione umana, più adattativi e funzionali, sulla base della relazione creata nella coppia analitica e modellata in seduta.

PAROLE CHIAVE

Psicoanalisi relazionale, relazione analitica, azione, rappresentazione, alterità, interpretazione.

INTRODUZIONE

La Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Psi- coanalitica A.R.I.R.I. di Bari ha organizzato una giornata di studio lo scorso 30 settembre 2017, con il patrocinio dell’Ordine Psicologi di Puglia e in collaborazione con il dipartimento FOR.PSI.COM dell’Università di Bari. La giornata ha visto come ospite di eccellenza il Prof. Jay Greenberg, psicologo clinico, psicoanalista di orientamento interperso- nale e analista didatta presso il William Alanson White Institute di New York, oltre che the editor del Psychoanalytic Quarterly. Il Prof. Greenberg nella sua relazione dal titolo “Dall’azione alla rappresenta-

zione: le potenzialità della relazione psicoanalitica”, ha

esposto i punti cardine della psicoanalisi relazio- nale e ha mostrato come questi hanno contribuito ad apportare un cambiamento di paradigma nella psicoanalisi internazionale. La rinnovata attenzione alla relazione terapeutica ha permesso di fare mag- gior luce su alcuni aspetti analitici poco considerati dalla psicoanalisi classica, come il di interpretazio- ne dell’azione o il concetto di alterità all’interno della relazione.

In questo lavoro, intendiamo fornire un resoconto dei contributi teorici emersi durante la giornata di studio, confrontando il pensiero di Greenberg con la psicoanalisi classica

Per una semplificazione metodologica verranno utilizzate le parole che lo stesso Greenberg ha utilizzato nella sua relazione, che verranno virgo- lettate, poiché considerate di maggiore efficacia teorica. Ulteriori riferimenti ad altri lavori dell’au- tore verranno seguiti dalla data di pubblicazione e inseriti in bibliografia.

Agata Livia Plantamura

Psicologa, Specializzanda A.R.I.R.I.

Agata Livia Plantamura

Psicologa, Psicoterapeuta, Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica A.R.I.R.I.

Rassegna e approfondimenti tematici

La psicoanalisi e la svolta