L'introduzione del culto: motivazioni e aspetti fondant
III.3. La devozione femminile di casa Gonzaga: la Santa Casa annessa al monastero mantovano delle clarisse osservanti d
III.3.3. b La Santa Casa dell'imperatrice Eleonora presso l'Augustinerkirche di Vienna Vienna
Di tutt'altro tenore la fondazione promossa a Vienna dalla nipote di Margherita, Eleonora Gonzaga. Nata nel 1598 dal duca Vincenzo I ed Eleonora de' Medici, Eleonora Anna Maria è una delle prime bambine a essere mandata in educazione nel convento di Sant'Orsola, fra le cui mura nascerà l'amicizia, forte e sincera, con la nipote Maria, di undici anni più giovane289.
Il 2 febbraio 1622, nella cappella del palazzo di Innsbruck, si celebra il matrimonio fra la giovane rampolla di casa Gonzaga e l'imperatore Ferdinando II d'Asburgo, rimasto da poco vedovo della figlia del duca di Baviera Guglielmo V; nei giorni seguenti, prima di partire per Vienna la coppia assiste alla messa nel convento servita da poco fondato dalla defunta zia Anna Caterina290.
Più fonti lodano l'intelligenza e l'eccellente cultura dell'imperatrice, forgiatasi negli anni dell'educandato in Sant'Orsola: Eleonora possiede le doti necessarie per affrontare la nuova vita nella capitale asburgica, dove si circonderà di artisti e intellettuali di notevole spessore. Nonostante qualche difficoltà iniziale nell'inserimento a corte, la Gonzaga manterrà buoni rapporti col marito e con i figliastri, pur non avendone di suoi.
279 BCTMn,G
UARINI, cc. 53v-54v.
288I
NTRA, 1895, p. 177.
289 Per il profilo biografico dell'imperatrice, con bibliografia di riferimento, si veda A. B
UES,voce Eleonora, Gonzaga, in Dizionario..., 42 (1993), consultabile online all'indirizzo http://www. treccani.it/ enciclopedia/imperatrice.eleonora-gonzaga_%28Dizionario-Biografico%29/.
290 Le nozze, ampiamente illustrate in A
MADEI, III, 1956, pp. 371-382, sono narrate da G.
BERTAZZOLO, Breve relatione dello sposalitio fatto della serenissima principessa Eleonora Gonzaga con la sacra cesarea maestà di Ferdinando II imperatore [...], in Mantova per Aurelio & Lodovico Osanna fratelli, 1622.
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Dal punto di vista della promozione devozionale, anche l'imperatrice risente dell'educazione ricevuta in convento e importa alcune devozioni tipiche della sua terra d'origine291, facendosi promotrice, con il determinante contributo del devoto marito, della
causa tridentina e proseguendo nella cattolicissima Vienna la "missione" iniziata in Tirolo dalla zia Anna Caterina pochi decenni prima. I nomi di Eleonora e Ferdinando sono associati a donazioni, opere di bene a sostegno di confraternite e istituzioni sacre e alla fondazione di nuovi centri religiosi, dimostrando un particolare favore nei confronti dell'ordine carmelitano. Due sono le fondazioni da ascrivere all'iniziativa della sola imperatrice, che daranno lustro al suo nome nei secoli a venire: il monastero delle carmelitane scalze della capitale, eretto presso i depositi del sale fra il 1628 e il 1644, e la copia architettonica della Santa Casa di Loreto, consacrata nel 1627 all'interno della medievale chiesa degli agostiniani annessa al lato occidentale del Hofburg292.
