1.3. L’epistemologia semiotica contemporanea e i suoi strumenti semiologic
1.3.2. La terminologia del Dictionnaire
«Le decisioni terminologiche arbitrarie (cioè in contrasto con l’uso comune, o con una precedente
40 Essi intervengono attraverso la selezione di frammenti caratterizzati da una lettera che mette in evidenza la natura
delle aggiunte : C = «complément, continuation, conformité»; P = «proposition, prolongement, projet»; D = «débat, discussion, divergence, digression»; N = «nouvelle entrée» (Greimas & Courtés 1986 : 5). A ciò viene aggiunto un indice finale per il reperimento delle voci descritte.
convezione terminologica) sono sempre possibili e lecite, ma a patto di non essere decisioni ad hoc, valide cioè soltanto entro un ristretto settore della teoria senza riguardo alla sua complessiva coerenza» (Garroni 1972: 218).
La terminologia semiotica era una questione urgente all’epoca della pubblicazione del primo tomo del DRTL (1979), come testimoniano alcuni interventi protagonisti del primo convegno internazionale dell’International Association for Semiotic Studies (Budapest, luglio 1979). Una terminologia specificamente semiotica si presentava nell’ambito del convegno come «la condizione necessaria di un accesso autentico allo statuto scientifico » (Hénault 1980: 10, trad. nostra). Nel suo intervento, di cui la pubblicazione citata è un resoconto, Hénault dimostra quale «filtraggio» subiscono i termini francesi e i neologismi dal momento in cui diventano termini costitutivi della terminologia “greimasiana”. «Questa terminologia non ha buona reputazione. È difficile e il
Dizionario non mancherà di sembrare spesso ermetico» (Hénault 1980: 10, trad. nostra). La
comprensione delle entrate e delle definizioni si basa, infatti, sulla conoscenza presupposta degli scritti di semiotica, e specialmente sugli scritti di Greimas, su cui questa stessa costruzione terminologica si fonda41, a loro volta risultato di un lavoro «pre-metasemiotico»42 (Hénault 1980: 11, trad. nostra), verso una sempre maggiore astrazione43. Hénault distingue diversi gradi di elaborazione delle voci del DRTL:
41 Come indicato da Hénault, per una comprensione delle entrate del Dictionnaire è infatti necessario il riferimento alle
seguenti pubblicazioni : Sémantique structurale, Langages nn. 10, 31, 43; Du sens, Sémiotique narrative et discursive;
Maupassant. La sémiotique du texte. «Le travail du texte réalise, performatif d’un type nouveau, le mouvement par
lequel la terminologie greimasienne détourne et balise peu à peu, par le simple jeu de l’interdéfinition, le contenu sémantique des termes empruntés à la langue française. Abstractions et ellipses y vont de pair, car l’abstraction est précisement ce qui autorise l’ellipse, ici de type risonné. Comme en algèbre, le raccourci n’est possible que parce que chaque terme subsume des opérations toujours restituables par catalyse » (Hénault 1980 : 11).
42 Tarduciamo le espressioni «pré-métalangagier» e «métalangagier» usate da Hénault (1980) rispettivamente con le
espressioni «pre-metasemiotico» e «metasemiotico». Assumiamo, infatti, la traduzione e la conseguente affermazione del termine danese Sprog usato da Hjelmslev nei FTL (insieme, linguaggio e lingua, langage e langue) come semiotica e lingua. In questo modo, possiamo rimanere nell’ambito dell’epistemologia hjelmsleviana nella quale si situa lo stesso DRTL.
43 Questa stessa appartenenza del DRTL al paradigma teorico di Greimas viene sottolineata anche da Segre, che rivolge
critiche severe alla terminologia del DRTL nella recensione alla traduzione inglese (Semiotics and Language: An
Analytic Dictionary, tr. in. L. Crits, D. Patte, and others, Bloomington : Indiana University Press, 1983) plubblicata su Semiotica (n. 50/1984, pp. 269-178). «This Dictionary can be regarded as an original text of Greimas (ably assisted by
Courtés) » (Segre 1986 : 272). Secondo Segre, infatti, «the Dictionary is far from being a survey of the terminology in use in semiotics : there is no sign of terms by now well-known, […]; there is no sign of the terminology of the American semioticians […]; nor do Russian semioticians fare better […]. Again, various specialized branches of semiotics are briefly alluded to or confined to single articles […], but their specific terminology is not given. As for linguistics, it is clear from the very title that what is spoken of is langage, in English language, not linguistics: such consideration as is given to linguistics concerns exclusively its theoretical aspects » (Segre 1986 : 269-270). «The dictionary is, first and foremost, an exemple of termonological unification, wich points up by constrast the rag-bag, synchretic character of the terminology semioticists usually have recours to » (Segre 1986 : 275).
