IL TESTO NELLA SEMIOLOGIA INTERPRETATIVA
3.3. Un’altra teoria del testo in semiotica
3.3.2. La relazione fra testo e testualità nella teoria glossematica
Rastier rimprovera a Hjelmslev (1943b) di aver considerato il problema della testualità che si evince dalla relazione fra i componenti e il testo considerato come un tutto270. Come abbiamo visto (§ 2.6.), l’oggetto teorico dell’analisi glossematica non è il testo, bensì la lingua. Il primo, infatti, è soltanto un oggetto di conoscenza transitorio, per cui una teoria del testo non è
270 «Le texte se conçoit comme un tout analytique, exhaustivement réductible à ses parcelles constitutives. […] La
possibilité de diviser le texte en plan de l’expressione et plan du contenu, et ensuite d’étudier chaque plan séparément, provient d’une orientation déductive. Là sans doute peut-on lire, selon nous, la trahison hjelmslevienne de Saussure: alors que celui-ci préconise l’inséparabilité du signifiant et du signifié, Hjelmslev, lui, en fait la première condition pour l’analyse du texte: <L’analyse se fera en divisant le texte en ses constituants. Chacun de ces constituants du texte, quelle que soit sa longuer, pourra être appelé une chaîne. Nous avons déjà vu que la première division du texte doit distinguer les deux faces: la chaîne du contenu et la chaîne de l’expression. Cette distinction devra toujours être la première étape de l’analyse d’un texte quel qu’il soit> (Hjelmslev 1943: tr. fr. p. 187)» (Ablali 2003: 80, 81).
nell’orizzonte aperto dalla teoria del linguaggio hjelmsleviana. Il testo è sottoposto all’analisi che lo descrive come oggetto1 comunicativo e lo istituisce come oggetto2 di conoscenza. L’analisi procede alla scomposizione del testo nelle sue parti costituenti271. L’articolazione fra le parti rivela allora la forma del testo (Mano 2000).
Tuttavia, l’analisi non ritorna sul testo in quanto tale. Esso, pur essendo oggetto di analisi, non diventa in quanto tale oggetto di conoscenza, poiché la conoscenza del testo (processo, sintagmatica) è funzionale alla conoscenza del sistema ad esso soggiacente, ossia la lingua (sistema, paradigmatica). Non era, infatti, lo scopo di Hjelmslev una semiotica dei testi. Ciò fa dire a Rastier (1997a) che il testo, come compare nella teoria del linguaggio hjelmsleviana, è un testo «senza testualità». Tuttavia, la testualità non poteva interessare Hjelmslev, poiché nella sua teoria del linguaggio il testo si è sempre presentato come un oggetto di analisi transitorio (Conte 1985). Insieme al problema della testualità, viene eluso anche quello dell’interpretazione.
Rastier (1997a) rivolge alla glossematica tre critiche in merito al testo linguistico.
1) I testi generati non sono interpretati. La glossematica si basa, infatti, sull’analisi dei «testi attestati». La glossematica ha carattere predittivo e definisce i «testi possibili» e generabili da quel sistema, scontrandosi, però, con un problema: la diversità dello statuto dei «testi attestati», che sono occorrenze situate e, perciò, interpretabili, rispetto allo statuto dei «testi possibili», che sono tipi non situati e, perciò, privati di senso.
2) Il testo è omogeneo, ma non polisemico, né polisistematico272. Secondo Rastier, infatti, la glossematica potrebbe generare soltanto del testo e non dei testi, poiché il suo unico obiettivo è «la langue, d’après laquelle est construite la structure de tous les textes d’une même nature supposée» (Hjelmslev 1971a [1943], p. 27). «La conoscenza acquisita riguarda non soltanto o non essenzialmente i processi o testi, ma il sistema o lingua da cui tutti i testi della stessa natura specificata sono costruiti e con cui possiamo costruire dei testi nuovi. Con l’informazione linguistica così ottenuta riusciremo a costruire qualunque testo concepibile o teoricamente possibile nella stessa lingua.» (FTL: 20). Tuttavia, un testo non è soltanto il prodotto di un uso particolare di un sistema, ma è il prodotto dell’interazione di questo sistema (la lingua) con altri sistemi di norme
271 «Cette définition, on le voit, est assez éloignée de l'acception de texte comme " donnée d'analyse ". Hjelmslev
explique la discrépance en ces termes : « Si l'on peut parler de données [...], ces données sont, pour le linguiste, le texte dans sa totalité absolue et non analysée (undivided and absolute integrity). Le seul procédé possible pour dégager le système qui sous-tend ce texte (to order a system to the process of that text) est une analyse qui considère le texte comme une classe analysable en composants. » (Hjelmslev 1971a[1943], p. 21).» (Rastier 1997a).