Eleonora mette mano al progetto di costruire una copia del sacello di Loreto fin dal 1624293, anno in cui Giovan Pietro Ala avvia il suo cantiere a Cremona: secondo la più tipica
delle prassi di fondazione, in un momento in cui si assiste a una vera e propria "corsa" al modello lauretano da parte dei principi tedeschi, l'imperatrice avrebbe inviato nelle Marche «tre peritissimi artefici» o «architetti» per prendere visione diretta del manufatto, che sarà consacrato tre anni più tardi. Fermamente intenzionata a fare dell'Augustinerkirche una seconda Loreto, con una decisione audace, che solo un'imperatrice può permettersi di avanzare, Eleonora fa costruire il suo sacello lungo la navata centrale fra le prime tre coppie di pilastri, stravolgendo completamente il cannocchiale prospettico della monumentale chiesa gotica (fig. 34). Come attesta l'ambasciatore presso la corte cesarea, padre Claudio Sorina, in una nota inviata il 15 settembre 1627 al funzionario della corte ducale, conte Alessandro Striggi, la Loretokapelle viene consacrata dal cardinale Franz principe di
291 Basti pensare all'ostensorio, presentato come dono di nozze, contenente alcune particelle del
sangue di Cristo proveniente da Mantova, ancora oggi conservato in un supporto non più originale presso il Museo Diocesano della capitale, cfr. S.CARNEVALI, Particelle della reliquia del Preziosissimo Sangue di Nostro Signor Gesù Cristo a Vienna, in «Civiltà mantovana», XL (2005), 120, pp. 60-62. L'imperatrice fonderà fuori Vienna un monastero intitolato a Sant'Orsola a immagine, per sua stessa ammissione, di quello mantovano, battezzandolo La Favorita come l'omonima villa di famiglia a Porto, tanto cara a Maria, cfr. I monasteri…, 2005, p. 139; G.B.INTRA,Le due Eleonore Gonzaga imperatrici, in «Archivio storico lombardo», I (1874), p. 30.
292 La principale fonte di notizie sulla Santa Casa viennese è lo studio, datato ma sempre valido,
di C.WOLFSGRUBER, Geschichte der Loretokapelle bei St. Augustin, Wien 1886, da cui provengono le citazioni presenti in testo. Si vedano inoltre le descrizioni di A.BORMASTINO,Relazione storica della
città imperiale di Vienna e dei suoi sobborghi [...], in Vienna d'Austria fatto stampare da Gio. Michele Cristofforo, 1715, pp. 102-103 (traduzione in italiano con testo a fronte); G.DE FREDDY,Descrizione
della città, sobborghi e vicinanze di Vienna. Divisa in tre parti con annotazioni storiche ed erudite, I, Vienna 1800, pp. 150-155; N. PARSONS, Vienna: a Cultural History, Oxford 2009, pp. 71-72. La cappella viene citata anche da SERRAGLI, 1682, p. 70.
293 In questo arco di anni l'imperatrice manifesta più volte il suo interesse lauretano. In una missiva
inviata a Vienna il 19 luglio 1626, nella quale si narra del piacevole soggiorno mantovano dei regnanti, si menziona la costruzione di una cappella lauretana in Italia, senza scendere in ulteriori dettagli, cfr. ÖNW, sign. 242.636-D.Alt (Progetto Collezionismo Gonzaghesco©).
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Dietrichstein e vescovo di Ollmütz, alla presenza dei sovrani, del re d'Ungheria Ferdinando III d'Asburgo e della corte imperiale:
«Domenica tra l'Ottava dela Natività di Nostra Sign[o]ra [il 12 settembre 1627] fu in presenza dello imp[erato]re dela imp[eratri]ce, del re d'Ungaria, et di queste altezze dedicata e consecrata dal sig[no]r cardinale e prencipe de' Dietrichstain, vescovo olomucense, la Casa di Loreto, che da fondamenti ha fatta fabricare dentro „l corpo di questa chiesa di Sant'Agostino la m[aes]tà dela imp[eratri]ce […]»294.
Ne dà notizia anche una soddisfatta Eleonora, in una missiva indirizzata il 15 settembre al fratello Vincenzo II:
«Prima del mio partir di qua ho voluto veder finita la mia cappella che a somiglianza di quella di Nostra Signora di Loreto ho fatto fare nella chiesa di Sant'Agostino, et domenica passata fu benedetta, et vi si disse la prima messa con grandissimo concorso di popolo. Mi resta hora di dare principio al mio monastero di carmelite scalze, né questo andrà molto a lungo […]»295.