1) definizioni rigorose di campi già esplorati, di cui: a) definizioni delle voci costitutive della teoria semiotica in quanto tale (struttura, teoria, semiotica, ecc.); b) definizioni che riguardano la metodologia semiotica. Tra queste ultime troviamo: i) concetti strumentali: elementi, classi, categorie, unità; ii) concetti che designano delle procedure: identificazione, segmentazione, sostituzione, commutazione;
2) soggetti incompiuti che riguardano ricerche in corso (cognitivo/pragmatico, azione/passione, ecc.);
3) designazioni sommarie di campi di ricerca ancora inesplorati (zoosemiotica, psicosemiotica, ecc.).
Si costituisce, perciò, secondo Hénault, una «zona metasemiotica» che raggruppa insieme «un’assiomatica forte dei concetti indefinibili e d’ipotesi indimostrabili, e […] le definizioni che conseguono da questi principi posti come primi» (Hénault 1980: 13, trad. nostra). La «zona metasemiotica» così definita è, allora, gerarchicamente superiore ai linguaggi di descrizione dei diversi livelli di analisi e dei diversi domini della teoria stessa. Coerenza e interdefinizione sono i meccanismi che governano la costruzione di questa terminologia, in linea con le indicazioni hjelmsleviane.
Confrontandolo al lavoro da lui stesso compiuto, in qualità di redattore, nel Trésor de la
langue française (TLF, 1971-1980), Courtés definisce il DRTL, di cui è invece co-autore, come un
«dizionario concettuale»: se nel TLF si parte, infatti, da una lingua-oggetto esistente (il francese, appunto) che si analizza attraverso un metalinguaggio descrittivo44, nel secondo si tratta in qualche modo di una teoria che si costruisce in una terminologia costruita ad hoc. Se nel TLF le voci sono già lì, disponibili nella lingua quotidiana, nel DRTL le voci si costituiscono come i termini stessi dell’analisi concettuale, ossia vi è contemporaneità nella costruzione di terminologia e teoria: la
terminologia costruisce la teoria semiotica in questione che, a sua volta, è istituita dalla terminologia stessa. La semiotica necessita, infatti, di una terminologia propria, poiché è su di essa
che si costruisce la sua unità teorica, la sua coerenza metodologica e la sua efficacia analitica. «Da questo punto di vista, il nostro dizionario di semiotica è un “falso” dizionario: le 645 voci che lo compongono sono per così dire altrettanti termini costruiti che non sono dati di primo acchitto, ma compaiono alla fine di un percorso concettuale analitico preliminare» (Courtés 1980: 18, trad. nostra). Le voci del dizionario si stabiliscono in base al loro essere più o meno adeguate alla teoria, che tuttavia si istituisce proprio attraverso la stabilizzazione del lessico. Ciò che chiamiamo
metalinguaggio nell’embito del DRTL non è, allora, ciò che individuiamo come metalinguaggio in
qualsiasi altro dizionario. Non essendoci teoria del linguaggio che lo preceda, ma essendo esso
stesso il luogo di verifica di una teoria del linguaggio in costruzione, il DRTL costituisce uno dei luoghi di riflessione privilegiati di un nodo cruciale dell’epistemologia hjelmsleviana: poiché
l’oggetto è costruito attraverso l’analisi, ed essendo l’analisi il corrispettivo di una teoria, il DRTL si presenta come un esempio della relazione fra i termini oggetto/teoria/analisi nell’espistemologia hjelmsleviana.
