L'introduzione del culto: motivazioni e aspetti fondant
III. 4.3 16 agosto 1655: la processione della Madonna dell'Albera
III.5. Il culto lauretano come strumento di propaganda: la Santa Casa dei chierici regolari teatini di Santa Maria della Giara a Verona
La storia del luogo dove nel 1647 sorgerà una Santa Casa a imitazione del sacello di Loreto è per molti versi simile a quella del convento cremonese di Sant‟Abbondio: l‟insediamento extraurbano di Santa Maria della Giara nasce come sede veronese dei monaci umiliati nella seconda metà del XII secolo, passa in commenda nel 1571 dopo l‟estinzione dell‟ordine per essere infine ceduto, una ventina di anni più tardi, ai chierici regolari teatini, che vi soggiorneranno fino al provvedimento di soppressione decretato dal Governo Veneto nella seconda metà del Settecento352.
I primi umiliati prendono possesso di un luogo al tempo isolato nei chiosi dei Portoni della Bra, presso una piccola cappella mariana attorno alla quale si trovavano alcune baracche in paglia353. Già nel 1175, grazie alle elemosine dei fedeli i frati, cresciuti in numero e prestigio,
avviano il cantiere per la costruzione di una vera e propria chiesa, gettando le fondamenta di quello che diventerà il complesso di Santa Maria della Giara354. La specificità ambientale
influenza l‟intitolazione dell'edificio sacro: gli umiliati si insediano nelle vicinanze di un corso
352 Una prima ricognizione su Santa Maria della Giara, con particolare riferimento al periodo
umiliato, comprensiva di una storia della fondazione, degli usi e costumi dell‟ordine si trova in G. DALLA CORTE,Dell‟istorie della città di Verona, I-II, in Verona nella stamperia di Girolamo Discepolo,
1592-1594, pp. 586-589 e pp. 76-78. Testi base per la storia del complesso, punto di partenza per la storiografia successiva, sono L.MOSCARDO, Historia di Verona, in Verona per Andrea Rossi,1668,pp.
134-135; G.BIANCOLINI,Notizie storiche delle chiese di Verona, III, in Verona per Alessandro Scolari al
Ponte delle Navi, 1750, pp. 35-46 e VI, in Verona per l‟erede di Agostino Carattoni stampator vescovile, 1765, pp. 190-224. Per notizie di carattere storico-artistico si vedano P.SIMEONI,Memorie
istoriche riguardanti l‟antica chiesa convento della Giara in Verona, Verona 1848; A. PIGHI (da ora
PIGHIa), La chiesa della Ghiara. Memoria storica, in «Archivio Storico Veronese», XXII-LXV (agosto
1884), pp. 181-194; V. FAINELLI, Chiese di Verona esistenti e distrutte. Contributo alla topografia
storica veronese, in «Madonna Verona», 13 (gennaio-marzo 1910), p. 59; P.BRUGNOLI,Architettura sacra a Verona dal secolo XV al secolo XVIII, in Chiese e monasteri a Verona, a cura di G. Borelli, Verona 1980, pp. 387-440 e, da ultimo, G.M.VARANINI,Per una storia di San Nicolò dalle origini al
Seicento, in San Nicolò all'Arena in Verona, a cura di N. Zangarini, Verona 2015, pp. 17-24. Brevi accenni si possono trovare anche in T.LENOTTI,Chiese e conventi scomparsi (a destra dell‟Adige), Verona 1955, pp. 56-60; C. BENAGLIA, Chiese, monasteri, conventi e clero della parrocchia, in M.
CARRARA-G.SANCASSANI-C.BENAGLIA,La chiesa della SS. Trinità in “Monte Oliveto” di Verona, Verona
1974, pp. 172-176; ID.,Le chiese nella giurisdizione della Vecchia Cittadella, in «Vita veronese», 1-2 (1976), p. 26.