La Santa Casa di Vienna viene eretta nel solco della più piena e consapevole ufficialità, politica e religiosa: invadendo l'edificio ospitante essa si impone alla vista e alla devozione dei fedeli viennesi con tutto il suo portato di significati simbolici. Trattandosi della chiesa di corte, Eleonora ha facoltà di definire i termini dell'officiatura, affidata ovviamente ai padri agostiniani residenti, e del sostentamento della cappella vincolando, con atto solenne firmato l'11 settembre 1627, una notevole somma sulla proprietà di Walpersdorf, un castello cedutole nel 1625 dopo la messa al bando del precedente proprietario di fede protestante296;
con il conferimento nel 1628 delle indulgenze plenarie e perpetue da parte di Urbano VIII, regnanti e nobiltà locale si legano alla nuova fondazione, facendo a gara per ornare la Santa Casa con una serie di legati e preziosi doni votivi che andranno a costituire un tesoro di inestimabile valore. La commissione viennese è volutamente magniloquente e rivela lo
status della sua promotrice: il ricchissimo sacello gonzaghesco assurge a santuario mariano
più importante e frequentato della capitale, rivestendo un ruolo centrale nella storia della devozione cittadina.
L'elevazione dell'Augustinerkirche al rango di parrocchiale di corte nel 1634, non fa che aumentare il prestigio della Loretokapelle. L'iniziativa di Eleonora viene agevolata dal fatto che il culto della Madonna di Loreto, seppur noto, non aveva ancora trovato a Vienna un luogo deputato: in breve tempo il sacello diventa una rinomata meta di pellegrinaggio e il culto viene velocemente assimilato dalla popolazione locale, basti pensare che l'insegna ufficiale dell'Arte dei Copritori di Tetti recava sullo stendardo le immagini dell'Angelo Custode e, per ovvie affinità iconografiche, della Santa Casa di Loreto, la costruzione in muratura più
294 ASMn, AG, b. 494, f. VII, c. 604 (Progetto Collezionismo Gonzaghesco©). Alla fondazione
accenna anche il frate agostiniano Milensio Felice in una lettera spedita da Praga e indirizzata alla corte mantovana nel 1627, cfr. ivi, f. XI, c. 843.
295 Ivi, b. 434, f. VII, cc. 447-448 (Progetto Collezionismo Gonzaghesco©).
296 Il castello passerà, alla morte dell'imperatrice, al conte convertito Von Sinzendorf, il quale negli
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celebre della cristianità297. A imperitura memoria, gli agostiniani espongono il ritratto di
Eleonora sopra la porta della chiesa in fronte alla cappella, accompagnandolo con la scritta celebrativa ELEONORA MANTVANA /LAVRETI FVNDATRIX.
Le abitudini dei regnanti definiscono il ruolo della Santa Casa: fin dalla sua fondazione la
Loretokapelle diventa una sorta di cappella privata degli Asburgo, un luogo di ritiro dove
imperatori, arciduchi e relativi congiunti si recano a impetrare le loro grazie e protezione alla Vergine e dove verranno celebrati eventi famigliari di rilevanza dinastica, come nascite, matrimoni ed esequie funebri. Attenendosi a un antico rituale lauretano, che vuole Maria Vergine e Madre protettrice di partorienti e puerpere, le donne residenti a corte pregano in Santa Cappella prima e dopo il parto affidando alla Madonna Nera la sorte loro e delle creature; per quanto riguarda i matrimoni, le uniche nozze avvenute nel sacello sono quelle di Ferdinando III con l'infanta Anna Maria di Spagna nel 1631 e della sorella Cecilia Renata con Vladoslav di Polonia. Le dimensioni ristrette, incompatibili con la pompa solitamente sfoggiata in occasione di questi lieti eventi, faranno preferire la chiesa, ad ogni modo nessuna celebrazione ufficiale si concluderà senza una preghiera in Santa Casa, accompagnata dal canto delle litanie lauretane nel coro.