«Le "jargon" ? Greimas, auteur d’un Dictionnaire de sémiotique (et de deux dictionnaires de langue !)45 était
nécessairement très attentif aux problèmes de métalangage: il décrit avec lucidité la situation de la sémiotique dans le n° 13 (mars 1980) du Bulletin, et reconnaît sans ambages que "du point de vue socio-linguistique, la situation de la sémiotique est inconfortable" (p. 50). Il va même jusqu’à situer son rapport à la pratique du métalangage par comparaison avec le discours lacanien, qu’il juge avec extrême sévérité. C’est un fait que la sémiotique greimassienne s’est donné un métalangage, mais un métalangage au sens plein du terme, c’est-à-dire, indissolublement, un inventaire "raisonné" (le mot, on le sait apparaît dans le titre du Dictionnaire) de termes et la conceptualisation d’un champ scientifique. En somme, le métalangage greimassien n’est – contrairement, peut-être, à certains autres – ni décoratif, ni terroriste. Reste qu’il a souvent été reçu comme étant l’un ou l’autre, et parfois l’un et l’autre: plusieurs polémiques – il serait à la fois amusant et déprimant d’en faire l’histoire – l’ont suffisamment manifesté» (Arrivé 1993: 22).
Un numero degli Actes sémiotiques (Bulletin, IX, 38, giugno 1986) è interamente dedicato alla pubblicazione del secondo tomo46 del DRTL (1986), quello in cui si fanno integrazioni e revisioni alle voci del primo (1979). Dopo aver presentato i due volumi47, Pezzini fa brevemente una sintesi di quella che è stata la ricezione che ha seguito immediatamente la pubblicazione di questo secondo volume del DRTL (1986):
«trop de dissonances risquent évidemment de mettre en cause la lisibilité de l’ouvrage, et même, plus généralement, la cohérence du projet sémiotique dont ce volume se veut l’expression, à la fois comme bilan et comme perspective
45 Per ciò che concerne l’attività lessicografica di Greimas, cf. Quemada (1993), «Greimas lexicologue ».
46 Come scrive Pezzini nell’introduzione, questo numero contiene quattro contributi presentati nell’ambito del Groupe
de Recherches Sémio-Linguistiques, nella primavera del 1986, nel corso di un «méta-séminaire» che apriva la
discussione intorno alla pubblicazione sul secondo tomo del Dictionnaire, appena pubblicato. Insieme ai contributi di Herman Parret, Jacques Geninasca e Henri Quéré, era previsto anche quello di Paolo Fabbri, di cui non era stata però ricevuta alcuna trascrizione. La conclusione del Bollettino è scritta dallo stesso Greimas, che rende note, così, le proprie riflessioni sul dibattito in corso. «Soutenues par la participation de nombreux chercheurs, dont plusieurs des collaborateurs du volume […], ces rencontres, centrées autour de trois intervenants-témoins qui n’avaient pas participé à la rédaction du livre (et qui n’ont pas non plus assisté à toute les séances), font d’emblée apparaître certains points forts et certaines convergences» (Pezzini 1986: 5). «Double du Séminaire comme l’a remarqué l’un des participants [Henri Quéré], l’ouvrage jouerait ainsi le rôle, quelque peut hyper-réaliste, d’un miroir de groupe (quand bien même toutes ses composantes n’y seraient-elles pas reflétées).» (Pezzini 1986: 6).
47 «Deux volumes : deux formules partiellement distinctes. Dans le premier tome, on le sait, nos deux auteurs, seuls à
tenir la plume, s’étaient donné pour but de présenter les principes, les acquis, et sans doute aussi les promesses d’une théorie déjà consolidée pas une bonne décennie de pratique de recherche. Ainsi le Dictionnaire put-il devenir un texte de référence, une sorte de livre de chevet, un véritable synopsis raisonné de la théorie du langage élaborée et pratiquée par les tenants de l’école dite de Paris. Ouvrage où l’effort de cohérence, d’interdéfinition et de consistance était suffisamment marqué pour en faire non seulement l’étendard d’une théorie (sa version «standard »), mais aussi le lieu d’expression d’un devenir, la théorie esquissée dans ses ligne de force cherchant en même temps à prévoir, ou à localiser ses propres «boîtes noires » et sens développements possibles ou nécessaires » (Pezzini 1986 : 5).
d’avenir: risque tout particulièrement sensible lorsque plusieurs voix concourent à la définition d’une même entrée, donnant parfois l’impression d’une étrange forme de cohabitation entre des sémiotiques différentes, ou même alternatives.» (Pezzini 1986: 6).