353 Le fonti non concordano sulla data precisa del loro arrivo, che dovrebbe tuttavia essere
avvenuto a cavallo fra il 1170 e il 1173. Per notizie sul primo insediamento dell‟ordine in città si veda G.DE SANDRE GASPARINI,Frammenti di una storia minore: gli Umiliati a Verona nei primi decenni, in Studi sul Medioevo per Andrea Castagnetti, a cura di M. Bassetti, Bologna 2011, pp. 161-171. Fin dall‟inizio del Duecento la famiglia umiliata della Giara, esattamente come quella cremonese di Sant'Abbondio, contempla la presenza di uomini e donne, gruppi che si dedicano al lavoro e alla preghiera mettendo in condivisione i beni al momento dell‟ingresso in comunità, pur conducendo vite separate e disponendo di oratori diversi per le loro funzioni. A partire dal 1246, anno in cui papa Innocenzo IV concede l‟abilitazione al possesso di beni ereditari, vengono erette altre sedi in città e diocesi, una dozzina circa, per far fronte all‟aumento delle vocazioni, cfr. D. CERVATO, Diocesi di
Verona, Venezia-Padova 1999, p. 174; BIANCOLINI,III,1750, pp. 36-37.
354 Il Simeoni cita un documento del 1175, nel quale già comparirebbe questa intitolazione, cfr.
174
d‟acqua per espletare al meglio le loro attività legate alla manifattura dei panni e più precisamente nei pressi di un banco di sabbia e ghiaia, creato con ogni probabilità dalle frequenti esondazioni dell‟Adige che al tempo seguiva un altro corso. Da questa particolare situazione deriverebbe l'intitolazione della chiesa, sorta sulle vestigia dell'antica cappelletta, a Santa Maria della Giara, detta anche nelle fonti «della Ghiaia» o «a Glarea»355, appellativo
aggiunto per distinguerla dalle altre fondazioni mariane della città. Col tempo l‟edificio viene ridotto a miglior forma e il 16 dicembre 1302 il nuovo tempio, edificato nel tipico stile romanico veronese con corsi orizzontali di mattoni e conci di tufo (fig. 39), viene consacrato dal vescovo, frate Tebaldo degli Eremitani, con gran concorso di popolo, come attesta un‟iscrizione ancora oggi esistente e murata all‟interno sopra la porta d‟ingresso.
Come loro costume, gli umiliati si danno all‟arte della tessitura e della lavorazione dei panni di lana, espletando nel lavoro manuale il rendimento di grazie al Signore e trovando al contempo una fonte di sostentamento356. La comunità cresce in virtù delle ricchezze
accumulate e, alla volta del 1432, conta ben tre prepositure: San Cristoforo, San Bartolomeo della Levata e Santa Maria della Giara, che ottiene il titolo di matrice nel 1550 diventando la sede cittadina più importante. Grandi figure di ecclesiastici reggeranno il convento negli anni a venire contribuendo in modo decisivo al suo sviluppo e abbellimento, fra i quali il preposito di origine bresciana Bartolomeo Averoldi, morto il 10 dicembre 1537 all‟età di settantuno anni e celebrato dal successore, il nipote Mario, con un magnifico monumento funebre ancora oggi esistente nell‟unica cappella laterale sopravvissuta357.
Anche a Verona l'accumulo di ricchezze, fondi e lasciti, uniti a una serie di privilegi ricevuti negli anni, scatena un lento e inesorabile rilassamento della regola e dei costumi: amministratori di un ingente patrimonio, i frati si allontanano dall‟originaria vocazione alla povertà e vengono per questo duramente colpiti dalle disposizioni del riformatore Carlo Borromeo. Dopo la soppressione decretata da Pio V nel 1571, l‟ex sede umiliata va incontro
355
Anche lo storico teatino Giuseppe Silos sostiene che l‟origine del nome sia da relazionare alla sponda ghiaiosa del fiume: «Veronae aedes erat Divae Mariae sacra, cui, quod ad Athesis ripas adiaceat, a glarea nomenclatio», cfr. SILOS,II,1655, p. 24.
356
I frati si inseriscono nell‟attività produttiva creando un indotto che darà occupazione a molte famiglie povere, gettando le basi della fortuna manifatturiera locale che ha reso nei secoli famosa e prospera la città. Il Biancolini parla della presenza di un fondaco, o bottega, annesso al convento fin dal 1272, cfr. BIANCOLINI,III,1750,p. 39.