L'appropriazione definitiva dello spazio lauretano dell'Augustinerkirche da parte degli Asburgo d'Austria avviene al tempo della seconda imperatrice mantovana, Eleonora Gonzaga-Nevers figlia di Maria Gonzaga e Carlo di Rethel, quando la Loretokapelle viene associata al culto funerario di famiglia. Nel 1654 Ferdinando IV ordina, in sede testamentaria, che al momento della sua morte il suo cuore venga sepolto ai piedi della Madonna di Loreto inaugurando una pratica, dall'evidente significato simbolico, che si protrarrà fino al 1878298. Fino a quel momento le spoglie dei reali erano normalmente
inumate presso la chiesa dei cappuccini, mentre le viscere, raccolte in appositi contenitori, venivano conservate nella cripta sotto il coro del duomo di Santo Stefano; a partire dal 1654 l'itinerario macabro è completato con la realizzazione in Santa Casa, nella porzione di pavimento esistente fra l'altare e la nicchia della Vergine nell'area del Santo Camino, della celebre Herzgruft o Cripta dei Cuori, un piccolo ambiente sotterraneo rivestito di marmi al quale si accedeva tramite una botola e una breve scalinata, progettato per ospitare le urne contenenti i cuori dei regnanti.
La distribuzione delle spoglie mortali degli Asburgo in vari luoghi, pratica di antica memoria, si carica di profondi significati simbolici: i signori intendono in questo modo manifestare, anche in morte, la perpetua e capillare presenza in città elevando i loro resti al
297 B
ORMASTINO,1715, p. 153.
298 Il cuore dell'arciduca Francesco Carlo sarà l'ultimo collocato nella cosiddetta Loretogruft:
complessivamente, alla Madonna Nera verranno saranno presentate cinquantaquattro urne d'argento contenenti i cuori di imperatori, imperatrici, un re, una regina, quattordici fra arciduchi e arciduchesse e due duchi d'Asburgo.
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rango di reliquie sacre. In tal senso, la scelta della cappella lauretana non è casuale: a prescindere dalle motivazioni di tipo spirituale, come in un gioco di scatole cinesi esemplato sul modello del santuario di Loreto, l'Augustinerkirche si fa custode al suo interno di più stratificazioni devozionali che si riassumono nel piccolo nucleo della Herzgruft collocato ai piedi di Maria Lauretana, ponendo i regnanti allo stesso livello della più importante reliquia della cristianità.
A due soli anni dall'arrivo a corte, in piena Guerra dei Trent'Anni e all'indomani della Battaglia della Montagna Bianca, Eleonora Gonzaga dimostra il suo temperamento introducendo in città uno fra i culti più cari alla Controriforma, mossa devozionale e allo stesso tempo politica di sicuro successo intesa come affermazione di autorevolezza e identità in una città costantemente pressata ai confini dalla minaccia turca e protestante. Emblema per le successive copie lauretane di area asburgica, la Santa Casa di Vienna privilegia l'aspetto dottrinario del culto, quello fortemente propagandato dalle gerarchie ecclesiastiche dopo la vittoria di Lepanto e strettamente connesso ai misteri dell'Incarnazione e della Salvezza: in anni di grave incertezza e pericolo, la Loretokapelle dell'Augustinerkirche equivale a una sorta di professione di fede.
Il legame fra Madonna di Loreto e cattolicizzazione del territorio è molto stretto e alimentato dalla Pietas austriaca299: saranno Eleonora e Ferdinando a inaugurare la pratica
del benaugurante voto lauretano in vista di imminenti campagne belliche contro l'infedele, fondendo l'interesse politico con la causa religiosa. Si deve al volere dell'imperatrice, per citare un esempio, l'esposizione all'esterno del sacello delle settantasei bandiere sottratte in Slesia all'esercito calvinista, mentre imperatori e comandanti si sentiranno in dovere di depositare i trofei delle guerre di religione ai piedi della Vergine di Loreto - definita nei documenti stratega, comandante e protettrice degli eserciti imperiali - come nel caso dell'anello del re di Svezia Gustavo Adolfo ucciso il 16 novembre del 1632 nella battaglia di Lützen, appeso a una catena su lamina d'oro con iscrizione celebrativa, o delle insegne dell'esercito turco, portate in Santa Casa il 12 settembre 1683 dal devotissimo re di Polonia Giovanni III Sobieski all'indomani della liberazione di Vienna dall'assedio e in seguito inviate al santuario di Loreto.