Ciò che tutte le recensioni a questo secondo volume del DRTL (1986) mettono in evidenza è proprio questa plurivocità, come pluralità di prospettive (individuali) attraverso le quali viene presentata una stessa nozione, che mina la coerenza epistemologica, nonché l’efficacia della pubblicazione48. Se ci si aspettava dalla pubblicazione del secondo tomo del DRTL (1986) proprio una problematizzazione della terminologia in relazione agli sviluppi della ricerca semiotica successivi all’edizione del primo tomo (1979), questo non è stato, infine, ciò che è emerso. Parret (1986), ad esempio, sottolinea come l’ermeticità del DRTL sia dovuta almeno parzialmente ai riferimenti bibliografici opachi. La stessa mancanza è sottolineata da Segre (1984: 276), nella recensione alla traduzione inglese del primo tomo del DRTL, compensata proprio da una bibliografia aggiunta dai traduttori49, ma i due sistemi di riferimenti bibliografici entrano spesso in conflitto. Un altro aspetto sottolineato ancora da Parret (1986) è l’apertura del secondo tomo del DRTL ad approcci filosofici, psicanalitici, ecc. «al prezzo di una pericolosa confusione fra semiotica strutturale (neo-hjelmsleviana) e semiotica mite [douce]» (Parret 1986: 12, trad. nostra), e di conseguenza «la pseudo-semiotizzazione di nozioni filosofiche» (Parret 1986: 12, trad. nostra), nozioni che la semiotica prende in prestito alla linguistica, alla logica, alla filosofia, mentre i neologismi semiotici sono spesso «difficilmente sopportabili» (Ibidem). Infine, secondo Parret (1986), allo sforzo di elaborazione concettuale delle nozioni fondamentali del discorso semiotico si sostituisce spesso la sola formalizzazione, che non risolve la concettualizzazione, ma la rende soltanto evidente. A questa concettualizzazione debole si aggiunge, inoltre, una trattazione parziale delle stesse nozioni, presentate secondo certe prospettive piuttosto che altre. Inoltre, è evidente la dipendenza del secondo tomo (1986) del DRTL dal primo (1979)50 affinché sia possibile la
48 Come scrive Henri Quéré nel suo intervento qui pubblicato, «J’avoue qu’en lisant ce dernier (dernier en date ?)
volume du Dictionnaire – se peut-il qu’il y ait “deux” dictionnires ? – je me suis demandé combien désormais il y avait de sémiotiques. Autant que de sémioticiens ? Les interventions sont souvent à ce point tipées qu’il n’est nul besoin de se reporter aux initiales apposées au bas de chaque article et que ce qu’on appelle des “entrées” pourrait aussi bien s’appeler des “entrants”. Qu’en est-il alors du tout et de sa cohérence ? » (Quéré 1986 : 33).
49 La traduzione inglese «goes far beyond the original in the excellence of its printing and paper. There is a Translators’
Note (pp. vii-x) and a very useful Appendix that gives correspondences between the main words adopted by the French text and their English equivalents (pp. 377-383); comprehensive Selected Bibliography is the work of E. J. McMahon II (pp. 384-409) » (Segre 1984 : 269).
50 Critiche severe vengono mosse al secondo tomo anche da Geninasca (1986). Oltre a mettere in questione la
problematica inversione dei ruoli di Greimas e Courtés, che da redattori diventano commentatori della redazione, Geninasca richiama l’attenzione sull’imprecisione e la confusione delle classificazioni delle entrate (l’uso delle sigle C, P, D, N). «Ce second volume de Greimas-Courtés ne saurait prétendre à établir un état de la sémiotique destiné à en remplacer la versione dite “standard”, qui demeure, en tout état de cause, la réference par rapport à laquelle mésurer les écarts, à défaut de pouvoir dessiner des lignes de force. […] Si le premier tome de Sémiotique aspirait à se constituer en
compresione. «Poiché, per equità è opportuno anche criticare le critiche» (Greimas 1986b: 43, trad. nostra), la postfazione al numero del Bollettino menzionato è redatta dallo stesso Greimas, che riprende immediatamente l’osservazione di Parret circa la «pseudo-semiotizzazione delle nozioni filosofiche». A tal proposito, Greimas sottolinea:
«la sémiotique est une enquête sur le sens et c’est aux philosophes du langage qu’elle doit s’adresser en priorité. Sens et science: c’est à ce prix seulement qu’elle peut espérer sauvegarder sa cohérence, c’est-à-dire sauver son âme. Le recours, inévitable, à la philosophie se situe, bien sûr, au niveau des fondements de la théorie sémiotique, niveau quasi aporique qui mérite respect et méfiance» (Greimas 1986b: 43).