357
Generale dell‟ordine e vescovo di Calamona, padre Bartolomeo è una figura chiave per il rinnovamento artistico e culturale della Giara, cfr.P.GUERRINI,Cronotassi bibliografica dei Cardinali, Arcivescovi, Vescovi, e Abbati regolari di origine bresciana dal secolo IX al tempo presente, in «Memorie storiche della diocesi di Brescia», 25 (1958), p. 28, n. 39. Per la lettura critica del monumento Averoldi, attribuito all‟architetto veronese Michele Sanmicheli, si veda Y.ASCHER,The two monuments of Bishop Bartolomeo Averoldi, in «Zeitschrift für Kunstgeschichte», 65 (2002), pp. 105- 116.
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un triste periodo di decadenza, passando in commenda fino alla designazione di una nuova congregazione reggente358.
La prepositura di Santa Maria della Giara viene, in un primo momento, affidata al cardinale commendatario Marcantonio Maffei e solo otto sacerdoti, già umiliati, e tre laici vengono lasciati in servizio359. Essendo venuti a mancare alcuni religiosi, il successore
Gerolamo Maffei, nipote di Marcantonio, sollecitato dal vescovo Agostino Valier, chiama alcuni sacerdoti provenienti da Brescia, i cosiddetti preti della pace, i quali officeranno la Giara dal 1578 al 1591360. Dopo nemmeno vent‟anni, anche i bresciani abbandonano il
convento e il papa cremonese Gregorio XIV, forse memore dell‟ottimo servizio reso nella sua città natale quando era ancora vescovo, con bolla del 5 giugno 1591 delibera di affidare ai chierici regolari teatini la cura del complesso, assegnando loro
«la chiesa, le case solite ad habitarsi da i frati umiliati con gli orti annessi, con tutti gli utensili delle case, e sacristie, che si trovaranno al tempo, che si sarà dato il possesso, e tutto ciò in perpetuo senza dare clausole, se non che habbi da officiar la chiesa con otto sacerdoti, e doi serventi»361.
358 Per la lista completa dei commendatari della Giara si veda B
IANCOLINI, IV, in Verona per
Alessandro scolari al Ponte delle Navi, 1752, pp. 759-760.
359 Su iniziativa del vescovo Agostino Valier, uomo cardine della vita riformata veronese, si pensa
in un primo momento di insediare i gesuiti, che saranno invece assegnati a San Sebastiano nel 1578. Per una panoramica sulla situazione spirituale a Verona nel corso del XVI secolo, con particolare riferimento al periodo della Controriforma si veda G. BARBIERI, Religione e religiosità a Verona da
Raterio al secolo XVIII: i tratti di una tipologia, in Chiese e monasteri…, 1980, pp. 299-309; CERVATO, 1999, pp. 309-336, 519-540, in particolare pp. 331-336 per l'operato di Agostino Valier.
360 La congregazione diocesana dei preti, o padri, riformati era una comunità di sacerdoti istituita a
Brescia attorno al 1550 dai padri Francesco Cabrini e Francesco Santabona, con missione di riforma dei costumi e moralizzazione della società. Attivi nel tessuto sociale e dediti alla preghiera, si insediano presso la chiesa di San Gaetano e vengono inquadrati nell‟ordine degli oratoriani di San Filippo Neri nel 1598. I padri della pace giungono a Verona per interessamento del vescovo Valier, grande estimatore della loro condotta di vita e intimo di padre Santabona, cfr. A.CISTELLINI,Figure
della riforma pretridentina: Stefana Quinzani, Angela Merici, Laura Mignani, Bartolomeo Stella, Francesco Cabrini, Francesco Santabona, Brescia 1979, pp. 320-343.