Le motivazioni che possono avere spinto la prima imperatrice Gonzaga, così come prima di lei la zia Anna Caterina, a promuovere una simile impresa trovano il loro fondamento nella tradizione famigliare ma ancor più nella politica religiosa promossa dalle corti di adozione: l'opera delle due gentildonne non può essere pienamente compresa se non calata nel contesto di esaltazione mariana che animava i territori di fede cattolica a sud della Germania,
299 Si veda la relativa scheda in Controriforma e monarchia
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in primis Austria e Baviera300, Paesi confinanti e strettamente legati da interessi politico-
economici e fitti intrecci dinastici. Come ha sottolineato Bridget Heal, grazie all'azione dei gesuiti la figura di Maria si impione come chiave dell'identità cattolica, tanto da indurre le dinastie regnanti Asburgo e Wittelsbach a fare un "uso militante" della sua figura, una sorta di «state programme»301.
Per quanto riguarda il culto lauretano, esso era noto e praticato a corte ben prima dell'arrivo di Eleonora: pellegrini a Loreto sono stati la suocera Maria Anna di Wittelsbach nel luglio 1599, il barone di Echemberg nel 1621 - intermediario nell'organizzazione del suo matrimonio e pellegrino a nome dell'imperatore con doni preziosi - e i cognati Massimiliano Ernesto nel 1604 e Maria Maddalena nel 1613, solo per citare i nomi più importanti302
(documenti 9). Degno di interesse è senz'altro il pellegrinaggio intrapreso in gioventù dal marito Ferdinando nel maggio 1598 per visitare i principali luoghi sacri della penisola italiana, fra i quali non poteva mancare il santuario di Loreto. Secondo il suo confessore, il gesuita Guglielmo Lamormaini, il futuro imperatore, già allora difensore della causa cattolica, avrebbe fatto voto di restaurare la vera fede in Austria allontanando una volta per tutte la minaccia protestante e a tal scopo avrebbe portato al cospetto della Vergine un ex voto pittorico che lo ritraeva in preghiera in Santa Casa303. È evidente che l'appoggio di
Ferdinando nella fondazione, e nella successiva fortuna, della Santa Casa presso l'Augustinerkirche non deve essere stato marginale: l'imperatore aveva già assunto, tempo addietro, un impegno solenne con la Vergine di Loreto ed è lecito supporre che abbia voluto onorare il suo debito non solo sul campo di battaglia, ma anche sostenendo la moglie nella costruzione di una replica del tanto caro sacello.
Le similitudini con il santuario centrale di Loreto non si risolvono solo negli aspetti devozionali e iconografici, ma anche in quelli più propriamente storici: profanata a fine Settecento, la Loretokapelle viene in seguito riaperta, ma in un'altra ala della chiesa. Avverso a ogni tipo di esaltazione religiosa e pressato dal bisogno di liquidità per sostenere la guerra austro-turca, nel 1784 l'imperatore Giuseppe II decreta la demolizione del sacello e, quattro anni più tardi, la confisca del suo ricchissimo tesoro, interrompendo bruscamente una secolare tradizione inaugurata dai suoi avi e disperdendo un patrimonio artistico e storico di
300 Per la diffusione della Madonna di Loreto in Baviera e il decisivo ruolo della famiglia Fugger
nell'affermazione del culto mariano controriformato cfr. W. PÖTZL,Loreto in Bayern, in «Jahrbuch für Volkskunde», n.f. II (1979), pp. 187-218.
