1.3. L’epistemologia semiotica contemporanea e i suoi strumenti semiologic
1.3.6. Il lessico Sémiotique di Rey-Debove a confronto con il Vocabulaire des études sémiotiques et sémiologiques
Il Vocabulaire des études sémiotiques et sémiologiques pubblicato a cura di Ablali e Ducard (2009, d’ora in poi VESS) condivide con il lessico Sémiotique di Rey-Debove (1979) una vocazione didattica63. I due strumenti semiologici sono, però, molto diversi. Il VESS è contemporaneamente «una cartografia e un vademecum» (VESS: 17, trad. nostra), in ragione dell’articolarsi al suo interno di «diversi domini della semiotica e della semiologia» (VESS: 7, trad. nostra) contemporanee64. Esso si presenta, perciò, innanzitutto, come un’opera collettiva a vocazione didattica, animata da un’esplorazione continua dello stato della ricerca semiotica e semiologica, specialmente in ambiente francofono65. Quando Rey-Debove pubblica Sémiotique, invece, i campi
disciplinari «delle semiotica e semiologia» erano in via di affermazione e diversificazione dei rispettivi oggetti di studio. Rey-Debove parla della semiotica come «scienza del segno, che vuole rendere conto almeno del comportamento umano nel suo insieme» (Rey-Debove 1979: 5, trad. nostra) e che si sviluppa soprattutto grazie alla sua intrinseca interdisciplinarità. Il lessico redatto è
63 Il primo lessico di semiotico di cui abbiamo notizia è stato redatto da Philippe Hamon e lo troviamo menzionato nella
prefazione del DRTL. Tuttavia, nel corso delle nostre ricerche, non è stato possibile recuperare alcun esemplare.
64 Per un resoconto più ampio e una discussione dell’opera da un punto di vista epistemologico, ci permettiamo di
rinviare a De Angelis (2010, 2011b). La pubblicazione del VESS è preceduta, in un certo senso, dal suo alter ego in lingua inglese, la Encyclopedia of Semiotics di cui Paul Bouissac (1998) è il curatore principale. «The guiding principles for the elaboration of this encyclopedia have been to be comprehensive, problem-oriented, and user-friendly. The three hundred articles forming this work cover a wide range of topics and present a balanced view of the various theoretical and methodological approaches to the study of signs, communication, and culture that have been produced throughout the twentieth century» (Bouissac 1998: xi). Bouissac, impegnato da tempo per una storia della semiotica (Bouissac 1990a, 1990b), ci offre un resoconto sulla pubblicazione degli «strumenti semiologici», dal punto di vista (se così possiamo dire) «americano». «This one volume Encyclopedia of Semiotics appears in a rich environnement of reference works and books, published in English or English translation, which it will complement in many useful ways. The three volumes Encyclopedic Dictionary of Semiotics (1986) remains an impotant knowledge resource that the present volume does not duplicate, notably with respect to the rich philosophical, psychological, and logical traditions that led to modern semiotics. Wingfried Noeth’s Handbook of Semiotics (1990), transleted with revisions from the orginal German edition (1985), is a single author’s encyclopedic work effectively organized in chapters, somewhat in the form of an advanced textbook. Finally, the monumental Semiotik/Semiotics: Ein Handbuch zu den
Zeichentheoretischen Grundlagen von Natur und Kultur /A Handbook of Sign-Theoretic Foundations of Nature and Culture, whose first volume appeared in 1997, will provide researchers with a hefty and systematically structured mass
of semiotic discussions and references, approximately equally diveded between German and English. Other semiotic publications of an encyclopedic nature, but in a more specialized sense, include Semiotics and Language: An Analytical
Dictionary (1982), a work translated from the French, which expounds the key concepts of Greimassian semiotics, also
known as the Paris School; Selected Concepts in Semiotics and Aesthetics: Material for a Glossary (1978), which appeared in the McGill University series Studies in Communication; and Semiotica Indica: Encyclopedic Dictionary of
Body-Language in Indian Art and Culture (1994), a two volume illustreted work in English comprising more than five
thousand entries listed in Sanskrit alphabetical order (with a notational index in English), whose scope extends beyond body-language to other forms of nonverbal communication and their symbolism in the Indian tradition» (Bouissac 1998: xi-xii).