361 Il Moscardo sostiene che i teatini siano arrivati nel 1588 e che la bolla sia stata emessa il 5
giugno 1581, cfr. MOSCARDO,1668, p. 440, mentre Sandrini indica il 9 luglio, cfr. A.SANDRINI,San
Nicolò, Verona 1987, p. 18. Le tappe dell'insediamento sono esposte negli scritti degli storici dell‟ordine (DEL TUFO,1609,pp.237-240e SILOS,II,1655, pp. 23-24), in alcuni resoconti stesi a vario
titolo dai chierici veronesi all'indirizzo della casa generalizia di Roma e in una lettera capitolare del 1633, documenti questi ultimi conservati presso AGTRo, Verona, fasc. 721, fascio 8, n. 1, Relazione della Casa di Verona, p. 411 e n. 13, Informatoria per la chiesa della Ghiara. Nello stesso fascicolo si trovano anche le copie delle bolle papali relative all‟allontanamento dei preti della pace e all‟insediamento dei teatini. Presso l‟Archivio di Stato di Verona è possibile, inoltre, consultare la documentazione raccolta al momento della soppressione del complesso, pergamene e carte del periodo umiliato concernenti l‟amministrazione del patrimonio e quarantasette buste inerenti la reggenza teatina. La storia di Santa Maria della Giara, dal primo insediamento umiliato fino al 1621, è esposta in un manoscritto intitolato Trattato della ven. prepositura di S. Maria della Giara di Verona scritto nella città medesima di Verona l‟anno MDCXXI, commissionato dal commendatario Ludovico Ludovisi e compilato dal canonico penitenziere della cattedrale Agostino Rezano, cfr. ASVr, Santa Maria della Giara, Registri, b. 2, fasc. 1. Si vedano, infine, i dati raccolti per l'inchiesta innocenziana in I Teatini, 1987, pp. 223-229.
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Obbligati dalla regola di San Gaetano a non possedere beni e a vivere nella più stretta povertà, i nuovi proprietari subentrano il 23 luglio pienamente legittimati dal clima postridentino e con padre Basilio Pignatelli di Napoli come primo preposito designato362.
Al momento del loro arrivo, i teatini trovano Santa Maria della Giara in uno stato di desolazione. A prescindere dalla povertà materiale, come avverrà anche a Mantova nella prima sede delle Borre i chierici si rendono subito conto che il luogo non è adatto a ospitare un ordine votato all'attività pastorale: le strutture residenziali sono vecchie e cadenti e la chiesa, stando alle parole dello stesso vescovo, è angusta e «molto incomoda per i […] ministerij, et il bisogno della città»363, in sostanza non adatta ad accogliere le grandi adunate
di fedeli che, di norma, l‟accattivante predicazione teatina attira. Ma è l‟ubicazione extra
meonia del complesso a scatenare le proteste più vivaci: per un ordine dalla forte vocazione
urbana, che basa la propria missione sulla lotta all‟eresia e l‟evangelizzazione delle masse, la posizione della Giara non può che risultare infelice, estremamente disagevole e difficile da raggiungere in ogni momento della giornata o dell‟anno liturgico.
Preso atto delle problematiche, dopo una serie di consultazioni con le autorità e il clero locale il 7 novembre 1602 il vescovo decide di assegnare ai teatini una seconda sede: l‟antica chiesa parrocchiale di San Nicolò all‟Arena, situata a fianco del celebre monumento romano, non molto distante in linea d‟aria dalla Giara ma pienamente inserita nel contesto urbano oltre che a stretto contatto con la palpitante vita veronese, una sede decisamente più consona alla loro missione apostolica364 (fig. 40).
Il complesso della Giara resta saldamente in mani teatine fino alla seconda metà del Settecento quando, travolto dai provvedimenti di soppressione decretati dal Senato Veneto, viene chiuso e alienato a privati.. In ottemperanza al decreto del 28 gennaio 1768, e al
relativo proclama del 4 aprile seguente365, nell‟agosto del 1769 vengono notificati i beni e le
rendite della Giara, al tempo in commenda al cardinal Calini, e si procede con la compilazione di un dettagliato elenco di affitti e livelli attivi al fine di verificarne l‟effettiva
362
L‟evento ha grande eco, anche se non è la prima volta che i chierici si stabiliscono a Verona: un gruppo di teatini era, infatti, giunto in città fin dai tempi del fondatore Gaetano, negli anni della grande riforma del clero intrapresa dal vescovo di origine palermitana Gian Matteo Giberti, protagonista della stagione pre tridentina veronese, cfr. CERVATO,1999, pp. 271-308, 524-526.
363 AGTRo, fasc. 721, Relazione
…, p. 411.
364 Per il trasferimento in San Nicolò si veda ibidem e S
ILOS, II, 1655, pp. 102-103. Lo storico
teatino, che definisce la nuova sede «si magis quidem idonea», narra della fondazione all'anno 1600. Del sito parlano diffusamente anche le guide storico-artistiche locali, fra cui MOSCARDO,1668,pp. 446- 447, il quale sostiene sia stata ceduta nel 1603. Il più recente e completo contributo sulle vicende storiche di San Nicolò si trova in San Nicolò…, 2015, al quale si rimanda per l'aggiornata bibliografia di riferimento alle pp. 170-173.