272 «Enfin et surtout, une contradiction s’élève entre le postulat méthodologique d’une homogénéité structurale et le
constat courageux que tout texte dépend de plusieurs systèmes (styles, tons, mouvements; cf. op. cit. p. 145). Hjelmslev l'a lucidement formulée : " nous avons travaillé en supposant que le texte donné présente une homogénéité structurale [...] Au contraire, tout texte [...] contient d'habitude des dérivés qui reposent sur des systèmes différents " (1971 a, p. 145). Mais cette constatation in fine, à l'avant-dernier chapitre des Prolégomènes, devrait conduire à refondre les vingt- et-un qui précèdent : le caractère polysémiotique et polysystématique de tout texte doit selon nous être reconnu au principe de la théorie de la textualité » (Rastier 1997a).
sociali, identificabili – secondo Rastier – nel discorso, nel genere, nell’idioletto (§ 3.3.3). Queste norme sociali permettono di individuare un testo, di arrestare la sua generazione (se considerato all’interno di un percorso generativo), pur non appartenendo al sistema linguistico: «qualunque testo non sia di estensione così limitata da non costituire una base sufficiente per la deduzione di un sistema generalizzabile ad altri testi, contiene di solito derivati che si basano su altri sistemi» (FTL: 123). È possibile trarre una teoria della lingua adeguata e soddisfacente soltanto da quei testi semplici la cui struttura sia generalizzabile ad altri testi. Tuttavia, i testi non sono generalmente così semplici. È per questa ragione che una teoria della lingua non può da sola produrre dei testi: dal momento in cui ci si propone di studiare il solo sistema linguistico, una teoria della lingua non è sufficiente per generare testi. Inoltre, secondo Rastier il testo viene ridotto al solo ordine sintagmatico, mentre sarebbe necessario rapportarlo a quattro ordini di descrizione linguistica:
paradigmatico, sintagmatico, ermeneutico, referenziale. L’assimilazione dell’ordine paradigmatico
al sistema, cioè alla lingua, comporta delle conseguenze sull’analisi stessa dei testi. Ad esempio, i paradigmi testuali come i generi non derivano dalla lingua in quanto sistema, ma dall’insieme delle relazioni fra lingua e norme sociali.
3) Infine, la glossematica assume il testo come totalità senza globalità. Hjelmslev (1943b), infatti, non impiega a proposito del testo il termine unità, ma quello di totalità assoluta (absolutte
helhed). Ciò rimette in questione il rapporto fra globale e locale nel testo273. Tuttavia, nonostante
non si possa parlare di una testualità vera e propria274, troviamo nella teoria del linguaggio di Hjelmslev ciò che fa del testo una totalità.
273 «La méthode d'analyse a chez Hjelmslev une fonction définitoire; or " le seul procédé possible pour dégager le
système qui sous-tend ce texte [comme totalité] est une analyse qui considère le texte comme une classe analysable en composantes " (1971 a, p. 21). On objectera sans peine que l'élément n'est pas en lui-même local, et que le global ne saurait se définir comme une classe. Mais malgré l'apparence, Hjelmslev se garde de confondre le rapport ensembliste entre la classe et ses éléments et le rapport méréologique entre la partie et le tout. Contre le " réalisme naïf " de la logistique, il souligne que l'analyse a pour but d'identifier non des parties de l'objet donné (ici le texte) mais les relations qui les définissent, si bien " qu'une totalité ne se compose pas d'objets mais de dépendances. Il reste cependant que " la totalité de l'objet examiné n'en est que la somme " (1971 a, p. 36), ce qui définit une sorte de compositionnalité structurale, et interdit nous semble-t-il de décrire l'incidence du local sur le global, d'autant plus que les relations structurales fondamentales (interdépendance, détermination, et constellations) s'établissent entre les parties de l'objet, non entre l'objet et ses parties. En somme, Hjelmslev tient compte du texte, mais les procédures qu'il lui applique ne tiennent pas compte de la textualité. Si donc la distinction entre le texte comme syntagmatique et le texte comme unité n'est pas problématisée, c'est nous semble-t-il parce que la théorie ne rend pas compte de la textualité, et sans doute ne pouvait pas la concevoir " (1971 a, p. 37).» (Rastier 1997a).