301Citando Anna Coreth: «[…] under Emperors Ferdinand II and Ferdinand III devotion to the
Virgin became a key element of the 'dynastic political myth' that ascribed faith and Christian merit to Austria's ruling house», cfr. B.HEAL,The cult of the Virgin Mary in early modern Germany: protestant
and catholic piety, Cambridge 2007, pp. 3-4.
302 G
RIMALDI, 2001, pp. 654-655, con bibliografia di riferimento. Si veda anche AMADEI,III,1956, p.
371.
303 L'immagine si trova in un manoscritto illustrato di fine Seicento attribuito al gesuita Paur, tutore
del futuro imperatore Carlo VI, cfr. R. BIRELEY, Ferdinand II, Counter-Reformation Emperor, 1578- 1637, New York 2014, in particolare pp. 25, 28-29, 169.
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incalcolabile valore. Con il pretesto di voler liberare la navata della chiesa, soffocata a parere suo e dei periti di corte dalla mole del sacello, nell'ambito di una radicale campagna di restauro dell'edificio agostiniano il 21 maggio 1784, alle tre del pomeriggio, la Santa Casa viene profanata con licenza vescovile; i lavori di smantellamento proseguono veloci, tanto che già il 5 giungo la chiesa può dirsi liberata.
Profondamente scandalizzati, i viennesi, e principalmente quell'aristocrazia che per secoli era stata la principale sostenitrice della Loretokapelle, levano accorate proteste contro la dissennata e arbitraria decisione dell'imperatore, riuscendo a trovare un compromesso per salvare, se non proprio il sacello originale di Eleonora, per lo meno il culto lauretano dell'Augustinerkirche: in concomitanza con i lavori di demolizione, su ordine imperiale il 25 maggio la cappella lauretana viene riallestita a fianco della navata destra, nell'angolo sud-est nello spazio antistante alla medievale cappella di San Giorgio, nell'area dell'antica sala gotica del capitolo304 (fig. 35). Anche la Herzgruft viene traslata assieme al sacello: la nuova
cripta, allestita oltre la parete di fondo nel 1802, è raggiungibile tramite una porta collocata sulla sinistra e presenta una sala semicircolare all'interno della quale, suddivise in due livelli, sono adagiate le urne con i cuori degli Asburgo e Absburgo-Lothringen. Durante i lavori la statua seicentesca della Vergine viene conservata nel monastero, in attesa di essere rimessa sul nuovo altare il 27 luglio con una grande celebrazione allietata dalla recita delle litanie, dopo essere stata ridipinta, in vista della nuova vita "svestita" essendo andato perduto il suo corredo originale, dal frate pittore Luca.
È evidente che la nuova Loretokapelle, tutt'oggi esistente, tanto per collocazione quanto per allestimento sia molto meno significativa rispetto a quella originale: salvata in extremis e relegata in un angolo della chiesa, la fondazione mariana più importante della città, un tempo conosciuta fino ai confini dell'impero, ha velocemente perso il suo ruolo centrale e quell'aura di solennità che l'ha resa celebre; oggi la cappella funge da luogo di raduno e preghiera dei monaci residenti e ospita le funzioni religiose feriali.
Anche Eleonora, come la zia Anna Caterina, riveste un ruolo determinante, seppur non precursore considerata la data di fondazione nel 1624, nell'introduzione in area germanofona della devozione nei confronti della Santa Casa: dopo l'importante fondazione di Thaur, della quale era sicuramente a conoscenza e che potrebbe aver visitato durante il soggiorno di nozze a Innsbruck, l'imperatrice prosegue l'opera di diffusione del culto e dei portati dottrinari a esso associati nei territori ereditari, introducendo nella chiesa più rappresentativa della capitale una copia fedele del sacello mariano. Gli intenti e le modalità della fondazione sono,
304 Fondata da Ottone duca d'Austria nel 1337 e consacrata quattro anni più tardi, la cappella di
San Giorgio era retta dai cavalieri dell'omonimo ordine militare. A seguito del loro scioglimento, nel