365 ASVr, Santa Maria della Giara, Registri, b. 1, fasc. 27. Dall'indagine emerge la sostanza della
Giara, che disponeva di ingenti beni a Zevio, Ronco all‟Adige, Roverchiara, Porto di Legnago e altre località del territorio veronese.
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consistenza, preannunciando la vicina chiusura resa effettiva cinque anni più tardi366.
L‟abbandono da parte dei padri, concentrati in San Nicolò, determina la riconversione del complesso e la rovina della chiesa: suppellettili e fondi sono messi all'incanto e l‟anno successivo la Giara viene alienata alla famiglia Rossi nella persona di Giovan Battista, imprenditore nel settore manifatturiero, il primo di una lunga serie di proprietari che andranno a riconvertire gli spazi monastici in luoghi di lavoro e residenza, alterandone irrimediabilmente la configurazione367.
Come attesta una pianta settecentesca del complesso realizzata l‟8 giugno 1774 all'indomani della confisca dal perito fiscale Alvise Francesco Delovo, corredata di stima e perizia e nella quale compare la Santa Casa di Loreto innestata lungo il lato sud368 (fig. 41),
la Giara confinava a nord con il fiume Adicello, a ovest con le Case della città, a sud con la
Strada pubblica e ad est con la proprietà del sig. Giovan Battista Rossi: dovendo ampliare la
sua attività, al momento della soppressione l'imprenditore coglie al balzo l'occasione e acquista subito l'ex complesso monastico confinante con la sua abitazione, per potervi installare comodamente una nuova tintoria. La secolare tradizione manifatturiera di quell'area della città, risalente al primo insediamento umiliato, si mantiene anche dopo l‟alienazione: gli ambienti del convento vengono adibiti in parte a tintoria di lana e in parte a tintoria di sete, entrambe attive almeno fino al 1780 con relativi negozi, mentre la famiglia Rossi vi si trasferisce entro il 1787, anno in cui Giovanni Battista è già morto e risulta residente la vedova.
Nel 1794 il complesso passa ai Grigolati, che vi abitano con certezza dal 1801 al 1822, anno in cui viene rilevata dai fratelli Giuseppe e Pietro Simeoni almeno fino al 1844, installando la più grande filanda di sete della città e affittando alcuni locali a una compagnia assicuratrice di Milano e a una banca. Il numero dei residenti nell'ex complesso in questi anni è notevole: otto famiglie e quaranta persone a vario titolo, fra custodi, lavoratori e affittuari369.
Nel corso di tali passaggi l‟area del convento viene adattata a luogo di lavoro e dimora gentilizia. A prescindere dalla paternità dei progetti di adattamento, oggetto di recenti dibattiti
366 S
IMEONI, 1848, p. 52. Ne danno conferma gli elenchi di oggetti e messe stilati in quell‟anno, cfr.
ASDVr, Visita pastorale del vescovo Nicolò Antonio Giustiniani, b. 1, S. Maria della Ghiara, 1769. Gli scritti storici discordano sulla data di soppressione del convento.
367 Una ri
costruzione affidabile dei passaggi di proprietà, basata sulla documentazione d‟archivio, è presentata da G.FACCIOLI,Palazzo Brasavola, in «Architetti Verona», III (1961), 15, pp. 20-28. Si
vedano inoltre SIMEONI, 1848, p. 52; S.DALLA ROSA,Catastico delle pitture e scolture esistenti nelle
chiese e luoghi pubblici situati in Verona, a cura di S. Marinelli-P. Rigoli, Verona 1996, p. 108; A. TOMEZZOLI,Verona, in La pittura nel Veneto. L‟Ottocento, a cura di G. Pavanello, I, Milano-Venezia 2002, p. 327.
368 ASVr, Santa Maria della Giara, Disegni, b. 7, fasc. 38.
369 ASDVr, Santa Maria della Ghiara, b. 20. Nel catasto del 1801 la proprietà viene censita al
civico 1976 e descritta come «casa con 2 corti, pozzo con due orti», con annessa «chiesa della Giara con sacrestia», FACCIOLI,1961, p. 21.