274 «En somme, Hjelmslev tient compte du texte, mais les procédures qu’il lui applique ne tiennent pas compte de la
textualité. Si donc la distinction entre le texte comme syntagmatique et le texte comme unité n’est pas problématisée, c’est nous semble-t-il parce que la théorie ne rend pas compte de la textualité, et sans doute ne pouvait pas la concevoir. Les procédures descriptives sont en effet de type morphosyntaxique et étendent au palier du texte les concepts et les méthodes du palier inférieur» (Rastier 1997a, on line).
«Sia l’oggetto esaminato che le sue parti esistono solo in virtù di queste dipendenze275; il complesso dell’oggetto esaminato si può definire grazie alla loro totalità; e ognuna delle sue parti si può definire solo grazie alle dipendenze che la collegano ad altre parti coordinate, al tutto, alle parti di grado immediatamente inferiore, e grazie alla somma delle dipendenze che queste parti di ordine immediatamente inferiore contraggono fra di loro. Una volta che si sia riconosciuto questo, gli «oggetti» del realismo ingenuo [intesi come oggetto1] non sono, dal nostro punto di vista, che intersezioni di fasci di tali dipendenze. In altri termini gli oggetti si possono descrivere solo coll’aiuto delle dipendenze, e questo è l’unico modo per definirli e coglierli scientificamente. Le dipendenze che il realismo ingenuo considera secondarie, implicanti gli oggetti, divengono da questo punto di vista primarie, implicate dalle loro intersezioni. Il riconoscimento del fatto che una totalità non consiste di cose ma di rapporti, e che non la sostanza, ma solo i suoi rapporti interni ed esterni hanno esistenza scientifica, non è ovviamente una novità nella scienza, ma può essere una novità nella scienza linguistica276.» (FTL: 26-27).
Ciò che guida l’analisi dei testi è il riconoscimento di queste dipendenze. «Deve essere possibile concepire le parti a cui l’analisi arriverà come nient’altro che punti di intersezione di fasci di linee di dipendenza.» (FTL: 31). La dimensione della testualità non è, perciò, del tutto assente dalla glossematica, ma si risolve nell’individuazione delle dipendenze che rendono il testo una
totalità. Potremmo, allora, intravedere una testualità tipicamente glossematica nell’intersezione
stessa di questi «fasci di dipendenze». Così intesa, infatti, questa testualità glossematica renderebbe immediatamente l’idea del testo come textus. Il testo si presenta come un tutto costituito di parti. Le parti, però, si trovano in relazione fra loro e con il tutto, cioè con il testo inteso come totalità. È nello spiraglio aperto dall’intersezione di dipendenze fra parti e tutto, fra componenti testuali e testo, che si intravede, allora, quella che potremmo chiamare una testualità glossematica.
«L’analisi consiste dunque in effetti nella registrazione di certe dipendenze fra certi terminali, che possiamo chiamare, secondo l’uso accettato, parti del testo, e che esistono appunto in virtù di queste dipendenze e solo in virtù di esse. La possibilità di chiamare questi terminali parti, e tutto questo procedimento divisione o analisi, dipende dal fatto che si trovano anche dipendenze di un tipo particolare fra questi terminali e il tutto (il testo) in cui diciamo che essi entrano, dipendenze la cui registrazione è pure compito dell’analisi. Il fattore peculiare che caratterizza la dipendenza fra il tutto e le parti, la fa diversa da una dipendenza fra il tutto e altri tutti, e permette di considerare gli oggetti scoperti (parti) come interni e non esterni rispetto al tutto (il testo), è a quanto pare l’uniformità della dipendenza: parti coordinate, che procedono da una singola analisi di un tutto, dipendono in maniera uniforme da quel tutto. Questo elemento di uniformità si ritrova nella dipendenza fra le cosiddette parti.» (FTL: 32).