65 Per una ricostruzione storica e una discussione epistemologica dell’affermarsi della semiotica in Francia, cfr. Puech
(1992, 2000). Secondo Puech, «è intorno alla linguistica che si sono allacciati in Francia i dibattiti sulla possibilità della semiotica e delle sue poste in gioco fondamentali, ed è intorno alla figura di Saussure che si è cristallizzato l’essenziale degli sviluppi critici ai quali ha dato vita » (Puech 2000 : 17). L’autore sottolinea l’emergenza di tre linee di sviluppo della riflessione semiologica (teoria letteraria, teoria sociale, teoria delle idee in relazione alle pratiche sociali) e mette in evidenza le interazioni continue fra una semiotica «positiva» e una semiotica «speculativa».
«generale e semplice» (Ibidem) e raggruppa gli approcci di diverse scuole66: «è per questo che impieghiamo [nel titolo] il termine semiotica e non semiologia che fa riferimento alla scuola francese» (Rey-Debove 1979: 5, trad. nostra). Oltre a questa differenziazione terminologica che rinvia ad una delle più celebri querelle tuttora in corso (§ 2.1.1), Rey-Debove stabilisce immediatamente il posto della semiotica rispetto alle altre scienze: «questo lessico racchiude obbligatoriamente una parte della linguistica, come scienza modello della semiotica» (Rey-Debove 1979: 5, trad. nostra).
La distinzione terminologica ricordata da Rey-Debove la ritroviamo portata a compimento, come mostra già il titolo, nel VESS. Qui viene proposta, infatti, una differenziazione sistematica fra gli aggettivi semiotico e semiologico (§ 2.1.1) che rivela la coesistenza di due tradizioni teoriche ed epistemologiche. Questa distinzione è presa in cosiderazione anche dal DRTL, senza tuttavia essere poi effettivamente applicata. Mentre l’uso del termine semiologia nel VESS rimanda ad una filiazione saussuriana, presupponendo, quindi, una vicinanza continua fra questo campo disciplinare e la linguistica, l’uso del termine semiotica rimanda piuttosto all’approccio che attinge ad una tradizione logica67. Il VESS costituisce, allora, un campo di prova della nostra ricerca. Alcuni presupposti epistemologici hanno condotto ad una certa partizione disciplinare (Chiss & Puech 1999) non spiegabile diversamente. Nonostante non sia possibile assumerlo come oggetto di studi così come abbiamo fatto con il DRTL e l’EDS, per via della sua recente pubblicazione che impedisce di assumere una necessaria distanza oggettivante (Gadamer 1960), il VESS rappresenta piuttosto il banco di prova dell’«orizzonte di restrospezione» (Puech 2006) in cui si situa la nostra ricerca.
66 Una discussione sulla nozione di scuola nelle scienze umane la troviamo nel volume collettaneo Sur la notion d’école
scientifique et philosophique. Essais épistémologiques (1993).
67 Seguendo brevemente gli sviluppi di questa querelle, il problema della differenziazione dell’uso dei termini è ancora
attuale. Diversamente, e riferendosi soprattutto al panorama italiano, Traini (2006), distingue due vie della semiotica, l’una concentrata sui sistemi di significazione e i suoi oggetti; l’altra sull’interprete e sui modi della significazione. Ma se l’uso del termine sémiotique sembra rivelarsi un po’ più stabile, l’uso del termine sémiologie rinvia a sua volta ad una pluralità di approcci (Hjelmslev e Greimas, da una parte; Benveniste et Barthes, dall’altra). In questo caso, sembra essere l’uso hjelmsleviano del termine semiotica che potrebbe rispondere in maniera più adeguata alla domanda su cosa sia la semiotica nel senso corrente del termine: “à la fois une discipline de savoir et une caractérisation des objets de cette discipline” (p. 39).