275 «Le dipendenze reciproche in cui un termine presuppone l’altro e viceversa, saranno chiamate convenzionalmente
interdipendenze. Le dipendenze unilaterali, in cui un termine presuppone l’altro, ma non viceversa, saranno chiamate determinazioni. E le dipendenze più libere, in cui i due termini son compatibili, ma nessuno dei due presuppone l’altro,
saranno chiamate costellazioni.» (FTL: 28).
276 Questa concezione del testo come totalità di dipendenze costituisce il luogo teorico in cui Hjelmslev accoglie
La ragione per cui il problema della testualità non sia emerso con evidenza dai FTL risiede proprio nel fatto che l’oggetto teorico della glossematica è la lingua, piuttosto che il testo, questo essendo soltanto un oggetto di analisi transitorio (Conte 1985). Tuttavia, il principio su cui si fonda questa testualità glossematica, cioè l’intersezione di dipendenze, regge l’intero impianto della teoria glossematica. La deduzione, come metodo di analisi adottato tanto per l’analisi del testo, quanto per l’analisi delle sue parti, è a fondamento anche della gerarchia delle semiotiche (§ 1.2) in cui la teoria del linguaggio di Hjelmslev (1943b) trova compimento. La deduzione regola l’analisi dei testi e dei suoi componenti, analisi su cui la stessa teoria del linguaggio si fonda per arrivare alla conoscenza del sistema soggiacente. L’intera gerarchia delle semiotiche si fonda su questo stesso concetto di analisi. La deduzione rivela, allora, come questa testualità glossematica, intesa come intersezione di dipendenze, possa considerarsi contemporaneamente in relazione all’analisi del testo e all’impianto teorico della glossematica: «“deduzione”, che pertanto risulta essere un’analisi continuata con determinazione fra le analisi che si susseguono. Ciò vuol dire che un oggetto si divide in altri oggetti, una classe in altre classi, o, al contrario, vuol dire che siamo di fronte a un intreccio (un textus) di oggetti e di classi. La semiotica come scienza è un tale intreccio; il semiotico come campo di studio è un intreccio da analizzare.» (Caputo 2010: 74).
Nonostante il testo in quanto tale non venga preso come oggetto specifico di conoscenza della teoria glossematica, possiamo tuttavia riconoscere una testualità glossematica al testo hjelmsleviano identificandola proprio nell’articolazione delle sue componenti che emerge ad analisi conclusa. Proponendo un parallelo con le scienze naturali, ed usando questo parallelo come una metafora per esplicitare una conoscenza acquisita (§ 1.5.1), il cui oggetto di analisi è l’insieme degli esseri viventi e la loro composizione bio-chimica all’interno di e in interazione con un ambiente specifico, constatiamo che esse indagano innanzitutto nell’insieme delle componenti che costituisce la base di una specifica forma biologica. Questa forma biologica si identifica come proprietà
emergente, ossia proprietà istituita dall’articolazione delle componenti elementari per un livello di
analisi sovraordinato. L’articolazione, quella e quella soltanto, individua, appunto, una specifica forma biologica, e questa forma biologica può essere riconosciuta come una proprietà emergente da quella specifica articolazione. La proprietà emergente si identifica, allora, come un sistema complesso le cui proprietà non sono riducibili alle proprietà delle unità di cui si compone. Per fare un esempio, consideriamo gli oggetti delle scienze ordinati secondo lo schema seguente:
Complessità crescente =
Proprietà emergenti
organismi Biologia {
cellule
Chimica { molecole (e composti) atomi
Fisica {
elettroni e quarks ???
Può ogni oggetto di una scienza essere ridotto alla somma delle proprietà dell’oggetto della scienza che, nella rappresentazione che ne abbiamo fatto, sta al rango inferiore? Evidentemente no. Gli organismi hanno proprietà differenti rispetto alle proprietà delle cellule di cui si compongono, quindi le loro proprietà, che sono appunto proprietà emergenti, non possono ridursi a queste ultime. Possiamo, allora, affermare lo stesso a proposito della correlazione fra testo e componenti testuali nell’ambito della teoria glossematica? Quella che abbiamo chiamato testualità
glossematica, infatti, può essere riconosciuta come proprietà emergente nell’articolazione specifica
dei componenti con il tutto, cioè in quelle intersezioni di dipendenze che si rilevano ad analisi conclusa. In quanto proprietà emergente, essa non pre-esiste ai componenti, né può essere considerata come somma di questi, ma emerge, appunto, soltanto nell’articolazione dei componenti testuali rispetto al tutto277.